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DOS DA TRAT (m 1840) MONTE CARET (m 1793) MONTE TOMEABRU’ (m 1732)
Il Rifugio Pernici è un ottimo punto d’appoggio per visitare il settore orientale delle Alpi di Ledro. Sono numerose le cime accessibili agli escursionisti tra le quali dobbiamo ricordare il Corno di Pichea e Cima Parì. Sono invece piuttosto pochi gli escursionisti che si avventurano sulla dorsale culminante nel Dos da Trat, nel Monte Caret e nel Monte Tomeabrù. Non vi sono in realtà tratti difficili né tanto meno pericolosi tuttavia, l’assenza di un sentiero segnato che conduca in vetta rende queste elevazioni secondarie piuttosto trascurate. Non faticherete nel trovare quel silenzio meraviglioso che regna nelle montagne non sfruttate dagli impianti turistici. L’interesse dell’escursione è duplice: godrete innanzi tutto di un panorama grandioso esteso al Gruppo dell’Adamello nonché al sottostante Lago di Ledro per chi raggiungerà la vetta del Tomeabrù. L’altro elemento d’interesse è dato dai numerosissimi resti della prima guerra mondiale ancora presenti lungo la linea del crinale. Sono ancora perfettamente osservabili camminamenti, gallerie, trincee e caverne artificiali come in un grande museo a cielo aperto. La zona era infatti il confine tra l’Impero Austro Ungarico e il Regno d’Italia. Nel complesso è un’escursione senz’altro raccomandabile nella bella stagione con particolare riferimento all’ultima parte della primavera e all’inizio dell’estate potendo godere di una meravigliosa flora d’alta montagna a poca distanza dal Lago di Garda. L’escursione in breve: Parcheggio presso Malga Trat (m 1450) – Malga Trat (m 1502) – Bocca di Trat (m 1582) – Rifugio Nino Pernici (m 1601) – Bocca Savàl (m 1740) – Bochét de Carét (m 1807) – Dos da Trat (m 1840) - Bochét de Carét (m 1807) – Monte Caret (m 1793) – Monte Tomeabrù (m 1732) – Malga Savàl (m 1692) – Bocca Savàl (m 1740) – a ritroso fino alla partenza. Dati tecnici: Partenza dal parcheggio presso Malga Trat (m 1450): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Bochét de Carét, assente nella deviazione alle tre cime. Dislivello assoluto: m 390. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Chi proviene da Riva del Garda risale la Val di Ledro raggiungendo e superando l’omonimo lago. Si prosegue in direzione di Bezzecca. Poco prima del centro del paese si volge a destra per risalire la poco conosciuta Val di Concei. Guadagniamo la piccola frazione di Lenzumo dove troviamo le indicazioni per il Rifugio Nino Pernici. Una stretta stradina di montagna, in ogni caso asfaltata, permette di salire per 7 km lungo il boscoso pendio. L’ultimo breve tratto si sviluppa su fondo naturale ma comunque ben percorribile sino al divieto di transito che proibisce l’ulteriore proseguo posizionato a meno di 15 minuti di cammino dalla Malga Trat (m 1450). Lasciamo l’automobile ai lati della strada. Descrizione del percorso: Camminiamo lungo il proseguo, chiuso al traffico, della strada a fondo naturale. L’ambiente, prevalentemente boschivo, non impedisce ottimi scorci in direzione della vicina struttura rocciosa della Mazza di Pichea mentre verso occidente si osserva l’inconfondibile sagoma del Monte Cadria, massima elevazione delle Alpi di Ledro. In moderata salita guadagniamo, dopo circa 15 minuti di marcia, Malga Trat (m 1502) dove ha termine la forestale. Ignoriamo il sentiero 435 che si separa a destra scegliendo invece di proseguire in direzione della Bocca di Trat. Un bel sentiero nel bosco risale il pendio, dapprima in moderata pendenza quindi in piano, raggiungendo comodamente la sella (m 1582 – ore 0,20 da Malga Trat – ore 0,35 dalla partenza). Il panorama che si apre verso sinistra, sulla prominente Mazza di Pichea, appare grandioso per via delle rupi e delle pareti calcaree che ne caratterizzano il fianco meridionale. La Bocca di Trat è inoltre un importante crocevia di sentieri. Volgiamo a destra raggiungendo il vicino, già ben visibile, Rifugio Nino Pernici (m 1601), ottimo punto d’appoggio aperto e gestito nella bella stagione. Il terrazzo davanti al rifugio offre un magnifico paesaggio con in vista la piana in cui è presente Arco di Trento sovrastata dal Monte Stivo e dal Bondone. Più distante appare, verso nord, la Paganella mentre verso oriente si osserva la Lessinia e il Gruppo di Cima Carega. Il nostro cammino procede oltre il rifugio seguendo lo splendido sentiero (segnavia 413) che si sviluppa verso meridione. Passiamo ai piedi di una rupe strapiombante in ambiente assolato quindi rientriamo nel bosco con il percorso che resta per gran parte in debole pendenza. Cominciano ad aprirsi, nella vegetazione, nuovi scorci sulle montagne circostanti con in evidenza, alle spalle, il culmine del Corno di Pichea a coprire parzialmente le Dolomiti di Brenta. Nel proseguo usciamo dal bosco di faggio potendo procedere in ambiente prativo e soleggiato sin dal mattino grazie alla favorevole esposizione verso oriente. Di fronte a noi osserviamo la possente struttura che caratterizza Cima Parì a coprire parzialmente Cima Sclapa, di poco più bassa e posizionata a sinistra della precedente. In una giornata tersa l’ambiente è meraviglioso con la possibilità di camminare con poca fatica grazie ai dislivelli minimi che caratterizzano questo settore di sentiero. Le uniche attenzioni da prestare sono legate agli ultimi 15 minuti di cammino prima di accedere alla Bocca Savàl. Il tracciato diviene progressivamente più stretto seppure in assenza di qualsiasi passaggio di arrampicata. Il pendio prativo lascia spazio sulla destra ad alcune rupi strapiombanti a sovrastare il sentiero; sulla sinistra precipita un pendio estremamente ripido al punto da divenire un po’ esposto specie per chi non ha piede fermo. Da rilevare le magnifiche fioriture, a fine primavera, di Primula Orecchia d’orso (Primula auricula) presenti sulle rocce. Con fondo asciutto non vi sono ad ogni modo particolari difficoltà con il paesaggio sulle Dolomiti di Brenta ora più ampio e completo. Si ripete la vista verso l’orizzonte orientale sino ad osservare il Gruppo di Cima Carega che appare innevato fino ad inizio estate. La frazione lievemente esposta impegna per pochi minuti sino ad accedere ad una vasta conca erbosa sovrastata a destra da una rupe con vecchi muri e resti di trincee risalenti al primo conflitto mondiale. Nel mezzo del valloncello prativo guadagniamo un importante biforcazione con cartelli (m 1721 – ore 0,50 dal Rifugio Pernici – ore 1,25 dalla partenza). Il segnavia 413 procede verso sinistra in direzione di un villaggio militare abbandonato per poi traversare le pendici settentrionali di Cima Parì. Nel nostro caso volgiamo a destra sul sentiero 454. Bastano meno di 5 minuti per guadagnare l’ampia sella erbosa della Bocca Savàl con cartello riportante il toponimo (m 1740 – ore 1,30 dalla partenza). Siamo ad un ulteriore crocevia, ancora una volta ben segnalato dai cartelli escursionistici. Di fronte a noi procede in discesa il sentiero 454 in direzione della già ben visibile Malga Savàl mentre sulla sinistra tracce scarsamente segnate ma facilmente intuibili risalgono il ripido pendio che conduce alla Cima Parì. Nel nostro caso volgiamo invece a destra sul segnavia 435. Si tratta di una marcata striscia di sentiero che rimonta i dossi prativi soprastanti guadagnando senza alcuna difficoltà il marcato Bochét de Carét (m 1807 – cartello con toponimo - ore 0,20 dalla Bocca di Savàl – ore 1,50 dalla partenza). Si tratta di una selletta posta lungo il crinale che unisce il Dos da Trat al Monte Caret. Il paesaggio che si apre a sorpresa verso ovest, nordovest appare di grandiosa imponenza permettendo una spettacolare visione del gruppo dell’Adamello con la piramide rocciosa del Carè Alto e della Presanella. Possiamo ora abbandonare il sentiero segnato che calerebbe verso Malga Trat per andare ad esplorare il crinale che conduce al Dos da Trat. Seguiamo pertanto le tracce che si sviluppano verso destra mantenendo nella sostanza il filo di cresta. La via non è obbligata, il percorso è libero e senza segnavia ma, occorre rimarcarlo, non vi è proprio alcuna difficoltà trattandosi di un crinale ampio e in pendenza molto moderata. Una lunga trincea, risalente ancora una volta al primo conflitto mondiale, segue proprio la linea spartiacque e non vi sono problemi nel camminare subito a sinistra o a destra del solco artificiale. Continuiamo nel contempo a godere di una vista di incredibile ampiezza aperta su gran parte dei principali gruppi del Trentino meridionale. Oltre ai massicci prima indicati si scorgono anche, verso occidente, le principali vette della zona del Passo Croce Domini. Nello specifico osserviamo il Cornone di Blumone e il Monte Frerone che appaiono subito a sinistra e parzialmente nascosti dalla sagoma del vicino Monte Cadria. In breve e senza alcun ostacolo raggiungiamo il culmine del Dos da Trat (m 1840 – ore 0,10 dal Bochét de Carét – ore 2 dalla partenza). Il panorama di vetta appare immenso, interrotto solo in parte dalla prospiciente Cima Parì. Osserviamo il proseguo del crinale in direzione del Dos Seaoi e del Corno di Trat mentre più a sinistra appare l’intera testata della Val Concei dominata dal Monte Cadria. Sullo sfondo appaiono nuovamente le Dolomiti di Brenta e la Paganella mentre ravvicinato appare il Monte Stivo e il Monte Creino. L’escursione prosegue tornando a ritroso sino al Bochét de Carét (m 1807 – ore 0,10 dal Dos da Trat). Ignoriamo il sentiero 435 che attraversa il valico proseguendo invece, su percorso libero ed intuitivo, lungo il crinale che si sviluppa verso meridione. La traccia di sentiero non è per nulla faticosa in quanto asseconda i deboli saliscendi di cresta su facile fondo prativo o terroso. Brevi frazioni ricalcano i resti di trincee e camminamenti di guerra. Cominciamo a scorgere, a grande distanza, l’estremità meridionale del Lago di Garda. Davanti a noi compare inoltre Monte Caret, facilmente riconoscibile per la presenza di una croce bianca sul punto più alto. In ambiente aperto e luminoso ne guadagniamo, senza fatica, il punto più alto (m 1793 – ore 0,15 dal Bochét de Carét – ore 2,25 dalla partenza). Si tratta di un punto panoramico di prim’ordine sulla parte superiore della Val di Ledro con il paese di Bezzecca mentre verso nord torniamo ad osservare la frazione di cresta appena percorsa. Tra quest’ultima e Cima Parì si apre la bella conca verdeggiante che accoglie Malga Savàl. Possiamo ora procedere oltre il Monte Caret in direzione dell’ultima cima prevista per questa escursione: si tratta del Monte Tomeabrù. Per guadagnarne la sommità procediamo grosso modo lungo il crinale camminando ancora una volta a sinistra della lunga trincea che fu costruita dagli austro ungarici. Sulla destra notiamo sempre l’alta Val di Ledro mentre nuovi orizzonti si schiudono ai nostri occhi verso oriente con in evidenza la lunga dorsale del Monte Baldo che appare a sinistra di Cima Parì. Nel proseguo il crinale diviene impervio; lo abbandoniamo debordando sul versante sinistro dove una bella traccia guida nel prato evitando ogni difficoltà. Il tracciato non è segnato e in alcuni punti sono presenti più possibilità. Si procede comunque “a vista” senza timore di perdere l’orientamento avendo davanti a noi il riferimento ormai vicino della vetta. Il punto più alto è piuttosto anonimo non essendovi cartelli né riferimenti, eppure si tratta di uno scorcio panoramico straordinario (m 1732 – ore 0,10 da Monte Caret – ore 2,35 dalla partenza). Si tratta di una delle migliori posizioni per dominare dall’alto le acque del Lago di Ledro che appare illusoriamente diviso in due parti. Baste procedere in discesa per poche decine di metri oltre la cima per osservare il lago quasi per intero. In una giornata tersa è una visione appagante arricchita ancora una volta dalle quinte montuose della dorsale Cima Parì – Cima Sclapa – Cima d’Oro a coprire le lontane cime delle Piccole Dolomiti Vicentine oltre a dominare la Val di Ledro e la parte inferiore della Val Concei. In lontananza occhieggia un piccolo settore del Lago di Garda. Per completare la nostra avventura dobbiamo ora tornare sui nostri passi ricalcando il crinale che dal Monte Tomeabrù sale al Monte Caret. Non risaliamo però quest’ultima cima. Grosso modo a metà crinale tra le due elevazioni abbandoniamo il sentierino di cresta trovando tracce che calano nel pendio alla nostra destra. Muoviamo in direzione della ben visibile Malga Saval che raggiungiamo in discesa tra prati e rada alberatura. Ancora una volta non vi è segnaletica ma non si affronta comunque alcuna difficoltà (m 1692). In coincidenza della malga confluiamo nell’ampio sentiero 454. Lo seguiamo verso sinistra risalendo in pochi minuti alla Bocca Savàl (m 1740 – ore 0,25 dal Monte Tomeabrù – ore 3 dalla partenza). Abbiamo chiuso la parte ad anello del percorso. Il rientro alla partenza segue a ritroso il percorso di andata tornando al Rifugio Pernici e alla Bocca di Trat per poi calare alla partenza per un totale di ore 4,30 di cammino. Cenni sulla flora:
Le Alpi di Ledro sono ben note per la sorprendente ricchezza floristica. Soprattutto la zona del Corno di Pichea è particolarmente ricca di piante endemiche o rare. L’area attraversata dall’escursione appena descritta presenta un numero inferiore di specie ma non per questo è meno interessante e ricca. Segue un estratto delle principali specie osservate in occasione della stesura di questo testo (inizio del mese di giugno). 1) Primula orecchia d’orso (Primula auricula). Inconfondibile per le sue foglie farinose è presente nelle rocce calcaree strapiombanti che sovrastano il sentiero poco prima della Bocca Savàl. 2) Asfodelo montano (Asphodelus albus) nei prati che precedono la Bocca Savàl. 3) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie. E’ presente nel tratto compreso tra il Rifugio Pernici e Bocca Saval. 4) Erba milza comune (Chrysosplenium alternifolius), nel tratto boschivo compreso tra Maga Trat e Bocca di Trat. 5) Genziana di Clusius (Gentiana clusii) 6) Genziana maggiore (Genziana lutea) nei prati che precedono la Bocca Savàl. 7) Genzianella (Gentiana verna) 8) Vedovella alpina (Globularia nudicaulis) 9) Biscutella montanina (Biscutella leavigata) 10) Cicerchia primaticcia (Lathyrus vernus) 11) Bugola (Ajuga reptans) 12) Erica carnea (Erica carnea) 13) Croco (Crocus vernus) 14) Rosa di Natale (Helleborus niger) 15) Orchidea maschia (Orchis mascula) nei prati che precedono la Bocca Savàl. 16) Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata) presso Malga Savàl. 17) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) presente in grande quantità subito dopo il Rifugio Pernici procedendo verso Bocca Saval. 18) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) 19) Primula maggiore (Primula elatior) 20) Narciso selvatico (Narcissus poeticus) 21) Anemone gialla (Anemone ranuncoloides) 22) Uva di volpe (Paris quadrifolia) 23) Pepe di monte (Daphne mezereum) presso Bocca Savàl. 24) Farfaro (Tussilago farfara) 25) Soldanella alpina (Soldanella alpina) 26) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 27) Acetosella (Oxalis acetosella) 28) Acino alpino (Acinos alpinus) 29) Arabetta alpina (Arabis alpina) 30) Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens) 31) Viola gialla (Viola biflora) 32) Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris) 33) Silene dioica (Silene dioica) 34) Fragolina di bosco (Fragaria vesca) 35) Dentaria a cinque foglie (Cardamine pentaphyllos) 36) Cipollaccio fistoloso (Gagea fragifera)
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