Spallone - Sagro

SPALLONE (m 1639)

SAGRO (m 1749)

E’ già presente, in questo sito, la descrizione della via normale al Sagro, un’escursione molto semplice e alla portata di qualsiasi escursionista. Molto più spettacolare ed emozionante è il raggiungimento della vetta per l’esile crinale non segnato che, partendo dalla Foce della Faggiola, transita per il Monte Spallone per poi guadagnare il punto più alto. Si tratta di un percorso privo di passaggi d’arrampicata tuttavia la cresta in alcuni tratti appare molto esile e piuttosto esposta; ci sentiamo pertanto di raccomandare questa bellissima esperienza solamente ad escursionisti esperti dotati di piede fermo e assenza di vertigini. Il periodo adatto alla salita è senza dubbio quello compreso tra maggio e ottobre in assenza di neve e ghiaccio. Da rilevare, per gli amanti della botanica, la straordinaria concentrazione di piante endemiche presenti in tutta l’area. Particolarmente nel settore della Foce di Pianza, alle pendici meridionali del Borla, la concentrazione di piante rare o uniche è elevatissima. Anche gli inesperti potranno ammirare e fotografare parecchi fiori rari ai quali faremo riferimento in coda alla descrizione.

L’escursione in breve:

Foce di Pianza (m 1264) – Foce della Faggiola (m 1432) – Monte Spallone (m 1639) – Monte Sagro (m 1749) – Rientro lungo la via normale al Sagro tornando alla Foce della Faggiola e quindi alla Foce di Pianza.

Dati tecnici:

Dalla Foce di Pianza (m 1264): Difficoltà: EE – tratti esposti lungo l’esile crinale che dalla Foce della Faggiola conduce al Sagro passando per Monte Spallone (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino alla Foce della Faggiola quindi del tutto assente nel settore successivo che sale ai monti Spallone e Sagro. Di nuovo totale nella discesa dal Sagro sfruttando la via normale. Dislivello assoluto: m 485. Acqua: assente.

Accesso:

Dalla città di Carrara la statale 446 bis sale, passando per i paesi di Gragnana e Castelpoggio, sino al bivio verso destra per Campo Cecina. La stretta strada asfaltata guida per una decina di km sino al bellissimo punto panoramico del Colle dell’Uccelliera (m 1230) dove la vista si apre sul sottostante bacino marmifero di Carrara. In coincidenza del colle ignoriamo il bivio a sinistra con indicazioni per il Rifugio Carrara procedendo lungo la strada che a tratti diviene ghiaiosa e molto sconnessa. Guadagniamo infine l’ampia sella della Foce di Pianza devastata ai lati dai numerosi tagli di cava. Abbandoniamo l’auto in uno degli ampi spiazzi presenti in coincidenza del valico.

Descrizione del percorso:

Il panorama è aperto sin dalla partenza in direzione del litorale permettendo di osservare la città di Carrara e la costa versiliese. Subito a destra dell’ampio parcheggio presente presso la sella troviamo il segnavia che rimonta il crinale roccioso; senza difficoltà ne seguiamo il filo mantenendoci alti rispetto alla sottostante strada bianca. Non possiamo fare a meno di notare, in basso a destra, le devastazioni dell’immenso bacino marmifero di Carrara, il più grande insieme di cave di marmo a cielo aperto del mondo, mentre a sinistra la cima del Sagro appare in primo piano; alle spalle osserviamo il caratteristico profilo del Monte Borla. Ignorato il bivio a sinistra (segnavia 173), proseguiamo davanti a noi sul sentiero 172 affrontando una frazione più ripida. Saliamo attraverso roccette e affioramenti di marmo: il fondo è sconnesso ma non esposto e non difficile. Passiamo a sinistra del soprastante crinale per poi riprendere il filo di cresta. Il panorama è sempre aperto verso oriente in direzione del Sagro; subito alla destra di quest’ultima cima notiamo la vetta dello Spallone parzialmente occultata da un evidente rilievo quadrangolare. Nel proseguo raggiungiamo la Foce della Faggiola (m 1432) presso la quale bordeggiamo il piccolo boschetto di faggi che dà nome alla sella. Proseguiamo in falsopiano lungo il crinale con il bosco a sinistra e la vista che si apre a tratti verso sud permettendo di osservare il bacino marmifero di Colonnata oltre alla costa versiliese sino a cogliere in lontananza l’Isola d’Elba. Di nuovo tra la prateria raggiungiamo un importante bivio (m 1454 – ore 0,40 dalla Foce di Pianza): il segnavia 172 volge a destra in ripida discesa verso il paese di Colonnata. Sulla sinistra prosegue invece la via normale al Sagro (piccolo cartello indicatore), contrassegnata da sbiaditi segnavia azzurri. Nel nostro caso ignoriamo entrambe le possibilità abbandonando il tratto segnato dell’escursione. Procediamo davanti a noi, verso oriente, seguendo il crinale che si innalza nell’evidente mammellone quadrato già osservato in precedenza. In assenza di un percorso definito conviene mantenersi grosso modo sulla destra, lungo il filo di cresta. La pendenza appare a tratti notevole tuttavia non sono da rilevare particolari difficoltà se non qualche facile passaggio su roccette affioranti. Alle spalle, al di là della Foce della Faggiola notiamo, a distanza, il Mar Ligure con il Golfo di La Spezia mentre più a nord appare l’inconfondibile sagoma del Borla a sovrastare la Foce di Pianza dove la nostra avventura ha avuto inizio. In breve, con un ultimo sforzo, siamo sulla sommità quadrangolare senza nome quotata m 1568.

Il proseguo del crinale assume ora caratteristiche particolarmente impervie: notiamo alla sinistra il Monte Sagro e davanti a noi la struttura sommitale dello Spallone preceduta da un anticima che, per via della particolare angolazione, non è molto visibile. Il nostro percorso prosegue in questa direzione calando per pochi metri alla sottostante selletta per poi risalire il filo di crinale ora piuttosto stretto. Diviene più evidente l’anticima a cui accennavamo in precedenza e che raggiungiamo con un breve pendio roccioso non difficile ma piuttosto esposto. Dalla sommità (m 1594) appare ormai molto vicina la vetta del Monte Spallone; per raggiungerla discendiamo un breve tratto a balze particolarmente affilato quindi risaliamo, in sensibile pendenza, la cresta rocciosa aggirando appena a destra le frazioni più esposte. Da notare a sinistra le lisce e ripide placche precipiti sui sottostanti prati nonché la sagoma sommitale del Sagro. In ultimo la pendenza decresce sino all’arrivo sulla vetta dello Spallone (m 1639 – nome della cima indicato su un masso) che offre un panorama vasto ed inatteso verso il Pizzo d’Uccello e la lunga Cresta del Garnerone. Da notare inoltre l’inaccessibile cresta orientale del Sagro caratterizzata da placche di marmo affiorante di colore chiaro.

La nostra bellissima avventura ha sèguito lungo l’esposto crinale in direzione del Sagro. Rimangono immutate le caratteristiche del percorso: manteniamo lo spartiacque e, a dispetto delle apparenze, l’esposizione è sì continua ma non estrema per un escursionista esperto. Seguiamo i risalti del crinale non esitando ad appoggiarci ai solidi affioramenti rocciosi per trovare sicurezza nei punti più erti ed affilati. Alle spalle lo Spallone appare come un’isolata piramide. Caliamo ora alla pronunciata sella al di là della quale la cresta si impenna, ripidissima ed inaccessibile, sino alla cima del Sagro: ammiriamo le bancate rocciose che caratterizzano la montagna nel versante rivolto ad oriente. Nel proseguo, come anticipato, il crinale diviene impraticabile per la troppa pendenza e la grande esposizione. Abbandoniamo pertanto il filo di cresta per seguire un’esile tratturo che traversa a sinistra evitando il settore più erto. Tagliamo il pendio erboso mantenendoci sotto crinale con la traccia che quasi scompare, nascosta tra il “paléo”, la tenace erba che caratterizza le sommità apuane. Aggiriamo con intuito e pazienza le soprastanti elevazioni sino ad osservare nuovamente il Monte Sagro. Con attenzione guadagniamo ripidamente quota tra la vegetazione riprendendo il filo dello spartiacque in coincidenza della marcata selletta alla base del cocuzzolo sommitale del Sagro. Da notare, sulla destra, la bifida sommità senza nome raggiungibile in qualche minuto e caratterizzata da due ometti sui due punti più alti entrambi quotati 1639 metri. E’ una breve digressione lungo il facile filo di cresta consigliabile per il bel colpo d’occhio non solo sul Sagro ma anche sui monti Cavallo e Contrario ad oriente nonché sulla vasta conca prativa sovrastata dal crinale dello Spallone verso sudovest. Tornati a ritroso, in pochi metri, alla selletta, resta l’ultima frazione di salita tra i prati con il Sagro ben visibile. Restiamo grosso modo lungo il filo di crinale toccandolo in più punti e affacciandoci sull’impressionante salto che precipita ad oriente. In ultimo la pendenza decresce e traversiamo verso sinistra sino ad intercettare la via normale segnata alla cima; la seguiamo verso destra guadagnando infine il punto più elevato (m 1749 – ore 2 dalla partenza).

Vasto e sconfinato appare il panorama. Nei giorni più limpidi la vista in direzione del mare abbraccia l’Isola d’Elba, le isole di Gorgona e di Capraia, le cime più alte della lontana Corsica oltre al Golfo di La Spezia, alla riviera ligure di Levante e, ovviamente, alla riviera versiliese ed apuana. Sono inoltre ben visibili le circostanti cime delle Alpi Apuane tra cui il Pizzo d’Uccello (con il piccolo paesino di Vinca ai suoi piedi), il Pisanino e monte Grondilìce, Monte Tambura e, più in lontananza, le Panie.

Rientro a valle:

Per il rientro evitiamo ogni difficoltà calando lungo la via normale alla cima (segnavia di colore azzurro). Si tratta di seguire l’esile cresta nordoccidentale per pochi minuti quindi il percorso segnato cambia improvvisamente direzione volgendo con decisione verso sinistra. La discesa, moderata e costante, si articola in pratica al di sotto del crinale percorso all’andata sviluppandosi tra verdeggianti prati d’altitudine. Rari affioramenti rocciosi interrompono l’uniformità del pendio sino a raggiungere in falsopiano le vaste distese prative che precedono l’arrivo alla Foce della Faggiola. Il sentiero, ridotto ad un’esile striscia scavata nell’erba, conduce infine al bivio incontrato all’andata in cui avevamo lasciato il tratto segnato, chiudendo così uno stretto anello. Ignoriamo il proseguo per Colonnata volgendo a destra e percorrendo a ritroso il percorso dell’andata riportandoci alla partenza presso la Foce di Pianza (m 1264 – ore 3,15 complessive).

Cenni sulla flora:

L’escursione ai monti Spallone e Sagro merita una lunga sezione dedicata alla flora. L’escursione descritta permette la scoperta di una zona a dir poco straordinaria per l’incredibile concentrazione di specie endemiche in senso stretto. Le Alpi Apuane, con le loro condizioni davvero selettive, hanno favorito la differenziazione di specie uniche al mondo, adattate alla sopravvivenza in un ambiente con difficoltà estreme. Il clima stesso delle Apuane contribuisce alla selezione. Il mare è molto vicino, di conseguenza l’umidità che ascende da esso condensa sulle cime e determina una fortissima piovosità. Le Alpi Apuane, assieme all’Alto Friuli e alla Val d’Ossola in Piemonte presentano i massimi valori d’Italia in termini di precipitazioni. Le temperature presentano scarti impressionanti: si passa dalle violente bufere di neve invernali al caldo intensissimo dei giorni estivi quando a livello del suolo, sugli affioramenti di marmo, si superano ampiamente i 30° anche molto in quota. Le strapiombanti pareti rocciose e i vasti pendii detritici contribuiscono ulteriormente alla selezione. Il risultato è la presenza di moltissime piante endemiche in senso stretto, perfettamente adattate ad un ambiente solo in apparenza privo di vita, ma comunque limitante per la specificità dei fattori ambientali. Lungo la salita allo Spallone e al Sagro risulta particolarmente impressionante la concentrazione di endemismi nella zona della Foce di Pianza, presso la partenza. Raramente abbiamo rilevato zone con la stessa varietà. In certi settori della sella si rilevano, sulla roccia nuda, anche 5 - 6 endemismi contemporaneamente in pochi metri quadri di superficie. La cosa è ancora più incredibile osservando la distruzione determinata dalle circostanti cave di marmo. A dispetto dell’intervento umano resta ancora presente una biodiversità assolutamente da salvaguardare. Per l’escursionista abituato alla flora alpina, recarsi per la prima volta alla Foce di Pianza significa scoprire un mondo di piante per lo più sconosciute e dalle forme sorprendenti con un particolare riferimento al rarissimo Fiordaliso del Borla, fiore esclusivo di questa area limitata, spesso preso a simbolo dell’intera flora apuana.

Nella lista che segue elenchiamo le principali entità osservate non solo presso il Borla, ma lungo l’intera ascensione allo Spallone e al Sagro. Ovviamente non si tratta di una lista completa ma comprende comunque le piante più rare ed appariscenti.

Piante endemiche:

1)       Fiordaliso del Borla (Centaurea montis-borlae). In assoluto la pianta più straordinaria fra tutte quelle elencate. Unica al mondo, cresce solamente in un’area ristrettissima presso la Foce di Pianza e quindi sul versante meridionale del Borla e in una zona inaccessibile sul versante orientale del Sagro. Disgraziatamente, la strada che conduce alla partenza dell’escursione e che unisce pertanto la Foce di Pianza al Colle dell’Uccelliera ne taglia in due la principale stazione il che, unitamente ai tagli di cava, ne mette fortemente a rischio la sopravvivenza. Si tratta in effetti di uno tra gli endemismi puntiformi più rari del nostro paese ed è spesso indicato a simbolo dell’esclusività della flora apuana. Nel periodo della fioritura (luglio e agosto) è riconoscibile con facilità in quanto la pianta serpeggia tra le pieghe del marmo e il vistoso fiore rosso – violetto contrasta con il substrato roccioso bianco abbagliante. E’ pianta talmente rara che la raccolta anche di un solo esemplare può essere pericolosa per la sopravvivenza di una specie così esclusiva. Non è presente lungo il percorso descritto ma la sua osservazione richiede, partendo dalla Foce di Pianza, una consigliatissima digressione di pochi minuti.

2)       Vedovella delle Apuane (Globularia incanescens), il cui areale si estende non solo alle Alpi Apuane ma anche al vicino crinale dell’Appennino Tosco Emiliano e all’Appennino Lucchese. Trae il suo nome dai caratteristici capolini sferici di colore azzurro che tuttavia incanutiscono all’epoca della sfioritura. La denominazione “incanescens” ricorda proprio questa curiosa caratteristica. E’ presente con frequenza nelle rocce presso la Foce di Pianza.

3)       Santolina apuana (Santolina pinnata); endemica in senso stretto delle Alpi Apuane è inconfondibile per le sue infiorescenze sferiche di colore bianco. E’ assai abbondante lungo le pendici meridionali del Borla e presso la Foce di Pianza.

4)       Erba perla rupestre (Moltkia suffruticosa). Subendemismo apuano con un’altra stazione disgiunta nelle Prealpi Venete. Molto caratteristiche sono le sue infiorescenze dette “scorpioidi” con corolle imbutiformi di colore azzurro – blu. E’ osservabile in abbondanza scandendo lungo la via normale al Sagro.

5)       Ranno delle Apuane (Rhamnus apuanus); endemico dalle Apuane, Pania di Corfino e Appennino Lucchese serpeggia con i suoi robusti rami tra le nude rocce affioranti presso la Foce di Pianza.

6)       Aquilegia di Bertoloni (Aquilegia bertolonii). Endemismo stretto delle Alpi Apuane dagli appariscenti, grandi fiori di colore blu; la frazione compresa tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola è senz’altro una tra le più importanti ed estese stazioni della pianta in oggetto. Nelle altre zone delle Alpi Apuane è presente ma in modo più sporadico. Abbiamo osservato alcuni esemplari anche in discesa lungo la via normale al Sagro nel tratto compreso tra la vetta e la Foce della Faggiola.

7)       Silene delle Apuane (Silene pichiana). Endemismo in senso stretto delle Alpi Apuane che predilige fondi detritici aridi. E’ ben osservabile sia presso la Foce di Pianza che lungo il sentiero che sale alla Foce della Faggiola.

8)       Caglio delle Apuane (Galium palaeoitalicum). Bellissimo endemismo apuano con piccole stazioni disgiunte in Campania e in Calabria che forma densi cuscinetti in grado di insinuarsi tra le pietraie e le fessure delle rocce. I fiori sono bianchi, molto piccoli e numerosi. E’ presente presso la Foce della Pianza.

9)       Biscutella delle Apuane (Biscutella apuana). Endemismo apuano simile alla più comune Biscutella laevigata presente ad esempio presso la Foce di Pianza.

10)     Silene lanuginosa (Silene lanuginosa). Un altro importante endemismo in senso stretto delle Alpi Apuane che trae nome dalla fitta lanugine presente sul bordo delle foglie. Rispetto ai precedenti endemismi preferisce quote più elevate, è infatti presente con maggiore abbondanza nella zona compresa tra la Foce della Faggiola e la vetta; a quote inferiori è presente più sporadicamente. Sono numerosi i pulvini osservabili sia lungo la cresta che dalla Foce della Faggiola conduce al Sagro passando per lo Spallone che in discesa lungo la via normale al Sagro.

11)   Cresta di gallo apuana (Rhinanthus apuanus). Endemica delle Alpi Apuane e dell’Appennino lucchese, è segnalata ad esempio nei prati presso la Foce della Faggiola.

12)   Sassifraga rossa sottospecie latina (Saxifraga oppositifolia subsp.latina). Si tratta di una specie strisciante che forma magnifici cuscinetti trapuntati di fiori rosati. La sottospecie latina è endemica delle Alpi Apuane e dell’Appennino Centro Settentrionale; la fioritura avviene sulle Alpi Apuane piuttosto in anticipo, talvolta sin da marzo o aprile.

13)   Arenaria di Bertoloni (Arenaria bertolonii). Endemismo ampio che include l’intera catena appenninica, le Alpi Apuane, nonché i monti della Sardegna e della Corsica. E’ facilmente osservabile nelle fessure delle rocce nel tratto compreso tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola

Piante non endemiche ma rare:

1)       Androsace appenninica (Androsace villosa). Bellissima primulacea che forma cuscinetti tra le rocce trapuntati da moltissimi fiorellini a 5 petali bianchi con fauce dai colori più svariati. E’ presente nella zona della Foce di Pianza.

2)       Tulipano montano (Tulipa australis). Altrove raro nella penisola, presenta diverse stazioni nell’area apuana. E’ il caso delle pendici prative del Sagro.

3)      Dafne alpina (Daphne alpina). E' una specie infrequente sulle Alpi, molto rara nelle Alpi Apuane e nella catena appenninica. Può essere facilmente confusa con Daphne oleoides sebbene quest'ultima si distingua per le foglie lucide e coriacee con nervi secondari evidenti. Lungo l'Appennino e nelle Alpi Apuane le due specie sono spesso presenti negli stessi areali rendendo il riconoscimento impegnativo. Lungo il percorso descritto è osservabile nel tratto di sentiero compreso tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola.

Altre piante osservate:

1)       Giglio martagone (Lilium martagon), osservato nel settore sommitale in discesa lungo la via normale al Sagro tra la cima e la Foce della Faggiola.

2)       Giglio di S.Giovanni (Lilium bulbiferum), osservato in discesa lungo la via normale al Sagro a breve distanza dalla Foce della Faggiola.

3)       Semprevivo maggiore (Sempervivum tectorum) osservato proprio in coincidenza della Foce della Faggiola in posizione esposta sul crinale al vento e alle intemperie.

4)       Gipsofila strisciante (Gypsophila repens) presente tra le rocce della Foce della Pianza.

5)       Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata), la più frequente tra le sassifraghe delle Alpi Apuane. E’ segnalata con una certa frequenza tra le rocce, ad esempio sugli affioramenti rocciosi a monte della Foce della Faggiola.

6)       Stregona gialla (Stachys recta) presente tra le rocce della Foce di Pianza.

7)       Camedrio montano (Teucrium montanum), presente con i suoi pulvini tra le rocce nel settore compreso tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola.

8)       Aglio delle bisce (Allium sphaerocephalon), presente in grande abbondanza presso la Foce della Pianza.

9)       Vedovina strisciante (Lomelosia graminifolia) osservata in discreta quantità nei prati in discesa lungo la via normale al Sagro poco a monte della Foce della Faggiola a circa 1550 metri di quota.

10)   Dafne spatolata (Daphne oleoides)

11)   Doronico di colonna (Doronicum columnae)

12)   Primula orecchia d'orso (Primula auricula)

13)   Iberide sempreverde (Iberis semprevirens)

14)   Vulneraria montana (Anthyllis montana)

15)   Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina)

16)   Camedrio alpino (Dryas octopetala)

17)   Vincetossico comune (Vincetoxicum hirundinaria) presso la Foce di Pianza.

18)   Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

19)   Erica carnea (Erica carnea)

20)   Anemone bianca (Anemone nemorosa)

21)   Genzianella (Gentiana verna)

22)   Erba trinità (Hepatica nobilis)

23)   Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

24)   Scilla bifoglia (Scilla bifolia)

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