Sass de la Palaza - Monte Le Saline

SASS DE LA PALAZA (m 2214)

MONTE LE SALINE (m 2402) 

Ogni volta che siamo partiti per un’escursione nei dintorni del Passo San Pellegrino non siamo mai rientrati a casa delusi. La zona del valico appare votata agli sport invernali e come tale risulta purtroppo molto rovinata. Basta tuttavia spostarsi di poco per calarsi in un ambiente dolomitico ancora integro nel quale godere di panorami grandiosi. Non crediamo sia esagerato asserire che l’itinerario suggerito è uno dei più belli non solo del circondario bensì, più in generale, dell’intera area dolomitica. Un buon escursionista non affronterà alcuna difficoltà; la quota contenuta permette inoltre una percorrenza anticipata del percorso, solitamente già a partire dal mese di giugno. La zona si presenta di enorme interesse anche per gli amanti della botanica. Nel nostro caso abbiamo riconosciuto durante il cammino un numero prodigioso di specie diverse; un vero e proprio concentrato di fioriture alpine alcune delle quali estremamente rare. Come di consueto trovate in coda alla descrizione un ampio resoconto delle principali specie osservabili. 

L’escursione in breve:

Rifugio Flora Alpina (Pian dei Cros – m 1818) – Casoni di Valfredda – innesto sentiero 631 – Val di Forca – Sass de la Palaza (m 2214) – a ritroso sino ad innestarsi nel sentiero 694 – Anter le Aive (m 2088) – innesto sentiero 670 (m 2176) – innesto sentiero 693 (m 2346) – Monte Le Saline (m 2402) – Val dei Meda – Jigolé (Le Pale – m 2224) – Rifugio Fuciade (m 1982) – bivio (m 1974) – Pra Gran – Rifugio Flora Alpina (m 1818)

Dati tecnici:

Partenza dal Rifugio Flora Alpina (m 1818): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: assente fino ai Casoni di Valfredda anche se il percorso ricalca un’ampia ed evidente sterrata; per il resto segnaletica totale con il bivio sul sentiero 670 poco visibile e non indicato da alcun cartello. Assente la segnaletica nelle brevissime deviazioni al Sass de la Palaza e al Monte Le Saline ma con percorso ben evidente con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 584; dislivello realmente coperto in salita: m 830. Acqua sul percorso: alla partenza, poi si intersecano numerosi torrenti non sempre accessibili; è consigliabile partire con una buona scorta d’acqua; nel finale è possibile una scorta presso il Rifugio Fuciade.

Accesso:

Da Moena in Val Fassa si sale al Passo di San Pellegrino. Dal valico si procede scendendo con la SS 346 per circa un km in direzione di Falcade trovando sulla sinistra l’indicazione per il rifugio Flora Alpina. La breve stradina asfaltata passa per Malga Boer quindi guadagna il rifugio dove la carrozzabile ha termine. Chi proviene da Falcade segue in salita la SS 346 trovando il bivio per il rifugio sulla destra circa un km prima del Passo San Pellegrino.

Descrizione del percorso:

Sin dalla partenza l’ambiente appare idilliaco grazie ai verdissimi prati circostanti e alla vista in direzione delle Pale di San Martino. Subito alle spalle del Rifugio Flora Alpina (m 1818) troviamo l’ampia mulattiera priva di segnavia ma evidente che inizialmente sale ripida verso nordest risalendo la bellissima Valfredda. Nel proseguo la pendenza si fa più lieve e la valle appare punteggiata da splendide baite in legno che richiamano alla mente alcuni paesaggi della Svizzera. Magnifico il contrasto tra le ondulazioni erbose e i larici rispetto alle soprastanti, nude pareti dolomitiche del Gruppo di Cima dell’Uomo. L’ampia carrareccia trova il suo termine presso i Casoni di Valfredda dove volgiamo verso destra varcando il torrente con un bel ponticello in legno. Procediamo su sentiero scavato nel manto erboso risalendo il versante occidentale del Pizzo Forca. In breve siamo ad una biforcazione non molto evidente: il sentiero 694 procede in direzione della Forca Rossa mentre sulla destra si separa, non molto visibile, il segnavia 631 risalendo l’erbosa Val di Forca. Scegliamo quest’ultima opportunità eseguendo l’interessante digressione che conduce alla vetta del Sass de la Palaza. Da notare il bel panorama in direzione, ancora una volta, del Gruppo di Cima Uomo.

In sensibile pendenza rimontiamo lo stretto valloncello con la rada alberatura che lascia infine spazio ai prati d’altitudine. Il sentiero muove inizialmente in direzione della sella che divide il Pizzo Forca dal Sass de la Palaza. In realtà circa 30 – 40 metri al di sotto della forcella il tracciato cambia d’improvviso direzione volgendo con decisione verso destra evitando di rimontare l’ultima ripidissima frazione. Il sentiero appare ben scavato nel pendio e raggiunge, in diagonale ascendente, il crinale nettamente più a destra rispetto alla selletta. Il panorama che si apre verso meridione è vastissimo ed include le cime delle Pale di San Martino con l’omonimo altipiano. Ignoriamo la traccia che prosegue calando nel versante orientale in direzione della Malga Bosch scegliendo invece di salire verso destra la cresta sommitale. Non vi sono segnavia in questa breve frazione ma una buona traccia elimina qualsiasi difficoltà d’orientamento. L’ambiente appare riposante, caratterizzato da grandi prati inframezzati da cespugli di rododendro. Il sentierino punta in direzione di un evidente sperone roccioso che spicca in modo marcato rispetto alle distese erbose sottostanti. In un paesaggio d’incredibile bellezza andiamo a sfiorare questo caratteristico affioramento di dolomia che dal basso pare erroneamente essere la vetta. In realtà lo lasciamo immediatamente alla nostra destra risalendo gli ultimi metri nel prato sino ad accedere alla vera sommità del Sass de la Palaza (m 2214 – ore 1,20 dalla partenza).

A dispetto di una quota non così alta è una vetta con un panorama che desta meraviglia per la sua grandiosa vastità. Verso settentrione l’orizzonte è chiuso dalle splendide vette del Gruppo di Cima dell’Uomo. In primo piano spiccano le pendici più basse e in parte rocciose del Pizzo Forca. Verso occidente osserviamo la Valle di San Pellegrino sovrastata a sinistra dal piccolo gruppo di Cima Bocche con, in evidenza, il Col Margherita ben riconoscibile per la presenza presso la cima della stazione a monte della funicolare. Volgendo verso sudovest sfilano le cime del Lagorai quindi, ancora più a sud, si ripete la vista delle Pale di San Martino e dell’omonimo altopiano. Verso oriente il panorama si estende alla Valle del Biois in direzione di Falcade oltre ad osservare le grandi vette del Pelmo e del Civetta. L’escursione può ora proseguire ricalcando a ritroso il sentiero seguito per salire in vetta sino ad intercettare, poco a monte dei Casoni di Valfredda, il sentiero 694 che seguiamo verso destra con indicazioni per la Forca Rossa (ore 0,25 dal Sass de la Palaza – ore 1,45 dalla partenza).

Il tracciato altro non è che un’ampia mulattiera che taglia in moderata salita il fianco occidentale del Pizzo Forca. Non mancano, alle spalle, magnifici scorci sulla Valfredda in un ambiente di rara armonia e splendore dominato dal verde dei prati. Il tracciato resta inizialmente a destra del sentiero per andare a scavalcarlo presso la località Anter le Aive (m 2088) dove ignoriamo, sulla destra, la deviazione per la Forca Rossa. Il proseguo offre un paesaggio di commovente bellezza con la mulattiera che si trasforma in un bel sentiero che in pendenza nel complesso debole rimonta le dolci ondulazioni erbose. Andiamo a confluire nel segnavia 670 che proviene dal Rifugio Fuciade e che prosegue verso destra con cartello indicante ancora una volta la Forca Rossa. Muoviamo in questa direzione incontrando poco oltre un secondo bivio poco evidente. Siamo all’unica biforcazione dell’impresa che potrà rivelarsi difficile da scorgere per l’assenza di cartelli indicatori (m 2176). Si abbandona infatti il sentiero principale per la Forca Rossa volgendo verso sinistra su traccia assai poco evidente. Guardando più in alto si scorge più chiaramente, a distanza, il proseguo del sentiero che si sviluppa nel prato magro al limitare del grande ghiaione appoggiato alle pendici soprastanti. Con buona visibilità questo riferimento visivo è senz’altro d’aiuto tanto più che poco oltre si ritrovano i vecchi segnavia in vernice ad ulteriore conferma di avere seguito la giusta direzione. Salendo il sentiero diviene comunque più marcato e l’ambiente vede il prato divenire frammisto ai massi e alle pietre che rotolano dalle cime circostanti. Muoviamo in direzione dei ghiaioni posti alla base delle vette portandoci in breve sino in loro prossimità. Andiamo a confluire nel sentiero 693 (m 2346) con cartelli indicanti a destra il Passo Forca Rossa e in direzione opposta il Passo Cirelle e il Rifugio Fuciade.

Volgiamo a sinistra su traccia pressoché in piano dapprima tra gli ultimi settori prativi quindi tagliando il grande pendio detritico con panorama aperto a sinistra verso la Valfredda. L’incessante rotolamento dei clasti fa sì che il fondo ghiaioso risulti instabile con la traccia che diviene assai sottile e per alcuni metri piuttosto esposta. Si tratta dell’unico tratto dell’impresa a richiedere piede fermo. Siamo ormai in vista del Monte delle Saline che appare come uno spuntone roccioso caratterizzato da stratificazioni color rosso ruggine. Il sentiero punta in direzione della sella posta poche decine di metri a destra rispetto alla cima. Guadagnata la forcella eseguiamo la breve digressione che porta in pochi minuti sino alla vetta seguendo senza via obbligata e senza segnaletica l’evidente crinale. Dal punto più alto (m 2402 – ore 3,15 dalla partenza) godiamo della vista più completa dell’escursione con visione ravvicinata della Val dei Meda nonché verso il Bus de la Tas-cia. Verso sud abbiamo nuovi splendidi scorci verso il Gruppo di Cima Bocche, il Lagorai e le Pale di San Martino. Più ravvicinate notiamo le verdeggianti cime del Pizzo Forca e del Sass de la Palaza che abbiamo salito in precedenza.

Rientriamo a ritroso sino alla forcella attraversata dal segnavia 693 che andiamo a seguire verso occidente andando a perdere quota nella profonda Val dei Meda. La discesa è agevole sviluppandosi a tornanti tra ondulazioni erbose prive di difficoltà. L’ambiente appare un po’ angusto e non mancano ottimi scorci sulle grandi pareti dolomitiche che sovrastano il sentiero sulla destra. La zona appare ricchissima di specie botaniche molto rare e un occhio esperto non tarderà nell’osservare sui massi piante come Androsace helvetica e Androsace hausmannii alle quali faremo riferimento in coda alla descrizione. Perdendo quota il valloncello diviene più aperto e andiamo a scavalcare un bel ruscello d’acqua sorgiva. Tra prati verdeggianti procediamo sino a raggiungere un importante bivio segnalato dai cartelli (località Jigolé o Le Pale – m 2224) dove il nostro segnavia va a confluire nel sentiero 607. Ignoriamo la ripida salita a destra in direzione del Passo delle Cirelle e del Rifugio Contrin muovendo verso sinistra con cartello indicante il Rifugio Fuciade e il Passo di San Pellegrino. Il sentiero perde ulteriormente quota nel solco vallivo restando grosso modo lungo il torrente che torniamo a scavalcare con un bel ponticello in legno. Poco oltre, la valle si apre all’improvviso offrendo una visione grandiosa sulla grande conca che ospita il Rifugio Fuciade. Completa il panorama la visione, alle spalle, delle Pale di San Martino. È un paesaggio di rara bellezza e armonia che accompagna la nostra discesa sino a guadagnare la zona pascoliva circostante il rifugio. In breve confluiamo nell’ampia mulattiera proprio in prossimità del Rifugio Fuciade (m 1982) che costituisce un eccellente punto di appoggio in caso di necessità.

Sono trascorse 4 ore e mezza dalla partenza e l’area del Rifugio Fuciade invita ad una meritata ed inevitabile sosta. La bellezza del luogo giustifica più che ampiamente la grande frequentazione turistica dell’area per altro accessibile comodamente dal Passo di San Pellegrino in meno di un’ora di cammino. La nostra avventura può proseguire affrontando un’ultima frazione che permetterà di chiudere l’anello rientrando alla partenza. Seguiamo verso sinistra la mulattiera andando ad attraversare la bella distesa erbosa denominata Pra Gran. Ignoriamo il sentiero 670 che si separa a sinistra con indicazioni per la Forca Rossa procedendo pressoché in piano. Da rilevare ancora una volta il magnifico paesaggio esteso di fronte a noi verso le Pale di San Martino e ad occidente in direzione del Passo di San Pellegrino. Le dolci ondulazioni prative offrono ulteriori occasioni per godere di un ambiente idilliaco. Poco oltre il tratto semipianeggiante volge al termine. La mulattiera comincia ad entrare nel bosco di conifere quindi si cala ripidamente tra gli alberi in una foresta progressivamente più densa. Il tracciato sfrutta in ogni caso alcuni canali erbosi offrendo gli ultimi scorci della nostra fatica. La discesa si arresta quando il sentiero intercetta un’ampia carrareccia. La seguiamo verso destra confluendo dopo poche decine di metri nella strada asfaltata che tocca il Rifugio Flora Alpina e Malga Boer. Seguiamo la strada asfaltata verso sinistra rientrando senza difficoltà al parcheggio circostante il Rifugio Flora Alpina dove avevamo lasciato l’automobile (ore 0,45 dal Rifugio Fuciade - ore 5,15 complessive).

Cenni sulla flora:

La concentrazione di specie botaniche osservabili lungo questo itinerario è quasi incredibile: abbiamo cercato di stilare una lista il più possibile puntuale ma se avessimo deciso di annotarle tutte avremmo dovuto indicarne troppe. Ci limitiamo alle principali specie cercando di dare particolare risalto alle più rare e agli endemismi. Consigliamo per osservare il massimo numero possibile di specie d’eseguire il percorso alla fine di giugno o ad inizio luglio, quanto meno in un anno di normale nevosità. A seguire la lista delle principali entità osservate.

Entità endemiche:

1)    Androsace emisferica (Androsace helvetica). Endemica delle Alpi, è una delle piante più belle e preziose osservabili lungo questo itinerario. Il portamento pulvinante, la sua spettacolare fioritura e l’habitat particolarmente selettivo rendono questa pianta di estrema spettacolarità. Sono presenti alcuni pulvini nei grandi massi lungo i sentieri 670 e 693. Notevolissime appaiono le fioriture rilevabili in Val dei Meda nel tratto compreso tra il Monte Le Saline e la località Jigolé.

2)    Androsace di Hausmann (Androsace hausmannii). Raro endemismo d’alta quota delle Alpi Orientali presente soprattutto sulle Dolomiti e con sconfinamenti in altri gruppi limitrofi. Lungo il percorso descritto è osservabile sui massi che caratterizzano la frazione in discesa compresa tra il Monte Le Saline e la località Jigolé. Le piccole dimensioni ne rendono difficoltosa l’osservazione se la fioritura non è in atto.

3)    Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S. squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S. caesia.

4)    Genziana del Monte Tricorno (Gentiana terglouensis). Endemica delle Dolomiti, delle Caravanche e degli Alti Tauri, presenta infiorescenza di colore blu molto simile a quella della comune Genzianella. Il riconoscimento avviene osservando le caratteristiche foglie basali che sono raccolte in 3 – 4 coppie sovrapposte su ciascun lato. È presente in buona quantità in Val dei Meda nella frazione in discesa compresa tra il Monte Le Saline e la località Jigolé.

5)    Sassifraga di Séguier (Saxifraga seguieri); endemismo alpico tipico dei valloncelli nivali endemico della zona alpina compresa tra la Valle d’Aosta e il Veneto. Presente con frequenza in Svizzera, è pianta più infrequente in Italia. Lungo l’itinerario descritto è osservabile presso località Jigolé.

6)    Pedicolare alata (Pedicularis recutita). Endemismo alpico nel complesso piuttosto raro presente lungo questo itinerario in Val dei Meda nella frazione compresa tra il Monte Le Saline e la località Jigolé.

7)    Ranuncolo ibrido (Ranunculus hybridus). Endemismo delle Alpi Orientali con areale esteso dalla Lombardia al Friuli.

8)    Primula nana (Primula minima); magnifico endemismo delle Alpi Orientali dai petali rosati.

9)    Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium); endemica delle Alpi è osservabile nel ghiaione che precede l’arrivo al Monte Le Saline.

10)  Pedicularia a racemo allungato (Pedicularis elongata); endemica delle Alpi orientali dalla Lombardia al Friuli, è presente subito a monte del Rifugio Fuciade.

11)  Minuartia austriaca (Minuartia austriaca), endemica delle Alpi Orientali con areale esteso dalla Lombardia al Friuli.

Altre specie:

1)    Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede.

2)    Erba unta comune (Pinguicula vulgaris). Altra pianta carnivora che cattura insetti al pari della precedente. Lungo il percorso descritto è presente nella frazione compresa tra Jigolé e il Rifugio Fuciade.

3)    Ranuncolo di Seguier (Ranunculus seguieri) osservabile nel grande ghiaione che precede l’arrivo sul Monte delle Saline.

4)    Azalea alpina (Loiseleuria procumbens); caratterizzata da intricati e compatti pulvini trapuntati da numerosi, piccoli fiori rosa. È presente sulla cima del Sass de la Palaza.

5)    Primula orecchia d’orso (Primula auricula), inconfondibile per le sue foglie farinose, è osservabile nella frazione compresa tra Jigolé e il Rifugio Fuciade.

6)    Orchidea a foglie larghe (Dactylorhiza majalis). Robusta ed appariscente orchidea tipica delle zone umide e dei bordi dei ruscelli, nel complesso infrequente. Una bella stazione è osservabile nella zona umida presso località Anter le Aive.

7)    Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

8)    Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata)

9)    Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata)

10)  Acino alpino (Acinos alpinus)

11)  Erba cipollina (Allium schoenoprasum) nei dintorni del Rifugio Fuciade.

12)  Anemone del Monte Baldo (Anemone baldensis).

13)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

14)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) sulle pendici sommitali del Sass de la Palaza.

15)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

16)  Arnica (Arnica montana)

17)  Bartsia alpina (Bartsia alpina)

18)  Campanula barbata (Campanula barbata)

19)  Crepide dorata (Crepis aurea) presso la partenza.

20)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

21)  Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

22)  Cariofillata montana (Geum montanum) al Sass de la Palaza.

23)  Cariofillata dei rivi (Geum rivale)

24)  Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

25)  Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

26)  Viola gialla (Viola biflora)

27)  Clematide alpina (Clematis alpina) in Val Fredda subito a monte della partenza.

28)  Vedovella celeste (Globularia cordifolia) al Sass de la Palaza.

29)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina) nel ghiaione che precede l’arrivo al Monte Le Saline.

30)  Tajola comune (Tofieldia calyculata)

31)  Botton d’oro (Trollius europaeus)

32)  Pigamo colombino (Thalictrum aquilegifolium)

33)  Soldanella alpina (Soldanella alpina)

34)  Soldanella del calcare (Soldanella minima), da non confondersi con la precedente dalla quale si distingue per le minori dimensioni, la colorazione bianca della corolla e lo stilo non sporgente.

35)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

36)  Valeriana montana (Valeriana montana)

37)  Salice reticolato (Salix reticulata)

38)  Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum) tra il Rifugio Fuciade e il Rifugio Flora Alpina.

39)  Pedicolare spiralata (Pedicularis gyroflexa), subendemica delle Alpi con rare stazioni sui Pirenei.

40)  Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

41)  Primula di Haller (Primula halleri)

42)  Primula farinosa (Primula farinosa)

43)  Sulla alpina (Hedysarum hedysaroides) a monte del Rifugio Fuciade.

44)  Botrichio (Botrychium lunaria) osservabile nel ghiaione che precede l’arrivo al Monte Le Saline.

45)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

46)  Dafne rosea (Daphne striata)

47)  Pepe di monte (Daphne mezereum)

48)  Giglio martagone (Lilium martagon)

49)  Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

50)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

51)  Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

52)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

53)  Orchidea maschia (Orchis mascula)

54)  Platantera comune (Platanthera bifolia)

55)  Orchide candida (Pseudorchis albida) tra il Rifugio Fuciade e il Rifugio Flora Alpina.

56)  Celoglosso (Coeloglossum viride)

57)  Geranio selvatico (Geranium sylvaticum)

58)  Farfaro (Tussilago farfara)

59)  Raponzolo plumbeo (Phyteuma ovatum) presso il Rifugio Fuciade.

60)  Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

61)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) presso la partenza.

62)  Lupinella montana (Onobrychis montana)

63)  Salvia comune (Salvia pratensis) presso la partenza

                 VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING

                                                             Cookie