Cocca - Cima Mughera - Zenone

MONTE COCCA (m 997)

CIMA MUGHERA (m 1274)

MONTE ZENONE (m 1424)

Sono numerose le cime nel Parco dell’Alto Garda Bresciano a vivere di un anonimato pressoché totale. La salita al Monte Zenone appartiene a questa categoria eppure l’itinerario di salita è senz’altro alla portata di ogni buon escursionista. Si tratta di una camminata in ambiente appartato ma ricco d’interesse. Notevole appare il panorama di vetta, esteso ad un settore del lago di Garda e alla catena del Monte Baldo. Altrettanto rilevante è la ricca flora alla quale faremo riferimento in coda alla descrizione compresi fra l’altro alcuni rari endemismi. Consigliamo l’ascesa soprattutto tra aprile e maggio oppure in autunno evitando estate ed inverno con i loro estremi legati rispettivamente alle temperature troppo alte e all’innevamento talvolta molto consistente. Cima Mughera e Monte Cocca sono elevazioni secondarie che si raggiungono con brevi digressioni dal sentiero principale; possono quindi essere omesse dal tracciato per chi si accontenta di raggiungere il Monte Zenone. Considerato tuttavia il poco sforzo necessario per conquistarne la sommità ne consigliamo comunque il raggiungimento rendendo l’escursione ancora più completa.

L’escursione in breve:

Polsone (m 630) – Cascina Angeletto (m 637) – Bocca Cocca (m 966) – Monte Cocca (m 997) – Bocca Cocca (m 966) – Sella degli Egoli (m 1250) – Cima Mughera (m 1274) – Sella degli Egoli (m 1250) - Monte Zenone (m 1424)

Dati tecnici:

Partenza da Polsone (m 630): Difficoltà: complessivamente E (T sino alla casa in legno a quota m 1150; E nella frazione successiva; EE la breve deviazione alla Cima Mughera) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nella breve digressione dalla Sella degli Egoli alla Cima Mughera. Dislivello assoluto: m 794. Acqua sul percorso: assente

Accesso:

Per chi proviene da nord: Si accede alla partenza da Limone sul Garda. Si abbandona la SS 45 bis “Gardesana Occidentale” volgendo sulla SP 115 in direzione di Tremosine. Si superano una serie di piccole frazioni: Bassanega, Ustecchio, Voltino e Vesio. Raggiunto quest’ultimo paese si procede sulla SP 38 sfiorando la frazione di Voiandes. Procediamo sino a un doppio incrocio. Ignoriamo il bivio a sinistra con indicazioni per Pieve, Pregasio e Sermerio. Pochi metri oltre troviamo un’ulteriore biforcazione questa volta sulla destra. Si tratta della Via San Michele con cartelli indicanti l’Eremo di San Michele e il Passo Tremalzo. Possiamo lasciare l’automobile in coincidenza dell’incrocio (località Polsone – m 630) in quanto il cammino si sviluppa proprio lungo la Via San Michele.

Per chi proviene da sud: Chi arriva da Salò seguirà verso nord la Statale 45 bis “Gardesana Occidentale” che rimonta la sponda bresciana del Lago di Garda. Superiamo il paese di Gargnano quindi affrontiamo una serie di gallerie che permettono di procedere lungo tratti di costa caratterizzati da rocce a picco. All’uscita dalla “Galleria dei ciclopi” abbandoniamo la statale per volgere a sinistra lungo la provinciale 38 con indicazioni per Tignale. Procediamo per diversi km superando alcune frazioni; nello specifico tocchiamo i paesi di Oldesio, Gardola e Prabione quindi proseguiamo in ambiente boschivo sino a raggiungere il doppio incrocio a cui abbiamo fatto riferimento sopra. Via San Michele questa volta si separa sulla sinistra.

Descrizione del percorso:

Seguiamo per un breve tratto la strada stretta ma aperta al traffico che conduce all’Eremo di San Michele. È una breve frazione in piano, tra verdeggianti prati, sino a toccare la Cascina Angeletto (m 637). Presso la struttura abbandoniamo il proseguo della strada volgendo sull’ampia mulattiera che si separa a destra con cartello indicante Cocca a ore 1,30 di distanza (segnavia 168).

Un breve tratto tra i prati e siamo ad un’ulteriore biforcazione sempre ben indicata dai cartelli: tralasciamo la calata a destra per Polsone procedendo verso Cocca. Andiamo ora ad affrontare la comoda salita, per lo più nel bosco, che conduce alla Bocca Cocca. Il tracciato è uno stradello forestale a fondo naturale che rimonta in moderata pendenza il pendio boscato. Dopo una prima parte immersa nel folto cominciano a manifestarsi alcuni scorci panoramici sulla sottostante Valle di San Michele e sulle montagne circostanti. Proseguendo nella salita le aperture si fanno più ampie con il percorso che muove deciso verso nordest. Le pendici circostanti appaiono selvagge e nascoste a contrastare con l’ambiente fortemente antropizzato del non lontano Lago di Garda. Se non fosse per la presenza di alcuni tralicci dell’alta tensione non vi sarebbe rilevante traccia umana; proprio per questa ragione sorprende eseguire la salita su mulattiera ampia e ben tracciata di probabile origine militare. In breve ci portiamo poco sotto la marcata Bocca Cocca dove i cartelli escursionistici segnalano la deviazione a sinistra per il Monte Zenone. Vale la pena tuttavia di eseguire una breve digressione per guadagnare il Monte Cocca andando ad ammirare il primo grande panorama dell’escursione. Si tratta pertanto di ignorare la deviazione per il Monte Zenone procedendo in rapida salita sino al marcato quadrivio in coincidenza della Bocca Cocca (m 966 – ore 0,50 dalla partenza). In coincidenza della sella si separa a sinistra il proseguo del sentiero 169 mentre a destra cala ripido il tracciato per Vesio contrassegnato dal n° 172. Ancora più a destra notiamo una sterrata non segnata: scegliamo questa direzione sfiorando in breve salita una vecchia casa fatiscente. Subito oltre siamo sulla cima del Monte Cocca (m 997 – ore 1 dalla partenza).

Sebbene si tratti di un’elevazione secondaria il paesaggio è molto interessante grazie all’alberatura che si dirada lasciando spazio ad una bella visione della parte centrale del Monte Baldo oltre al Monte Altissimo di Nago e ad un piccolo tratto del Lago di Garda. Verso nord intravediamo la cima del Monte Stivo mentre volgendo ulteriormente verso sinistra si scorge Cima Parì nell’ambito delle Alpi di Ledro.  Dopo una meritata sosta rientriamo a ritroso dapprima alla Bocca Cocca quindi al sottostante bivio per Monte Zenone dove muoviamo in direzione di quest’ultima possibilità seguendo il segnavia 168.

La mulattiera procede affrontando dapprima una frazione con fondo detritico posta alla base di alcuni caratteristici torrioni calcarei. Subito oltre troviamo una grande apertura sulla sinistra con il panorama che si apre suggestivo in direzione del Monte Baldo e della non distante cupola del Monte Cas. Soprattutto in primavera, quando la neve ricopre le cime più alte, la vista è avvincente ed appagante. Il proseguo offre ulteriori scorci panoramici con il Lago di Garda che diviene osservabile per un ampio settore grazie alla maggiore altitudine. La mulattiera transita sotto un evidente traliccio dell’alta tensione quindi, poco oltre, sfiora le rovine di una vecchia casa. Sempre nel bosco proseguiamo sino al bivio a destra per una già visibile casetta di legno (m 1150). Ignoriamo la deviazione mantenendo il tracciato che da mulattiera si riduce improvvisamente a sentiero a termine della frazione più comoda. Su percorso ora stretto ma sempre ben segnato tagliamo il versante meridionale del pendio in un ambiente che comincia ad essere caratterizzato da guglie e affioramenti rocciosi. Incontriamo una galleria scavata nella roccia all’epoca del primo conflitto mondiale. Il tunnel è breve e alla sua uscita abbiamo uno spettacolare scorcio in direzione del Lago di Garda. Si fra ardito il tracciato, ricavato scavando la parete e con rupi e guglie strapiombanti a caratterizzare l’ambiente. Un occhio attento potrà notare, nel mese di maggio, la spettacolare fioritura della Dafne delle rocce ad adornare di fiorellini rosa le rupi pareti verticali. Il sentiero risulta a tratti un po’ esposto sul salto alla sinistra, ma nonostante l’assenza di protezioni il percorso resta abbastanza ampio da non creare problemi ad un medio escursionista. Aggiriamo verso destra un grande paretone calcareo quindi passiamo sotto la volta di una seconda brevissima galleria artificiale. Segue un breve tratto in moderata salita quindi guadagniamo la Sella degli Egoli (m 1250 – ore 2 dalla partenza). Il toponimo della sella non è indicato da alcun cartello ma la posizione è ben riconoscibile in quanto il sentiero raggiunge il crinale con grandioso panorama verso il Monte Altissimo di Nago. É inoltre ben visibile la dorsale di Cima Parì, Cima Sclapa e Cima d’Oro.

Sulla destra siamo sovrastati dalla vicinissima sommità di Cima Mughera; vale senz’altro la pena d’eseguire la breve digressione che permette di guadagnarne la vetta scegliendo l’evidente traccia che si separa dalla sella verso destra. Basta qualche minuto per salire in cima sebbene non vi sia segnaletica. Non si rilevano infatti difficoltà d’orientamento in quanto si ricalca grosso modo il filo di crinale prestando attenzione alla traccia un po’ esposta sul salto alla nostra destra. Con cautela siamo sul punto più alto (m 1272 – ore 0,05 dalla Sella degli Egoli). Si tratta di un eccellente punto panoramico esposto verso est sulle acque del Garda mentre verso nordovest ammiriamo la nostra prossima meta: il Monte Zenone.

Rientriamo a ritroso, in qualche minuto, sino alla Sella degli Egoli andando a riprendere il sentiero segnato che seguiamo verso destra (sinistra per chi sale da Bocca Cocca senza eseguire la digressione alla Cima Mughera). Per un breve tratto siamo in cresta quindi guadagniamo l’ultimo importante bivio dell’escursione. Abbandoniamo il proseguo del segnavia 168 in direzione della Bocchetta di Nansesa per passare sulla traccia a destra con cartello indicante il Monte Zenone a mezz’ora di marcia.

La traccia è un po’ esile e a tratti non molto evidente ma nel complesso non vi sono grosse difficoltà, specie se il tempo è buono e il fondo è asciutto. L’alberatura, a tratti molto rada, permette una vista sempre più vasta ed avvincente con il panorama che si allarga verso i monti Carone, Traversole e Corno Nero. La vista verso il Lago di Garda e il massiccio del Monte Baldo appare grandiosa. Il percorso si riduce a tratti ad un’esile striscia nell’erba ma non vi sono né passaggi esposti né tratti impegnativi su roccia. Tocchiamo il crinaletto discendente dal punto più alto potendoci affacciare sul settore centrale e meridionale del Lago di Garda quindi la cresta, sempre facile ed erbosa, diviene più ampia mentre alla nostra sinistra si erge un’isolata rupe rocciosa. Superata questa frazione compare di fronte a noi, a breve distanza, l’ampia sommità che appare solo parzialmente alberata. Per guadagnare il punto più alto ricalchiamo il crinaletto che si innalza a destra divenendo più stretto ed elegante. Si tratta in effetti di uno spallone prativo molto panoramico con la vista che si estende libera alle nostre spalle. In ultimo il sentierino volge a sinistra sino a guadagnare il caratteristico cippo posto sul punto più alto (m 1424 – ore 0,30 dalla Sella degli Egoli – ore 2,40 dalla partenza).

Il panorama di vetta ancora una volta concede una visione privilegiata di gran parte del Lago di Garda sino ad osservarne la parte meridionale. Nei giorni più tersi la vista si estende verso mezzogiorno includendo parte della Val Padana e il lontanissimo crinale dell’Appennino Tosco Emiliano. La vista è interrotta in minima parte verso occidente per via della presenza di una fitta alberatura. Il rientro avviene a ritroso omettendo naturalmente di eseguire le deviazioni per Cima Mughera e Monte Cocca per un totale di ore 4,30 di cammino.

Cenni sulla flora:

L’escursione appena descritta si sviluppa per intero nell’ambito del Parco dell’Alto Garda Bresciano, un’ampia area giustamente protetta per l’abbondanza e la biodiversità sia in campo botanico che faunistico. L’intera zona compresa tra il Lago di Garda, la Val di Ledro, le Valli Giudicarie e la Valvestino, nonostante sia impervia e in gran parte isolata, è molto nota agli esperti di botanica per la straordinaria concentrazione di piante endemiche, uniche al mondo, che trovano rifugio negli anfratti e sulle pareti calcaree. Si tratta di un settore che, durante le glaciazioni del quaternario, fu risparmiato dai ghiacci pertanto diverse specie altrove estinte trovarono rifugio proprio in queste aree. Parecchie piante, isolate all’epoca su queste cime, mutarono per resistere alle condizioni climatiche in nuove specie esclusive che ancora oggi sono osservabili con relativa facilità. Non fa eccezione l’itinerario di salita appena descritto. Elenchiamo di seguito alcune tra le specie più facili da riconoscere ribadendo la necessità di rispettare le piante evitando nel modo più assoluto la loro raccolta.

Endemismi:

1)     Dafne delle rocce (Daphne petraea); indubbiamente l’entità più preziosa tra quelle osservabili lungo questo percorso. Nel mese di maggio i cuscinetti della pianta si rivestono di numerosi fiorellini rosa rallegrando e dando vita alle rocce strapiombanti del settore. Cresce spesso in posizioni scomode se non inaccessibili. Lungo il percorso descritto è osservabile nelle pareti rocciose che seguono la prima galleria di guerra salendo in direzione della Sella degli Egoli.

2)     Carice del Monte Baldo (Carex baldensis), inconfondibile per la sua curiosa infiorescenza a spiga di colore bianco. È un endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne ai Monti Lessini e con una presenza secondaria in Engadina. Risulta osservabile con particolare facilità nel tratto di mulattiera che precede Bocca Cocca.

3)     Primula meravigliosa (Primula spectabilis). Caratterizzata da un’appariscente corolla con petali tra il rosso e il violetto, è un endemismo insubrico con areale esteso dalla Val Camonica sino ai monti del Grappa. Lungo questo itinerario è osservabile sui pendii e sulle rocce nel tratto compreso tra le due gallerie di guerra poste tra Bocca Cocca e Sella degli Egoli.

4)     Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa), senz’altro uno degli endemismi più spettacolari delle Alpi Orientali, con areale esteso dalle Grigne in Lombardia sino al Friuli Venezia Giulia e alla Carinzia. È un magnifico ornamento per le rupi calcaree strapiombanti. Lungo il nostro percorso è osservabile su un torrione calcareo che sovrasta il sentiero presente subito oltre Bocca Cocca.

Entità non endemica ma rara:

Viola pennata (Viola pinnata); sebbene presente sull’intero arco alpino è una pianta molto rara, a fioritura precoce, spesso difficile da notare per via delle sue ridotte dimensioni. Nell’ambito del Parco Naturale dell’Alto Garda Bresciano è osservabile in buona quantità. Lungo il percorso descritto è osservabile, ad esempio, presso la Sella degli Egoli e nei tratti compresi tra la Sella e le due vette di Cima Mughera e Monte Zenone.

Altre piante osservabili:

1)     Dafne odorosa (Daphne cneorum), dai profumatissimi fiori rosati. È osservabile lungo il tratto iniziale sino alla Bocca Cocca.

2)     Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

3)     Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

4)     Pero corvino (Amelanchier ovalis)

5)     Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

6)     Vedovella celeste (Globularia cordifolia)

7)     Rosa di Natale (Helleborus niger)

8)     Erica carnea (Erica carnea)

9)     Potentilla caulescente (Potentilla caulescens), osservabile nei torrioni calcarei compresi tra le due gallerie di guerra.

10)  Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi)

11)  Ranuncolo erba-tora (Ranunculus thora)

12)  Vedovella alpina (Globularia nudicaulis)

13)  Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens)

14)  Dente di cane (Erithronium dens-canis)

15)  Violaciocca alpina (Matthiola fruticulosa subsp. valesiaca)

16)  Primula odorosa (Primula veris) osservabile nei prati presso la partenza.

17)  Elleborina bianca (Cephalanthera longifolia), osservabile nei prati presso Cascina Angeletto.

18)  Bugola (Ajuga reptans)

19)  Erba trinità (Hepatica nobilis)

20)  Salvia comune (Salvia pratensis), osservabile nei prati presso la partenza.

21)  Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

22)  Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

23)  Orchide maschia (Orchis mascula)

24)  Citiso porporino (Cytisus purpureus)

25)  Giacinto dal pennacchio (Muscari comosum)

26)  Sigillo di Salomone (Polygonatum odoratum)

27)  Erba perla azzurra (Buglussoides purpurocaerulea), osservabile tra Bocca Cocca e il primo tunnel di guerra.

28)  Polmonaria sudalpina (Pulmonaria australis)

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