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MONTE SELLA DI SENNES (MUNTEJELA DE SENES - m 2787)
Un ambiente davvero inconsueto quello dell’Alpe di Sennes, un suggestivo altopiano prativo caratterizzato da dolci ondulazioni. Siamo in zona di parco: l’intera area è ben collegata da una fitta rete di sentieri mentre non sono ammessi mezzi quali fuoristrada e moto. L’impossibilità nell’utilizzare mezzi a motore salvaguarda l’integrità di questo bellissimo settore. Per l’escursionista la conseguenza diretta di questo è la presenza di vie d’accesso alle alte cime che circondano l’altopiano, piuttosto lunghe dovendo partire forzatamente dai limiti del parco. In compenso sono presenti numerosi rifugi che permettono di suddividere la fatica in due giorni. La salita che suggeriamo appartiene proprio a questa categoria, in ogni caso si tratta di un itinerario privo di qualsiasi difficoltà che un escursionista ben allenato potrà portare a termine in un’unica giornata. E’ un percorso che può essere preso in considerazione tra giugno e ottobre con possibili nevai residui nella prima parte dell’estate. Molto interessante è la flora osservabile che comprende fra l’altro alcune rarità, prima fra tutte il bellissimo Semprevivo delle Dolomiti. Dati tecnici: Dal Rifugio Pederù (Ücia Pederü – m 1548): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1239. Accesso alla partenza: Si accede alla partenza da Brunico, risalendo la Val Badia sino al paese di Longega (Zwischenwasser). Ignoriamo il proseguo della statale volgendo a sinistra e raggiungendo in quattro chilometri San Vigilio di Marebbe. Proseguiamo oltre il paese, sempre su comoda strada asfaltata, attraverso la selvaggia Val Tamersc (a pedaggio l’ultima frazione) sino a raggiungere il Rifugio Pederù (m 1548) dove ha termine il tratto aperto al traffico. Abbandonata l’automobile in uno dei tanti parcheggi a disposizione proseguiamo a piedi con indicazioni per il Rifugio Sennes entrando così nel territorio del Parco Naturale Fanes – Sennes – Braies. Descrizione dell’itinerario: Presso il Rifugio Pederù, subito oltre il divieto che impedisce il proseguo alle automobili, l’ampia strada bianca si divide in due: molti proseguono a piedi verso il Rifugio Fanes altrimenti si può volgere a sinistra con indicazioni per i rifugi Sennes e Fodara Vedla. Come anticipato scegliamo quest’ultima opportunità risalendo con ripidi tornanti lo stretto solco vallivo. Prendiamo quota con, alla nostra destra, poderose e strapiombanti pareti dolomitiche a caratterizzare la salita. Un occhio attento saprà scorgere, in queste rupi verticali, un bellissimo fiore endemico dalle caratteristiche corolle rosate: il raro Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa). Da notare inoltre, alle spalle, la vista progressivamente più ampia sulla Val Tamersc, appena percorsa con l’auto per raggiungere la partenza dell’escursione. La salita, molto ripida ma senza difficoltà trattandosi di una gipponabile chiusa al traffico, conduce in ore 1,30 al bellissimo pianoro prativo che ospita il Rifugio Fodara Vedla (m 1966), in un ambiente a pascolo di grande suggestione caratterizzato da un piccolo gruppo di malghe in legno immerse nel verde di questo appartato angolo in quota. Nel proseguo volgiamo a sinistra, sempre su ampia carrareccia chiusa al traffico, con indicazioni per il Rifugio Sennes. Il bosco di conifere, complice la quota, diviene progressivamente più rado lasciando spazio, per ampi tratti, a vaste distese a pino mugo. L’orizzonte comincia a mostrare alcune grandiose cime dolomitiche: a meridione spicca, a breve distanza, il tozzo rilievo del Sas dla Para (Lavinores) mentre verso oriente appare, maestosa nelle sue forme, la Piccola Croda Rossa e la vicina Remeda Rossa. Mentre il percorso volge a settentrione, cominciamo a scorgere i curiosi tavolati rocciosi inclinati che caratterizzano la Croda del Becco. Ancora un breve tratto con l’alberatura ormai scomparsa e raggiungiamo il bellissimo pianoro erboso che ospita il grande Rifugio Sennes (Ücia de Senes - m 2116 – ore 2,30 dalla partenza), posto al margine dell’omonimo altipiano. L’ambiente appare inconsueto considerata la quota notevole: le circostanti vette dolomitiche contrastano con le dolci ondulazioni dell’altopiano: una meritata sosta presso la struttura permetterà di godere i colori di un ambiente sereno ed incontaminato. N.B Esiste la possibilità d’abbreviare considerevolmente la via di salita. Salendo dal Rifugio Pederù si incontra infatti, molto prima del Rifugio Fodara Vedla, il bivio a sinistra (segnavia n°7 - chiare indicazioni) che permette d’abbandonare la carrareccia salendo su facile sentiero ben segnato direttamente verso il Rifugio Sennes. Considerata la lunga via di salita è consigliabile questa opportunità, soprattutto per chi vuole eseguire l’ascensione in un solo giorno; si abbrevia in questo modo di una buona mezz’ora la salita (ore 2 sino al Rifugio Sennes). Considerata la grande bellezza dei prati presso il Rifugio Fodara Vedla, si può eseguire la digressione al rifugio in discesa senza tralasciare in questo modo nulla. Sono inoltre presenti ulteriori evidenti scorciatoie nel tratto compreso tra il Rifugio Fodara Vedla e il Rifugio Sennes che permettono d’evitare alcuni tornanti della strada bianca. Torniamo alla nostra descrizione di salita riprendendola dal Rifugio Sennes (m 2116). Manteniamo ancora l’ampia strada bianca salendo, in debole pendenza, verso settentrione. La vista alle nostre spalle si allarga ulteriormente sino a scorgere la Tofana di Dentro e le altre grandiose cime che caratterizzano la conca di Cortina. Ignoriamo il bivio a destra per il Rifugio Biella (segnavia 6) e tralasciamo allo stesso modo la strada ghiaiata che procede verso nord risalendo la Val Falciara; manteniamo la gipponabile che obliqua a sinistra con panorama che si allarga per la prima volta non solo alla Croda del Becco ma anche al Monte Quaira di Sennes e soprattutto, più a sinistra, al Monte Sella di Sennes obiettivo della nostra fatica. Raggiungiamo in breve un dosso erboso per poi digradare brevemente sino ai prati ove sorge il Rifugio Munt de Sennes (Ücia de Sennes - m 2176 – ore 0,15 dal Rifugio Sennes – ore 2,15 dalla partenza – ore 2,45 passando per il Rifugio Fodara Vedla). Si tratta dell’ultimo punto d’appoggio dell’escursione, per altro molto frequentato nella bella stagione al pari del Rifugio Sennes, grazie alla via d’accesso tutto sommato comoda nonostante la sua considerevole lunghezza. Immediatamente oltre, abbandoniamo la lunga frazione stradale per passare su sentiero in un contesto che diviene subito molto più solitario per via, come accennato, della mancanza d’ulteriori rifugi nel tratto che segue. La nostra escursione muove ora in direzione dell’evidente sagoma del Monte Sella di Sennes le cui pendici di calcare bianco contrastano con i verdi prati sottostanti. Il segnavia indugia lungamente tra i deboli dislivelli dell’altopiano di Sennes: camminiamo in ambiente aperto, tra rigogliosi pascoli, sino ad un evidente solco vallivo. Il vasto panorama improvvisamente si stringe con il sentiero che rimonta fedelmente lo stretto valloncello che appare racchiuso tra due costoni prativi (Val de San Berto) per poi allargarsi nuovamente, più in alto, sempre dominati dalla mole del Monte Sella di Sennes. La via normale di salita sfrutterà il punto “debole” della montagna: l’evidente ghiaione posto a destra della struttura sommitale. Un breve tratto conduce all’ultimo bivio dell’escursione: ignoriamo la deviazione a destra per il Giogo di Sennes (cartello indicante “Ju de Senes”) mantenendo il nostro segnavia con indicazioni per Monte Sella riportate su un masso. In questa zona, un occhio molto attento ed allenato potrà, a cavallo tra luglio ed agosto, scorgere fra i prati la rossa infiorescenza del raro Semprevivo delle Dolomiti, pianta endemica che caratterizza poche aree delle Dolomiti tra cui l’altopiano di Sennes. Il sentiero assume ora caratteristiche d’alta montagna: raggiungiamo la base del ghiaione al quale facevamo prima riferimento cominciando a salire alla sua destra, sfruttando sino all’ultimo gli affioramenti erbosi. Nel proseguo il segnavia taglia diagonalmente il ghiaione obliquando senza difficoltà verso sinistra e offrendo splendide visioni del sottostante Altopiano di Sennes. Il fondo diviene detritico, privo di vegetazione, ma tutt’altro che difficile; il tracciato volge con decisione verso sudovest salendo nel contempo in direzione della soprastante cresta rocciosa. In ultimo, prima di guadagnare il crinale che ci sovrasta, affrontiamo alcune roccette con fondo instabile, ricoperto di ghiaie mobili che richiedono una certa attenzione: si tratta dell’unica frazione dell’intera camminata a richiedere cautela per via del ripido pendio esposto che scende alla nostra sinistra. Si tratta comunque di poche decine di metri con difficoltà in ogni caso molto contenute e alla portata di qualunque buon escursionista alpino. L’accesso alla soprastante cresta offre la sorpresa di un paesaggio che si allarga in un’inattesa visione d’insieme dell’Altopiano di Sennes e dei principali gruppi dolomitici posti a meridione con particolare riferimento alle Tofane e, più a destra, ai monti Lavarella, Cima Dieci e addirittura alla Marmolada con il suo ghiacciaio. Volgendo ad oriente un occhio attento riuscirà ad intravedere, subito a sinistra della Piccola Croda Rossa ma ad una maggiore distanza, l’inconfondibile versante settentrionale delle Tre Cime di Lavaredo mentre nelle immediate vicinanze notiamo, verso nordest, il curioso profilo del Monte Quaira di Sennes. Affrontiamo ora l’ultima parte della nostra bellissima ascensione: rimontiamo verso nord l’ampia cresta che conduce direttamente alla cima. Ancora una volta cambia il fondo del nostro tracciato: dopo l’instabile ghiaione detritico appena risalito torniamo ai comodi prati d’altitudine, sfruttando le facili balze erbose che ascendono, non troppo ripide, verso la vetta. In ultimo la quota ormai ragguardevole fa sì che il manto erboso lasci spazio ad affioramenti pietrosi calcarei. Il segnavia guida comodo verso la poco pronunciata sommità rocciosa appena a sinistra che si rivela essere la nostra attesa cima (m 2787 – libro di vetta - ore 2 dal Rifugio Munt de Sennes – ore 4,15 complessive; una mezz’ora in più prolungando il percorso per aggiungere il Rifugio Fodara Vedla alle mete raggiunte. Da notare che in discesa i tempi sono decisamente minori grazie ad un fondo erboso davvero comodo se si eccettua il breve tratto sommitale su ghiaione). La posizione isolata del Monte Sella di Sennes regala un panorama a 360 gradi d’insospettabile vastità e bellezza. Abbiamo modo per la prima volta d’allargare la vista verso settentrione sino a scorgere all’orizzonte le cime innevate delle Alpi Aurine. Più vicine appaiono le principali vette delle Dolomiti di Olang potendo così riconoscere importanti vette quali la Cima Colli Alti e Monte Muro a dominare la Val Pusteria. Uno sguardo attento noterà la sommità erbosa e rotondeggiante del Plan de Corones. Nelle immediate vicinanze spiccano le principali elevazioni delle Dolomiti di Braies tra le quali ricordiamo il Sasso del Signore, Monte Quaira di Sennes e Croda del Becco, tutte associate nelle guide escursionistiche al Lago di Braies che costituisce una comodo punto di partenza per poterne risalire le pendici; più a destra, la Piccola Croda Rossa delimita ad oriente l’altopiano di Sennes. Abbiamo già accennato nella descrizione alle grandiose cime dolomitiche schierate a meridione; rammentiamo per la loro importanza le principali osservabili ovvero le Tofane nonché il binomio Piz dles Conturines – Piz de Lavarela quindi, ancora più a sudovest, il gruppo della Marmolada con il suo grande ghiacciaio purtroppo in fase di forte ritiro negli ultimi decenni. In primo piano notiamo il Col Becchei e la mulattiera che risale il Valun de Fanes. Verso occidente è ben visibile il gruppo del Sassolungo, le principali cime delle Odle e, ancora più a destra, l’inconfondibile sagoma del Sass de Putia. Il rientro avviene come anticipato a ritroso effettuando eventualmente la digressione necessaria per portarsi al Rifugio Fodara Vedla, posto in ambiente idilliaco ed appartato. Cenni sulla flora:
Un’escursione di grande interesse per gli amanti della flora d’alta montagna grazie alla presenza d’alcune entità particolarmente rare e pregevoli. Iniziamo indicando alcuni endemismi osservabili lungo il percorso. Endemismi: 1) Semprevivo delle Dolomiti (Sempervivum dolomiticum). Indubbiamente la pianta più bella osservabile lungo il percorso, endemica di poche aree molto ristrette del Trentino Alto Adige e del Veneto. L’altopiano di Sennes è il principale areale della pianta in questione e quindi è senz’altro il luogo giusto per cercarne ed osservarne le meravigliose infiorescenze. Impossibile la confusione con altre piante del genere Sempervivum in quanto non presenti sull’intero altopiano. Sempervivum dolomiticum è inoltre inconfondibile per via dell’intensa colorazione rossastra a caratterizzarne non solo i fiori ma anche lo stelo floreale. La difficoltà risiede piuttosto nel trovarne alcuni esemplari fioriti azzeccando il periodo giusto (di solito tra la seconda metà di luglio e la prima settimana di agosto). Da notare inoltre che il numero di piante che fioriscono è assai limitato. Ne abbiamo osservati alcuni isolati esemplari subito a monte della Valle di San Berto, seguendo il sentiero che conduce verso la cima. Con un’interessante digressione rispetto al sentiero descritto, abbiamo inoltre potuto scorgere qualche esemplare a lato del sentiero n° 6, che dal Rifugio Sennes conduce al Rifugio Biella. 2) Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae), piuttosto comune sulle Dolomiti è facilmente osservabile lungo il tratto compreso tra il Rifugio Munt de Sennes e la Valle di San Berto. 3) Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa), presente tra le rocce, è un endemismo del nordest italico con areale esteso in parte alla Slovenia e all’Austria. 4) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), endemico delle Alpi centro – orientali, si distingue dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne caratterizza le foglie e i peduncoli fiorali. 5) Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa), senz’altro uno degli endemismi più spettacolari delle Dolomiti. Endemico delle Alpi Orientali, con areale esteso dalle Grigne in Lombardia sino al Friuli Venezia Giulia e alla Carinzia, è uno splendido ornamento per le rupi calcaree verticali e strapiombanti. La sua predilezione per un habitat così selettivo fa sì che non sia così facile da osservare. Lungo il nostro percorso è osservabile nel tratto iniziale: la strada bianca che dal Rifugio Pederù sale verso il Rifugio Fodara Vedla rimonta, con numerosi tornanti, uno stretto solco vallivo dominato a destra da poderose pareti dolomitiche. Negli anfratti un occhio attento noterà le spettacolari infiorescenze violacee della pianta in questione. E’ una pianta che ama le posizioni ombreggiate quasi volesse ripararsi dagli sguardi indiscreti: per questa ragione è più facile osservarlo a scendere, nelle ore pomeridiane, con il favore di una migliore illuminazione. 6) Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana); endemica del nordest è presente nel tratto iniziale poco a monte del Rifugio Pederù. Altre piante osservabili: Tra la partenza (Rifugio Pederù) e il Rifugio Sennes sono osservabili: 1) Potentilla caulescente (Potentilla caulescens); condivide il suo habitat con Physoplexis comosa, è infatti presente sulle rocce anche verticali presenti a lato della mulattiera nella prima parte della salita. 2) Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea). 3) Piroletta a foglie rotonde (Pyrola rotundifolia) dai graziosi fiori campanulati e penduli. Presente in buona quantità a lato della mulattiera in salita verso Fodara, nel sottobosco. 4) Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia). 5) Crepide dorata (Crepis aurea), nei prati sommitali, tra il Rifugio Fodara e il Rifugio Munt de Sennes. 6) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum). 7) Cavolaccio alpino (Adenostyles allariae). 8) Luparia (Aconitum lycoctonum), una delle piante più velenose delle Dolomiti. 9) Camedrio alpino (Dryas octopetala), pianta nana artico alpina a portamento prostrato che riveste, con i suoi meravigliosi fiori bianchi, le rocce e i pendii ghiaiosi calcarei. 10) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) da non confondersi con Rododendro irsuto con il quale condivide l’habitat lungo questa escursione, ma dal quale si distingue agevolmente per l’assenza di pelosità sulle foglie e per i fiori di colore porporino più carico. 11) Pepe di montagna (Daphne mezereum) nel sottobosco della prima parte di salita. 12) Elleborina crestata (Epipactis atrorubens). 13) Epilobio di Fleischer (Epilobium fleischeri). 14) Arnica (Arnica montana). 15) Papavero alpino (Papaver alpinum subsp.rhaeticum). 16) Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata). 17) Silene delle fonti (Silene pusilla). Piante osservabili tra il Rifugio Sennes e la cima: 1) Potentilla lucida (Potentilla nitida); pianta a portamento strisciante trapuntata da numerosi, splendidi fiori rosati. 2) Genziana nivale (Gentiana nivalis), poco appariscente per via delle minuscole dimensioni dei fiori che nonostante ciò presenta una magnifica colorazione azzurro carico. 3) Genziana alata (Gentiana utriculosa), inconfondibile per il suo calice fortemente rigonfio con costolature alate, è osservabile in numero limitato nei prati presso il Rifugio Sennes. 4) Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata). 5) Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides). 6) Minuartia sedoide (Minuartua sedoides). 7) Poligono viviparo (Polygonum viviparum). 8) Vulneraria (Anthillis vulneraria). 9) Napello (Aconitum napellus). 10) Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum). 11) Stella alpina (Leontopodium alpinum). 12) Erigero unfloro (Erigeron uniflorus). 13) Garofano selvatico (Dianthus sylvestris). 14) Cariofillata montana (Geum montanum). 15) Astro alpino (Aster alpinus). 16) Botrichio (Botrychium lunaria); poco appariscente per il suo colore verde e le piccole dimensioni, è presente poco sotto la vetta del Monte Sella di Sennes. 17) Carlina segnatempo (Carlina acaulis). 18) Spillone alpino (Armeria alpina). 19) Raponzolo orbiculare (Phyteuma orbiculare). 20) Sulla alpina (Hedysarum hedysaroides). 21) Silene a cuscinetto (Silene acaulis). 22) Senecio biancheggiante (Senecio incanus).
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