|
|
PANIA DELLA CROCE (m 1858)
E’ senz’altro la più importante cima dell’intero gruppo montuoso, nonché la più conosciuta e salita dagli escursionisti. Lo stesso nome “Apuane” è una diretta derivazione del termine “Panie” eppure, curiosamente, vi sono altre due cime nel gruppo più elevate della Pania della Croce: sono la Tambura (m 1890) e soprattutto il M.Pisanino (m 1946), massima cima dell’intero gruppo. Suggeriamo due vie di salita, entrambe davvero belle e meritevoli. Anche per la Pania della Croce, come per tutte le principali cime delle Alpi Apuane, vale la pena sottolineare il panorama unico e pieno di contrasti che si può godere dalla vetta: nei mesi di aprile e maggio non è raro salire tra la neve ancora abbondante soprattutto sul versante est (salita dal Rif. Rossi), arrivando a scorgere dalla sommità una vista ben più “mediterranea” sulla Versilia e il Mar Ligure. Dati tecnici: Da Piglionico (m 1152) per il Rif. E.Rossi: Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello: m 706. Acqua: appena sotto il Rif. Rossi, a lato del sentiero. Accesso: L’accesso avviene dalla Garfagnana: in prossimità di Castelnuovo di Garfagnana troviamo il bivio che conduce in direzione di Sassi ed Eglio. Dagli abitati di Sassi ed Eglio seguiamo la rotabile con indicazioni per il Rif. Rossi, sino alla fine della strada presso la cappellina in località Piglionico (m 1150) dove parcheggiamo l'automobile. Descrizione del percorso: Il nostro itinerario prosegue oltre la cappellina su ampio e facile tracciato (segnavia n°7). Bordeggiamo un costone roccioso posto a sinistra del percorso. Poco oltre siamo ad un bivio: ignoriamo il sentiero 127 che cala a destra in direzione di Mosceta - Rif. Del Freo mantenendo il segnavia 7 ed entrando nell’ombrosa e fresca faggeta. Passiamo presso i ruderi delle Pianaccette (m 1190) quindi il sentiero diviene più ripido sviluppandosi sempre nel fitto bosco. Su percorso ben tracciato e segnalato raggiungiamo, in un’ora circa di cammino, l’uscita dalla faggeta proseguendo tra verdeggianti prati e osservando, sulla sinistra, l’impressionante e tozza cima rocciosa della Pania Secca. Poco oltre troviamo, segnalata da un piccolo cartello, la deviazione a sinistra per la vetta che si può, avendo tempo a sufficienza, aggiungere al percorso nel ritorno seguendo il sentiero scavato nell’erba. Procediamo volgendo a destra e bordeggiando una piccola sorgente; siamo ormai in vista del soprastante Rifugio Enrico Rossi (m 1609) che raggiungiamo infine in ore 1,40 dalla partenza. Il paesaggio attorno alla struttura è già spettacolare con le rocciose cime circostanti a rendere quasi “dolomitico” l’ambiente. A oriente notiamo l’elegante sagoma della Pania Secca mentre a occidente siamo sovrastati dall’imponente, tozza struttura della Pania della Croce; volgendo con lo sguardo a nord ovest ecco l’appuntita piramide del Pizzo delle Saette. Dopo una meritata sosta procediamo oltre il rifugio con sentiero che traversa con scarsi dislivelli verso sinistra, ben al di sotto del crinale noto come “Uomo morto”. Dominati dall’incombente parete della Pania della Croce guadagniamo, in 10 – 15 minuti dal rifugio Rossi, la Foce del Puntone (m 1611) marcata sella, nonché importante crocevia di sentieri. Di fronte a noi un primo sentiero (segnavia 126) risale il marcato Vallone dell’Inferno per portarsi al Callare della Pania; a sinistra prosegue invece il tracciato (sentiero n°7) che conduce a Costa Pulita passando per il Passo degli Uomini di Neve mentre a destra cala il segnavia 139 nel profondo solco della Borra di Canala. Nel nostro caso scegliamo la prima possibilità risalendo con il sentiero 126 il roccioso Vallone dell’Inferno accedendo infine alla cresta sommitale che viene raggiunta in coincidenza del Callare della Pania (m 1835). Abbandoniamo a questo punto il segnavia che conduce in discesa al Rifugio Del Freo per risalire in breve la facile cresta sulla sinistra e raggiungere infine la cima (m 1858 – ore 3 dalla partenza). Il ritorno avviene a ritroso.
E' possibile tuttavia modificare il rientro scegliendo una variante in
coincidenza della Foce del Puntone. In questo caso, raggiunta la
Foce, caliamo con il segnavia
139 a sinistra, nella selvaggia e stretta gola della Borra di Canala.
Scendiamo su fondo
pietroso nel solco vallivo con a destra l’Altopiano della Vetricia e a sinistra
l’imponente parete del Pizzo delle Saette. La discesa, molto ripida ma priva di
reali difficoltà, scende in ultimo nella faggeta confluendo nel segnavia 127
che unisce il Rif. Del Freo a Piglionico. Questo sentiero, seguito verso destra,
ci riporta in breve alla partenza.
SECONDA POSSIBILITA' DI SALITA Dati tecnici: Da Piglionico (m 1152) per il Rif. Del Freo: Difficoltà: EE
(Vai
alla scala delle difficoltà). Segnaletica:
totale. Dislivello: m 706. Acqua: presso il Rifugio G.Del Freo. Descrizione del percorso: In auto raggiungiamo la cappellina in località Piglionico come descritto sopra. Si prosegue su sentiero che poco oltre si biforca: a sinistra si sale al Rif. Rossi, noi manteniamo la destra (indicazioni per Foce di Mosceta – Rif. Del Freo – Segnavia 127). Perdiamo leggermente quota per poi traversare lungamente nella faggeta aggirando la ripida parete settentrionale del Pizzo delle Saette. Un bivio interrompe la traversata: sulla sinistra il segnavia 139 sale nel selvaggio solco della Borra di Canala. Noi manteniamo il nostro tracciato cominciando a volgere verso sud sino a individuare, tra le frasche, le pendici di M. Corchia. Poco oltre la nostra pista confluisce nella più ampia mulattiera che sale da Isola Santa. Proseguiamo sulla sinistra raggiungendo una splendida conca prativa dove abbondano i cespugli di lamponi e di mirtilli; la valle è racchiusa verso sud da dolci declivi coperti da abetaie. A sinistra siamo sovrastati dalla Pania della Croce, a destra da M. Corchia. In questo meraviglioso ambiente guadagniamo la Foce di Mosceta (m 1170) e l’accogliente Rif. Del Freo (m 1180 – circa ore 2,15 dalla partenza). Dopo una sosta ha inizio il tratto più erto dell’escursione: saliamo ripidamente, tra balze prative, sul segnavia 126, con il panorama che si allarga spettacolarmente alle spalle del Rifugio Del Freo arrivando ad abbracciare il Mar Ligure. Superiamo una zona rocciosa (Gorfigliette) per puntare poi alla sella che divide la Pania della Croce dal Pizzo delle Saette. La raggiungiamo affacciandoci così sul versante garfagnino, quindi saliamo in breve al Callare della Pania (m 1835). Abbandoniamo ora il segnavia che conduce in discesa alla Foce del Puntone per risalire in breve la facile cresta sulla destra e raggiungere infine la cima (m 1858 - ore 3,30 dalla partenza) P.S. Per la discesa è consigliabile descrivere uno splendido anello usando la prima salita descritta ma percorsa in senso inverso. N.B. Chi lo desidera può eseguire un'escursione ad anello che comprende non solo la salita alla Pania della Croce ma anche la via normale al Pizzo delle Saette. Si tratta di uno spettacolare percorso in ambiente molto solitario e selvaggio che richiede piede fermo. CLICCA QUI per leggere la relazione dettagliata di questa possibilità.
Cenni sulla flora:
Le Alpi Apuane rappresentano un paradiso per l’amante della botanica grazie all’incontro tra la flora tipica mediterranea (il Tirreno è a pochi chilometri in linea d’aria), e la flora d’alta montagna presente sulle vette. Non mancano numerosi endemismi, piante uniche al mondo che trovano sui marmi apuani il loro habitat naturale. In occasione della percorrenza di questo itinerario (mese di giugno) abbiamo avuto il privilegio di osservare diverse rarità che ora indichiamo e che vi auguriamo di trovare con l’ovvia raccomandazione di non strapparle. Piante endemiche: 1) Vedovella delle Apuane (Globularia inanescens). Inconfondibile pianta caratterizzata da splendidi capolini sferici di colore compreso tra l’azzurro e il blu. Si tratta di un endemismo che interessa l’area delle Alpi Apuane e il tratto appenninico tosco emiliano di fronte alle Apuane (dal parmense al bolognese). E’ una pianta che cresce con tenacia negli spacchi offerti dalle rocce. In questo itinerario è osservabile proprio alla partenza, subito oltre la cappellina di Piglionico nel lungo costone roccioso che bordeggia a sinistra il sentiero. 2) Geranio argentino (Geranium argenteum). Si tratta di un bellissimo endemismo delle Alpi Orientali e dell’Appennino Tosco Emiliano in generale poco diffuso e caratteristico delle rupi e degli sfasciumi di vetta. Nelle Alpi Apuane esiste un unico minuscolo areale poco a monte della Foce del Puntone, a 1630 metri di quota, proprio lungo il sentiero che cala dalla Pania della Croce. Purtroppo il tracciato del sentiero taglia letteralmente in due il piccolo areale della specie mettendone seriamente a rischio la sopravvivenza. Ad ogni modo, in occasione del nostro passaggio (giugno 2010), abbiamo rilevato almeno una ventina di capolini fioriti sui due lati del sentiero il che fa sperare nella sopravvivenza di questo unico nucleo apuano. 3) Arenaria di Bertoloni (Arenaria bertolonii), endemica dell'Italia peninsulare, presente tra le rocce del Vallone dell'Inferno. 4) Pinguicola delle Apuane (Pinguicula apuana), endemica stretta delle Alpi Apuane è presente poco sotto il Rifugio Rossi, subito a monte del bivio per la Pania Secca. 5) Caglio delle Apuane (Galium palaeoitalicum). Bellissima pianta strisciante che forma dei cuscinetti molto densi trapuntati da decine di piccoli fiori. E’ un “paleoendemismo”, ovvero un’entità che deriva da una pianta un tempo diffusa che poi scomparve quasi ovunque rimanendo confinata in pochi areali il più grande dei quali sulle Alpi Apuane. Con il tempo i cuscinetti superstiti hanno modificato alcune loro caratteristiche adattandosi all’ambiente specifico e generando una nuova entità endemica. E' presente tra le rocce del Vallone dell'Inferno. 6) Dente di leone delle Apuane (Leontodon anomalus). Endemismo con areale centrato sulle Alpi Apuane e in alcuni settori dell'Appennino Settentrionale. Lungo il percorso descritto sono osservabili diversi esemplari nelle rocce presso la Foce del Puntone. 7) Erba perla rupestre (Moltkia suffruticosa). Splendido endemismo con areale diviso in due settori: una parte è centrata sulle Alpi Apuane; l'altro settore interessa le Prealpi Venete. Lungo il percorso descritto sono osservabili alcuni esemplari nelle rocce presso la Foce del Puntone. 8) Assenzio lucido (Artemisia nitida). Endemismo molto raro presente sulle Alpi Orientali e con poche stazioni disgiunte sulle Alpi Apuane. Lungo il percorso descritto è osservabile su alcune rupi posizionate nel Vallone dell'Inferno. 9) Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis). Subendemismo dell'arco alpino segnalato anche in Toscana sulle Alpi Apuane; si tratta evidentemente di un relitto di una distribuzione un tempo assai più ampia. 10) Atamanta di Corti (Athamanta cortiana); una tra le piante più remote non solo delle Alpi Apuane ma dell’intera penisola italiana. E’ un endemismo della catena apuana relegato il più delle volte sulle rupi strapiombanti della fascia culminale. Fiorisce assai raramente e non è facile da osservare per via dell’habitat estremamente selettivo. Lungo il percorso è presente sulle pareti che racchiudono il Vallone dell’Inferno e non è quasi mai raggiungibile con facilità. Pianta molto rara nell’area delle Alpi Apuane osservata lungo il sentiero: Arenaria moehringioide (Arenaria moehringioides). Presente sulle Alpi Occidentali e Centrali è invece rarissima sull’Appennino Settentrionale; nelle Alpi Apuane è presente addirittura in una sola stazione proprio presso la cima della Pania della Croce. Siamo stati in grado di trovarla ma la ricerca è stata impegnativa per via delle piccole dimensioni del fiore. Altre piante di montagna osservabili lungo questo itinerario: 1) Draba gialla (Draba aizoides). I suoi piccoli fiori gialli abbelliscono i prati rivolti ad est presso la vetta della Pania della Croce. Da notare che sulle Alpi Apuane esiste anche Draba aspera Bertoloni endemica della zona, quasi identica nell’aspetto; nel nostro caso abbiamo tuttavia osservato la prima che si distingue per i suoi steli del tutto glabri. 2) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) dalle foglie carnose con evidenti secrezioni calcaree lungo il bordo. E’ presente già alla partenza nelle rocce presso Piglionico. 3) Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata). Nelle Apuane è il tipo di sassifraga più diffusa, al tempo stesso è quella che presenta le fioriture più spettacolari. Subito oltre la cappellina di Piglionico ha colonizzato le rocce a sinistra del sentiero prima di volgere a sinistra per salire al Rifugio Rossi. Al tempo dell’antesi, dalle rocce pendono centinaia di steli fioriti che offrono uno spettacolare panorama. (Nelle stesse rocce è presente anche l’endemica Globularia incanescens). 4) Dafne spatolata (Daphne oleoides). Presente lungo le rocce dell’altopiano della Vetricia, è facilmente osservabile a lato del sentiero che sale al Rifugio Rossi presso l’uscita dalla faggeta. Forma caratteristiche siepi trapuntate di fiori bianchi. 5) Colombina bianco gialla (Corydalis ochroleuca). Pianta poco comune nonostante sia presente in molte regioni italiane. Un occhio attento la noterà nella faggeta lungo il sentiero che dalle Pianaccette conduce al Rifugio Rossi. 6) Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia). Presente in buona quantità nella faggeta compresa tra le Pianaccette e il Rifugio Rossi. 7) Viola gialla (Viola biflora) poco a valle del Rifugio Rossi nelle zone umide. 8) Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum) presente presso la vetta della Pania. 9) Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum), osservabile nei prati presso Piglionico. 10) Moehringia muscosa (Moehringia muscosa) 11) Coclearia delle rupi (Kernera saxatilis) 12) Primula orecchia d'orso (Primula auricula) 13) Vincetossico comune (Vincetoxicum hirundinaria Medik. subsp. hirundinaria) Queste sono soltanto alcune delle piante osservate direttamente in occasione della salita. Da altre fonti apprendiamo dell’esistenza sull’altopiano della Vetricia (e quindi di poco fuori sentiero) della Peonia selvatica (Paeonia officinalis) spettacolare pianta caratterizzata da grandi fiori di colore tra il cremisi e il porpora acceso presente sulle Alpi Apuane in pochi areali.
|