Siella - Tremoggia

MONTE SIELLA (m 2027)

MONTE TREMOGGIA (m 2350)

Esteso in lunghezza per quasi 50 km, in larghezza per circa 15 e con un perimetro complessivo di 130 km, il massiccio del Gran Sasso d’Italia è il più notevole dell’intero sistema appenninico; con 28 cime superiori ai 2000 metri raggiunge, nella vetta occidentale del Corno Grande, il punto più elevato dell’intera Italia peninsulare. Le vette principali del massiccio sono disposte approssimativamente lungo un asse esteso da ovest verso est a sovrastare, per un lungo tratto, lo spettacolare altipiano d’altitudine di Campo Imperatore. All’estremità orientale della catena le ultime due cime a varcare la soglia dei 2000 metri sono il Monte Siella e il Tremoggia, teatro della splendida escursione che andiamo a descrivervi. E’ un’ascensione di grandiosa bellezza in grado di portarvi a scoprire le due “anime” del Gran Sasso: quella delle grandi cime dall’aspetto quasi dolomitico in parallelo e in contrasto all’altipiano quasi steppico di Campo Imperatore. Nella sua semplicità è un itinerario adatto all’escursionista che per le prime volte si avventura su queste montagne permettendo di cogliere l’essenza e l’unicità delle montagne abruzzesi. E’ necessario più di un accenno in relazione alla flora osservabile in questa zona in quanto include rarità ed endemismi di grande valore. La stessa cosa avviene per la fauna e non è certo un caso se l’intero settore è oggi incluso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.  Inutile dire che, stante la quota elevata, i sentieri sono liberi dalla neve solamente dalla seconda metà di giugno se non ad inizio luglio nelle annate più fredde. In particolare i nevai tendono ad attardarsi nella frazione compresa tra il Monte Tremoggia e l’innesto con il sentiero che risale il Vallone di Vradda. In presenza di residui di ghiaccio è necessaria molta cautela trattandosi di una zona impervia ed isolata.

L’escursione in breve:

Albergo Rifugio Fonte Vetica (m 1632) – Sella di Fonte Fredda (m 1994) – Monte Siella (m 2027) – Sella di Fonte Fredda (m 1994) – Monte Tremoggia (m 2350) – Sella del Tremoggia (m 2331) – innesto sentiero 3b (m 2390) – Vallone di Vradda – Albergo Rifugio Fonte Vetica (m 1632)

Dati tecnici:

Partenza dall’Albero Rifugio Fonte Vetica (m 1632): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 758. Acqua sul percorso: alla partenza (Fonte Vetica).

Accesso alla partenza:

Usando l’autostrada A24 Roma – L’Aquila si consiglia l’uscita di Assergi per poi seguire la segnaletica per Campo Imperatore. Si attraversa la bella località di Fonte Cerreto quindi si prosegue lungo la SS 17 bis guadagnando in salita l’immensa distesa di Campo Imperatore. Si attraversa gran parte dell’altopiano portandosi nel versante orientale dello stesso. In coincidenza del ristoro Mucciante siamo al bivio dove abbandoniamo il proseguo per il valico di Vado di Sole. Volgiamo a sinistra per seguire la strada cieca che in 2 km giunge al suo termine presso il Rifugio Fonte Vetica (m 1632) dove troviamo un ampio parcheggio. In tutto da Assergi si percorrono circa 33 km.

Descrizione del percorso:

Dal parcheggio presso il Rifugio Fonte Vetica osserviamo a sinistra la sommità rocciosa del Monte Camicia mentre davanti a noi uno stretto solco vallivo incide il pendio formando una sorta di corridoio erboso che interrompe il prospiciente bosco di conifere. Il nostro sentiero muove proprio in questa direzione sfruttando la strettoia prativa e lasciando gli alberi ai lati. La segnaletica ormai sbiadita (estate 2020) non impedisce l’orientamento; è infatti presente un’evidente striscia scavata nel manto erboso. La pendenza è crescente ed in breve arriviamo a scorgere un eccellente panorama alle spalle sulla grande distesa di Campo Imperatore mentre davanti a noi siamo sovrastati da alcuni affioramenti rocciosi. Poco sopra siamo ad un bivio senza segnaletica: proseguendo si raggiungerebbe in ripida salita una ben visibile piccola costruzione in muratura. Nel nostro caso volgiamo invece sulla traccia che procede traversando verso destra. Scavalchiamo il solco portandoci alla sua destra (sinistra orografica). Segue un breve tratto a tornanti che permette di vincere una frazione un po’ più ripida bordeggiando alcuni spuntoni rocciosi. Al di sopra siamo nuovamente su pendio prativo in salita moderata e sempre ben evidente. Decresce la pendenza sino ad una sorta di ripiano erboso dal quale si apre il paesaggio raggiungendo il Monte Siella, primo obiettivo della nostra salita. Riprende la salita in diagonale ascendente verso destra sino a portarsi sul crinale che unisce il Monte Tremoggia a sinistra dal Monte Siella a destra. Muoviamo in quest’ultima direzione calando in qualche minuto alla marcata Sella di Fonte Fredda (m 1994) per poi procedere in direzione della vetta ormai ben visibile. Il crinale si assottiglia ma il sentiero resta facile ed evidente, aperto sull’immensa distesa di Campo Imperatore. In breve, mantenendo grosso modo la cresta, siamo sul Siella, ultima cima del massiccio del Gran Sasso, muovendosi verso oriente, a varcare la quota di 2000 metri (m 2027 – ore 1,15 dalla partenza).

Spettacolare il paesaggio su gran parte dell’altopiano di Campo Imperatore mentre all’orizzonte meridionale arriviamo a scorgere il massiccio della Majella. Verso occidente si ripete la vista in direzione del Monte Tremoggia, prossimo obiettivo della nostra ascensione. Per muovere verso il Tremoggia dobbiamo gioco forza tornare a ritroso, in appena una decina di minuti, sino alla Sella di Fonte Fredda (m 1994) per poi proseguire lungo il crinale, inizialmente ampio ed erboso. E’ una zona caratterizzata nel mese di luglio da una straordinaria fioritura di Stella alpina dell’Appennino (Leontopodium nivale), un tempo considerata sottospecie della Stella alpina, ma che ne differisce per la pelosità più accentuata e per le dimensioni minori. Essendo ancora più rara della versione alpina inutile dire che eviteremo in ogni modo di raccoglierne o calpestarne anche un solo esemplare. Il nostro sentiero procede lungo l’ampio crinale con la pendenza che diviene marcata. E’ un tratto faticoso ma privo di difficoltà essendo esteso tra prateria d’altitudine e rari affioramenti detritici o pietrosi. L’orizzonte si dilata con una vista sempre più vasta estesa ben oltre il sottostante altipiano. Vinta la frazione più ripida la salita procede moderata con la cresta che da ampia diviene progressivamente più sottile ed elegante. Il prato diviene arido, per via dell’altitudine, con affioramenti rocciosi sempre più rilevanti. Il sentiero si fa sinuoso assecondando il filo del crinale sino ad una sorta di balcone erboso che segna almeno per il momento il termine della nostra ascesa. Si tratta di un terrazzo prativo ampio ed inatteso che invita ad una meritata sosta concedendo una magnifica visione del Monte Camicia e del settore superiore del Vallone di Vradda.

Subito oltre si perde debolmente quota per qualche minuto con il sentiero che si fa assai sottile affrontando un tratto particolarmente impervio affacciato a sinistra verso Campo Imperatore e a destra sul ripidissimo versante teramano. In breve siamo alla selletta posta subito sotto la sommità del Tremoggia. Il sentiero segnato abbandonerebbe la cresta per aggirare a sinistra la cima tra evidenti stratificazioni calcaree. Nel nostro caso tralasciamo il sentiero per salire in qualche minuto, su terreno libero privo di segnalazioni, sino al punto più elevato del Monte Tremoggia caratterizzato da un ometto di pietre (m 2350 – ore 2,30 dalla partenza). Proseguiamo oltre la cima calando senza via obbligata per andare a riprendere il sottostante sentiero che resta, con buona visibilità, sempre ben evidente. Lo intercettiamo poco sotto in prossimità di un curioso spuntone di roccia che resta subito alla nostra sinistra. Procediamo pressoché in piano su fondo detritico aggirando un risalto poco marcato per toccare nuovamente il crinale in coincidenza della Sella del Tremoggia (m 2331).

Nel proseguo il sentiero si sposta definitivamente a sinistra della linea di cresta con grandioso panorama sulla sommità del Monte Camicia e sul sottostante Vallone di Vradda spesso innevato sino a giugno inoltrato. In breve saliamo a raggiungere il raccordo con il sentiero 3b che risale il Vallone di Vradda (m 2390). Siamo ad un importante bivio. Chi lo desidera può eseguire una digressione verso destra per raggiungere la vetta del grandioso rilievo calcareo del Monte Camicia. Rimandiamo al relativo collegamento per visualizzare descrizione e fotografie del tratto.

La nostra narrazione procede con la discesa su sentiero volgendo a sinistra lungo traccia ben evidente e con eccellente vista in direzione del sottostante altopiano di Campo Imperatore. In lunga diagonale discendente perdiamo quota sino ad una sorta di terrazzo intorno ai 2000 metri caratterizzato, sulla destra, da grandi massi calcarei e da una rupe. Si prosegue sempre su buon sentiero e con discesa dapprima su detrito quindi tra prati inclinati che diviene particolarmente erta e ripida ma in ambiente molto aperto sempre dominato dal sottostante altipiano. Sotto di noi osserviamo due piccoli boschi di conifere. Il sentiero perde quota sino a portarsi nel canale erboso che divide le due pinete, le uniche aree alberate nell’intera distesa di Campo Imperatore. In ultimo bordeggiamo a sinistra il rifugio normalmente chiuso della forestale mentre a destra è presente l’Albergo Rifugio Fonte Vetica. Subito oltre chiudiamo il nostro anello rientrando al parcheggio dove abbiamo abbandonato l’auto (m 1632 – ore 4 complessive).

Cenni sulla flora

L’ascensione ai monti Siella e Tremoggia offre la possibilità d’osservare un gran numero di specie floreali, alcune delle quali molto rare e talvolta endemiche dell’Appennino Centrale. Sono piante specializzate nel vivere in un ambiente dove i forti venti e gli sbalzi di temperatura spesso estremi mettono a dura prova la loro resistenza. Il periodo a cavallo tra fine giugno e metà luglio si rivela il migliore per godere della loro visione. Segue una lista delle specie più rilevanti osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla fine del mese di giugno.

Piante endemiche:

1)     Viola di Eugenia (Viola eugeniae); endemica dell’Italia peninsulare dalla Romagna sino al Molise e alla Campania. E’ assai frequente lungo l’intero percorso compresa la fascia sommitale.

2)     Erba storna appenninica (Thlaspi stylosum); altro raro endemismo dell’Appennino Centrale presente nei pascoli e nelle pietraie d’altitudine. Sono presenti parecchi esemplari nel tratto sommitale del Vallone di Vradda.

3)     Vedovella appenninica (Globularia meridionalis); endemismo dell’Italia peninsulare, presente dalle Marche alla Calabria.

4)     Linaria purpurea (Linaria purpurea). Considerata da molti il simbolo della flora endemica italiana ha un areale esteso all’intera penisola sino a raggiungere il suo limite settentrionale nell’Appennino Tosco Emiliano. Alcuni esemplari sono presenti nel tratto finale, poco a monte di Fonte Vetica.

5)     Sassifraga porosa (Saxifraga porophylla). E’ uno splendido endemismo delle rocce calcaree presente dai Monti Sibillini alla Calabria. Alcuni esemplari sono osservabili sulle rocce calcaree della parte inferiore del Vallone di Vradda.

6)     Stella alpina dell’Appennino (Leontopodium nivale); raro, splendido endemismo dell’Appennino Centrale con areale ridotto essenzialmente ai gruppi del Gran Sasso d’Italia, della Majella e dei Monti Sibillini. Un tempo considerata sottospecie della Stella alpina, ne differisce per la pelosità più accentuata e per le dimensioni minori. Parecchi esemplari sono osservabili,lungo il percorso descritto, nei prati poco a monte della Sella di Fonte Fredda salendo in direzione del Monte Tremoggia.

7)     Genepì appenninico (Artemisia eriantha); raro endemismo concentrato essenzialmente sui Monti Sibillini, sul Gran Sasso d’Italia e sulla Majella con areale disgiunto sulle Alpi Marittime. Le splendide foglie vellutate della pianta in questione sono inconfondibili.

8)     Glasto di Allioni (Isatis allioni); splendido endemismo dei ghiaioni e delle pietraie dell’Appennino Centrale con un curioso areale disgiunto sulle Alpi Occidentali.

9)     Becco di gru alpino (Erodium alpinum). A dispetto del nome è un endemismo dell’Appennino Centrale presente nei pascoli aridi presso la partenza.

10)  Sassifraga del Gran Sasso (Saxifraga exarata subsp. ampullacea). A livello di sottospecie è un endemismo presente in prevalenza sulle cime dell’Appennino Centrale. Lungo l’itinerario descritto è presente in particolare sulle rocce nella fascia mediana del Vallone di Vradda.

Specie rare con areale non endemico:

1)     Androsace appenninica (Androsace villosa); sebbene diffusa in diverse regioni resta ugualmente una pianta rara. Caratteristico è il suo aspetto a cuscinetto e la presenza, nei mesi di giugno – luglio, di moltissimi fiorellini con fauci di diverso colore sulla stessa pianta.

2)     Genziana appenninica (Gentiana dinarica), dagli splendidi fiori di colore blu intenso.

3)     Orchide di Spitzel (Orchis spitzelii). Sebbene non endemica è una pianta molto rara con areale caratterizzato da stazioni limitate e disgiunte fra loro. Alcuni esemplari sono presenti nel Vallone di Vradda tra i 2000 e i 2100 metri. E’ una pianta a protezione assoluta che non deve essere, per nessuna ragione, manomessa o raccolta. Purtroppo moltissime stazioni presenti in Italia sono ormai estinte.

4)  Cinquefoglia dell'Appennino (Potentilla apennina). Rara specie delle rupi calcaree dell'Appennino Centrale; lungo il percorso descritto è osservabile nelle rocce presso il Monte Tremoggia.

Altre specie osservate:

1)     Genzianella (Gentiana verna)

2)     Soldanella alpina (Soldanella alpina)

3)      Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

4)     Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata)

5)  Sassifraga ascendente (Saxifraga adscendens)

6)     Draba gialla (Draba aizoides)

7)     Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

8)      Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia subsp. latina)

9)      Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

10)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

11)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

12)  Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri Ten. subsp. oxyloba)

13)   Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina)

14)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

15)  Genzianella a foglie corte (Gentiana brachyphylla)

16)  Primula orecchia d’orso (Primula auricula)

17)  Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

18)  Dafne spatolata (Daphne oleoides)

19)  Pedicolare di Re Federico Augusto (Pedicularis friderici-augusti)

20)  Lino capitato (Linum capitatum subsp. serrulatum). Presente in Italia sulla catena appenninica, è una pianta presente in quota su fondi di natura calcarea; la fioritura presenta splendide corolle gialle.

21)  Lino alpino (Linum alpinum) presente sul Monte Siella.

22)  Astro alpino (Aster alpinus)

23)  Orchidea bruciacchiata (Neotinea ustulata). Sebbene diffusa in gran parte delle regioni italiane, resta per ampi tratti un’orchidea assai rara e di grande effetto dal punto di vista estetico.

24)  Acino alpino (Acinos alpinus)

25)  Violaciocca alpina (Matthiola fruticulosa subsp. valesiaca)

26)  Poligala maggiore (Polygala major)

27)  Falsa ortica meridionale (Lamium garganicum)

28)  Paronichia della Kapela (Paronychia kapela) presente nel tratto inferiore del Vallone di Vradda, non lontano dal Rifugio Fonte Vetica.

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