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Nome scientifico: Salvia pratensis L. (Sinonimo: Salvia bertolonii Vis. – Salvia scabrida Bertol. – Gallitrichium clusii Timb. – Lagr. – Gallitrichium pratense (L.) Fourr. – Pleithiosphace leistneriana Opiz – Pleithiospace stenantha Opiz – Salvia agrestis L. – Salvia arnassensis Gand. – Salvia barrelieri Ten. – Salvia ceratophyilla Ten. – Salvia ceratophylloides Ard. – Salvia clusii Timb – Lagr. – Salvia dubia K. Koch – Salvia exasperata Cav. – Salvia haematodes subsp. tiberina (Mauri) Nyman – Salvia lupinoides Vilm – Salvia macrantha Schur. – Salvia oblongata Schur – Salvia rostrata F.W.Schmidt – Salvia rubicunda Wender ex Benth – Salvia salvatorii Vilm. – Salvia sublobata Schur – Salvia tenorei Spreng. – Salvia tiberina Mauri – salvia vulgaris Briq. – Sclarea pratensis (L.) Mill. – Sclarea tuberosa Mill.) Famiglia: Lamiaceae Altri nomi comuni: Salvia dei prati – Salvia selvatica Habitat naturale: Prati, pascoli magri, luoghi sassosi, radure da 0 a 1600 metri. Presente in Italia in tutte le regioni tranne in Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Periodo di fioritura: Da maggio ad agosto Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne alta 30 – 70 cm con radice a fittone ingrossato. Il fusto è eretto, quadrangolare, poco ramoso, pubescente per la presenza di peli riflessi. Le foglie basali, lunghe 6 – 9 cm e larghe 3 – 4 cm, sono picciolate, raccolte in rosetta, con lamina ovata e bordo crenato. Le foglie cauline sono minori, lunghe 4 – 7 cm e larghe 2 – 2,5 cm; sono sessili con 7 – 11 denti per lato e spesso sono semiabbraccianti il fusto. La pagina superiore è rugosa mentre quella inferiore è irsuta. Le infiorescenze sono formate da 4 – 6 verticillastri posti all’ascella di brattee di colore verde – violaceo lunghe la metà del calice. I fiori, lunghi 15 – 30 mm, sono portati da un breve pedicello lungo 1 – 2 mm e sono di colore violetto, più raramente rosati o biancastri. Il calice, percorso da nervature longitudinali, è un tubo lungo 4 – 6 mm di aspetto lanoso per la presenza di peli lunghi 0,3 – 0,4 mm che non sono mai bianchi. La corolla è bilabiata con il labbro superiore falcato simile ad un cappuccio allungato e ricurvo. Il labbro inferiore è patente o riflesso caratterizzato da 3 lobi con quello centrale concavo e più grande degli altri due. La gola centrale presenta un anello di peli che impedisce l’ingresso di insetti troppo piccoli e non graditi. Gli stami sono due e si comportano come piccole leve. L’ingresso nel fiore di un insetto in cerca di nettare aziona un meccanismo a bilanciere che gli ribalta sul dorso il braccio dello stame che porta l’antera; il polline si va così a rovesciare sul dorso dell’insetto. É un meccanismo facilmente verificabile introducendo nel fiore un filo d’erba. Lo stilo è filiforme; in genere sporge dalla corolla ad è più lungo degli stami. Lo stigma è bifido. Note: Il nome del genere deriva dal latino “salvus” ovvero “salvo” con riferimento alle proprietà medicinali della specie. Il nome specifico è riferito all’habitat preferito di queste piante ovvero i prati. L’impollinazione della specie è entomogama e avviene primariamente ad opera di ditteri e imenotteri (api e bombi), più raramente ad opera di lepidotteri. Salvia pratensis presenta proprietà farmaceutiche affini alla salvia officinale sebbene meno marcate; si utilizzano le foglie e le sommità fiorite per le loro capacità antisettiche, antimicotiche, antinfiammatorie, ipoglicemiche, digestive, toniche e antidepressive. La specie può essere utilizzata anche in cucina per insaporire sughi e minestre sebbene non sia aromatica come la più nota sorella. Si utilizzano le foglie basali sia come verdura che essicate e ridotte in polvere per insaporire o aromatizzare minestre e frittate. Dove l’abbiamo osservata: Le fotografie sono state realizzate nel comune di Sasso Marconi in località Prati di Mugnano (m 250 – Appennino Bolognese).
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