Ponteranica Orientale - Colombarolo

MONTE PONTERANICA ORIENTALE (m 2378)

COLOMBAROLO (m 2309)

Caratterizzato da tre grandi cime, il Ponteranica è una grandiosa montagna posizionata lungo il crinale principale delle Alpi Orobie, a cavallo tra le province di Bergamo e Sondrio. Accennavamo alle sue tre cime: il Ponteranica Occidentale è riservato unicamente agli alpinisti in quanto la sua ascensione raggiunge e varca la soglia del secondo grado. Il Ponteranica Centrale e il Ponteranica Orientale sono invece alla portata degli escursionisti anche se la vetta Orientale è nettamente la più conosciuta e frequentata. Ci concentriamo su quest’ultima elevazione sebbene il percorso di salita che suggeriamo non sia la via normale che avrebbe inizio in coincidenza del vicino Passo del Verrobbio. Suggeriamo un’ascesa differente, su percorso non segnato, ma con un evidente vantaggio: il percorso sfrutta le balze erbose che il Ponteranica rivolge verso meridione. Ciò significa poter guadagnare la vetta sin da maggio mentre la via normale si libera dalla neve soltanto verso la metà di giugno impedendo l’impresa a chi non ha dimestichezza nell’uso di piccozza e ramponi.

Occorre notare che l’escursione si articola in una zona piuttosto isolata ed impervia; a conferma di questo non è affatto difficile, lungo il percorso, osservare una ricca fauna selvatica che comprende ad esempio il camoscio, lo stambecco e la marmotta. Anche la flora merita un’importante citazione in quanto include entità rare ed endemiche fra cui ricordiamo l’Androsace orobia (Androsace brevis). In coda alla descrizione trovate un ampio resoconto delle principali specie osservabili.

L’escursione in breve:

Rifugio Cà San Marco (m 1830) – Piano dell’Acqua Nera (m 1780) – sentiero 101 – Monte Colombarolo (m 2309) – Monte Ponteranica Orientale (m 2378)

Dati tecnici:

Partenza presso il Rifugio Cà San Marco (m 1830): Difficoltà: EE (E sino all’ampio pianoro a quota m 1900 circa; EE nel tratto successivo su tracce che, nella parte superiore, sono difficili da reperire) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al pianoro intorno a 1900 metri di quota; del tutto assente nel settore successivo se si esclude qualche ometto di pietra con tracce dapprima evidenti quindi frammentarie e poco visibili sino al crinale. Su evidente sentierino, benché non segnato, lungo la cresta che unisce il Monte Colombarolo al Ponteranica Orientale. Dislivello assoluto: m 598 (il dislivello reale è superiore di almeno 100 metri). Acqua sul percorso: alcuni torrenti di non facile accessibilità; meglio procurarsi una scorta di liquidi usufruendo nell’eventualità dei due rifugi posti ad inizio escursione e quindi raggiungibili in auto.

Accesso alla partenza:

Si risale per intero la Val Brembana con la SS 470. Superato l’ultimo paese (Mezzoldo), l’ambiente assume caratteristiche d’alta montagna. La strada rimonta il pendio con numerosi tornanti sino a guadagnare il Rifugio San Marco 2000. Abbandoniamo il proseguo della statale che raggiungerebbe in breve lo spartiacque valicando il Passo San Marco per poi calare in Valtellina. Passiamo invece a sinistra su stradetta cieca che conduce in poche centinaia di metri sino al Rifugio Cà San Marco (m 1830) dove troviamo un ampio parcheggio per lasciare l’auto.

Descrizione del percorso:

Abbandonata l’auto proseguiamo a piedi lungo il segnavia 101 in direzione del Rifugio Benigni (cartelli indicatori). Lasciamo alle spalle gli antiestetici tralicci dell’alta tensione presenti presso il rifugio per traversare a mezza costa tra splendidi prati d’altitudine. Bordeggiamo una vecchia e modesta costruzione in pietra, quindi siamo ad un importante bivio, anche in questo caso chiaramente identificato dai cartelli. Ignoriamo il segnavia 161 che sale a tornanti in direzione del Passo Verrobbio mentre nel nostro caso manteniamo il sentiero 101 scendendo a sinistra in direzione del sottostante altipiano. In breve raggiungiamo la splendida distesa prativa (Piano dell’Acqua Nera) attraversata da un limpidissimo torrente. L’ambiente è idilliaco trattandosi di un verdeggiante altipiano circondato dalle imponenti cime di crinale. Siamo inoltre nel punto più basso dell’escursione (m 1780). Guadato il corso d’acqua ha inizio la lunga salita che ci porterà ad aggirare verso sinistra la struttura del Monte Colombarolo. Lasciamo alle spalle l’anfiteatro dominato dal Monte Verrobbio quindi traversiamo a mezza costa il pendio, in debole saliscendi, su terreno in parte friabile ma mai difficile. Nel proseguo si obliqua verso destra risalendo un caratteristico valloncello scavato dal torrente emissario dei soprastanti Laghi di Ponteranica. Il percorso segnato si mantiene alto rispetto al fondo dello stretto solco vallivo e, nel settore superiore, permette uno splendido sguardo sulle sottostanti fragorose rapide. A destra siamo sovrastati dalle imponenti quinte del Monte Colombarolo. Con un ultimo strappo un po’ più ripido guadagniamo un bellissimo piano erboso a circa 1900 metri di quota che interrompe la continuità della salita (ore 1,25 dalla partenza).

Ha così termine la frazione segnata della nostra escursione. Abbandoniamo il proseguo del sentiero 101 per volgere con decisione alla nostra destra. Una modesta ma evidente costruzione in pietra posta all’estremità settentrionale del piano erboso è un chiaro riferimento per capire in quale direzione muovere; alla sua destra notiamo il nostro percorso che ci permetterà di salire verso la cresta: un’evidente traccia di sentiero che obliqua diagonalmente verso l’alto. Si tratta di un antico sentiero che i pastori utilizzavano in passato per portare gli animali al pascolo negli alpeggi posti più in alto. Il tracciato, in questa prima parte, è ben marcato ed evidente permettendo un’ascensione priva di difficoltà. Pochi minuti di cammino permettono di raggiungere il soprastante piano erboso, a circa 2000 metri, dove ignoriamo la traccia che muove, verso sinistra, in direzione dei Laghi di Ponteranica. Come riferimento è presente un vecchio rudere semidistrutto proprio in coincidenza del punto in cui si separa la deviazione a sinistra per gli specchi d’acqua. La nostra traccia, ora meno evidente, obliqua invece a destra della costruzione accostando il ripido pendio per risalirlo nel punto più conveniente. Il sentierino si fa più difficile da identificare, in parte cancellato dall’erba e privo di qualsiasi segnalazione se si eccettuano alcuni sporadici ometti di pietra. Con attenzione se ne intuisce il proseguo: d’altra parte, guardando verso l’alto, appare evidente che si tratta dell’unica possibilità priva di pericoli per guadagnare il crinale; ai lati scabrose e repulsive pareti di roccia scoraggiano infatti l’ascensione. Senza affrontare nessun passaggio tecnico o difficoltoso transitiamo, a 2120 metri di quota, a destra di un evidente roccione alto qualche metro dove, a cavallo tra maggio e giugno, fiorisce con incredibile abbondanza la rara Androsace di Vandelli (Androsace vandellii). Le poche tracce obliquano nel proseguo tendenzialmente verso destra in ambiente sempre più selvaggio ed isolato con panorama esteso verso oriente sulle cime delle Alpi Orobie. In breve siamo ad un grande pianoro a quota 2170 metri dove troviamo, di fronte noi, un grandioso paretone roccioso alto 20 – 30 metri che pare precludere la salita. Gli amanti della flora sono vivamente incoraggiati ad osservare gli anfratti di questa enorme rupe: si ripete la presenza di numerosi pulvini di Androsace vandelli; sono inoltre presenti le grandi rosette basali della spettacolare Sassifraga dei graniti (Saxifraga cotyledon).

Nonostante le apparenze il proseguo è molto meno impegnativo di quanto si potrebbe supporre. A sinistra del lungo costone di roccia granitica notiamo uno stretto e ripido colatoio solo in apparenza difficile. Lo rimontiamo tra roccette ben appigliate e in pratica senza esposizione. I meno pratici si aiuteranno con le mani ma sono soltanto pochi metri quindi siamo al di sopra del salto roccioso.

Ora il crinale non è affatto distante: mancano un centinaio di metri di dislivello. Ascendiamo ulteriormente verso sinistra su fondo erboso, quindi, traversiamo in direzione del punto più basso della cresta compresa tra il Monte Colombarolo a destra, riconoscibile per l’evidente ometto di pietre sulla sua cima, e il Ponteranica Orientale sulla sinistra. Lo raggiungiamo obliquando verso destra in ripida salita, intuitivamente e senza via obbligata essendo completamente scomparse le tracce di sentiero. Non troviamo nessun passaggio d’arrampicata: solo ripidissimi pendii erbosi e colatoi franosi impegnativi per la pendenza, specie con fondo umido. In ultimo siamo sull’affilato e sinuoso crinale dove ci affacciamo per la prima volta sul versante valtellinese. Inaspettatamente, troviamo un sorprendente sentierino, ben evidente e delineato, che in pratica ricalca il disegno della cresta. Volgendo a destra guadagniamo, con una breve digressione di pochi minuti, la sommità del Monte Colombarolo (m 2309). Ci affacciamo sul pendio in direzione del Passo del Verrobbio dove si sviluppa la via normale di salita. All’orizzonte settentrionale si stagliano le grandiose cime del Monte Disgrazia e del Bernina in parte coperte dai ghiacciai a dominare la sottostante Valtellina.

Torniamo a ritroso sino alla selletta dove abbiamo raggiunto lo spartiacque. La nostra escursione procede lungo il sentierino che ricalca l’esile e stretto crinale salendo in direzione del Monte Ponteranica Orientale. Da rilevare lo splendido scorcio sui sottostanti Laghi di Ponteranica. Chi salirà alla fine del mese di maggio troverà in questa frazione in parte rocciosa la rara, bellissima fioritura rosata dell’endemica Androsace orobia (Androsace brevis), pianta adattata alle intemperie e al forte vento che spesso spazza il crinale. Assecondiamo alcuni risalti dello spartiacque e con molta attenzione superiamo alcuni settori un po’ esposti sul versante valtellinese sino ad accedere alla stretta e panoramica cima (m 2378 – ore 3 dalla partenza). Il panorama di vetta è grandioso: osserviamo verso occidente, a breve distanza da noi, l’inconfondibile, elegante sommità rocciosa del Monte Valletto. Ancora più vicina notiamo la vetta del Ponteranica Centrale mentre alle spalle osserviamo l’elegante profilo del crinale appena percorso.

Il rientro può avvenire a ritroso prestando la debita attenzione a ripercorrere senza errori di orientamento i ripidi pendii sommitali. Trattandosi di un itinerario privo di segnaletica è consigliabile, durante la salita, crearsi dei riferimenti per poter ripetere il percorso in discesa. Ribadiamo che si tratta di una soluzione priva di passaggi tecnici o d’arrampicata. E’ comunque un itinerario consigliabile solo con buona visibilità in quanto la nebbia può facilmente portare fuori strada in un settore assai impervio ed isolato. Nulla vieta, come alternativa, di scendere sfruttando la via normale che, superato il Colombarolo, cala tra i macereti d’altitudine sino al Passo Verrobbio. In questo caso, raggiunto il valico si cala su ampio sentiero segnato al Rifugio Cà San Marco confluendo nel sentiero d’andata poco a monte del Piano dell’Acqua Nera. Gli ultimi 10 minuti di cammino sono comuni all’andata.

Cenni sulla flora:  

Gli amanti della flora trovano, lungo questo itinerario, molti spunti di grande interesse grazie alla presenza di numerose specie, alcune delle quali particolarmente rare. Nella descrizione soprastante abbiamo già indicato le tre più significative. Ribadiamo la presenza della rara Androsace orobia (Androsace brevis). Si tratta di un endemismo dall’areale ridotto a meno di 100 km di diametro che gravita sulle Alpi sia ad est che a ovest del Lago di Como. La stazione posta sul crinale Colombarolo – Ponteranica è la più orientale se si eccettua la sua presenza sul monte Fioraro. La fioritura avviene, lungo questo itinerario, nell’ultima parte del mese di maggio ed è assolutamente caratteristica e spettacolare in quanto colonizza le roccette dello spartiacque esposte alle intemperie.  

Nella descrizione di salita abbiamo inoltre citato la presenza, nelle rupi del Ponteranica, della bellissima Sassifraga dei graniti (Saxifraga cotyledon). L’areale della specie si estende tra il Piemonte e la Lombardia con un paio di stazioni in Trentino. Anche in questo caso siamo comunque al margine orientale di distribuzione della specie, per altro una delle più belle del genere Saxifraga. Le stesse rupi che ospitano Saxifraga cotyledon accolgono anche la bellissima Androsace di Vandelli (Androsace vandellii), pianta non endemica ma ugualmente rara, dalle bellissime infiorescenze a petali bianchi con fauce gialla.

Tra le fioriture più notevoli dobbiamo infine ricordare la presenza della bellissima Primula irsuta (Primula hirsuta) dai petali di colore tra il rosso e il violetto. E' abbondante sin dalla partenza ed è presente in particolare nelle spaccature delle rocce granitiche.

Segue ora una lista parziale delle altre specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta all’inizio del mese di giugno.

1)      Pinguicola alpina (Pinguicola alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede.

2)      Erba unta comune (Pinguicola vulgaris). Come la precedente è una pianta carnivora in grado di catturare piccoli insetti grazie alle foglie vischiose. E’ presente nei torrenti che intersecano il sentiero nella prima parte tra il Rifugio Cà San Marco e il Piano dell’Acqua Nera.

3)      Soldanella alpina (Soldanella alpina)

4)      Draba gialla (Draba aizoides)

5)      Anemone di primavera (Pulsatilla vernalis)

6)      Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

7)      Piede di gatto (Antennaria dioica)

8)      Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

9)      Erica carnea (Erica carnea)

10)   Cariofillata montana (Geum montanum)

11)  Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

12)   Genzianella (Gentiana verna)

13)   Dafne rosea (Daphne striata), particolarmente abbondante nella prima parte, tra il Rifugio Cà San Marco e il Piano dell’Acqua Nera.

14)   Trifoglio alpino (Trifolium alpinum)

15)   Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

16)   Minuartia sedoide (Minuartia sedoides), presente sulle rocce sommitali del Ponteranica

17)   Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

18)   Croco (Crocus vernus)

19)   Viola gialla (Viola biflora)

20)   Mirtillo (Vaccinium myrtillus)

21)   Anemone narcissino (Anemone narcissiflora)

22)   Eritrichio nano (Eritrichium nanum); bellissima pianta endemica delle Alpi che predilige gli sfasciumi e le rupi ad alta quota. Inconfondibile per le sue foglie ricoperte da una fitta peluria e per i fiori azzurri che ricordano quello del più comune Nontiscordardime. Sono presenti pochi esemplari lungo la cresta sommitale che unisce il Monte Colombarolo al Ponteranica Orientale.

23)   Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

24)   Bartsia alpina (Bartsia alpina)

25)   Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris), presente nella primissima parte del percorso in coincidenza di un modesto ruscello.

26)  Bugola piramidale (Ajuga pyramidalis)

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