Cima di Lusia

CIMA DI LUSIA (m 2492) 

Nell’ambito della catena porfirica di Cima Bocche sono presenti diverse cime raggiungibili senza eccessive difficoltà. La Cima di Lusia appartiene a questa lista e si presenta con un versante meridionale non troppo inclinato, prevalentemente prativo ed intervallato da modeste fasce rocciose. La salita è ulteriormente impreziosita dalla presenza dei Laghi di Lusia, di particolare spettacolarità nel periodo del disgelo quando gli ultimi nevai si attestano sui pendii circostanti. Oltre all’aspetto naturalistico è bene non dimenticare quello storico grazie alla presenza di trincee e manufatti che risalgono alla prima guerra mondiale. Siamo certi apprezzerete questo magnifico percorso che vi porterà alla scoperta di un settore non troppo conosciuto ma di grande valore paesaggistico.

L’escursione in breve:

La Morea (m 1970) – Passo Lusia (m 2053) – Lasté di Lusia (Lasté di Lujia - m 2180) - Baic del Lasté (Baite di Lasté – m 2327) – Forcella del Lago (trincea – m 2425) – Cima di Lusia (m 2492) – Forcella del Lago (m 2425) – Bivacco Sandro Redolf (m 2333) – Lago di Lusia superiore (m 2380) – Forcella delle Bocche (m 2543)

Partenza da località La Morea (m 1970): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nel brevissimo tratto compreso tra Forcella del Lago e la sommità. Dislivello assoluto: m 573; dislivello realmente coperto in salita: m 824. Acqua sul percorso: assente.

Accesso:

In salita da Predazzo seguiamo la SS 50 in direzione del Passo Rolle. Raggiungiamo e superiamo il paese di Bellamonte dopo il quale troviamo, sulla sinistra, la deviazione con cartelli indicanti Castelir e Lusia. Passiamo sulla bella strada asfaltata che in 1,6 km conduce al parcheggio della cabinovia. Si tratta di un impianto a fune aperto nella stagione estiva che permette di raggiungere comodamente località La Morea (m 1970) dove ha inizio la nostra escursione.

Descrizione del percorso:

Sin dalla partenza in località La Morea godiamo di un eccellente panorama sulla Catena del Lagorai mentre verso nordest spicca il Monte Viezzena. In ambiente prativo e verdeggiante raggiungiamo in breve la bella carrareccia che andiamo a seguire muovendo verso sinistra. L’ampia sterrata sale lungamente, in debole pendenza, raggiungendo infine l’ampio valico del Passo Lusia (m 2053 – ore 0,30 dalla partenza), in coincidenza del quale è posto un bel rifugio come punto di appoggio.

Pochi metri prima del passo si separa sulla destra il sentiero 633 con cartello indicante i Laghi di Lusia a ore 1,30 di marcia e la Forcella di Bocche a 2,10 ore. Muoviamo in questa direzione risalendo splendidi prati con il panorama che si amplia estendendosi verso nordovest al Gruppo del Catinaccio e all’ampio avvallamento del Passo di Costalunga. Più a sinistra scorgiamo, parzialmente coperte da elevazioni inferiori, le cime più alte del Latemar. La salita, per altro moderata e piuttosto agevole, si attenua in coincidenza della località Lasté di Lusia (Lasté di Lujia - m 2180). Le distese erbose appaiono inframezzate da radi abeti e cespugli di Rododendro. Alcuni pianetti prativi spezzano l’uniformità dell’ascensione dopodiché cominciamo ad osservare, davanti a noi, l’ampia elevazione della Cima Lasté. La prateria d’altitudine prende definitivamente il sopravvento sulla rada alberatura. Passiamo sotto le funi di uno skilift naturalmente non in funzione nella stagione estiva quindi la pendenza decresce lasciando infine spazio ad un vasto terrazzo erboso nel quale sono poste le Baite di Lasté (Baic del Lasté - m 2327).

L’area appare caratterizzata da piccoli ristagni d’acqua mentre il paesaggio resta aperto verso meridione con in vista la Catena del Lagorai che resta il motivo dominante di questa prima parte di cammino. Procediamo verso oriente con dislivelli poco marcati. Il paesaggio si estende ulteriormente includendo le Pale di San Martino con in evidenza Cima Vezzana e il Cimone della Pala. Piccoli laghetti concedono ulteriori scorci panoramici riflettendo, nei giorni limpidi, le cime circostanti. Siamo infine alla marcata Forcella del Lago (m 2425) che segna il punto in cui il sentiero perde improvvisamente quota in direzione della conca che ospita il più grande dei Laghi di Lusia. Lo specchio d’acqua appare già ben visibile e un occhio attento arriverà a scorgere anche il secondo, posto più in alto e sovrastato dalla piramide della Cima Bocche. La posizione appare estremamente panoramica ed assume un interesse anche di natura storica essendo possibile osservare quello che resta di alcune trincee di guerra risalenti alla prima guerra mondiale. È ora possibile eseguire una breve digressione non segnalata che porta in breve a guadagnare la sommità della Cima di Lusia. Si abbandona la forcella e il sentiero seguendo le tracce poco evidenti e non segnate che si separano a sinistra. Pochi passi e la traccia in pratica scompare. La via non è obbligata trattandosi di un pendio per lo più erboso assai ripido ma privo di qualsiasi difficoltà. Ad ogni modo seguiamo grosso modo il filo del crinale ricadente dalla cima restando poco a sinistra d’esso evitando così il salto che precipita verso oriente. In alternativa è possibile aggirare ad occidente il crinale con minori pendenze rimontando, anche in questo caso, alcuni facili gradoni prativi per poi volgere a destra sino al punto più alto. La cima appare identificata da un ometto di pietre ed è sorprendente notare come il versante settentrionale, ripido e a tratti strapiombante, sia del tutto differente rispetto all’erboso versante di salita.

Il panorama di vetta è inoltre d’insospettabile ampiezza (m 2492 - ore 1,30 dalla partenza). Nuovi orizzonti si schiudono ai nostri occhi. Nello specifico osserviamo verso settentrione diversi gruppi dolomitici. Oltre al Catinaccio notiamo l’enorme parete meridionale della Marmolada e, grazie alla particolare angolazione, possiamo scorgere la piramide rocciosa del Piz Boè, punto culminante del Gruppo Sella. In primo piano si staglia la catena di Cima dell’Uomo a dominare la Valle di San Pellegrino. Verso ovest nei giorni più tersi arriviamo a scorgere i lontani ghiacciai delle Alpi di confine. Verso oriente si ripete la vista dei Laghi di Lusia: è il preludio di ciò che osserveremo nel proseguo della nostra escursione in quanto andremo a toccarne le sponde aggiungendo ulteriori meritevoli spunti panoramici. Rientriamo pertanto a ritroso sino a riportarci in meno di un quarto d’ora alla Forcella del Lago (m 2425). L’escursione procede verso sinistra calando in direzione dei laghi prima citati. Il sentiero perde quota tagliando il ripidissimo pendio che caratterizza il versante orientale della Cima di Lusia. Prati inclinati si alternano ad affioramenti porfirici; il tracciato appare comunque ben segnato e sufficientemente ampio da escludere ogni difficoltà. Da rilevare gli scorci in direzione delle Pale di San Martino. In breve accediamo alla sponda del primo dei Laghi di Lusia presso il quale è presente il Bivacco Sandro Redolf (m 2333 – ore 2 dalla partenza), non gestito ma sempre aperto in caso di emergenza. Da notare lo scorcio verso il Lagorai osservando in direzione dell’emissario dello specchio d’acqua.

Ignorato il sentiero 621 che scende verso il fondo valle procediamo mantenendo il segnavia 633 che si sviluppa lungo la sponda meridionale del lago. Superato lo specchio d’acqua il tracciato risale in moderata pendenza il valloncello restando a destra del torrente (sinistra orografica). Su fondo del tutto facile, oppure tra residui campi di neve ad inizio estate, guadagniamo comodamente la bellissima conca che accoglie il secondo dei Laghi di Lusia (m 2380), a nostro avviso ancora più bello del precedente. Desta meraviglia la limpidezza delle acque nelle quali si specchia la piramide sommitale di Cima Bocche. Da notare inoltre le grandi rupi rocciose che precipitano direttamente nel lago lungo la sua sponda settentrionale.

L’escursione potrebbe volendo terminare qui ma avendo ancora energie consigliamo il proseguo in direzione della Forcella Bocche in quanto offre ulteriori scorci sul lago e soprattutto un paesaggio d’altitudine insolitamente selvaggio ed isolato per l’area dolomitica. Scegliendo questa possibilità si mantiene il segnavia che anche in questo caso ricalca inizialmente la sponda meridionale dello specchio d’acqua. Subito oltre prendiamo quota risalendo il ripido pendio tra vegetazione erbosa sempre più magra e grandi massi precipitati dalle pareti circostanti. Il valloncello è dominato dalla già visibile Forcella Bocche. Camminando tra i macigni porfirici volgiamo progressivamente verso sinistra in ambiente molto solitario dove il silenzio è interrotto unicamente dai fischi delle tante marmotte che popolano l’area. Un ultimo sforzo permette di raggiungere la Forcella delle Bocche (Sforcela de Boce - m 2543 - ore 2,45 dalla partenza).

In coincidenza del valico è presente un vecchio ricovero in pietra non gestito un po’ fatiscente indicato in alcune mappe come Bivacco Forcella Bocche. Sono inoltre osservabili, al pari della Forcella del Lago, ulteriori trincee di guerra risalenti al primo conflitto mondiale. Da notare, a sinistra del valico, la cresta attraversata dal sentiero attrezzato del Gronton mentre sulla destra siamo sovrastati dalle pendici di Cima Bocche. Il raggiungimento della sella permette infine uno splendido scorcio in direzione del Passo di San Pellegrino con in evidenza la catena di Cima dell’Uomo e, alle sue spalle, l’impressionante parete meridionale della Marmolada. Il rientro avviene a ritroso per un totale di 5 ore di cammino. Naturalmente rientrando non è necessario eseguire la deviazione non segnata alla Cima di Lusia. Avendo poco tempo a disposizione o nel caso si verifichi un improvviso peggioramento delle condizioni meteorologiche è sempre possibile abbreviare il percorso omettendo la salita alla Forcella Bocche o addirittura eliminando il proseguo dalla Forcella dei Laghi ai Laghi di Lusia sebbene da un punto di vista paesaggistico significhi eliminare l’emergenza naturalistica più importante del percorso.

Cenni sulla flora:

La catena porfirica di Cima Bocche presenta la tipica flora dei fondi silicei delle Dolomiti presentando similitudini, ad esempio, con la non lontanissima Cresta del Padon. Sono da segnalare specie endemiche o piuttosto rare a rendere l’escursione ancora più interessante; a seguire indichiamo le principali osservate in occasione della nostra salita avvenuta nella prima parte del mese di luglio.

    1)    Sassifraga della Val di Fassa (Saxifraga depressa). Raro endemismo con areale molto ristretto limitato alla catena del Lagorai – Cima d’Asta e ad un piccolo settore delle Dolomiti Occidentali. La fioritura avviene di consueto in giugno o in luglio ed è caratterizzata da piccoli fiorellini a petalo bianco. Lungo il percorso descritto è osservabile in pochi esemplari salendo dai laghi di Lusia alla Forcella delle Bocche. Una bella e florida stazione è inoltre presente presso la Forcella appena citata osservando tra gli strati rocciosi rivolti verso la Valle di San Pellegrino.

2)    Eritrichio nano (Eritrichium nanum); bellissima pianta endemica delle Alpi che predilige gli sfasciumi e le rupi ad alta quota. Appare inconfondibile per le sue foglie ricoperte da una fitta peluria e per i fiori azzurri che ricordano quello del più comune Nontiscordardime. Lungo il percorso descritto è presente con pochissimi pulvini nei massi che si incontrano salendo alla Forcella delle Bocche.

3)    Primula vischiosa (Primula glutinosa); bellissimo endemismo del nordest dai fiori violetti raccolti in piccoli grappoli. Colonizza i macereti d’altitudine e le rupi.

4)    Primula nana (Primula minima); magnifico endemismo delle Alpi Orientali dai petali rosati.

5)    Primula farinosa (Primula farinosa)

        6)    Ranuncolo con foglie di coriandro (Callianthemum coriandrifolium). Presente in Italia nell’arco alpino, è una pianta tutt’altro che frequente. Lungo il percorso descritto è presente con insolita abbondanza nel tratto di sentiero compreso tra il Passo Lusia e la Baite di Lastè tra i 2200 e i 2300 metri.

7)    Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum) osservabile poco sotto il Passo Lusia.

8)    Orchide dei pascoli (Traunsteinera globosa) nei prati circostanti il Passo Lusia.

9)    Orchidea a foglie larghe (Dactylorhiza majalis). Robusta ed appariscente orchidea tipica delle zone umide e dei bordi dei ruscelli, nel complesso infrequente. Una bella stazione è osservabile nella zona umida posta appena sotto il Passo Lusia salendo da La Morea.

10)  Nigritella comune (Nigritella nigra)

11)  Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

12)  Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

13)  Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

14)  Celoglosso (Coeloglossum viride)

15)  Orchide candida (Pseudorchis albida)

16)  Platantera comune (Platanthera bifolia)

17)  Rodiola rosea (Rodiola rosea) presso la Cima di Lusia.

18)  Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica) presso la Cima di Lusia.

19)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

20)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina) presso Passo Bocche.

21)  Canapicchia glaciale (Omalotheca supina) presso le Baite di Lasté.

22)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) tra la Forcella del Lago e il Lago di Lusia.

23)  Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri) presso la Forcella del Lago.

24)  Azalea alpina (Loiseleuria procumbens); caratterizzata da intricati e compatti pulvini trapuntati da numerosi, piccoli fiori rosa.

25)  Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

26)  Genzianella a foglie corte (Gentiana brachyphylla)

27)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

28)  Viola gialla (Viola biflora)

29)  Botton d’oro (Trollius europaeus)

30)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

31)  Androsace gelsomino (Androsace obtusifolia) in coincidenza della Cima di Lusia.

32)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

33)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

34)  Dafne rosea (Daphne striata) tra la Forcella del Lago e il Lago di Lusia.

35)  Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede.

36)  Erba unta comune (Pinguicula vulgaris). Altra pianta carnivora che cattura insetti al pari della precedente.

37)  Cariofillata montana (Geum montanum)

38)  Cariofillata dei rivi (Geum rivale)

39)  Crepide dorata (Crepis aurea)

40)  Bugola piramidale (Ajuga pyramidalis)

41)  Trifoglio alpino (Trifolium alpinum)

42)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

43)  Soldanella alpina (Soldanella alpina)

44)  Soldanella della silice (Soldanella pusilla)

45)  Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

46)  Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

47)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

48)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

49)  Arnica (Arnica montana)

50)  Geranio selvatico (Geranium sylvaticum)

51)  Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

52)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

53)  Spillone alpino (Armeria alpina)

54)  Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

55)  Achillea moscata (Achillea moschata)

56)  Campanula barbata (Campanula barbata)

57)  Bartsia alpina (Bartsia alpina)

58)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

59)  Polmonaria sudalpina (Pulmonaria australis)

60)  Sibbaldia (Sibbaldia procumbens)

61)  Pigamo colombino (Thalictrum aquilegifolium)

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