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MONTE SAGRO (m 1749) Il Monte Sagro è l’ultima grande prominenza apuana provenendo da sud nonché una delle più vicine al Mar Ligure. Per questa ragione si tratta di un punto panoramico di prim’ordine raggiungibile su sentiero ben tracciato percorribile da ogni buon camminatore. Subito oltre la cima del Sagro le Alpi Apuane digradano inesorabilmente verso nord in direzione della Lunigiana. E’ una delle 12 cime del gruppo a superare la soglia dei 1700 metri di quota; le altre sono il Pizzo d’Uccello (m 1782), Grondilìce (m 1805), Pisanino (m 1946), Contrario (m 1749), Cavallo (m 1888), Tambura (m 1890), Sella (m 1739), Fiocca (m 1709), Sumbra (m 1765), Pania della Croce (m 1858) e Pania Secca (m 1711). La salita al Sagro è consigliabile soprattutto nel periodo compreso tra maggio e ottobre avendo la premura d’evitare le giornate estive più torride quando la temperatura potrebbe risultare troppo alta anche in quota. Nei mesi invernali ghiaccio e neve potrebbero essere un serio ostacolo soprattutto nel ripido settore sommitale. Parlando del Sagro è d’obbligo fare riferimento alla straordinaria ricchezza botanica della zona. L’ascensione descritta permette d’osservare in sostanza quasi tutte le principali entità endemiche delle Alpi Apuane come in un meraviglioso giardino botanico spontaneo. Particolarmente nel settore della Foce di Pianza, alle pendici meridionali del Borla, la concentrazione di piante rare o uniche è elevatissima. Anche gli inesperti potranno ammirare e fotografare parecchi fiori rari ai quali faremo riferimento in coda alla descrizione. Dati tecnici: Da Acquasparta (m 1268): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: E sino alla Foce di Pianza. EE tra Foce di Pianza e Foce della Faggiola con facili passaggi su roccette comunque non esposti. E dalla Foce della Faggiola alla vetta. Segnaletica: totale. Un po’ sbiadita dalla Foce della Faggiola sino alla cima senza tuttavia alcun problema d’orientamento grazie al tracciato ben scavato nella vegetazione. Dislivello assoluto: m 519. Acqua: alla partenza (Acquasparta). Sempre presso la partenza sono presenti due punti d’appoggio sempre aperti: il Rifugio Bar Belvedere e il Rifugio Carrara. Accesso: Dalla città di Carrara la statale 446 bis sale, passando per i paesi di Gragnana e Castelpoggio, sino al bivio verso destra per Campo Cecina. La stretta strada asfaltata guida per una decina di km sino al bellissimo punto panoramico del Colle dell’Uccelliera (m 1230) dove la vista si apre sul sottostante bacino marmifero di Carrara. In coincidenza del colle volgiamo a sinistra (indicazioni per il Rifugio Carrara) raggiungendo brevemente la fine della strada presso Acquasparta (m 1268) dove troviamo un comodo punto d’appoggio e un parcheggio presso il Rifugio Bar Belvedere. N.B Cento metri prima del rifugio abbiamo, a destra del piano stradale, una bella fonte con rubinetto per eventuale scorta d’acqua. Descrizione del percorso: Parcheggiata l’auto seguiamo, a destra della strada, le indicazioni per il Rifugio Carrara. L’ampia mulattiera sale in pochi minuti, transitando nella faggeta, sino alla costruzione (m 1320): un comodo punto d’appoggio sempre aperto. Il panorama concede già verso ovest una magnifica visione sul Golfo di La Spezia, sul promontorio di Lerici e sulla riviera Apuana. Il sentiero (segnavia n° 173) prosegue quasi piano mantenendosi poco sotto il rifugio e aggirandolo a sud. Subito oltre usciamo dal bosco per transitare in una piana erbosa particolarmente suggestiva: siamo nelle praterie di Campo Cécina, una posizione davvero bella per chi vuole trascorrere qualche ora tra i prati per godersi un po’ di tranquillità. Al bivio nel mezzo delle ondulazioni prative manteniamo la sinistra per proseguire in moderata salita sino a riportarci nella faggeta. Il sentiero aggira a questo punto il versante settentrionale di Monte Borla con deboli saliscendi nel fresco del bosco. Qualche breve apertura permette di cogliere l’inconfondibile profilo del Pizzo d’Uccello. Subito oltre il tracciato volge deciso verso sud per poi uscire definitivamente dal bosco. Compare imponente la cima di Monte Sagro e le cave di marmo che ne devastano il versante occidentale. Prestando attenzione al fondo per lunghi tratti roccioso si volge in debole discesa sino all’ampia sella della Foce di Pianza (m 1264 – ore 0,40 dalla partenza) che può essere raggiunta anche in automobile direttamente dal Colle dell’Uccelliera. Il panorama si apre come alla partenza in direzione del litorale permettendo di osservare la città di Carrara e la costa versiliese. Subito a sinistra dell’ampio parcheggio presente presso la sella troviamo le indicazioni per risalire con il segnavia sul costone che bordeggia il proseguo della carrareccia. Senza difficoltà lo rimontiamo e ne seguiamo il filo mantenendoci alti rispetto alla strada bianca. Nel proseguo possiamo osservare, in basso sulla destra, le devastazioni dell’immenso bacino marmifero di Carrara (il più grande insieme di cave di marmo a cielo aperto del mondo), mentre a sinistra la cima del Sagro appare ora non più così distante; alle spalle osserviamo il caratteristico profilo del Monte Borla. Ignorato il bivio a sinistra ove cala il segnavia 173, proseguiamo davanti a noi sul sentiero 172 affrontando il tratto più impegnativo dell’escursione. Saliamo ripidamente attraverso roccette e affioramenti di marmo: il fondo è scomodo ma non risulta mai esposto o difficile. Passiamo a sinistra del soprastante crinaletto per poi guadagnare il filo di cresta discendente da Monte Spallone in coincidenza della Foce della Faggiola (m 1432). Il passo trae nome dal piccolo boschetto di faggi che caratterizza il valico, l’unica macchia boscosa in un versante altrimenti prativo. Proseguiamo in falsopiano lungo il crinale con il bosco a sinistra e la vista che si apre a tratti verso sud permettendo di osservare il bacino marmifero di Colonnata oltre alla costa versiliese sino a cogliere in lontananza l’Isola d’Elba. Di nuovo tra la prateria raggiungiamo l’ultimo importante bivio (m 1454 – ore 0,40 dalla Foce di Pianza – ore 1,20 complessive): il segnavia 172 volge a destra in ripida discesa verso il paese di Colonnata. Il nostro tracciato traversa invece a sinistra tra i prati (piccolo cartello indicatore), seguendo gli sbiaditi segnavia azzurri di vetta. Anche ignorando la segnaletica non vi è rischio di sbagliare in quanto il tracciato è un’evidente solco nell’erba. In lunga diagonale ascendente tagliamo l’intero versante occidentale del Sagro. La salita è abbastanza costante e non appare mai eccessiva; il panorama verso il Mar Ligure è indimenticabile nelle giornate più terse. Il fondo appare buono, in prevalenza prativo, con pochi affioramenti di marmo a richiedere un attimo d’attenzione specie con fondo bagnato. Andiamo a guadagnare la marcata spalla nordoccidentale della montagna a poca distanza dalla vetta. Per raggiungere la sommità non resta che risalire verso destra l’esile crinale, prestando attenzione al salto che precipita sulla sinistra, fino al piccolo pianoro sulla cima (m 1749 – ore 0,45 dalla Foce della Faggiola – ore 2 / 2,15 complessive). Inutile dire che il panorama, in buone condizioni, è davvero ampio. Nei giorni più limpidi la vista in direzione del mare abbraccia l’Isola d’Elba, le isole di Gorgona e di Capraia, le cime più alte della lontana Corsica oltre al Golfo di La Spezia, alla riviera ligure di Levante e, ovviamente, alla riviera versiliese ed apuana. Sono inoltre ben visibili le circostanti cime delle Alpi Apuane e, in particolar modo, il Pizzo d’Uccello (con il piccolo paesino di Vinca ai suoi piedi), il Pisanino e monte Grondilìce, Monte Tambura e, più in lontananza, le Panie. La discesa avviene a ritroso. N.B. Nella discesa è possibile evitare il tratto che dalla Foce di Pianza aggira Monte Borla attraverso i prati di Campo Cecina riportando alla partenza. Per evitare questa frazione è sufficiente, una volta rientrati alla Foce di Pianza, seguire la strada bianca che porta sulla sinistra al Colle dell’Uccelliera (m 1230) per poi volgere a destra sino a riguadagnare la partenza (località Acquasparta - m 1268). Naturalmente tutta questa frazione su strada bianca può essere percorsa in auto anche in salita eseguendo l’ascensione al Monte Sagro direttamente dalla Foce di Pianza. E’ vero che in questo caso si riducono ulteriormente i tempi di salita tuttavia sconsigliamo questa soluzione per tre ragioni: 1) l’ascensione come descritta permette di godere delle splendide praterie erbose di Campo Cecina. 2) l’itinerario appare in questo modo più vario in quanto si attraversa uno splendido bosco di faggi, mentre partendo direttamente dalla Foce di Pianza tutto l’itinerario appare scoperto con assenza quasi totale d’alberatura. 3) partire da Acquasparta invece che dalla Foce di Pianza permette di avere alla partenza due rifugi come punto di appoggio oltre ad una fonte d’acqua potabile. Cenni sulla flora:
L’escursione al Monte Sagro merita una lunga sezione dedicata alla flora. L’escursione descritta permette la scoperta di una zona a dir poco straordinaria per l’incredibile concentrazione di specie endemiche in senso stretto. Le Alpi Apuane, con le loro condizioni davvero selettive, hanno favorito la differenziazione di specie uniche al mondo, adattate alla sopravvivenza in un ambiente con difficoltà estreme. Il clima stesso delle Apuane contribuisce alla selezione. Il mare è molto vicino, di conseguenza l’umidità che ascende da esso condensa sulle cime e determina una fortissima piovosità. Le Alpi Apuane, assieme all’Alto Friuli e alla Val d’Ossola in Piemonte presentano i massimi valori d’Italia in termini di precipitazioni. Le temperature presentano scarti impressionanti: si passa dalle violente bufere di neve invernali al caldo intensissimo dei giorni estivi quando a livello del suolo, sugli affioramenti di marmo, si superano ampiamente i 30° anche molto in quota. Le strapiombanti pareti rocciose e i vasti pendii detritici contribuiscono ulteriormente alla selezione. Il risultato è la presenza di moltissime piante endemiche in senso stretto, perfettamente adattate ad un ambiente solo in apparenza privo di vita, ma comunque limitante per la specificità dei fattori ambientali. Lungo la salita al Sagro risulta particolarmente impressionante la concentrazione di endemismi nella zona della Foce di Pianza, ampia sella posta subito a sud del Monte Borla. Raramente abbiamo rilevato zone con la stessa varietà. In certi settori della sella si rilevano, sulla roccia nuda, anche 5 - 6 endemismi contemporaneamente in pochi metri quadri di superficie. La cosa è ancora più incredibile osservando la distruzione determinata dalle circostanti cave di marmo. A dispetto dell’intervento umano resta ancora presente una biodiversità assolutamente da salvaguardare. Per l’escursionista abituato alla flora alpina, recarsi per la prima volta alla Foce di Pianza significa scoprire un mondo di piante per lo più sconosciute e dalle forme sorprendenti con un particolare riferimento al rarissimo Fiordaliso del Borla, fiore esclusivo di questa area limitata, spesso preso a simbolo dell’intera flora apuana. Nella lista che segue elenchiamo le principali entità osservate non solo presso il Borla, ma lungo l’intera ascensione al Sagro. Ovviamente non si tratta di una lista completa ma comprende comunque le piante più rare ed appariscenti. Piante endemiche: 1) Fiordaliso del Borla (Centaurea montis-borlae). In assoluto la pianta più straordinaria fra tutte quelle elencate. Unica al mondo, cresce solamente in un’area ristrettissima presso la Foce di Pianza e quindi sul versante meridionale del Borla e in una zona inaccessibile sul versante orientale del Sagro. Disgraziatamente, la strada che unisce la Foce di Pianza al Colle dell’Uccelliera ne taglia in due la principale stazione il che, unitamente ai tagli di cava, ne mette fortemente a rischio la sopravvivenza. Si tratta in effetti di uno tra gli endemismi puntiformi più rari del nostro paese ed è spesso indicato a simbolo dell’esclusività della flora apuana. Nel periodo della fioritura (luglio e agosto) è riconoscibile con facilità in quanto la pianta striscia tra le pieghe del marmo e il vistoso fiore rosso – violetto contrasta con il substrato roccioso bianco abbagliante. E’ pianta talmente rara che la raccolta anche di un solo esemplare può essere pericolosa per la sopravvivenza di una specie così esclusiva. 2) Vedovella delle Apuane (Globularia incanescens), il cui areale si estende non solo alle Alpi Apuane ma anche al vicino crinale dell’Appennino Tosco Emiliano e all’Appennino Lucchese. Trae il suo nome dai caratteristici capolini sferici di colore azzurro che tuttavia incanutiscono all’epoca della sfioritura. La denominazione “incanescens” ricorda proprio questa curiosa caratteristica. E’ presente con frequenza nelle rocce presso la Foce di Pianza 3) Santolina apuana (Santolina pinnata); endemica in senso stretto delle Alpi Apuane è inconfondibile per le sue infiorescenze sferiche di colore bianco. E’ assai abbondante lungo le pendici meridionali del Borla e presso la Foce di Pianza. 4) Erba perla rupestre (Moltkia suffruticosa). Subendemismo apuano con un’altra stazione disgiunta nelle Prealpi Venete. Molto caratteristiche sono le sue infiorescenze dette “scorpioidi” con corolle imbutiformi di colore azzurro – blu. E’ presente in abbondanza presso la Foce di Pianza, nonché lungo la via normale al Sagro poco oltre, per chi sale, la Foce della Faggiola. 5) Ranno delle Apuane (Rhamnus apuanus); endemico dalle Apuane, Pania di Corfino e Appennino Lucchese serpeggia con i suoi robusti rami tra le nude rocce affioranti presso la Foce di Pianza. 6) Aquilegia di Bertoloni (Aquilegia bertolonii). Endemismo stretto delle Alpi Apuane dagli appariscenti, grandi fiori di colore blu; la frazione compresa tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola è senz’altro una tra le più importanti ed estese stazioni della pianta in oggetto. Nelle altre zone delle Alpi Apuane è presente ma in modo più sporadico. Abbiamo osservato alcuni esemplari anche lungo la via normale al Sagro nel tratto compreso tra la Foce della Faggiola e la vetta. 7) Silene delle Apuane (Silene pichiana). Endemismo in senso stretto delle Alpi Apuane che predilige fondi detritici aridi. E’ ben osservabile sia presso la Foce di Pianza che lungo il sentiero che sale alla Foce della Faggiola. 8) Caglio delle Apuane (Galium palaeoitalicum). Bellissimo endemismo apuano con piccole stazioni disgiunte in Campania e in Calabria che forma densi cuscinetti in grado di insinuarsi tra le pietraie e le fessure delle rocce. I fiori sono bianchi, molto piccoli e numerosi. E’ presente presso la Foce della Pianza. 9) Biscutella delle Apuane (Biscutella apuana). Endemismo apuano simile alla più comune Biscutella laevigata presente ad esempio presso la Foce di Pianza. 10) Silene lanuginosa (Silene lanuginosa). Un altro importante endemismo in senso stretto delle Alpi Apuane che trae nome dalla fitta lanugine presente sul bordo delle foglie. Rispetto ai precedenti endemismi preferisce quote più elevate, è infatti presente con maggiore abbondanza nella zona compresa tra la Foce della Faggiola e la vetta; a quote inferiori è presente più sporadicamente. Sono numerosi i pulvini osservabili lungo la via normale al Sagro e di certo non faticherete, nel periodo della fioritura, a scorgerne i grandi fiori bianchi. 11) Cresta di gallo apuana (Rhinanthus apuanus). Endemica delle Alpi Apuane e dell’Appennino lucchese, è segnalata ad esempio nei prati presso la Foce della Faggiola. 12) Sassifraga rossa sottospecie latina (Saxifraga oppositifolia subsp.latina). Si tratta di una specie strisciante che forma magnifici cuscinetti trapuntati di fiori rosati. La sottospecie latina è endemica delle Alpi Apuane e dell’Appennino Centro Settentrionale; la fioritura avviene sulle Alpi Apuane piuttosto in anticipo, talvolta sin da marzo o aprile. 13) Arenaria di Bertoloni (Arenaria bertolonii). Endemismo ampio che include l’intera catena appenninica, le Alpi Apuane, nonché i monti della Sardegna e della Corsica. E’ facilmente osservabile nelle fessure delle rocce nel tratto compreso tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola Piante non endemiche ma rare: 1) Androsace appenninica (Androsace villosa). Bellissima primulacea che forma cuscinetti tra le rocce trapuntati da moltissimi fiorellini a 5 petali bianchi con fauce dai colori più svariati. E’ presente nella zona della Foce di Pianza. 2) Tulipano montano (Tulipa australis). Altrove raro nella penisola, presenta diverse stazioni nell’area apuana. E’ il caso delle pendici prative del Sagro. 3) Dafne alpina (Daphne alpina). E' una specie infrequente sulle Alpi, molto rara nelle Alpi Apuane e nella catena appenninica. Può essere facilmente confusa con Daphne oleoides sebbene quest'ultima si distingua per le foglie lucide e coriacee con nervi secondari evidenti. Lungo l'Appennino e nelle Alpi Apuane le due specie sono spesso presenti negli stessi areali rendendo il riconoscimento impegnativo. Lungo il percorso descritto è osservabile nel tratto di sentiero compreso tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola. Altre piante osservate: 1) Giglio martagone (Lilium martagon), osservato nel settore sommitale lungo la via normale tra la Foce della Faggiola e la cima. 2) Giglio di S.Giovanni (Lilium bulbiferum), osservato lungo la via normale subito oltre la Foce della Faggiola a circa 1500 metri di quota. 3) Semprevivo maggiore (Sempervivum tectorum) osservato proprio in coincidenza della Foce della Faggiola in posizione esposta sul crinale al vento e alle intemperie. 4) Gipsofila strisciante (Gypsophila repens) presente tra le rocce della Foce della Pianza. 5) Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata), la più frequente tra le sassifraghe delle Alpi Apuane. E’ segnalata con una certa frequenza tra le rocce, ad esempio nelle pareti che sovrastano il tratto stradale tra il Colle dell’Uccelliera e la Foce di Pianza. 6) Stregona gialla (Stachys recta) presente tra le rocce della Foce di Pianza. 7) Camedrio montano (Teucrium montanum), presente con i suoi pulvini tra le rocce nel settore compreso tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola. 8) Aglio delle bisce (Allium sphaerocephalon), presente in grande abbondanza presso la Foce della Pianza. 9) Vedovina strisciante (Lomelosia graminifolia) osservata in discreta quantità nei prati lungo la via normale subito oltre la Foce della Faggiola a circa 1550 metri di quota. 10) Dafne spatolata (Daphne oleoides) 11) Doronico di colonna (Doronicum columnae) 12) Primula orecchia d'orso (Primula auricula) 13) Iberide sempreverde (Iberis semprevirens) 14) Vulneraria montana (Anthyllis montana) 15) Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina) 16) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 17) Vincetossico comune (Vincetoxicum hirundinaria) presso la Foce di Pianza. 18) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 19) Erica carnea (Erica carnea) 20) Anemone bianca (Anemone nemorosa) 21) Genzianella (Gentiana verna) 22) Erba trinità (Hepatica nobilis) 23) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) 24) Scilla bifoglia (Scilla bifolia)
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