Cima Madonnina - Carega

CIMA MADONNINA (m 2140)

CIMA CAREGA (m 2259) 

Sono numerose le vie di salita che permettono la conquista di Cima Carega, punto culminante dell’omonimo gruppo montuoso. La via che andiamo a narrarvi rimonta una parte del lungo crinale che dalla vetta si articola verso sudovest con una bella sequenza di elevazioni di poco inferiori fra le quali spicca la marcata Cima Madonnina. Non si tratta semplicemente di un’alternativa alla via normale: a nostro avviso è invece l’itinerario più bello e suggestivo per guadagnare il punto più alto. Decisamente poco affollato, rispetto ad altri nei dintorni, è un percorso spettacolare nel lungo settore in cresta articolandosi tra eleganti guglie e pareti dall’aspetto dolomitico. Il rientro avviene ad anello sfruttando la vecchia mulattiera d’origine militare che transita per la Bocchetta Mosca. Rammentiamo l’importanza di prestare, in questo settore, più della solita attenzione alle condizioni meteorologiche; la grande vicinanza alla pianura veneta determina, nella stagione estiva, la frequente formazione di nebbie e temporali che si sviluppano con sorprendente rapidità. Le migliori condizioni si hanno solitamente con ventilazione da nord in grado di determinare condizioni di fohn con atmosfera molto tersa e secca. Sono inoltre da preferire le fresche e stabili giornate di giugno oppure il periodo autunnale (settembre, ottobre) evitando i giorni estivi più caldi nonché il periodo primaverile in quanto l’innevamento è quasi sempre molto abbondante.

L’escursione in breve:

Albergo Alpino Revolto (m 1336) – Rifugio Passo Pertica (m 1573) – innesto sentiero 108 bis (m 1661) – Selletta di Costa Media (m 2109) – Cima Madonnina (m 2140) – Selletta di Costa Media (m 2109) – Rifugio Fraccaroli (m 2230) – Cima Carega (m 2259) – Bocchetta Mosca (m 2029) – Rifugio Pompeo Scalorbi (m 1767) – sentiero 109 – Rifugio Passo Pertica (m 1573) – Albergo Alpino Revolto (m 1336)

Dati tecnici:

Partenza dall’Albergo Alpino Revolto (m 1336): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 923. Acqua: al bivio con il sentiero 108 bis dopo circa un’ora di cammino. Il sentiero presenta comunque, lungo il suo tracciato, alcuni rifugi aperti da giugno a settembre utili per un eventuale approvvigionamento (Rifugio Alpino Revolto, Rifugio Passo Pertica, Rifugio Fraccaroli e Rifugio Scalorbi).

Accesso alla partenza:

L’uscita autostradale più adatta per raggiungere la partenza è senz’altro quella di Soave, posizionata sull’A4 subito a est di Verona. Si segue quindi la SR 11 in direzione Verona per circa 6 km sino a raggiungere il bivio con la SP 10. Volgiamo a destra sulla provinciale risalendo per intero la Val d’Illasi. Superiamo una serie di piccoli paesi; nell’ordine Illasi, Tregnago, Badia Calavena, Selva di Progno e infine Giazza. Superata quest’ultima frazione la strada diviene di montagna; prestando attenzione alla carreggiata, a tratti piuttosto stretta, guadagniamo quota sino al termine del tratto transitabile in automobile, nelle immediate vicinanze dell’Albergo Alpino Revolto (m 1336 - parcheggio a lato della strada).

Descrizione del percorso:

Il percorso ricalca, per lunghi tratti, il proseguo chiuso al traffico della strada che conduce al Rifugio Scalorbi. E’ tuttavia possibile evitare parecchi tornanti della stessa grazie ad alcune sezioni di sentiero. E’ il caso della prima frazione dove, in coincidenza dell’Albergo Alpino Revolto, lasciamo la strada per seguire il segnavia che ha inizio in coincidenza della struttura. Ignoriamo il segnavia G10 che cala verso la località “Lago Secco” procedendo su fondo ripido ma ben tracciato nel folto del bosco. Intercettiamo un tornante della succitata strada quindi riprendiamo il sentiero guadagnando rapidamente quota su fondo visibilmente artefatto. Più in alto riprendiamo la carrareccia militare e la seguiamo verso destra, in pratica senza dislivello, con ampie aperture verso la sottostante vallata. Da notare le possenti rupi rocciose poste a sinistra del piano stradale. Poco oltre siamo in vista della marcata insellatura del Passo Pertica ove è posto l’omonimo rifugio. Non esitiamo, ancora una volta, a seguire il breve sentierino che si stacca a sinistra evitando i tornanti della strada che permettono comunque di raggiungere il passo con percorso poco più lungo. In breve siamo presso il rifugio (m 1573 – ore 0,35 dalla partenza) posto alla base della strapiombante Cengia di Pertica. Da notare il camino verticale che incide la parete all’interno del quale si sviluppa la via ferrata Biasin.

Il nostro cammino procede oltre, permanendo dapprima sulla strada militare. Poco oltre, ancora una volta, seguiamo il sentiero che si separa a destra della strada evitando alcuni tornanti e un tunnel artificiale. Subito al di sopra andiamo a riprendere l’ampia carrareccia con il panorama che comincia ad aprirsi in una bella visione della verdeggiante Alpe di Campobrun. Sulla destra appare la tozza sagoma del Monte Plische profondamente incisa da stretti canaloni dove la neve permane sino ad inizio estate. Nel proseguo il percorso diviene più piacevole: le rupi calcaree lasciano spazio ad ampi prati e a fitta mugheta. Incontriamo una bella fonte d’acqua potabile e, in coincidenza della sorgente, abbandoniamo il proseguo della carreggiata in direzione del Rifugio Scalorbi. Volgiamo a sinistra sul segnavia 108 bis con cartello indicante “Vallone della Teleferica – Rifugio Fraccaroli” (m 1661 - ore 0,20 dal Rifugio Passo Pertica – ore 0,55 dalla partenza).

Diamo pertanto inizio alla frazione su sentiero che per un breve tratto si sviluppa parallelo e poco al di sopra della strada per il Rifugio Scalorbi. Il tracciato comincia a prendere quota con qualche scorcio alle spalle sul Monte Plische. La fitta vegetazione a pino mugo che caratterizza il tratto inferiore comincia a lasciare spazio ad appezzamenti prativi particolarmente ricchi, ad inizio estate, di magnifiche fioriture. Bordeggiamo a sinistra un bel terrazzo erboso al quale segue una breve scarpata detritica in moderata pendenza. Il sentiero volge con maggior decisione verso sinistra sfruttando il ripido canale libero dalla vegetazione a pino mugo. La quota permette una vista alle spalle estesa in direzione del Passo Pelagatta e del vicino Rifugio Scalorbi oltre alla verdeggiante Alpe di Campobrun. Verso nordovest osserviamo a distanza il Rifugio Fraccaroli e, subito alla sua destra, l’ardita piramide rocciosa della Cima Carega.

Poco oltre siamo ad un bivio non molto evidente per la mancanza di un cartello segnalatore ma ugualmente identificabile grazie alla presenza di un ometto di pietre (circa m 1900). Abbandoniamo il sentiero principale che proseguirebbe risalendo il marcato Vallone della Teleferica (via normale a Cima Carega). Passiamo invece a sinistra sulla stretta ed esile traccia che traversa tra i prati d’altitudine. Nonostante il sentiero appaia poco percorso sono ugualmente presenti alcuni vecchi bolli rossi ad indicare la giusta direzione. Quasi in piano raggiungiamo una piccola conca erbosa ai piedi del soprastante crinale. Il sentiero cambia improvvisamente direzione e pendenza: volge con decisione verso destra divenendo assai ripido e puntando, con una sequenza di tornanti, verso la soprastante forcella. Ignoriamo una strettissima traccia non segnata che si separa a sinistra (circa m 2000) muovendo in direzione di Cima Tibet; manteniamo il sentiero che risale il canale ricadente dalla soprastante cresta. Non è raro incontrare in questo tratto residui di neve sino all’inizio della stagione estiva. Ripide balze erbose e qualche isolato pino mugo caratterizzano la frazione con la vista alle spalle che scavalca il Monte Plische estendendosi a grande distanza sino ad osservare la Pianura Veneta. Ancora qualche tornantino e accediamo infine alla Selletta di Costa Media (m 2109 - ore 1,40 da Passo Pertica – ore 2,15 dalla partenza).

La vista si apre verso ovest sudovest in un grandioso paesaggio esteso alla Lessinia e, più a distanza, sulla lunga catena del Monte Baldo potendo inoltre scorgere un lembo del Lago di Garda. Nelle immediate vicinanze osserviamo, verso nordovest, la Cima delle Grole e la Cima Posta, entrambe elevazioni nel Gruppo del Carega che varcano la soglia dei 2000 metri.

Andiamo ora ad eseguire una breve, consigliabile digressione, che conduce alla Cima Madonnina. Si tratta di volgere a sinistra rimontando verso meridione il sottile ed elegante crinale sommitale. Si sale senza affrontare alcuna difficoltà grazie all’evidente sentiero che si articola tra i prati di vetta e qualche isolato pino mugo che arriva a sfiorare il crinale. In breve raggiungiamo il bel pianoro di vetta (m 2140 – ore 0,10 dalla Selletta di Costa Media – ore 2,25 dalla partenza). Da notare il grande strapiombo roccioso che precipita dalla vetta verso occidente; da rilevare inoltre il paesaggio verso la circostante Cima Tibet posizionata lungo il proseguo del crinale. Verso settentrione la visione abbraccia le vette più alte che fanno da quinte alla Cima Carega sebbene quest’ultima non sia osservabile per via dell’angolazione sfavorevole. Il rientro dalla Cima Madonnina avviene a ritroso seguendo nuovamente il filo di cresta sino a riportarsi alla Selletta di Costa Media (m 2109 – ore 0,10 dalla Cima Madonnina – ore 2,35 dalla partenza).

La nostra avventura può ora procedere mantenendo il facile ed evidente sentiero che risale il crinale della cosiddetta Costa Media. Ancora una volta non vi sono da rilevare difficoltà: rimontiamo il pendio tra facili balze su fondo detritico con splendidi panorami sulle vette circostanti. A destra osserviamo il grande anfiteatro dominato dal Monte Obante nonché la sottostante Alpe di Campobrun sovrastata dal Monte Plische; alle spalle la vista si perde tra elevazioni sempre più basse sino a raggiungere la non lontana pianura. Subito oltre la linea di cresta diviene impraticabile: il sentiero aggira l’ostacolo abbandonando la displuviale per traversare verso destra su traccia ora esile ma sempre ben evidente con buona visibilità. Aggiriamo il primo risalto sino a toccare nuovamente il crinale subito ai piedi di una marcata piramide di roccia calcarea. Aggiriamo l’elevazione rocciosa traversando anche questa volta a destra della stessa prestando attenzione ad un breve passaggio di qualche metro lievemente esposto sul salto che precipita verso oriente. Subito oltre compare l’ormai vicina sagoma della Cima Carega con il Rifugio Fraccaroli ai suoi piedi. Muoviamo in direzione della struttura procedendo nel traverso sino a riprendere per l’ennesima volta la linea di cresta. La frazione appare un po’ aerea per via del crinale che diviene esile ed elegante; il tracciato resta comunque ben battuto e sufficientemente ampio da non creare, con bel tempo, problemi di progressione. Dominiamo a destra il profondo Vallone della Teleferica quindi guadagniamo il Rifugio Fraccaroli (m 2230), sempre aperto nella bella stagione (ore 0,35 dalla Selletta di Costa Media – ore 3,10 dalla partenza) e posto in una forcella dalla quale ci affacciamo verso il settore nordoccidentale del gruppo. Cima Carega appare ora a portata di mano; si tratta di una digressione di pochi minuti dal rifugio rimontando senza via obbligata il pendio di rocce affioranti che permettono di accedere al punto più alto (m 2259).

Si tratta del culmine della nostra escursione. Inutile dire che il panorama è il più vasto e completo del circondario includendo, verso occidente, la vicina Cima del Cherlong e Cima Posta. Volgendo a settentrione si osserva il Gruppo del Pasubio mentre verso oriente spiccano Cima Mosca e il Monte Obante con, alle loro spalle, la lontana pianura. Verso sudest si osserva il Gruppo Tre Croci con in evidenza i monti Plische e Zevola mentre a meridione, ben al di là del Rifugio Fraccaroli, spicca la Lessinia con i suoi vasti tavolati prativi. Andiamo ora ad effettuare il lungo ritorno a valle. Rientriamo in qualche minuto al Rifugio Fraccaroli in coincidenza del quale volgiamo a sinistra per seguire l’evidente mulattiera di origine militare che muove in direzione della Bocchetta Mosca e del Rifugio Scalorbi. Dopo un breve tratto piano tralasciamo la traccia che conduce in direzione della Ferrata Campalani volgendo invece a sinistra per traversare proprio sotto la verticale di Cima Carega. Possiamo già osservare la lunga sequenza di tornanti che calano all’evidente intaglio della Bocchetta Mosca sovrastata dall’omonima cima. La mulattiera che stiamo discendendo costituisce la via più comoda di salita alla Cima Carega in virtù di un percorso ampio e facile tra residui affioramenti rocciosi e tratti su detrito privi di difficoltà. La discesa è nel complesso rapida permettendo un rapido accesso alla sottostante Bocchetta Mosca (m 2059 – ore 0,30 da Cima Carega – ore 3,50 dalla partenza).

In coincidenza del marcato intaglio si apre, a sinistra d’esso, il profondissimo Vajo dei Colori oltre a godere di un nuovo scorcio in direzione del Pasubio. Per quanto concerne il nostro cammino ignoriamo il sentiero per la Bocchetta dei Fondi calando a destra, sul segnavia G12, in direzione del Rifugio Scalorbi. Su facile sentiero perdiamo quota con il fondo detritico che lascia spazio ad ampi settori prativi o a pino mugo. In ultimo il sentiero confluisce nella strada militare che conduce al Rifugio Scalorbi a brevissima distanza dalla struttura stessa che può essere raggiunta con una rapida digressione verso sinistra (m 1767 – ore 0,30 dalla Bocchetta Mosca – ore 1 da Cima Carega - ore 4,20 complessive).

Dal Rifugio Scalorbi il rientro alla partenza avviene seguendo verso valle la comoda strada militare chiusa al traffico che aggira la verdeggiante Alpe di Campobrun. Per quanto un po’ noiosa, la facile discesa concede una splendida vista sulla sottostante conca dominata dalla vetta del Monte Plische. In breve chiudiamo il nostro anello raggiungendo il bivio a destra per il Vallone della Teleferica e il Rifugio Fraccaroli. Naturalmente ignoriamo la biforcazione mantenendo la strada bianca che nel proseguo ricalca a ritroso il percorso di andata. Si tratta pertanto di traversare sotto alcune paretine calcaree sino a raggiungere il Passo Pertica e l’omonimo rifugio. Ricordiamo che poco prima della struttura è possibile tagliare in alcuni punti i tornanti della strada seguendo sulla sinistra brevi frazioni di sentiero. Dal Rifugio Passo Pertica (m 1573) resta l’ultima frazione di strada (ancora una volta con tratti di sentiero ad evitarne alcune curve) sino a rientrare alla partenza presso l’Albergo Alpino Revolto (m 1336 – ore 1,15 dal Rifugio Scalorbi – ore 5,35 complessive).

Cenni sulla flora:

La regione prealpina lombardo veneta è ben nota per l’abbondanza floreale osservabile nel periodo estivo (giugno – agosto). Non mancano alcune entità particolarmente preziose in quanto endemiche. La zona è ricca di piante che prediligono un substrato calcareo essendo il gruppo Carega caratterizzato da roccia dolomitica. Segue una selezione delle principali entità osservate in occasione della nostra salita.

Specie endemiche:

1)     Primula meravigliosa (Primula spectabilis), dalle bellissime corolle tra il rosso e il violetto. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalla Val Camonica sino ai monti del Grappa. Lungo questo itinerario appare a tratti abbondantissima. E’ il caso, ad esempio, dei prati circostanti il Rifugio Scalorbi nonché nel tratto compreso tra il rifugio e la Bocchetta Mosca.

2)     Carice del Monte Baldo (Carex baldensis), inconfondibile per la sua curiosa infiorescenza a spiga di colore bianco. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne ai Monti Lessini e con una presenza secondaria in Engadina.

3)     Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa). Bellissimo endemismo insubrico tipico delle pareti calcaree verticali. L’inconfondibile infiorescenza adorna in luglio – agosto le rupi strapiombanti che sovrastano il tratto di carrareccia compreso tra Passo Pertica e l’Alpe di Campobrun.

4)     Bonarota comune (Paederota bonarota). Endemica del nordest condivide l’habitat con la precedente. In giugno – luglio è facile osservarne le belle infiorescenze di colore blu.

5)     Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

6)     Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus). Altra pianta endemica del nord-est, dal fiore particolarmente bello e appariscente per la sua splendida colorazione rosata. E’ presente con frequenza nel lungo tratto compreso tra Passo Pertica e Bocchetta Mosca.

7)     Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium). Endemica dell’arco alpino, è una tipica pianta dei ghiaioni instabili. I fiori sono di colore violetto.

8)     Androsace di Hausmann (Androsace hausmannii). Raro endemismo d’alta quota delle Alpi Orientali presente soprattutto sulle Dolomiti ma con sconfinamenti in altri gruppi limitrofi. Lungo il percorso descritto è osservabile proprio presso la vetta di Cima Carega risultando una delle specie più preziose del circondario. Si tratta dell’unica stazione dell’intero gruppo. La fioritura avviene tra la seconda parte del mese di giugno e la prima metà di luglio, immediatamente dopo la scomparsa della neve.

9) Ambretta del Garda (Knautia persicifolia). Endemica delle Alpi sudorientali, con areale centrato per lo più sui monti attorno al lago di Garda, è osservabile a lato della strada bianca che sale dal Rifugio Passo Pertica al Rifugio Scalorbi.

Altre specie osservabili:

1)     Stella alpina (Leontopodium alpinum). La pianta simbolo delle Alpi è presente lungo il crinale sommitale tra Cima Madonnina e Cima Carega.

2)    Godiera (Goodyera repens). Rara orchidea presente in Italia soprattutto al nordest ma con segnalazioni di presenza in tutte le regioni alpine e anche nell’Appennino Settentrionale e Centrale. L’aspetto poco appariscente e le dimensioni contenute la rendono piuttosto difficile da identificare; l’abbiamo comunque osservata nel sottobosco del tratto iniziale di sentiero compreso tra il Rifugio Scalorbi e Passo Pertica. La fioritura è piuttosto tardiva (fine luglio – prima parte di agosto).

3)     Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

4)    Camedrio alpino (Dryas octopetala)

5)     Primula orecchia d’orso (Primula auricula), dalle inconfondibili foglie farinose. E’ presente in abbondanza nelle rupi verticali e nei prati calcarei compresi tra Passo Pertica e il Rifugio Scalorbi.

6)     Ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris), presente tra i detriti nella frazione compresa tra Bocchetta Mosca e il Rifugio Fraccaroli.

7)    Vedovella celeste (Globularia cordifolia) a tratti abbondante, ad esempio presso Passo Pertica.

8)  Colombina gialla (Pseudofumaria lutea)

9)     Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

10)  Sassifraga aranciata (Saxifraga mutata) nelle rupi strapiombanti che sovrastano il tratto di carrareccia compreso tra Passo Pertica e l’Alpe di Campobrun.

11)  Petrocallide dei Pirenei (Petrocallis pyrenaica). Splendida pianta che forma cuscinetti trapuntati da numerosi, piccoli fiori rosa. Rara per lunghi tratti delle Alpi, è presente sul gruppo Carega con particolare abbondanza. E’ facilmente osservabile sia presso la cima che sulle rocce a lato del sentiero che sale dalla Bocchetta Mosca.

12)  Vedovella alpina (Globularia nudicaulis), presente nei prati presso il Rifugio Scalorbi; da non confondere con Globularia cordifolia, anch’essa presente lungo questo itinerario.

13)  Potentilla caulescente (Potentilla caulescens)

14)  Primula odorosa (Primula veris)

15)  Viola gialla (Viola biflora)

16)  Ranuncolo erba-tora (Ranunculus thora)

17)  Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

18)  Pinguicola alpina (Pinguicula alpina)

19)  Pero corvino (Amelanchier ovalis)

20)  Farfaro (Tussilago farfara)

21)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

22)  Arabetta stellata (Arabis bellidifolia)

23)  Clematide alpina (Clematis alpina)

24)  Nontiscordardimé (Myosotis alpestris)

25)  Genzianella (Gentiana verna)

26)  Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

27)  Soldanella alpina (Soldanella alpina)

28)  Soldanella del calcare (Soldanella minima), da non confondersi con la precedente dalla quale si distingue per le minori dimensioni, la colorazione bianca della corolla e lo stilo non sporgente.

29)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

30)  Iberidella alpina (Pritzelago alpina)

31)  Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

32)  Erica carnea (Erica carnea)

33) Aquilegia scura (Aquilegia atrata)

34)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

35)  Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

36)  Croco (Crocus vernus)

37)   Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis)

38)   Nido d’uccello (Neottia nidus-avis), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

39)   Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

40)   Listera maggiore (Listera ovata), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

41)   Platantera comune (Platanthera bifolia), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

42)   Uva di volpe (Paris quadrifolia), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

43)   Giglio martagone (Lilium martagon), alla partenza nel sottobosco presso l’Albergo Alpino Revolto.

44)   Giglio di S.Giovanni (Lilium bulbiferum) presso la partenza, nei prati sottostanti l’Albergo Alpino Revolto.

45)   Campanula barbata (Campanula barbata)

46)   Dafne rosea (Daphne striata)

47)   Pepe di montagna (Daphne mezereum)

48)   Draba gialla (Draba aizoides)

49)   Carice minore (Carex humilis)

50)   Fragola di bosco (Fragaria vesca)

51)   Genziana alata (Gentiana utriculosa)

52)   Ginestra stellata (Genista radiata), nei pendii soleggiati subito oltre Passo Pertica.

53)   Scrofularia comune (Scrophularia canina) lungo la carrareccia subito oltre Passo Pertica.

54)  Colombina gialla (Pseudofumaria lutea)

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