Pez - Castello

MONTE PEZ (PETZ -  m 2563)

MONTE CASTELLO (BURGSTALL – m 2515)

Lo Sciliar, ben visibile da Bozano, è spesso presentato a simbolo dell’intero Alto Adige con il suo vasto altipiano caratterizzato da pascoli e prati d’altitudine. Il Monte Pez, poco rilevato rispetto all’altipiano, ne costituisce il culmine ed è caratterizzato da dolomia principale di colore molto chiaro. E’ una sommità che concede un panorama immenso grazie alla posizione isolata e sostanzialmente libera da ostacoli. Nei giorni più tersi lo sguardo raggiunge i lontani ghiacciai delle Alpi Venoste e Breonie. E’ una meta senz’altro alla portata degli escursionisti, priva di difficoltà ma un po’ lunga con la via normale di salita che ha inizio nelle verdeggianti ondulazioni dell’Alpe di Siusi. La via che vi presentiamo è la più breve per guadagnarne la sommità. A nord del Monte Pez si elevano, staccate dall’altipiano, le vertiginose guglie Santner ed Euringer i cui nomi ricordano il loro primo salitore. L’escursione descritta conduce oltre il Monte Pez a toccare il Monte Castello per poi raggiungere l’impressionante ed esposto culmine posizionato proprio di fronte alle due guglie. Nel complesso si tratta di un’escursione molto completa ed appagante che richiede tempo buono e stabile per godersi la vastità degli altipiani di Siusi e dello Sciliar. Tra luglio e settembre l’area è ben accessibile. Si tratta in ogni caso di zone molto frequentate, sarebbe quindi ideale organizzare la salita evitando il mese di agosto e in generale i fine settimana.

L’escursione in breve:

Spitzbühel (m 1935) – Saltner Hütte (m 1825) – Altipiano dello Sciliar – Rifugio Bolzano (Schlernhäuser – m 2457) – Monte Pez (Petz – m 2563) – sella senza nome (m 2471) – Monte Castello (Burgstall – m 2515) – Santner Kanzele (m 2476)

Dati tecnici:

Partenza da Spitzbühel (m 1935): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale fino al Monte Pez poi assente ma senza difficoltà d’orientamento con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 748 – Dislivello realmente superato: m 960. Acqua sul percorso: tra Saltner Hütte e l’altipiano dello Sciliar (una fonte dopo il ponte, poi numerosi torrenti).

Accesso alla partenza:

Da Castelrotto la strada raggiunge San Valentino quindi procede verso l’Alpe di Siusi (Seiser Alm) fino all’Albergo Frommer presso il quale troviamo un parcheggio e la seggiovia che ci condurrà a Spitzbühel dove la nostra avventura ha inizio. Da notare che la strada che sale all’Alpe di Siusi è chiusa al traffico turistico dalle ore 9 alle 17 è pertanto bene arrivare prima. Il ritorno a valle può essere effettuato in qualsiasi orario. Arrivando nella fascia oraria proibita occorre da Castelrotto portarsi a Siusi per poi salire con la cabinovia sino a Compaccio (Compatsch). Una volta scesi dall’impianto si arretra a piedi sulla strada scendendo sino all’Albergo Frommer dove troviamo la seggiovia che segna l’inizio della nostra impresa.

Descrizione del percorso:

La nostra avventura ha inizio in coincidenza del rifugio nonché stazione a monte della seggiovia (Spitzbühel – m 1935). Non potrebbe esserci ambiente più bello per dare inizio al nostro cammino. Siamo infatti sull’Alpe di Siusi che con i suoi 52 Kmq di estensione è il più vasto altipiano d’altitudine d’Europa. Siamo circondati da pascoli verdissimi e dalle dolci ondulazioni dell’alpe: impossibile non provare un senso di tranquillità e benessere. Verso nord spicca, nel mezzo dell’alpe, la sagoma tabulare della Bullaccia mentre a sud l’altipiano è racchiuso dallo Sciliar con le due grandiose guglie denominate Santner ed Euringer.

La segnaletica in legno indica, a 35 minuti di distanza, la nostra prima meta ovvero la Malga Saltner. La marcia segue una bellissima ed ampia mulattiera con dislivelli inizialmente minimi. Successivamente perdiamo quota scendendo a destra in moderata pendenza tra pendii erbosi. E’ una frazione priva di difficoltà che tuttavia ci costringerà, al ritorno, a riprendere quota proprio alla fine dell’escursione aggiungendo dislivello in salita quando non ne avremo più troppa voglia. Al momento scendiamo sbrigativamente toccando Baita Saltner (Saltner Hütte - m 1825), gestita nella stagione estiva. Poco oltre l’edificio la mulattiera lascia spazio ad un buon sentiero e si tocca il punto più basso dell’escursione in coincidenza del guado del Rio Freddo (m 1815 – ore 0,40 dalla partenza).

Ha ora inizio la costante salita tra pascoli e lembi di bosco che ci condurrà in vetta. Il Monte Pez, in questo tratto, è proprio davanti a noi, inconfondibile essendo una modesta piramide di dolomia che si eleva di poco a sinistra delle torri Euringer e Santner. Incontriamo un’abbondante fonte utile per un eventuale approvvigionamento d’acqua. Da rilevare, sulla destra, la vista dell’Alpe di Siusi con in evidenza il sentiero percorso precedentemente tra Spitzbühel e Baita Saltner. Poco oltre siamo ad un bivio, per altro ben segnalato dai cartelli. Ignoriamo il sentiero che si separa sulla destra e che condurrebbe alla Malga Prossliner e al Rifugio Schlerbödele. Proseguiamo in salita sul segnavia n° 1 con il sentiero bordeggiato a sinistra, per un breve tratto, da una staccionata in legno. Guadagnando quota si apre ulteriormente il paesaggio con in evidenza il rilievo della Bullaccia mentre verso oriente osserviamo le quinte del Sassolungo. Lo sguardo può ora abbracciare una vasta area dell’Alpe di Siusi permettendoci di apprezzarne l’estensione. Si fa più impegnativo il sentiero con pendenza che diviene rilevante e con tratti sostenuti da traverse in legno per facilitare la progressione. Il tracciato serpeggia tra una selva in prevalenza a pino mugo e con frazioni erbose che permettono un paesaggio davvero entusiasmante per vastità e serena bellezza. Nel proseguo l’alberatura scompare definitivamente lasciando spazio ai prati d’altitudine. Il sentiero mantiene immutate le sue caratteristiche restando facile e ben evidente per quanto esposto alle intemperie sviluppandosi ora ad una quota rilevante. Decresce progressivamente la pendenza e sulla sinistra si aprono al nostro sguardo le ondulazioni erbose dell’Altipiano dello Sciliar (Schlern Hochfläche), posto in quota rispetto alla sottostante Alpe di Siusi. Ignoriamo la biforcazione a destra per il Sentiero dei Camosci mantenendo il segnavia n° 1 ora in debole salita o a tratti quasi in piano. La vista si apre a nuovi gruppi montuosi con in evidenza il Catinaccio e più lontano il Latemar. Subito oltre siamo ad un nuovo bivio ben segnalato. Tralasciamo la deviazione a sinistra che permetterebbe di raggiungere l’Alpe di Tires attraverso le facili ondulazioni dell’Altopiano dello Sciliar. Procediamo aggirando in senso orario le pendici del Monte Pez sino ad osservare a breve distanza il Rifugio Bolzano, posto in posizione aperta ed assolata essendo rivolto verso il sole di mezzogiorno. In breve guadagniamo la struttura, gestita nella stagione estiva e assai utile come punto di appoggio per un eventuale approvvigionamento d’acqua o di cibo (m 2457 – ore 2,40 dalla partenza).

Proprio in coincidenza della struttura troviamo, ben indicato, il bivio a destra che permette di salire alla vetta del Monte Pez. Si tratta di una breve frazione che alterna settori pascolivi con tratti su sfasciumi e roccette mai difficili. Gli ultimi metri prima della vetta sono caratterizzati da una balza di dolomia affiorante di colore chiaro ben appigliata che permette l’accesso al punto più alto (m 2563 – ore 0,20 dal Rifugio Bolzano – ore 3 dalla partenza). Il panorama sommitale offre un’eccellente visione in tutte le direzioni grazie al relativo isolamento della cima. Arriviamo a scorgere la conca di Bolzano mentre a settentrione si osservano le montagne al confine con l’Austria. Si ripete la vista ravvicinata del Sassolungo e del Catinaccio ad occupare l’orizzonte orientale.

La nostra escursione procede oltre la vetta del Monte Pez seguendo il sentiero che si sviluppa verso nord. Aggiriamo a destra un curioso torrione di roccia quindi perdiamo quota tra ghiaie e detriti muovendo in direzione della sottostante ampia distesa prativa semipianeggiante. In tutto si perde un centinaio di metri di dislivello sino alla vasta sella erbosa (m 2471) che precede la risalita al Monte Castello. Si tratta di un alpeggio idilliaco dove l’unica compagnia di cui godremo è quella delle mandrie di animali al pascolo. Ben pochi sono infatti gli escursionisti che procedono oltre il Monte Pez nonostante il cammino non comporti alcuna difficoltà. Scompaiono le segnalazioni; con buona visibilità l’orientamento appare tuttavia banale. Andiamo infatti a rimontare le pendici del poco rilevato Monte Castello (Burgstall) la cui cima si raggiunge per altro senza via obbligata in pochi minuti dall’ampia sella erbosa (m 2515 – ore 0,20 dal Monte Pez – ore 3,20 dalla partenza). Inusuale, dal punto più elevato, la vista sul Monte Pez mentre torniamo ad osservare gran parte dell’Alpe di Siusi che appare come una sognante distesa di prati verdissimi e ben curati.

A completamento dell’escursione vale senz’altro la pena di procedere per qualche minuto oltre la vetta del Monte Castello perdendo qualche decina di metri sino a raggiungere il cosiddetto “Santner Kanzele” (m 2476), ossia l’estremità settentrionale dell’altipiano oltre il quale precipita un impressionante baratro verticale. Di fronte a noi, separate dall’altipiano stesso svettano, allineate una davanti all’altra, le due torri Euringer e Santner. Sono due strutture pressoché strapiombanti che destano inevitabilmente lo stupore degli escursionisti. Appare davvero curioso il contrasto tra la verticalità delle due guglie e i miti ambienti d’altopiano che hanno caratterizzato il nostro cammino. Non resta che il lungo rientro alla partenza che avviene a ritroso per un totale di quasi 6 ore di marcia.

 Cenni sulla flora:

Tra gli elementi di interesse di questa magnifica escursione vi è la possibilità di osservare una ricca flora d’altitudine comprese alcune entità rare o endemiche. Segue un estratto delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla metà del mese di agosto.

 Specie endemiche:

1)     Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S.squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S.caesia.

2)     Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. E’ un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli.

3)     Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Pianta endemica delle Alpi centro orientali molto simile al più diffuso Rododendro ferrugineo dal quale si distingue per l’evidente pelosità delle foglie. Cresce unicamente su substrato calcareo e non è pertanto un caso se risulta particolarmente diffuso sulle Dolomiti.

4)     Senecio della Carnia (Senecio incanus sbsp. carniolicum). Endemico delle Alpi Orientali.

5)     Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium), endemica delle Alpi, è osservabilenel tratto di sentiero compreso tra il Rifugio Bolzano e la cima di Monte Pez.

6)     Primula vischiosa (Primula glutinosa); bellissimo endemismo del nordest dai fiori violetti raccolti in piccoli grappoli. Colonizza i macereti d’altitudine e le rupi

 Altre specie osservabili:

1)     Potentilla lucida (Potentilla nitida). Caratteristica nel suo portamento strisciante, offre alcune tra le fioriture più spettacolari delle Dolomiti. Lungo il percorso descritto è a tratti molto abbondante.

2)     Gramignola alpina (Chamorchis alpina). E’ un’orchidea tipica delle alte quote nel complesso rara e piuttosto sfuggente per le piccole dimensioni e la colorazione giallo verdastra. L’abbiamo osservata nel tratto che precede il Rifugio Bolzano a circa 2300 metri di quota.

3)     Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

4)     Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

5)     Camedrio alpino (Dryas octopetala)

6)     Trifoglio bruno (Trifolium badium)

7)     Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

8)     Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

9)     Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

10)  Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

11)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

12)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

13)  Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium)

14)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

15)  Prunella delle Alpi (Prunella grandiflora)

16)  Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

17)  Stella alpina (Leontopodium alpinum)

18)  Saussurea delle Alpi (Saussurea alpina); è presente una grossa stazione della specie in oggetto lungo il segnavia n° 1 tra 2100 e 2300 metri di quota.

19)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

20)  Genzianella (Gentiana verna)

21)  Achillea moscata (Achillea moschata)

22)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

23)  Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

24)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

25)  Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

26)  Napello (Aconitum napellus)

27)  Luparia (Aconitum lycoctonum)

28)  Astro alpino (Aster alpinus)

29)  Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

30)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

31)  Genziana sfrangiata (Gentianopsis ciliata)

32)  Botton d’oro (Trollius europaeus)

33)  Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

34)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

35)  Geranio dei prati (Geranium pratense)

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