Taront

MONTE TARONT (m 1320)

Siamo sempre rimasti affascinati dall’ambiente selvaggio, sconosciuto ai più, che caratterizza il Parco delle Dolomiti Friulane. Se questo è vero alle maggiori altitudini lascia piuttosto sorpresi rendersi conto che anche alle quote medio-basse l’ambiente appare insolitamente solitario e il tutto a quattro passi dalla pianura. La salita al Monte Taront non fa altro che confermare queste caratteristiche che rendono la zona particolarmente preziosa da un punto di vista naturalistico. Il panorama di vetta resterà impresso a lungo nelle vostre menti grazie ad un magnifico scorcio in direzione del Lago di Barcis. E’ un’ascensione raccomandabile nelle mezze stagioni con particolare riferimento al mese di aprile quando il verde della primavera osservabile nel fondo valle contrasta in modo deciso con la neve ancora presente sulle montagne circostanti.

L’escursione in breve:

Andrèis (m 456) – Forcella d’Antracisa (m 1173) – Monte Taront (m 1320)

Dati tecnici:

Partenza da Andrèis (m 456): Difficoltà: E. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino poco a monte della Forcella d’Antracisa; del tutto assente nel breve tratto successivo che conduce in vetta anche se il sentiero appare nel complesso abbastanza evidente. Dislivello assoluto: m 864 (dislivello reale superiore ai 900 metri). Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si può accedere alla partenza dal paese di Montereale Valcellina seguendo la strada con indicazioni per Barcis. Una lunga galleria sottopassa il Monte Fara trovando, alla sua uscita, lo svincolo a destra per Andreis. Procediamo in questa direzione tralasciando, poco oltre, il bivio a destra per Pala Barzana. La strada raggiunge il paese di Andreis; entriamo nel piccolo centro della borgata quindi troviamo, sulla destra, i cartelli indicanti la frazione di Alcheda e il pannello marrone che segnala i sentieri 975 e 976. E’ possibile procedere in automobile ancora per un breve tratto uscendo dal paese per calare brevemente al fosso occupato dal Torrente Ledron. La strada scavalca il ruscello con un piccolo ponticello tuttavia, pochi metri prima del ponte si separa sulla destra il sentiero vero e proprio indicato dai cartelli in legno. Abbandoniamo pertanto l’automobile ai lati della strada.

Descrizione del percorso:

La prima breve frazione si articola su ampia mulattiera. Superiamo il torrente risalendo il pendio su fondo pietroso. Passiamo subito a destra di una casa isolata quindi, tra vegetazione lussureggiante, cominciamo ad osservare, verso occidente, la dorsale culminante nel Crep Nudo. Raggiungiamo un poggio (m 529) con panca in legno dal quale osserviamo, nella conca a destra, una serie di curiose e bizzarre formazioni rocciose. Il sentiero segnato volge con decisione verso sinistra perdendo quota sino all’ampio greto spesso del tutto asciutto del Torrente Ledron (m 490). Ignoriamo il sentiero 975 che si separa verso destra conducendo alla Forcella Navalesc; procediamo seguendo il 976 con cartello che segnala la Forcella d’Antracisa ad ore 2,30 di cammino (in realtà bastano 2 ore a passo medio).

Attraversiamo senza segnavia il vasto greto caratterizzato da grandi pietre calcaree mobili quindi ritroviamo la segnaletica sulla destra orografica del valloncello. In ripida salita rimontiamo il pendio cominciando ad osservare la mole del monte Castello e, appena più a destra, la grandiosa sagoma del Monte Raut. Il sentiero si sviluppa prevalentemente nel bosco tuttavia non mancano alcune brevi schiarite permettendo di scorgere, alle spalle, il paese di Andrèis. Da rilevare la presenza di alcuni alberi caduti proprio sul tracciato di salita; non vi sono comunque difficoltà nell’aggirarli o nello scavalcarli. Una serie di faticose svolte in continua salita permettono l’accesso ad una spalla dalla quale si apre una vista grandiosa sul Monte dell’Asta e su Monte Castello (m 780 – ore 0,50 dalla partenza).

La frazione che segue vede la pendenza decrescere sino ad affrontare un lungo traverso in debole saliscendi che ha il pregio d’allentare la fatica derivante dalla continua ascesa. E’ una frazione su fondo terroso aperta verso il ripidissimo pendio che precipita nel sottostante solco vallivo. La difficoltà è relativa essendo il sentiero ampio ed evidente; resta comunque valida la raccomandazione di non esporsi inutilmente verso destra mantenendo piede fermo. Poco oltre si contorna la base di un caratteristico roccione strapiombante quindi si supera un solco generato dalle acque che dilavano nei giorni di maltempo. In questo punto il sentiero è stato ritracciato alcuni metri più in basso in quanto le acque ne hanno devastato il vecchio percorso. Subito oltre riprende la salita, a tratti piuttosto faticosa ma ben evidente con il paesaggio che si apre alle spalle sulle sagome boscate del Monte Fara e del Monte Jouf di Maniago. Oltre la sella che separa le due vette si comincia ad intravedere un tratto della pianura friulana. Nelle immediate vicinanze assumono particolare imponenza le quinte per lo più rocciose del Monte Raut e del Monte Castello, le cui pendici settentrionali vedono persistere la neve talvolta sino a maggio. Con un ultimo tratto particolarmente ripido guadagniamo, tra grandi alberi di faggio, la marcata Forcella d’Antracisa (m 1173 – ore 2 dalla partenza) al di là della quale precipita la profonda valle scavata dal Torrente Molassa. Il panorama si apre grandiosamente verso la dorsale culminante nel Monte Cavallo e nel Crep Nudo.

La segnaletica posta su un albero indica che ci troviamo ad un importante bivio. Il sentiero 976 procede verso destra in direzione del Bivacco dell’Asta. Nel nostro caso volgiamo invece verso sinistra sul segnavia 977. Il percorso mantiene grosso modo il filo del crinale spostandosi appena a sinistra d’esso per aggirare quasi in piano una frazione più erta. Poco oltre è rilevante la vista, tra gli alberi, della grandiosa parete dolomitica del Monte Resettum caratterizzata da una serie di fasce rocciose sovrapposte mentre nelle immediate vicinanze siamo sovrastati dai selvaggi pendii del Monte dell’Asta. Manteniamo il sentiero 977 per non più di una decina di minuti. Il sentiero aggira a destra le pendici del Taront su percorso che diverrebbe, nel proseguo, piuttosto impegnativo. Troviamo invece un sentiero che si separa sulla sinistra rimontando il ripido pendio boscoso. Purtroppo il bivio non presenta alcun tipo di segnalazione occorre pertanto molta attenzione per scorgere la traccia che rimonta su fondo terroso il versante settentrionale del Monte Taront. A dispetto della segnaletica del tutto inesistente la traccia appare ben marcata e permette con una serie regolare di svolte di guadagnare rapidamente quota. In un paio di punti il sentiero è addirittura sostenuto da assi di legno è pertanto legittimo chiedersi perché non vengano apposti segnavia e cartelli indicatori. A breve distanza dalla cima l’alberatura si dirada lasciando spazio ad un fondo per lo più erboso. In ultimo siamo sul punto più alto caratterizzato da una panca in legno e da una vista d’incredibile bellezza e vastità (m 1320 – ore 0,25 dalla Forcella d’Antracisa – circa ore 2,30 complessive).

Il paesaggio offre una visione spettacolare del Lago di Barcis caratterizzato da acque di colore turchese. Altrettanto notevole è la visione delle montagne che ne fanno da quinte compresa la zona di Piancavallo e la lunga dorsale rocciosa culminante nel Crep Nudo. Verso sudest osserviamo i monti Fara e Jouf di Maniago; alle loro spalle si nota un tratto della pianura friulana sino a scorgere, nelle giornate più limpide, un tratto del litorale adriatico. Ai piedi del Monte Fara notiamo l’abitato di Andrèis dove la nostra escursione ha avuto inizio. Volgendo verso nordest si ripete la visione del Monte Raut e del Monte Castello che per altro ha caratterizzato gran parte della salita. Il rientro avviene a ritroso per un totale di circa 4 ore di cammino.

Cenni sulla flora:

Di seguito riportiamo alcune delle principali specie floreali osservate in occasione della nostra salita, avvenuta nel mese di aprile.

1)     Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede.

2)     Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus), pianta endemica del nord-est, dal fiore particolarmente bello e appariscente per la sua splendida colorazione rosata.

3)     Erica arborea (Erica arborea)

4)     Primula (Primula vulgaris)

5)     Vedovella celeste (Globularia cordifolia)

6)     Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

7) Anemone trifogliata (Anemone trifolia)

8)     Anemone gialla (Anemone ranuncoloides)

9)     Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

10)  Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens)

11)    Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

12)  Potentilla caulescente (Potentilla caulescens)

13)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

14)  Pero corvino (Amelanchier ovalis)

15)  Cicerchia primaticcia (Lathyrus vernus)

16)  Bugola (Ajuga reptans)

17)  Linaiola rostrata (Thesium rostratum)

18)  Citiso porporino (Cytisus purpureus)

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