Pizzo delle Saette

PIZZO DELLE SAETTE (m 1720)

PANIA DELLA CROCE (m 1859)

Meno noto delle vicine Panie, il Pizzo delle Saette è una montagna slanciata e dalle forme particolarmente aguzze. Osservato dal Rifugio Rossi è il grande “dente” roccioso che conclude la lunga cresta che dalla Pania della Croce si sviluppa verso settentrione. Una montagna molto selvaggia e generalmente poco salita dagli escursionisti per via della sua fama di montagna non facile. In effetti l’ascensione non è del tutto elementare: l’itinerario è segnato sino in vetta ma a tratti è affilato e in parte esposto. Nonostante ciò non si varca il limite del 1° grado di difficoltà; resta comunque un percorso per escursionisti esperti dotati di piede fermo e assenza di vertigini. Grande attenzione è necessaria nel valutare le condizioni meteorologiche: le Alpi Apuane sono notoriamente bersaglio di forti temporali e il nome “Pizzo delle Saette” è indubbiamente più che esplicito! Si tratta comunque di un percorso percorribile tra maggio e ottobre, assolutamente con fondo asciutto e assenza di neve. La percorrenza dello stretto crinale tra il Pizzo delle Saette e il Callare della Pania arricchisce l’escursione di un tratto non segnato spettacolarmente esposto verso oriente. Un accenno infine alla flora, molto ricca e interessante che comprende fra l’altro numerose entità rare nonché  diversi endemismi; in coda alla relazione trovate indicati nei dettagli alcuni dei magnifici fiori di montagna osservabili percorrendo questo itinerario.

Dati tecnici:

Partenza da Piglionico (m 1120): Difficoltà: EE (un passaggio di 1° grado e parecchi tratti su cresta affilata  parzialmente esposti) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nel breve tratto di cresta tra il Pizzo delle Saette e l’innesto con il sentiero 126 dove la vecchia segnaletica è in pratica scomparsa. Dislivello assoluto: m 739 (dislivello realmente coperto intorno ai 1000 metri per via del tratto di crinale compreso tra il Pizzo delle Saette e la Pania della Croce). Acqua: una fonte poco al di sotto del Rifugio Rossi.

Accesso:

L’accesso avviene dalla Garfagnana: in prossimità di Castelnuovo di Garfagnana troviamo il bivio che conduce in direzione di Sassi ed Eglio. Dagli abitati di Sassi ed Eglio seguiamo la rotabile con indicazioni per il Rif. Rossi, sino alla fine della strada presso la cappellina in località Piglionico (m 1150) dove parcheggiamo l'automobile.

Descrizione del percorso:

Il nostro itinerario prosegue oltre la cappellina su ampio e facile tracciato (segnavia n°7). Bordeggiamo un costone roccioso posto a sinistra del percorso. Poco oltre siamo ad un bivio: ignoriamo il sentiero 127 che cala a destra in direzione di Mosceta - Rif. Del Freo mantenendo il segnavia 7 ed entrando nell’ombrosa e fresca faggeta. Passiamo presso i ruderi delle Pianaccette (m 1190) quindi il sentiero diviene più ripido sviluppandosi sempre nel fitto bosco. Su percorso ben tracciato e segnalato raggiungiamo, in un’ora circa di cammino, l’uscita dalla faggeta proseguendo tra verdeggianti prati e osservando, sulla sinistra, l’impressionante e tozza cima rocciosa della Pania Secca. Poco oltre troviamo, segnalata da un piccolo cartello, la deviazione a sinistra per la vetta che si può, avendo tempo a sufficienza, aggiungere al percorso nel ritorno seguendo il sentiero scavato nell’erba. Procediamo volgendo a destra e bordeggiando una piccola sorgente; siamo ormai in vista del soprastante Rifugio Enrico Rossi (m 1609) che raggiungiamo infine in ore 1,40 dalla partenza. Il paesaggio attorno alla struttura è già spettacolare con le rocciose cime circostanti a rendere quasi “dolomitico” l’ambiente. A oriente notiamo l’elegante sagoma della Pania Secca mentre a occidente siamo sovrastati dall’imponente, tozza struttura della Pania della Croce; volgendo con lo sguardo a nord ovest ecco l’appuntita piramide del Pizzo delle Saette, nostra prossima meta.

Dopo una meritata sosta procediamo oltre il rifugio con sentiero che traversa con scarsi dislivelli verso sinistra, ben al di sotto del crinale noto come “Uomo morto”. Di fronte a noi osserviamo la traccia che, tagliando i ghiaioni della Pianiza, ci porterà in vetta. Dominati dall’incombente parete della Pania della Croce guadagniamo, in 10 – 15 minuti dal rifugio Rossi, la Foce del Puntone (m 1611) marcata sella, nonché importante crocevia di sentieri. Di fronte a noi un primo sentiero (segnavia 126) risale il marcato Vallone dell’Inferno per portarsi al Callare della Pania; a sinistra prosegue invece il tracciato (sentiero n°7) che conduce a Costa Pulita passando per il Passo degli Uomini di Neve; la nostra escursione ha sèguito comunque sulla destra (segnavia 139) calando di quota in direzione dello stretto solco della Borra di Canala. Mentre perdiamo quota possiamo osservare, in basso a destra, il vasto altipiano d’assorbimento carsico della Vetricia, caratterizzato da numerosi abissi dove gli speleologi si calano alla scoperta di nuove grotte. Dopo pochi minuti di cammino dalla Foce del Puntone arriviamo, a quota 1560 metri, ad un importante bivio. Abbandoniamo il segnavia 139 che cala precipitosamente nella selvaggia Borra di Canala per volgere su traccia segnata a sinistra. Non vi sono cartelli segnalatori tuttavia la biforcazione è abbastanza evidente in condizioni di buona visibilità; inoltre scendiamo dall’alto e possiamo scorgere con anticipo il bivio escludendo la possibilità di sbagliare. Volgendo a sinistra cessa la discesa e ha inizio un lungo traverso in ambiente selvaggio e roccioso. Siamo nel mondo quasi lunare della Pianiza: un vasto pendio ghiaioso posto alla base del soprastante crinale che unisce la Pania della Croce al Pizzo delle Saette. Il sentiero in sé non è difficile né esposto, il fondo appare tuttavia molto instabile e sconnesso e richiede piede fermo. La buona segnaletica permette comunque di traversare progressivamente, tra ghiaioni e vaste pietraie, dominando dall’alto il marcato solco della Borra di Canala. Si procede faticosamente, con scarsi dislivelli, sino a portarsi poco sotto la verticale dell’evidente cuspide del Pizzo delle Saette. Il percorso cambia a questo punto direzione e soprattutto pendenza: ci innalziamo molto ripidamente sulla sinistra con bel colpo d’occhio alle spalle verso l’Uomo Morto; qualche balza erbosa precede un ripido salto roccioso. Un singolo passaggio tocca il 1° grado di difficoltà; l’esposizione è comunque contenuta e il salto ben appigliato. Poco oltre i segnavia guidano verso sinistra raggiungendo una particolare placca rocciosa inclinata. Questa volta l’esposizione è più marcata, tuttavia sono stati scolpiti nella roccia diversi gradini che facilitano di molto l’ascesa sulla placca che risulterebbe altrimenti pericolosamente liscia. E’ un passaggio di pochi metri al di sopra del quale riprende brevemente il sentiero normale sino ad accedere all’affilato crinale soprastante. L’arrivo in cresta offre uno spettacolare paesaggio aperto verso occidente sino al Mar Ligure. L’escursionista inesperto osserverà con preoccupazione l’erto e affilato crinale in direzione del Pizzo delle Saette. Mentre a sinistra, verso la Pania della Croce, sono presenti alcune rassicuranti balze erbose, il tracciato è invece, in direzione della nostra meta (verso destra), del tutto roccioso: la prima impressione è infatti quella di un tratto in pericolosa esposizione, stretto e piuttosto repulsivo. In realtà non affronteremo nessun passaggio che raggiunga il primo grado: è comunque richiesto passo sicuro su terreno ripido e non è di certo un percorso per chi soffre di vertigini. Nello specifico raggiungiamo in pochi metri un piccolo culmine oltre il quale perdiamo quota con un salto su roccia di buona qualità che appare parzialmente esposto su entrambi i versanti. Al di sotto caliamo ulteriormente su sentierino non difficile in direzione della sottostante selletta con il sentiero che si riporta, in un elegante gioco di equilibri, proprio sull’esile filo del crinale. Da qui appare evidente l’ultimo tratto dell’ascensione: si volge a sinistra abbandonando la sottile cresta rocciosa per raggiungere un canale che discende direttamente dal punto più elevato. Ancora una volta la visione del proseguo è repulsiva e l’esposizione appare molto più amplificata di quanto in realtà non sia. In effetti non vi sono grandi difficoltà: il traverso a sinistra è ben marcato e nonostante l’esposizione sul versante versiliese il tracciato è sufficientemente largo da non costituire un problema. Bella appare in questo tratto la vista sul vicino monte Corchia ai piedi del quale è presente il Rifugio Del Freo. Raggiunta la base del canale roccioso, chiave manifesta per salire in cima, ci rendiamo conto che, nonostante la sua estrema ripidezza l’esposizione non è così marcata come sembrava. Dapprima bordeggiamo le rocce a destra quindi la chiara segnaletica (strisce blu) guida a sinistra sino a rimontare una scarpata di roccette dove non mancano appoggi e appigli. Scorgiamo alle spalle, in una visione molto aerea, il sottile crinale percorso e, in lontananza, la cresta dell’Uomo Morto. Ancora pochi passi e siamo infine sul piccolo pianoro di vetta (m 1720 – circa ore 1,15 dal Rifugio Rossi - ore 3 scarse dalla partenza). Vasto e avvincente appare il panorama di vetta: a nord ovest notiamo, da sinistra a destra, i monti Fiocca e Sumbra. Quest’ultima cima appare come un gigante di roccia addormentato con in cima un piccola estensione prativa. Alle spalle desta grande riverenza l’immensa struttura della Pania della Croce con visibile l’esile e ardito sentiero di cresta appena percorso.

Proseguo dell’escursione:

L’itinerario, essendo ad anello, prevede ora la salita della Pania della Croce seguendo lo spettacolare crinale che unisce la cima al Pizzo delle Saette. Dobbiamo pertanto ritornare sui nostri passi prestando la debita attenzione al canale roccioso che cala dalla vetta e ai successivi affilati tratti di crinale. Rientriamo a ritroso sino al punto in cui, dalla cresta, si calerebbe a sinistra verso la Pianiza. Abbandoniamo il sentiero segnato in blu mantenendo il crinale e continuando a percorrerlo, ora in sensibile salita, verso meridione. Da questo punto in poi non vi è più segnaletica se non qualche rara e scolorita traccia di vernice ormai cancellata dal tempo. In compenso il percorso appare in questa prima parte ancora abbastanza evidente e logico trattandosi di un’esile ma ben visibile traccia tra le balze erbose. Più in alto il tracciato diviene poco marcato ma il cammino è sempre logico in quanto prosegue mantenendo grosso modo il crinale; quest’ultimo si assottiglia nuovamente tornando ad essere in prevalenza roccioso (notare alle spalle la spettacolare visione del Pizzo delle Saette). Proseguiamo mirando ad un ometto di pietre posto su un risalto del crinale. A questo punto il proseguo appare estremamente repulsivo: la linea di cresta si riduce divenendo sottilissima e soprattutto affacciata a sinistra su un impressionante salto verticale profondo decine di metri. Il cammino pare essere del tutto compromesso per l’esposizione da capogiro, ma ancora una volta la prospettiva non permette di vedere che a destra del filo di cresta si può passare con attenzione tra le stratificazioni rocciose, senza doversi affacciare sul burrone. Con cautela si può in realtà proseguire tra rocce e affioramenti erbosi scostandosi a destra ogni qual volta l’intuito lo suggerisce evitando così di esporsi pericolosamente sul salto strapiombante. Poco oltre la cresta comincia ad allargarsi e la difficoltà (più che altro psicologica) decresce rapidamente sino, a termine di ogni difficoltà, con l’andare a confluire nell’ampio sentiero 126 che sale dal Rifugio Del Freo al Callare della Pania. Uno sguardo all’indietro, sulla cresta appena percorsa, riempie di stupore l’escursionista che ha in effetti superato le ultime difficoltà dell’escursione. Il resto altro non è che un’innocua camminata per tutti; purtroppo finisce anche la solitudine in quanto siamo ora sulla frequentatissima via normale alla Pania della Croce dalla Foce di Mosceta. In compenso possiamo però allentare la tensione dopo l’aerea cresta appena percorsa. Risaliamo comodamente sino a riportarci in cresta a poca distanza dalla cima della Pania. Siamo al cosiddetto Callare della Pania (m 1835) importante passaggio in quota nella traversata tra il Rifugio Rossi e il Del Freo. La Pania della Croce appare vicina ed invitante e la breve digressione alla vetta è senz’altro molto raccomandabile. Si lascia alla sinistra la discesa verso la Foce del Puntone per proseguire lungo il crinale oppure debordando a destra sul tracciato che decorre appena sotto cresta. In entrambi i casi si guadagna, in appena una decina di minuti, il punto più alto dal quale si gode uno dei panorami più avvincenti delle Alpi Apuane aperto sul Mar Tirreno e sull’arcipelago toscano (m 1859 – libro di vetta – ore 1 dal Pizzo delle Saette – ore 4 complessive).

Dopo questa doverosa deviazione a quella che forse è la cima più scalata delle Alpi Apuane rientriamo, a ritroso, al Callare della Pania (m 1835). Caliamo a questo punto verso destra nel profondo solco denominato Vallone dell’Inferno. Il sentiero è, anche in questo caso, privo di insidie, tuttavia il fondo appare pietroso ed instabile con qualche balza che può richiedere attenzione in presenza di residui nevosi. Transitiamo presso la “Buca della neve” così chiamata in quanto nel suo fondo la neve si conservava sino a pochi anni fa in ogni stagione; purtroppo questo non è più vero dagli inizi del 2000 a causa di una sequenza di annate particolarmente calde e aride che hanno portato alla scomparsa dell’innevamento in tarda estate.

La discesa nel Vallone dell’Inferno prosegue sino all’uscita in coincidenza della marcata Foce del Puntone (m 1611). Si conclude così la parte ad anello del nostro percorso. A sinistra si separa infatti il tracciato per la Borra di Canala utilizzato all’andata per salire al Pizzo delle Saette. Il ritorno alla partenza ricalca ora, a  ritroso, il percorso di salita. Seguiamo il sentiero n°7 di fronte a noi, risalendo per qualche metro per poi traversare a sinistra rientrando così al Rifugio Rossi (m 1609 – ore 1 dalla Pania della Croce – ore 5 dalla partenza). Scendiamo infine su comodo sentiero nella faggeta rientrando infine alla partenza in località Piglionico (m 1120 – ore 6,15 complessive).

Cenni sulla flora:

Le Alpi Apuane rappresentano un paradiso per l’amante della botanica grazie all’incontro tra la flora tipica mediterranea (il Tirreno è a pochi chilometri in linea d’aria), e la flora d’alta montagna presente sulle vette. Non mancano numerosi endemismi, piante uniche al mondo che trovano sui marmi apuani il loro habitat naturale. In occasione della percorrenza di questo itinerario (mese di giugno) abbiamo avuto il privilegio di osservare diverse rarità che ora indichiamo e che vi auguriamo di trovare con l’ovvia raccomandazione di non strapparle.

Piante endemiche:

1)       Vedovella delle Apuane (Globularia incanescens). Inconfondibile pianta caratterizzata da splendidi capolini sferici di colore compreso tra l’azzurro e il blu. Si tratta di un endemismo che interessa l’area delle Alpi Apuane e il tratto appenninico tosco emiliano di fronte alle Apuane (dal parmense al bolognese). E’ una pianta che cresce con tenacia negli spacchi offerti dalle rocce. In questo itinerario è osservabile proprio alla partenza, subito oltre la cappellina di Piglionico nel lungo costone roccioso che bordeggia a sinistra il sentiero. Altri esemplari più isolati li abbiamo trovati lungo il crinale sommitale del Pizzo delle Saette, ma in questo caso occorre fare attenzione a non confonderla con la Vedovella azzurra (Globularia cordifolia) dai capolini quasi identici ma con foglie differenti. Quest’ultima, nei settori elevati, è più frequente rispetto a Globularia incanescens.

2)       Vedovella celeste (Globularia cordifolia). Ne abbiamo appena accennato sopra: è piuttosto diffusa nei settori più elevati ed anch’essa un endemismo sebbene ad areale molto più ampio; interessa infatti l’intero arco alpino e le Alpi Apuane. E’ presente, ad esempio, lungo la cresta sommitale del Pizzo delle Saette.

3)       Caglio delle Apuane (Galium palaeoitalicum). Bellissima pianta strisciante che forma dei cuscinetti molto densi trapuntati da decine di piccoli fiori. E’ un “paleoendemismo”, ovvero un’entità che deriva da una pianta un tempo diffusa che poi scomparve quasi ovunque rimanendo confinata in pochi areali il più grande dei quali sulle Alpi Apuane. Con il tempo i cuscinetti superstiti hanno modificato alcune loro caratteristiche adattandosi all’ambiente specifico e generando una nuova entità endemica.

4)       Geranio argentino (Geranium argenteum). Si tratta di un bellissimo endemismo delle Alpi Orientali e dell’Appennino Tosco Emiliano in generale poco diffuso e caratteristico delle rupi e degli sfasciumi di vetta. Nelle Alpi Apuane esiste un unico minuscolo areale poco a monte della Foce del Puntone, a 1650 metri di quota, proprio lungo il sentiero che cala dalla Pania della Croce. Purtroppo il tracciato del sentiero taglia letteralmente in due il piccolo areale della specie mettendone seriamente a rischio la sopravvivenza. Ad ogni modo, in occasione del nostro passaggio (giugno 2010), abbiamo rilevato almeno una ventina di capolini fioriti sui due lati del sentiero il che fa sperare nella sopravvivenza di questo unico nucleo apuano.

5)  Arenaria di Bertoloni (Arenaria bertolonii), endemica dell'Italia peninsulare, presente tra le rocce del Vallone dell'Inferno, immediatamente sotto la verticale della Pania della Croce.

6) Pinguicola delle Apuane (Pinguicula apuana), endemica stretta delle Alpi Apuane è presente poco sotto il Rifugio Rossi, subito a monte del bivio per la Pania Secca.

7) Dente di leone delle Apuane (Leontodon anomalus). Endemismo con areale centrato sulle Alpi Apuane e in alcuni settori dell'Appennino Settentrionale. Lungo il percorso descritto sono osservabili diversi esemplari nelle rocce presso la Foce del Puntone.

8) Erba perla rupestre (Moltkia suffruticosa). Splendido endemismo con areale diviso in due settori: una parte è centrata sulle Alpi Apuane; l'altro settore interessa le Prealpi Venete. Lungo il percorso descritto sono osservabili alcuni esemplari nelle rocce presso la Foce del Puntone.

9) Assenzio lucido (Artemisia nitida). Endemismo molto raro presente sulle Alpi Orientali e con poche stazioni disgiunte sulle Alpi Apuane. Lungo il percorso descritto è osservabile su alcune rupi posizionate nel Vallone dell'Inferno.

10) Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis). Subendemismo dell'arco alpino segnalato anche in Toscana sulle Alpi Apuane; si tratta evidentemente di un relitto di una distribuzione un tempo assai più ampia.

11) Atamanta di Corti (Athamanta cortiana); una tra le piante più remote non solo delle Alpi Apuane ma dell’intera penisola italiana. E’ un endemismo della catena apuana relegato il più delle volte sulle rupi strapiombanti della fascia culminale. Fiorisce assai raramente e non è facile da osservare per via dell’habitat estremamente selettivo. Lungo il percorso è presente sulle pareti che racchiudono il Vallone dell’Inferno e non è quasi mai raggiungibile con facilità.

Piante molto rare nell’area delle Alpi Apuane osservate lungo il sentiero:

1)       Arenaria moehringioide (Arenaria moehringioides). Presente sulle Alpi Occidentali e Centrali è invece rarissima sull’Appennino Settentrionale; nelle Alpi Apuane è presente addirittura in una sola stazione proprio presso la cima della Pania della Croce. Siamo stati in grado di trovarla ma la ricerca è stata impegnativa per via delle piccole dimensioni del fiore.

2)       Linaiola d’alpe (Linaria alpina). Gli splendidi fiori bicolori (viola e arancione) sono un magnifico ornamento per l’intero arco alpino e l’Appennino Centrale. La sua presenza nelle Alpi Apuane è invece da ritenersi eccezionale. L’unico, minuscolo areale, (meno di 10 metri quadrati) è posto proprio sulla vetta del Pizzo delle Saette e fortunatamente, la difficoltà insita nella via normale alla vetta ha difeso la sopravvivenza di questi pochissimi esemplari. Nonostante le piccole dimensioni del fiore non farete fatica a riconoscere la pianta grazie ai colori accesi dei petali e alla posizione di vetta degli esemplari. Attenzione a non pestare questa magnifica rarità!

Altre piante di montagna osservabili lungo questo itinerario:

1)       Draba gialla (Draba aizoides). I suoi piccoli fiori gialli abbelliscono i prati rivolti ad est presso la vetta della Pania della Croce. Da notare che sulle Alpi Apuane esiste anche Draba aspera Bertoloni endemica della zona, quasi identica nell’aspetto; nel nostro caso abbiamo tuttavia osservato la prima che si distingue per i suoi steli del tutto glabri.

2)       Vulneraria montana (Anthillis montana) dai capolini rossastri. E’ presente sia nei dintorni dell’Altopiano della Vetricia che lungo il crinale che unisce il Pizzo delle Saette alla Pania della Croce.

3)       Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) dalle foglie carnose con evidenti secrezioni calcaree lungo il bordo. E’ presente già alla partenza nelle rocce presso Piglionico.

4)       Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata). Nelle Apuane è il tipo di sassifraga più diffusa, al tempo stesso è quella che presenta le fioriture più spettacolari. Subito oltre la cappellina di Piglionico ha colonizzato le rocce a sinistra del sentiero prima di volgere a sinistra per salire al Rifugio Rossi. Al tempo dell’antesi, dalle rocce pendono centinaia di steli fioriti che offrono uno spettacolare panorama. (Nelle stesse rocce è presente anche l’endemica Globularia incanescens).

5)       Dafne spatolata (Daphne oleoides). Presente lungo le rocce dell’altopiano della Vetricia, è facilmente osservabile a lato del sentiero che sale al Rifugio Rossi presso l’uscita dalla faggeta. Forma caratteristiche siepi trapuntate di fiori bianchi.

6)       Camedrio alpino (Dryas octopetala). Bellissima pianta strisciante presente in grande quantità lungo il crinale dal Pizzo delle Saette alla Pania della Croce. Al momento della fioritura riveste meravigliosamente, con i suoi fiori, le creste più impervie delle Apuane.

7)       Colombina bianco gialla (Corydalis ochroleuca). Pianta poco comune nonostante sia presente in molte regioni italiane. Un occhio attento la noterà nella faggeta lungo il sentiero che dalle Pianaccette conduce al Rifugio Rossi.

8)       Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia). Presente in buona quantità nella faggeta compresa tra le Pianaccette e il Rifugio Rossi.

9)   Arabetta alpina (Arabis alpina) presente nelle rocce sommitali del Pizzo delle Saette e lungo il crinale roccioso verso la Pania della Croce.

10)   Viola gialla (Viola biflora) poco a valle del Rifugio Rossi nelle zone umide.

11) Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum) presente presso la vetta della Pania.

12) Iberidella alpina (Hornungia alpina) osservabile tra gli sfasciumi di vetta del Pizzo delle Saette.

13) Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum), osservabile nei prati presso Piglionico.

14) Moehringia muscosa (Moehringia muscosa)

15) Coclearia delle rupi (Kernera saxatilis)

16) Primula orecchia d'orso (Primula auricula)

17) Vincetossico comune (Vincetoxicum hirundinaria Medik. subsp. hirundinaria)

 

Queste sono soltanto alcune delle piante osservate direttamente in occasione della salita. Da altre fonti apprendiamo dell’esistenza sull’altopiano della Vetricia (e quindi di poco fuori sentiero) della Peonia selvatica (Paeonia officinalis) spettacolare pianta caratterizzata da grandi fiori di colore tra il cremisi e il porpora acceso presente sulle Alpi Apuane in pochi areali.

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