Pizzo Arera

PIZZO ARERA (m 2512)

Il Pizzo Arera è un’imponente, massiccia montagna della regione prealpina orobica caratterizzata da grandi pareti e affioramenti di roccia calcarea chiara. A cavallo tra le valli Seriana e Brembana è posto in posizione relativamente isolata concedendo, di conseguenza, un grandioso panorama aperto in particolar modo sulle Alpi Retiche. L’ascensione non offre particolari difficoltà fin verso i 2400 metri; solo nella frazione sommitale si scavalca un angusto spacco attrezzato con pioli e funi metalliche da superarsi con attenzione e piede fermo, caratteristiche proprie dell’escursionista esperto. La zona è di grande interesse botanico grazie alla notevole concentrazione di specie endemiche che trovano in queste rupi un habitat ideale. In coda alla descrizione trovate ulteriori informazioni in merito. Nel pianificare questa escursione scegliete ovviamente la stagione estiva tenendo conto della facilità con cui le nebbie che salgono dalla pianura avvolgono la cima. Le condizioni migliori per effettuare l’ascensione sono quelle che vedono il vento soffiare da nord lasciando la fascia prealpina al riparo dalla nuvolosità per effetto del vento di föhn.

L’escursione in breve:

Parcheggio Alpe Arera (m 1590) – Rifugio Capanna 2000 (m 1975) – Pizzo Arera (m 2512) – Rifugio Capanna 2000 (m 1975) – Passo Gabbia (m 2080) – ghiaioni del Mandrone.

Dati tecnici:

Partenza dal Parcheggio Alpe Arera (m 1590): Difficoltà: EE (T sino al Rifugio Capanna 2000 salendo con la forestale, E utilizzando il sentiero; E dal rifugio fin verso i 2400 metri; EE il tratto sommitale con una frazione attrezzata; E la frazione compresa tra il Rifugio Capanna 2000 e i ghiaioni del Mandrone). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 922. Acqua sul percorso: assente ma con il Rifugio Capanna 2000 come ottimo punto d’appoggio aperto nella bella stagione.

Accesso alla partenza:

Partendo da Bergamo si risale la Val Brembana sino al bivio, subito oltre il paese di Zogno, dove volgiamo a destra. Rimontiamo la Val Seriana superando il paese di Oltre il Colle. Raggiunta la frazione di Zambla Alta abbandoniamo il proseguo della strada per volgere a sinistra sulla Via Plassa. Dapprima si cala passando presso un campeggio quindi si riprende quota raggiungendo lo spiazzo non asfaltato dove ha termine la frazione percorribile in auto (Parcheggio Alpe Arera). La partenza può essere raggiunta in alternativa dalla Val Seriana. Si risale la valle fin quasi a Ponte Nossa; prima di entrare nel paese si volge a sinistra lungo la provinciale che risale la Valle del Riso. Superiamo il Colle di Zambla calando alla frazione di Zambla Alta. In uscita dal paese troviamo sulla destra Via Plassa che seguiamo come indicato sopra per raggiungere il parcheggio dove lasciamo l'auto.

Descrizione del percorso:

L’itinerario di salita può essere diviso idealmente in due parti: nella prima si raggiunge il Rifugio Capanna 2000 mentre la seconda parte conduce in vetta seguendo la cresta sudovest della montagna.

La prima frazione risulta essere la più facile: si prosegue oltre il parcheggio su strada bianca chiusa al traffico passando dopo pochi minuti presso la Capanna Coppi. In moderata pendenza proseguiamo salendo tra i prati sino all’evidente biforcazione in coincidenza di un marcato tornante. Tralasciamo il sentiero 237 che si separa a destra in direzione della Cima di Grem mantenendo invece la forestale che volge bruscamente verso sinistra. In lunga diagonale ascendente ci portiamo sino alla spalla che si affaccia sulla profonda Val Vedra. Appare ora ben visibile la sagoma, per lo più rocciosa, del Pizzo Arera. Un ultimo breve strappo e siamo all’alpeggio ove è posto il Rifugio Capanna 2000 (m 1975 – ore 1 dalla partenza), ottimo punto d’appoggio aperto nella bella stagione.

Chi non ama le frazioni su strada sterrata può, in alternativa, raggiungere il rifugio su sentiero. In questo caso, a sinistra del parcheggio posto alla partenza si trova la traccia di sentiero (segnavia 221) che rimonta il soprastante costone erboso. Non vi sono cartelli indicatori, il percorso appare comunque abbastanza evidente salendo tra ampi spazi prativi e con splendido panorama alle spalle in direzione del Monte Alben. Nella parte superiore il percorso si sviluppa parallelo al salto che precipita alla nostra sinistra. Il sentiero confluisce infine nella sterrata in coincidenza della spalla che si affaccia sulla Val Vedra. Il rifugio è ormai ben visibile e lo raggiungiamo in pochi minuti.

Con partenza dal rifugio possiamo ora affrontare la seconda frazione di salita. Lasciamo la costruzione alle spalle raggiungendo, in qualche minuto, una modesta selletta. Ignoriamo il bivio a sinistra: si tratta del celebre “Sentiero dei Fiori”; scegliamo invece di risalire la soprastante cresta sudoccidentale del Pizzo Arera. Il percorso diviene ripido con il sentiero in ogni caso ben evidente in quanto scavato, in questa prima parte, nel manto erboso. Guadagniamo quota con una serie di tornantini lasciando alla nostra sinistra il profondo salto che precipita a nordovest della cresta. Da rilevare il paesaggio circostante con in bella vista importanti vette quali la Cima di Menna e la Cima di Grem.

Superiormente la vegetazione, complice la quota e la ventilazione spesso sostenuta, lascia spazio ad affioramenti di roccia calcarea sempre più frequenti. Il percorso resta facile e ben segnato sfruttando fin dove possibile gli ultimi lembi prativi. Non devono in ogni caso impensierire nemmeno le roccette e le ghiaie del settore superiore in virtù di una pendenza mai eccessiva e di un terreno che non è esposto. A breve distanza dalla cresta la salita lascia spazio ad un traverso che, percorso verso destra, porta rapidamente a monte di un angusto canale inciso tra le rocce. Siamo alla frazione più difficoltosa dell’intera ascensione, il solco deve infatti essere superato per poter procedere verso la vetta. Perdiamo diversi metri calando nel canale ghiaioso. Risaliamo l’opposta parete rocciosa sfruttando le attrezzature metalliche fisse che permettono, anche agli escursionisti esperti, di salire in vetta. Una balza verticale alta alcuni metri è scavalcata grazie alla presenza di alcuni pioli e ganci metallici che hanno sostituito la vecchia scaletta in ferro che per anni aveva caratterizzato il salto. Proseguiamo con le funi metalliche che guidano sulla cengetta a destra sino all’uscita dal tratto attrezzato. Restano gli ultimi 100 metri circa di dislivello salendo su fondo roccioso non difficile ma che richiede, in qualche breve passaggio, l’uso delle mani. Senza ulteriori difficoltà accediamo infine all’esile pianoro di vetta (m 2512 – ore 2,30 dalla partenza). Spettacolare il panorama di vetta aperto sulle Alpi Retiche ed esteso nei giorni più limpidi ai ghiacciai del Bernina. Il rientro avviene a ritroso prestando ancora una volta molta attenzione al tratto attrezzato per un totale di ore 4,30 di cammino.

Agli amanti della flora alpina consigliamo vivamente un’ulteriore digressione che permette di osservare un gran numero di specie floreali endemiche, tutte concentrate in uno spazio relativamente limitato. Si tratta di rientrare a ritroso sino alla selletta che precede di qualche minuto il rientro al Rifugio Capanna 2000. Si abbandona il sentiero già descritto per volgere a destra lungo il “Sentiero dei Fiori”. Il nome del percorso è già, di per sé, emblematico. Non è necessario percorrerlo completamente: in un solo giorno, dopo l’ascesa al Pizzo Arera, sarebbe forse troppo lungo. E’ comunque sufficiente arrivare alla conca del Mandrone per ammirare moltissime piante rare. Nella prima parte il sentiero traversa con deboli dislivelli tra prati aridi con magnifiche fioriture di Allium insubricum, Campanula raineri e, sulle rocce, di Minuartia grignensis. Guadagniamo infine la stretta incisura del Passo Gabbia (m 2080). Il sentiero prosegue calando molto ripidamente per una scarpata con magnifico panorama in direzione della Corna Piana, montagna dall’aspetto quasi dolomitico. Il sentiero torna a svilupparsi in falsopiano traversando sotto una serie di poderosi strapiombi sino a raggiungere i grandi ghiaioni del Mandrone (ore 0,45 dal Rifugio Capanna 2000) dove un occhio attento rileverà la rara Linaria tonzigii. Nel nostro caso siamo rientrati a ritroso, appagati dall’incredibile ricchezza botanica. Gli instancabili potranno proseguire lungo il Sentiero dei Fiori guadagnando il Passo Branchino. Limitandosi ai ghiaioni del Mandrone si aggiunge circa un’ora e mezza di percorso all’ascensione al Pizzo Arera portando a 6 ore circa il percorso complessivo. Altre piante osservabili lungo questo percorso le trovate indicate nel paragrafo che segue, relativo alla flora della zona.

Cenni sulla flora:

E’ impossibile parlare del Pizzo Arera senza accennare alla straordinaria flora alpina che ne caratterizza i pendii e il circondario. Pochi itinerari, nella fascia prealpina insubrica, presentano un’analoga ricchezza floristica. In particolar modo crescono in quest’area una serie di piante “endemiche” ovvero uniche al mondo e specifiche di questa speciale zona, alcune delle quali particolarmente belle e rare. A cosa è dovuta questa straordinaria abbondanza di specie endemiche? Si suppone che all’epoca delle glaciazioni alcune aree prealpine, fra le quali la zona del Pizzo Arera, non siano state sommerse dai ghiacci fungendo così da “rifugio” per diverse specie sopravvissute in queste aree fino ad oggi. Sembra altrettanto probabile che l’isolamento di queste cime, attorno alle quali scendevano grandi ghiacciai, abbia favorito il mutamento delle specie per sopravvivere ai rigori del clima rendendole infine uniche ed esclusive avendo sviluppato nuove specifiche caratteristiche. All’epoca del disgelo queste entità, ormai mutate in forme endemiche, si rivelarono incapaci di incrociarsi con altre piante congeneri favorendone l’isolamento e quindi l’unicità. Come ultimo elemento è bene accennare alle particolari condizioni ecologiche presenti in questo settore delle Prealpi lombarde caratterizzate da un substrato calcareo – dolomitico invece che siliceo come avviene nelle Alpi più interne oltre ad un clima maggiormente piovoso e umido rispetto al crinale alpino. Queste condizioni “anomale” hanno senz’altro favorito l’isolamento al quale abbiamo accennato poco fa con il conseguente sviluppo di stirpi locali.

Segue ora una breve lista delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta nell’ultima decade di luglio con una distinzione tra le piante endemiche e quelle che non lo sono.

Endemismi lungo la via normale al Pizzo Arera.

1)     Campanula dell’Arciduca (Campanula raineri). Bellissimo endemismo insubrico con areale esteso principalmente tra il Lago di Como e le Valli Giudicarie. Il fiore, di colore azzurro chiaro e di notevoli dimensioni, è un magnifico adornamento per le rocce; la pianta colonizza infatti le fessure delle rupi e, più di rado, i macereti a substrato calcareo. E’ il caso di questo percorso dove possiamo ammirarne diversi esemplari nel tratto compreso tra il Rifugio Capanna 2000 e la vetta. La fioritura è piuttosto ritardata, solitamente tra fine luglio e fine agosto.

2)     Primula lombarda (Primula glaucescens); endemismo delle Prealpi calcaree lombarde inconfondibile per i fiori con petali di colore tra il rosso e il porporino e per le foglie acute e coriacee. La fioritura è anticipata ed è immediatamente successiva alla fusione della neve. Talvolta, presso i nevai, si possono rilevare fioriture posticipate (anche in luglio).

3)     Sassifraga di Host (Saxifraga hostii subsp.rhaetica), endemica delle Alpi Centro Orientali con foglie riunite in dense rosette e con fiori bianchi punteggiati di rosso o di violetto.

4)     Silene di Elisabetta (Silene elisabethae). Uno degli endemismi insubrici più belli per via della corolla grande ed appariscente di colore rosa – porporino. Si tratta di un endemismo insubrico con areale compreso tra le Grigne e il gruppo Tremalzo – Tombea. Lungo il percorso descritto appare con diversi esemplari nei prati aridi a monte del Rifugio Capanna 2000.

5)     Viola di Duby (Viola dubyana). Endemica del settore compreso tra le Grigne e il Lago di Garda, si distingue agevolmente dagli altri tipi di viola per le due caratteristiche macchie scure ai lati della fauce giallo dorata.

6)     Erba regina (Xerolechia speciosissima); bellissimo endemismo insubrico caratterizzato da grandi ed appariscenti capolini gialli, tipico delle rupi e, più raramente, dei macereti a fondo calcareo. Putroppo i fiori sono stati in passato depredati per il loro aspetto molto attraente, pertanto è bene evitare di raccoglierli trattandosi di una pianta unica al mondo. Diverse piante sono osservabili salendo dalla partenza al Rifugio Capanna 2000 con il sentiero 221.

Altri endemismi osservati lungo il Sentiero dei Fiori tra il Rifugio Capanna 2000 e i ghiaioni del Mandrone:

 1)     Sassifraga di Vandelli (Saxifraga vandellii). Raro endemismo insubrico con areale esteso tra il Lago di Como e le Valli Giudicarie. Tipiche sono le foglie lanceolate, coriacee e pungenti mentre la fioritura, di solito anticipata (giugno), è caratterizzata da fiori a 5 petali bianchi.

2)     Millefoglio di Clavena (Achillea di Clavena); endemismo alpico – dinarico inconfondibile per le sue foglie di colore grigio argenteo.

3)     Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

4)     Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis), subendemica dell’arco alpino, ama le rupi e i pendii a fondo calcareo.

5)     Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana), endemica delle Alpi Orientali.

6)     Caglio del Pizzo Arera (Galium montis-arerae). Raro endemismo insubrico con areale limitato a poche aree delle Prealpi Bergamasche e Bresciane dal Monte Pregherolo alla Concarena. Lungo il percorso descritto è presente nei ghiaioni della primissima parte del Sentiero dei Fiori a breve distanza dal Rifugio Capanna 2000.

7)     Minuartia delle Grigne (Minuartia grignensis). Cona areale compreso tra le Grigne e la Val Seriana è un endemismo insubrico delle rupi rocciose. E’ presente ad esempio sulle pareti strapiombanti a monte del Sentiero dei Fiori nella frazione che precede i ghiaioni del Mandrone.

8)     Aglio insubrico (Allium insubricum). Raro endemismo con areale compreso tra le Grigne e la Val Trompia. Nel tratto compreso tra il Rifugio Capanna 2000 e il Passo Gabbia è presente con sorprendente abbondanza.

9)     Linaiola bergamasca (Linaria tonzigii). Si tratta di un endemismo ad areale straordinariamente ristretto, limitato a poche montagne calcaree della bergamasca. E’ presente ad esempio, con diversi esemplari, nei ghiaioni mobili del Mandrone.

10)  Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium), endemica delle Alpi, è facilmente reperibile nei ghaioni mobili.

11)     Minuartia austriaca (Minuartia austriaca). Endemismo delle Alpi Orientali presente nei macereti e nei ghiaioni.

Altre piante non endemiche osservate lungo la via normale al Pizzo Arera:

1)     Napello (Aconitum napellus)

2)     Camedrio alpino (Dryas octopetala)

3)     Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp.rhaeticum)

4)     Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

5)     Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia)

6)     Iberidella alpina (Hornungia alpina)

7)     Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

8)     Genziana alata (Gentiana utriculosa)

9)     Astro alpino (Aster alpinus)

10)  Nigritella comune (Nigritella nigra)

11)  Genziana purpurea (Gentiana purpurea) nei prati presso il Rifugio Capanna 2000.

12)  Giglio martagone (Lilium martagon)

13)  Raponzolo orbiculare (Phyteuma orbicularis)

14)  Stella alpina (Leontopodium alpinum)

15)  Astranzia maggiore (Astrantia major)

16)  Fiordaliso rapontico (Rhaponticum scariosum) lungo il sentiero 221 nei prati a monte del parcheggio Alpe Arera.

17)  Cardo zampa d’orso (Cirsium erisithales) poco a valle del Rifugio Capanna 2000.

Altre piante non endemiche osservate lungo il Sentiero dei Fiori tra il Rifugio Capanna 2000 e i ghiaioni del Mandrone:

1)     Primula orecchia d’orso (Primula auricula)

2)     Doronico dei macereti (Doronicum grandiflorum)

3)     Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

4)     Acino alpino (Acinos alpinus)

5)     Valeriana montana (Valeriana montana)

6)     Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

7)     Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

8)     Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

9)     Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia)

10)  Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

11)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

12)  Poligono bistorta (Polygonum bistorta)

13) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

14)  Tajola comune (Tofieldia calyculata)

15)  Silene rigonfia (Silene vulgaris)

16)  Viola gialla (Viola biflora)

17)  Silene delle fonti (Silene pusilla)

18)  Bupleuro delle rocce (Bupleurum petraeum)

19)  Atamanta comune (Athamanta cretensis)

20)  Peverina latifoglia (Cerastium latifolium)

21)  Pedicolare spiralata (Pedicularis gyroflexa)

22)  Erba lucciola maggiore (Luzula nivea)

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