Svabezza

SVABEZZA (m 1284)

Non amiamo stilare classifiche dei luoghi più belli; anni e anni di cammino ci hanno insegnato che talvolta, le località meno note sono quelle di maggior suggestione. Il concetto di bellezza è poi estremamente arbitrario e troppo spesso condizionato dalla pubblicità: chi ama la montagna a 360° riuscirà a cogliere in ogni escursione elementi unici e da ricordare. Nonostante questa premessa dobbiamo comunque ammettere che un’ipotetica classifica dei laghi alpini più belli non potrebbe tralasciare i laghi di Fusine. Per le ragioni sopra citate non vogliamo definirli “i laghi più belli delle Alpi Orientali” ma dobbiamo ammettere che vi è qualcosa di molto speciale nelle loro acque e nell’incredibile contesto che li circonda. Sulle loro sponde, in piena estate, si ha la sensazione d’essere in qualche sperduta foresta del Canada senza parlare delle incredibili colorazioni del fondale. I laghi sono adagiati immediatamente ai piedi della poderosa catena del Mangart che si staglia verso sud con le sue rocce di calcare bianco. L’ambiente selvaggio, caratterizzato dalle foreste e il contesto naturale, senza l’intervento nefasto dell’uomo, rende quest’area di grande valore naturalistico. Curioso è anche il clima: nella conca che accoglie i laghi di Fusine, a dispetto di una quota che non raggiunge nemmeno i 1000 metri, si registrano temperature invernali straordinariamente basse. E’ evidente l’influenza delle correnti che provengono dall’Europa Centrale. Il Mangart funge poi da sbarramento naturale alle correnti che provengono dal Mar Adriatico rendendo la conca soggetta ad un clima molto continentale. Di primo mattino, anche in luglio e in agosto non è raro che le temperature si portino vicino a 0°. L’escursione che vi narriamo è ad anello e ha inizio e fine presso i laghi. Si raggiungeranno splendidi belvedere fra cui la sommità del modesto Svabezza; la quota non è molto alta ma il panorama sarà impagabile, specie ad inizio estate quando i nevai resistono ancora sulle pendici del Mangart. Il mese di giugno è senza dubbio quello più consigliabile per questa magnifica avventura anche se, naturalmente, può essere eseguita per tutta l’estate sino ad ottobre. Speriamo apprezzerete un percorso lontano dalla confusione in un contesto che amiamo particolarmente: le montagne vere sono queste, dove animali e vegetazione non sono disturbati dall’uomo e dove i ritmi sono ancora quelli dettati da una natura generosa e lussureggiante.

L’escursione in breve:

Lago di Fusine inferiore (m 924) – Monte Svabezza (m 1284) – punto alto (m 1687) – Rifugio Luigi Zacchi (m 1380) – sentiero n°513 – Alpe Vecchia (m 1307) – Alpe Tamer (m 1010) – Lago di Fusine superiore (m 929) – Lago di Fusine inferiore (m 924)

Dati tecnici:

Partenza dal Lago di Fusine inferiore (m 924): Difficoltà: E (Breve tratto EE su cengia attrezzata con funi metalliche tra il Monte Svabezza e il Rifugio Zacchi). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 763. Acqua sul percorso: presso il Lago di Fusine superiore.

Accesso alla partenza:

Si accede alla partenza da Tarvisio seguendo la SS 54 in direzione del confine di stato con la Slovenia. Raggiungiamo la frazione di Fusine in Valromana quindi, a meno di 4 km dal confine, abbandoniamo la statale volgendo a destra con indicazioni per i Laghi di Fusine. In appena 2,5 km guadagniamo il Lago di Fusine inferiore presso il quale possiamo lasciare l’automobile.

Descrizione del percorso:

L’escursione ha inizio poche decine di metri prima del Lago di Fusine inferiore. Il magnifico specchio d’acqua è posto a destra della strada mentre il sentiero n° 512 si separa a sinistra in ripida salita nel bosco. In questa prima parte il panorama è impedito dalla fitta alberatura. Il tracciato si porta sulla dorsale rivolta verso settentrione. Tra le frasche scorgiamo la Val Romana quindi volgiamo verso destra permanendo nel folto. In pendenza moderata guadagniamo la sommità dello Svabezza (m 1284 – ore 1 dalla partenza). La cima è poco appariscente e non è segnalata da alcun pannello. Più che di una vetta è appropriato parlare di un punto panoramico straordinario: le conifere lasciano infatti spazio ad una vista sensazionale sui sottostanti Laghi di Fusine. Nei giorni tersi i laghi sembrano gemme di colore turchese: la conca che li accoglie appare dominata, verso meridione, dalla sagoma quasi dolomitica del Mangart, al confine tra Italia e Slovenia.

Il cammino prosegue in moderata salita nel bosco di conifere con nuovi scorci verso le cime poste a meridione. Raggiungiamo un bel traverso con alberatura progressivamente più rada a concedere una vista grandiosa non solo verso il Mangart ma anche alle spalle, in direzione di Tarvisio e di Camporosso. Il tracciato procede nella mugheta tornando ad affacciarsi verso i sottostanti laghi. Ancora un’ultima breve frazione in salita e accediamo ad un terrazzino panoramico (m 1687) dal quale il paesaggio è forse il più vasto dell’intera escursione. Osserviamo l’intera chiostra di montagne che fanno da anfiteatro alla conca di Fusine: la visione è spettacolare non essendovi alcun ostacolo che si frappone tra noi e le cime. Non è raro che i nevai si attardino su queste pendici sfruttando l’esposizione verso nord delle pareti strapiombanti. Verso nord occhieggiano le cime delle Alpi austriache. Nella frazione che segue affrontiamo le uniche (poche) difficoltà dell’escursione. Il sentiero si riduce ad una stretta cengia esposta che taglia alcuni affioramenti rocciosi. La difficoltà è relativa, infatti è sempre presente la fune metallica come corrimano e nei punti in cui il fondo è troppo stretto ed instabile sono state aggiunte passerelle in legno per mettere in sicurezza il cammino. Con fondo asciutto non vi sono in realtà problemi; maggiore attenzione è necessaria in presenza di nebbia, vento o fondo umido. Risaliamo guidati dalla fune una breve scarpata instabile a seguito della quale hanno termine le attrezzature.

Abbandoniamo anche questo pulpito panoramico proseguendo su tracciato in marcata discesa. Inizialmente caliamo tra pino mugo e quindi in ambiente che resta luminoso e vasto. Andiamo a scavalcare un piccolo torrente. Poco oltre un cartello segnala il Rifugio Zacchi a 40 minuti di distanza. Passiamo in prossimità della Capanna Ponza (m 1657) quindi scendiamo nel bosco di conifere che si fa ora denso ed ombroso. Una breve digressione di pochi metri sulla destra permette ugualmente di raggiungere una staccionata in legno con straordinario scorcio verso il Lago di Fusine superiore. La discesa nel bosco procede ripida sino a raggiungere il terrazzo naturale su cui sorge il Rifugio Luigi Zacchi, sempre aperto e gestito nella bella stagione (m 1380 – ore 2,45 dalla partenza). Una sosta presso la struttura è doverosa e permette di godere delle splendide montagne che ne fanno da quinte.

L’escursione procede lungo la strada bianca che dal rifugio cala in direzione dei Laghi di Fusine. Passiamo a destra della piazzola d’atterraggio degli elicotteri quindi procediamo pressoché in piano tra gli alberi sino al bivio segnalato da un piccolo cartello. Abbandoniamo la forestale chiusa al traffico passando a sinistra sul segnavia 513. Un magnifico sentierino si sviluppa, sempre con deboli dislivelli, tra gli ultimi lembi di bosco rado. Poco a sinistra del sentiero si innalzano le pendici rocciose strapiombanti che culminano nel Mangart mentre alla base della pareti spiccano grandi conoidi di ghiaie instabili. Traversiamo parallelamente alle rupi nell’altipiano noto come Alpe Vecchia. Il contesto paesaggistico è particolarmente selvaggio in ambiente dominato dalle rocce calcaree bianche delle Alpi Giulie a contrastare con il verde della sottostante foresta di conifere. Raggiungiamo una torbiera per gran parte inerbita con il sentiero che ne aggira a sinistra il bordo: si tratta di un altro punto di rara suggestione. Siamo rimasti colpiti dal senso di isolamento del luogo favorito dall’assenza di strutture e manufatti umani che troppo spesso, in altre zone, modificano in modo irreparabile l’ambiente alpino.

Al bivio segnalato dai cartelli (m 1301 – ore 0,45 dal Rifugio Zacchi – ore 3,30 dalla partenza), ignoriamo il sentiero 517 che si separa a sinistra mantenendo invece il 513. E’ arrivato il momento di abbandonare le suggestioni e l’ambiente d’alta montagna dell’Alpe Vecchia. Il sentiero cala inesorabilmente di quota tra densa alberatura su sentiero sempre facile e ben segnato. La ripida discesa ha termine in coincidenza di una magnifica radura prativa a breve distanza dall’Alpe Tamer. Splendido il colpo d’occhio sulle vette circostanti. Tralasciamo il sentiero 517a che si separa a sinistra e procediamo quasi in piano, su mulattiera ampia e comoda. Poco oltre ignoriamo un ulteriore evidente bivio: a destra si potrebbe risalire, con la strada forestale, al Rifugio Zacchi. Nel nostro caso procediamo verso sinistra su ampia carrareccia sino a raggiungere l’estremità meridionale del Lago di Fusine superiore posto in un contesto naturale di grandiosa bellezza (m 929 – ore 4,40 dalla partenza). La mulattiera lascia ora spazio alla strada aperta al traffico che riporta in breve alla partenza presso il Lago di Fusine inferiore (m 924).

La gita non sarebbe completa senza eseguire il periplo del lago. Uno splendido sentiero ne segue infatti la sponda assecondando le anse e le insenature che caratterizzano lo specchio d’acqua. In una giornata tersa le colorazioni del fondale e la limpidezza dell’acqua non possono fare altro che destare la meraviglia dell’escursionista che scopre per la prima volta questo ambiente; il tutto immerso nella lussureggiante Foresta di Tarvisio che circonda il lago attribuendogli un aspetto che ricorda ambientazioni più consone al nord Europa e al Canada che non all’arco alpino. In tutto l’escursione impegnerà per 5 ore abbondanti al netto delle soste compreso il periplo del lago inferiore che impegna in ogni caso per non più di un quarto d’ora.

Cenni sulla flora:

Non deve meravigliare l’abbondanza di fioriture osservabile lungo questo percorso. Abbiamo già sottolineato come l’area dei Laghi di Fusine e le montagne circostanti siano in sostanziali condizioni d’integrità. Si tratta di un ambiente incontaminato dove godere di una natura in eccellenti condizioni di conservazione. Segue una lista parziale delle specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta alla fine del mese di giugno.

1)     Bonarota gialla (Paederota lutea); endemica del nordest (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli) ama i ghiaioni e soprattutto le rocce calcaree anche strapiombanti.

2)     Raponzolo di Sieber (Phyteuma sieberi), endemico delle Alpi Orientali.

3)     Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

4)     Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis), subendemica dell’arco alpino, ama le rupi e i pendii a fondo calcareo.

5)     Ranuncolo di Traunfellner (Ranunculus traunfellneri). Raro endemismo delle Alpi Orientali presente in Italia soltanto in Friuli.

6)     Primula orecchia d’orso (Primula auricula).

7)     Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia)

8)     Sassifraga a foglie cuneate (Saxifraga cuneifolia), lungo le sponde del Lago di Fusine inferiore.

9)     Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata)

10)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

11)  Acino alpino (Acinos alpinus)

12)  Raponzolo giallo (Phyteuma spicatum)

13)  Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede.

14)  Euforbia delle faggete (Euphorbia amygdaloides)

15)  Botrichio (Botrychium lunaria)

16)  Tajola comune (Tofieldia calyculata)

17)  Viola gialla (Viola biflora)

18)  Elleboro verde (Helleborus viridis)

19) Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

20)  Clematide alpina (Clematis alpina)

21)  Giglio martagone (Lilium martagon), alla partenza nel sottobosco presso l’Albergo Alpino Revolto.

22)  Dafne rosea (Daphne striata)

23) Bugola piramidale (Ajuga pyramidalis)

24)  Acetosella (Oxalis acetosella)

25)  Botton d’oro (Trollius europaeus)

26) Anemone trifogliata (Anemone trifolia)

27)  Vedovella celeste (Globularia cordifolia)

28)  Vedovella alpina (Globularia nudicaulis)

29)  Crepide dorata (Crepis aurea)

30)  Cariofillata dei rivi (Geum rivale)

31)  Genzianella (Gentiana verna)

32)  Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

33)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

34)  Lino alpino (Linum alpinum)

35)  Elleborina rossa (Cephalanthera rubra)

36)  Erica carnea (Erica carnea)

37)  Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

38)  Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

39)  Rosa pendulina (Rosa pendulina)

40)  Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

41)  Achillea moscata (Achillea moschata)

42)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

43)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

44) Salice erbaceo (Salix herbacea)

45)  Maiantemo a due foglie (Maianthemum bifolium)

46) Moehringia muscosa (Moehringia muscosa)

47)  Listera maggiore (Listera ovata)

48)  Geranio selvatico (Geranium sylvaticum)

49)  Platantera comune (Platanthera bifolia)

50)  Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens)

51)  Piroletta soldanina (Moneses uniflora)

52)  Geranio stellato (Geranium phaeum)

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