Sasso Arduini

SASSO ARDUINI (m 2582)

Non trova molto spazio nelle guide escursionistiche questa cima ed è un vero peccato. La causa è da ricercarsi nelle imponenti montagne che ne circondano la modesta elevazione eppure la salita al Sasso Arduini è uno degli itinerari più belli che si possono eseguire partendo dalla bellissima Val Venegia. La montagna “per eccellenza” che gli escursionisti prediligono nel circondario è senza dubbio il Mulaz ma non tutti hanno voglia e forza di accumulare nelle gambe quasi 1200 metri di dislivello in salita. Ecco che il Sasso Arduini è una valida alternativa al Mulaz senz’altro più contenuta come altitudine ma comunque non breve né tanto meno banale trattandosi in ogni caso di 3 ore di ascesa per coprire 950 metri di dislivello positivo. L’ambiente che si godrà nella salita in ogni caso giustifica più che ampiamente lo sforzo. Stiamo parlando di risalire la Val Venegia, una valle bellissima scampata miracolosamente alle manomissioni dell’uomo. Superata Malga Venegiota ci si inerpica in un ambiente dolomitico grandioso ed imponente al cospetto delle più importanti cime delle Pale di San Martino. Si tocca il Rifugio Volpi quindi si raggiunge la vetta con un tratto che richiede un attimo d’attenzione. Siamo accolti in cima da una vista sulla Cima Focobon che desta sensazione. Ci sentiamo piccoli in paragone all’immensità delle grandiose pareti dolomitiche. È un’escursione da gustarsi passo dopo passo tra una flora eccezionale e un ambiente roccioso incomparabile. Impossibile non esserne ammaliati a patto d’eseguire l’ascesa in luglio o in settembre evitando se possibile le resse scomposte di gitanti che nei fine settimana accalcano il Rifugio Volpi. Forse come noi vorrete tornarci una seconda e una terza volta ritrovando ogni volta sensazioni nuove in un luogo da serbare gelosamente nei ricordi personali.

L’escursione in breve:

Parcheggio presso Malga Venegia (m 1767) – Malga Venegiota (m 1824) – innesto sentiero 710 - Passo del Mulaz (m 2619) – Rifugio G. Volpi al Mulaz (m 2560) – Sasso Arduini (m 2582)

Dati tecnici:

Partenza dal parcheggio presso Malga Venegia (m 1767): Difficoltà: EE; suddivisione difficoltà in base ai tratti: T sino all’innesto sul sentiero 710 quindi E nella frazione successiva sino al Rifugio Volpi; breve tratto EE tra il Rifugio Volpi e la cima (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 852; dislivello realmente superato in salita: m 950. Acqua potabile sul percorso: assente ma con Malga Venegiota e il Rifugio Volpi come eccellenti punti di appoggio.

Accesso:

Chi proviene dall’autostrada del Brennero esce ad Ora (Alto Adige) per poi seguire le indicazioni per Cavalese. Si percorre la statale raggiungendo il Passo di San Lugano ed entrando in territorio trentino. Risaliamo la Val di Fiemme sino al paese di Predazzo dove abbandoniamo la statale che procederebbe in direzione della Val Fassa per volgere a destra seguendo le indicazioni per Passo Rolle. Guadagniamo quota transitando per Paneveggio (con l’omonimo lago) e ammirando splendidi scorci verso sud sulla catena del Lagorai. Nel proseguo abbandoniamo la salita per Passo Rolle volgendo a sinistra con indicazioni per il Passo di Valles. Manteniamo la strada brevemente sino a trovare sulla destra il bivio per la Val Venegia. Muoviamo in questa direzione su carrareccia a fondo naturale. Il tratto percorribile in auto è breve (un km circa) e ha termine a breve distanza dalla Malga Venegia (numerose possibilità di parcheggio). Il proseguo verso la testata della valle è chiuso al traffico e sarà risalito dalla prima parte della nostra escursione. In piena estate, con tempo buono, è piuttosto comune che i parcheggi vengano esauriti rapidamente: in questo caso il breve tratto percorribile in auto della Val Venegia viene chiuso al traffico e deve essere percorso a piedi con un’aggiunta di 15 – 20 minuti di cammino.

Descrizione del percorso:

La nostra escursione ha inizio presso Malga Venegia (m 1767) proseguendo oltre il parcheggio e la sbarra che impedisce il transito alle macchine. Andiamo a risalire la Val Venegia seguendo la comoda forestale chiusa al traffico che in debole salita ne segue lo sviluppo restando a sinistra del Torrente Travignolo. Il panorama verso la testata della valle appare magnifico e siamo solo ai primi passi della nostra avventura: le grandi pareti dolomitiche delle Pale di San Martino dominano la profonda vallata con in evidenza la sagoma del Cimon della Pala. Tratti boschivi si alternano a prati verdissimi creando un grandioso contrasto di colori specialmente in presenza, sulle montagne circostanti, di eventuali nevai residui. Stiamo parlando di un luogo di rara suggestione in uno degli ambienti più incontaminati delle intere Dolomiti. Con pendenza che resta sempre molto dolce raggiungiamo Malga Venegiota (m 1824 – ore 0,30 dalla partenza), eccellente punto d’appoggio aperto e gestito nella stagione estiva.

Dopo un’eventuale sosta proseguiamo mantenendo l’ampia strada bianca sino a trovare, sulla sinistra, il cartello indicante il sentiero per il Rifugio Mulaz. Volgiamo in questa direzione abbandonando la forestale diretta alla Baita Segantini. Siamo subito su tracciato stretto ma facile e ben evidente che serpeggia tra gli ultimi scampoli di bosco. Ricevuto da destra il sentiero che proviene dalla Baita Segantini proseguiamo in salita che diviene progressivamente più ripida (segnavia 710 – cartello segnalatore). Andiamo a dominare dall’alto la Val Venegia osservando a distanza, nell’altro versante, le pendici prative della Costazza e l’inconfondibile profilo roccioso e appuntito del Castellaz. Con il crescere dell’altitudine compare verso sudovest la Catena del Lagorai al di là della sella che ospita la Baita Segantini.

Il sentiero procede inerpicandosi sul ripido pendio in ambiente severo e selvaggio, dominato dai profili rocciosi e strapiombanti della Cima dei Bureloni e della Cima del Focobon. Nella fascia compresa tra i 2000 e i 2200 metri andiamo a lambire parecchi grandi massi di dolomia nonché alcune impressionanti rupi verticali colonizzate, nel mese di agosto, dalle infiorescenze violacee della bellissima Campanula morettiana, uno dei più rari e spettacolari endemismi dell’area dolomitica. Poco oltre il sentiero sale in diagonale ascendente verso destra lungo una cengia in parte esposta ma ben assicurata con fune metallica come corrimano e con alcuni gradini artificiali. Il tratto impegnativo è brevissimo e privo di reali difficoltà con fondo asciutto grazie al tracciato comunque semplice e privo di passaggi tecnici. Da rilevare, sulla sinistra, il poderoso strapiombo che si innalza in direzione della cima del Mulaz precipitando quasi sulla verticale del sentiero. In ambiente severo, di arcaica bellezza, rimontiamo il pendio caratterizzato da frazioni prative alternate a roccette affioranti. La Val Venegia appare alle nostre spalle sempre più profonda mentre di fronte a noi è ben evidente la struttura rocciosa del Mulaz. Da rilevare i poderosi strapiombi che ci sovrastano sulla destra. Superate alcune facili balze il sentiero, in pendenza moderata, rimonta una sorta di modesto solco vallivo dapprima tra gli ultimi scampoli erbosi quindi su ghiaione caratterizzato da detriti e ciottoli in parte instabili. Non è raro incontrare in questa frazione alcuni nevai residui soprattutto nella prima parte della stagione estiva. In rude ambiente d’alta quota andiamo ad accostare le pareti che chiudono la testata valliva con il tracciato che obliqua verso sinistra contornando la base delle stesse. Un ultimo ripido tratto precede l’accesso al Passo Mulaz (m 2619 – ore 1,50 dalla Malga Venegiota – ore 2,20 dalla partenza).

Muoviamo in direzione del Rifugio G.Volpi al Mulaz segnalato dai cartelli ad appena 10 minuti di cammino. Procediamo quasi in piano su fondo detritico ignorando, poco oltre, il bivio a sinistra per la vetta del Mulaz. Perdiamo quota in vista del rifugio che raggiungiamo brevemente, senza alcuna fatica, in ambiente detritico selvaggio e desolato (m 2560 – ore 2,30 dalla partenza). Inutile dire che il rifugio offre un utile punto d’appoggio sempre aperto nella stagione estiva. Dopo una gradita sosta riprendiamo la nostra marcia incontrando dopo qualche minuto un’importante biforcazione. Sulla destra cala il sentiero 722 in direzione di Falcade mentre verso sinistra si procede sul segnavia 751 con cartello indicante Passo Valles. Scegliamo quest'ultima possibilità affrontando in salita una breve ma ripida scarpata detritica. Vinto il tratto più faticoso compare di fronte a noi, a breve distanza, la sommità rocciosa del Sasso Arduini. Il sentiero solca quasi in piano il modesto terrazzo per lo più roccioso quindi perde qualche metro guadagnando la modesta selletta posta alla base del salto terminale del Sasso Arduini. Per guadagnarne la sommità abbandoniamo il sentiero segnato che altrimenti calerebbe ripidamente verso settentrione. La nostra traccia sale verso destra in diagonale ascendente portandosi in breve sulle roccette sommitali. Sono gli ultimi metri prima della cima e presentano le uniche vere difficoltà dell’ascensione. In esposizione si rimonta il breve salto scegliendo con prudenza appoggi e appigli comunque più che sufficienti. Accediamo in pochi istanti al pianoro sommitale dove siamo accolti da un cippo commemorativo quadrangolare (m 2582 – ore 0,20 dal Rifugio Mulaz – quasi 3 ore dalla partenza).

Vasto e avvincente appare il panorama soprattutto verso con nord con in evidenza il paese di Falcade e le montagne in direzione della Marmolada. Ad oriente siamo sovrastati dalla Cima del Focobon e dalle vette circostanti in ambiente dolomitico d’alta quota. Verso meridione notiamo l’ampio avvallamento del Passo Mulaz e il Rifugio Volpi mentre verso occidente siamo sovrastasti dalla grande mole rocciosa del Mulaz. Il rientro avviene a ritroso ed impegna per circa un paio d’ore per un totale complessivo di 5 ore di cammino.

Cenni sulla flora:

L’escursione appena descritta si sviluppa in una zona a dir poco eccezionale per ricchezza di specie botaniche, alcune delle quali endemiche o molto rare. Gli amanti della flora alpina considerano la Val Venegia e i suoi dintorni un vero tempio botanico nel quale ammirare piante pregevoli e soprattutto meritevoli di protezione.

Elenchiamo di seguito oltre 50 specie diverse osservate senza troppe difficoltà nella prima parte del mese di luglio. Fanno eccezione poche specie che fioriscono più tardi e che abbiamo comunque incluso nella lista quali Campanula morettina (fioritura in agosto – settembre) e Saxifraga crustata (luglio – agosto).

Endemismi:

1)   Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus) dai bellissimi fiori rosa. Endemica delle Alpi Orientali, colonizza rupi calcaree e detriti della Val Venegia.

2)  Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Pianta endemica delle Alpi centro orientali molto simile al più diffuso Rododendro ferrugineo dal quale si distingue per l’evidente pelosità delle foglie. Cresce unicamente su substrato calcareo e non è pertanto un caso se risulta particolarmente diffuso sulle Dolomiti.

3) Campanula di Moretti (Campanula morettiana). Si tratta di uno straordinario endemismo ristretto a poche aree delle Dolomiti dove predilige le fessure spesso inaccessibili delle rupi calcaree strapiombanti. La sua predilezione per le rocce verticali fa sì che le piante più belle siano raggiungibili solo da alpinisti provetti mentre assai rare sono le posizioni che ne permettono l’osservazione ai normali escursionisti. Lungo il nostro percorso è osservabile con sorprendente facilità nelle rupi verticali bordeggiate dal sentiero 710 nel tratto compreso tra la Val Venegia e il Passo Mulaz intorno ai 2200 metri di quota.

4) Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. É un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli.

5)  Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. É specie endemica delle Alpi nordorientali.

6) Eritrichio nano (Eritrichium nanum). Pianta endemica tipica delle Dolomiti dai piccoli, graziosi fiorellini azzurri che ricordano quelli del comune Nontiscordardime. Colonizza gli sfasciumi e le crepe nella dolomia ed è presente lungo il percorso ad esempio presso il Passo Mulaz.

7) Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S. squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S. caesia.

8) Pedicularia a racemo allungato (Pedicularis elongata); endemica delle Alpi orientali dalla Lombardia al Friuli, è presente in Val Venegia tra la partenza e la Malga Venegiota.

9) Valeriana strisciante (Valeriana supina): endemica dell’arco alpino, predilige i ghiaioni rocciosi su substrato calcareo.

10) Sassifraga di Host (Saxifraga hostii subsp. rhaetica), endemica delle Alpi Centro Orientali con foglie riunite in dense rosette e con fiori bianchi punteggiati di rosso o violetto.

11) Genziana del Monte Tricorno (Gentiana terglouensis) presente unicamente nelle Dolomiti, nelle Caravanche e negli Alti Tauri. Presenta infiorescenza di colore blu molto simile a quella della comune Genzianella. Il riconoscimento avviene osservando le caratteristiche foglie basali che sono raccolte in 3 – 4 coppie sovrapposte su ciascun lato. È presente ad esempio nei dintorni del Passo del Mulaz.

12) Genziana a foglie acute (Gentiana pumila). É una delle specie più rare osservabili lungo questo percorso. Endemica di una fascia ristretta delle Alpi Giulie, è presente con alcune disgiunzioni in Veneto e in Trentino interessando le Alpi Feltrine e le Pale di San Martino. Molto simile come fiore alla precedente nonché alla più comune Genzianella, si distingue per le numerose foglie lineari e ad apice molto acuto. Una bella stazione è tagliata dal sentiero 710 intorno ai 2400 metri di quota nel tratto che precede il raggiungimento del Passo del Mulaz.

Altre specie osservate:

1)    Orchidea a foglie larghe (Dactylorhiza majalis). Robusta ed appariscente orchidea tipica delle zone umide e dei bordi dei ruscelli, nel complesso infrequente. Al tempo della fioritura è impossibile non notarne la fioritura salendo verso Malga Venegiota.

2)    Primula farinosa (Primula farinosa); come la precedente ama i prati umidi e torbosi, non è quindi un caso se condividono, lungo questa escursione, il medesimo habitat.

3)    Giglio martagone (Lilium martagon)

4)    Pinguicola alpina (Pinguicola alpina), una delle poche piante carnivore presenti in Italia; riesce a sopperire alla mancanza di sali minerali del terreno torboso catturando piccoli insetti che vengono imprigionati grazie ad una serie di goccioline vischiose presenti sui bordi delle foglie.

5)    Bugola (Ajuga reptans)

6)    Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

7)    Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

8)    Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

9)    Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

10)  Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata)

11)  Minuartia sedoide (Minuartia sedoides) osservata presso il Passo del Mulaz.

12)  Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum)

13)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

14)  Genzianella (Genziana verna)

15)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

16)  Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

17)  Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

18)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

19)  Botton d’oro (Trollius europaeus)

20)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

21)  Potentilla lucida (Potentilla nitida)

22)  Salice reticolato (Salix reticulata)

23)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

24)  Ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris). A cavallo tra luglio e agosto è presente, con i suoi appariscenti fiori bianchi, nelle rocce presso il Passo del Mulaz

25)  Stella alpina (Leontopodium alpinum). Il fiore per eccellenza delle Alpi è presente con diversi esemplari, nei prati a lato del sentiero che sale dalle Sorgenti del Travignolo al Passo del Mulaz.

26)  Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

27)  Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

28)  Nigritella comune (Nigritella nigra)

29)  Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

30)  Iberidella alpina (Hornungia alpina)

31)  Moehringia cigliata (Moehringia ciliata)

32)  Sedo di Carinzia (Sedum atratum subsp. carinthiacum)

33)  Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

34)  Spillone alpino (Armeria alpina)

35)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

36)  Cavolaccio verde (Adenostyles alpina)

37)  Coclearia delle rupi (Kernera saxatilis)

38)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)      

39)  Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis)

40)  Carice nera (Carex parviflora)

41)  Pedicolare palustre (Pedicularis palustris); una specie che purtroppo va rarefacendosi sempre di più per la progressiva scomparsa degli ambienti torbosi idonei alla sua crescita. Lungo il percorso descritto colonizza i prati umidi e i bordi dei ruscelli nel tratto della Val Venegia compreso tra Malga Venegia e Malga Venegiota.

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