|
|
LAIONE (m 2757)
Posto nel settore meridionale del Gruppo dell’Adamello, il Monte Laione costituisce una facile meta escursionistica con meraviglioso panorama di vetta esteso al settore centrale della catena. Nonostante la vicinanza del grandioso Cornone di Blumone, sommità più elevata del settore, il Laione non passa comunque in secondo ordine in virtù di una via normale alla portata di ogni camminatore allenato. Si tratta di un’escursione consigliabile nella parte centrale e finale dell’estate; normalmente, nel tratto compreso tra il Lago della Vacca e il Passo di Bruffione, la neve tende a permanere a lungo, talvolta sino a luglio inoltrato, divenendo un ostacolo per chi non è debitamente equipaggiato. Nel nostro caso, come riscontrerete dalle fotografie, abbiamo effettuato l’ascensione in giugno, siamo stati in grado di superare i nevai grazie alla presenza di una chiara traccia e con l’aiuto di ghette e piccozza. Una telefonata al Rifugio Tita Secchi eliminerà ogni dubbio riguardo all’equipaggiamento necessario; nessuna difficoltà invece nella seconda parte dell’estate quando il percorso diviene un facile sentiero tra sfasciumi e detriti. Un cenno è infine doveroso per gli amanti della flora: l’intero settore interessato dalla salita (Val Cadino) nonché l’intera area del Passo Croce Domini – Val Fredda – Frerone, è un vero tempio per gli amanti della botanica. Il numero di entità osservabili è straordinario e comprende numerosi endemismi, piante uniche al mondo con areali particolarmente ristretti. Rimandiamo in coda alla descrizione per ulteriori particolari su alcune specie floreali avvistabili. Dati tecnici: Dalla Malga Cadino della Banca (m 1799): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino alla base della cuspide sommitale. Negli ultimi 15 minuti di salita l’orientamento è dato da alcuni ometti di pietra su tracciato in ogni caso facile ed intuitivo con buona visiblità. Dislivello assoluto: m 958 – Acqua: assente è tuttavia presente un ottimo punto d’appoggio nel Rifugio Tita Secchi, posto presso il lago della Vacca. Accesso: Si accede alla partenza dalla Val Camonica oppure dalla Val Sabbia. Salendo dalla Val Camonica: Si supera la deviazione per Boario Terme procedendo sino in prossimità di Esine. Si abbandona la statale della Val Camonica volgendo a destra con indicazioni per il Passo Croce Domini che dista da qui circa una trentina di chilometri. Scavalcati i paesi di Berzo Inferiore e Bienno la strada si inerpica progressivamente più ripida in un ambiente che diviene d’alta montagna. A quota 1400 metri superiamo Campolaro, l’ultima piccola frazione prima di salire infine al Passo di Croce Domini. Raggiunto il valico la strada cala per un brevissimo tratto per poi impennarsi nuovamente guadagnando il culmine del Goletto del Cadino (m 1938), punto più elevato della statale. Al di là di questo culmine perdiamo rapidamente quota sino a guadagnare in breve l’altipiano prativo ove è posta la Malga Cadino della Banca: notiamo a sinistra l’ampia val Cadino distendersi in direzione della cima del Cornone di Blumone. E’ possibile abbandonare l’automobile presso la malga, altrimenti si può procedere ulteriormente lasciando la statale pochi metri oltre la malga per poi volgere a sinistra seguendo la sconnessa strada bianca che risale la Val Cadino. Questo tratto permette di raggiungere la base del caratteristico sperone calcareo della Corna Bianca (parcheggio) risparmiando circa 40 minuti di cammino; si tratta tuttavia di una frazione a fondo naturale molto sconnessa e che richiede attenzione: come detto può essere evitata parcheggiando l’automezzo presso la Malga Cadino della Banca per poi procedere a piedi. Salendo dalla Val Sabbia: Si risale la valle raggiungendo il lago di Idro. La comoda provinciale prosegue lungo la sponda occidentale del lago superando Anfo e portandosi alla testata dello specchio d’acqua. Poco prima del paese di Ponte Caffaro volgiamo a sinistra con indicazioni per Bagolino e Passo Croce Domini abbandonando la strada che procederebbe altrimenti in direzione di Tione di Trento e Madonna di Campiglio. Seguiamo la comoda statale raggiungendo Bagolino e ignorando il bivio a sinistra per il Passo della Maniva. La strada diviene poi più ripida e, in un contesto d’alta montagna, supera dapprima il piccolo abitato di Val Dorizzo per poi accedere alla bellissima piana del Gaver, dominata dall’immensa mole del Cornone di Blumone. La strada volge con decisione verso occidente e con alcuni tornanti sale dapprima al Goletto del Gaver per portarsi poi ai pascoli ove è posta la Malga Cadino della Banca. Come spiegato sopra si può lasciare qui l’auto oppure risalire a destra la Val Cadino su strada bianca e sconnessa portandosi sotto la verticale della Corna Bianca. Descrizione del percorso: Come anticipato si può percorrere a piedi oppure in auto (con molta cautela) la strada bianca della Val Cadino partendo dalla Malga Cadino della Banca (m 1799). La carrabile risale la sinistra orografica della valle tagliando le pendici occidentali del Monte Colombine. Nel settore superiore compare davanti a noi l’inconfondibile sperone roccioso della Corna Bianca. Desta curiosità questo appariscente affioramento di calcare bianco sul quale si è insediata una particolare flora rupicola alla quale faremo riferimento in coda alla descrizione. La strada percorribile in automobile ha termine proprio alla base meridionale della Corna Bianca oltre la quale si prosegue a piedi aggirandone ad occidente le rupi calcaree. Il fondo è dapprima sabbioso e chiaro, stranezza originata in modo evidente dall’erosione delle soprastanti rocce bianche della Corna Bianca; poco oltre segue un breve tratto lastricato con panorama aperto verso nordovest sulla grande sagoma del Frerone. In salita moderata passiamo su fondo naturale e ci innalziamo osservando alla nostra sinistra, sotto di noi, i piccoli laghetti Moie, che tendono a prosciugarsi parzialmente con l’avanzare della stagione estiva. Tra facili ondulazioni prative raggiungiamo un settore dove abbondano i rododendri; questi, nel periodo della fioritura (di solito in luglio), offrono uno splendido spettacolo con le loro distese di fiori rosati. Subito oltre si apre di fronte a noi il settore superiore della Val Cadino: possiamo notare il proseguo del sentiero tagliare il pendio a destra muovendo diagonalmente verso l’ampia sella del Passo della Vacca. Restano inalterate le caratteristiche del sentiero che permane ben tracciato e senza alcuna difficolta’. Mentre guadagniamo quota compare un altro piccolo laghetto che giace sulla sinistra a 2084 metri di quota: si tratta del Lago Nero di Cadino che occupa una piccola depressione di forma grosso modo ovale. Affrontiamo un tratto più ripido con il tracciato per una breve frazione a tornanti per vincere più comodamente il ripido pendio. Subito oltre il sentiero obliqua a sinistra con pendenza che decresce sensibilmente andando a tagliare alcune vaste e sconnesse pietraie di roccia mobile alternate ad affioramenti erbosi. Resta visibile, a sinistra, la mole in parte erbosa del Frerone. Il tracciato, quasi senza pendenza, traversa subito al di sotto di alcune slanciate guglie rocciose. Tra caotiche pietraie raggiungiamo rapidamente il Passo della Vacca (m 2359). Curioso e insolito il toponimo, ma trova rapidamente spiegazione: a destra del sentiero un bizzarro masso roccioso spicca sul cocuzzolo e ha l’inconfondibile forma di una mucca, caratteristica di cui ci si è ricordati nel nominare il vicino passo e lago. Ignorato il bivio a sinistra per il Passo di Val Fredda (sentiero 18) proseguiamo tra macereti e massi scorgendo di fronte a noi l’imponente sagoma del Cornone di Blumone. Siamo in un settore particolarmente suggestivo caratterizzato, soprattutto subito dopo il disgelo, da numerosi piccoli specchi d’acqua nel quale si riflettono le cime circostanti. A sinistra del Cornone di Blumone notiamo il monte Laione, nostro obiettivo, mentre sulla destra compare, più in lontananza, la sagoma del Bruffione posto sul confine tra Lombardia e Trentino. Passiamo a destra di un costone roccioso quindi volgiamo per un breve tratto verso oriente tra macereti, detriti e un altro piccolo specchio d’acqua (campi innevati ad inizio estate). Ancora pochi minuti di cammino ed ecco comparire il grande Lago della Vacca (m 2357); nonostante la presenza a destra di una diga in cemento armato per lo sfruttamento idroelettrico, il lago è comunque d’origine naturale ed è un elemento paesaggistico di grandissimo valore. Il Lago della Vacca costituisce inoltre un binomio inscindibile con il sovrastante, granitico Cornone di Blumone che dall’alto dei suoi 2843 metri è senza alcun dubbio la montagna più imponente del circondario. Subito al di là della diga notiamo il Rifugio Tita Secchi, ottima struttura gestita nella bella stagione ed eccellente punto d’appoggio per le ascensioni sulle montagne circostanti. Raggiungiamo la costruzione con il sentiero che aggira a destra il lago passando appena sotto la diga artificiale; ignoriamo il tracciato che cala a destra verso la piana del Gaver e saliamo infine al rifugio (m 2362 - ore 2,30 dalla partenza partendo dalla Malga Cadino della Banca – ore 2 circa dalla base della Corna Bianca). Dopo una meritata sosta il nostro cammino riprende seguendo l’ampio sentiero in direzione del Passo di Blumone (segnavia 1). Il percorso, facile e visibilmente artefatto, attraversa lande desolate caratterizzate da caotici accatastamenti di massi e lastre rocciose. La quota non permette più la presenza di una flora rigogliosa e non è difficile, ad inizio stagione, imbattersi in parecchi nevai da superare con le attenzioni del caso. La vista alle spalle permette di apprezzare la dimensione considerevole del Lago della Vacca sovrastato a meridione dal monte Frerone; appena più a destra, la Cima Terre Fredde occulta in parte lo stesso Frerone essendo in effetti il baluardo più prominente sul lago stesso. Il proseguo dell’escursione dipende a questo punto dallo stato dell’innevamento: tagliamo diagonalmente un costone roccioso particolarmente ripido. In questo settore la neve permane a lungo, certi anni fino a luglio compreso; quando ciò avviene il sentiero si trasforma in un ripido pendio inclinato che si rivela assai pericoloso in assenza di una traccia. Fortunatamente si tratta di un percorso piuttosto battuto e se la neve non è troppa può essere percorso sfruttando le orme solitamente presenti; un paio di ghette e soprattutto la piccozza saranno senz’altro d’aiuto in questo traverso esposto. Al di sopra la pendenza decresce ed entriamo in un’ampia conca detritica dove, anche in presenza di neve, non vi è più esposizione. In uno scenario d’alta montagna saliamo in direzione dell’evidente sella compresa tra il Cornone di Blumone a destra e il Laione a sinistra; alle nostre spalle il panorama è di grande suggestione: il Lago della Vacca occhieggia ormai basso rispetto alla nostra posizione sovrastato dalla parete settentrionale del Frerone. Ad inizio stagione grandi lastre di ghiaccio galleggiano sul lago a rendere “artico” un paesaggio comunque notevole. Un ultimo breve ma ripido pendio permette l’accesso alla succitata sella (Passo di Blumone – m 2633 – ore 0,45 dal Rifugio Tita Secchi). Il panorama si apre spettacolarmente verso nord sulla parte centrale del Gruppo Adamello. Il Laione, obiettivo della nostra salita, appare a sinistra parzialmente occultato da un modesto risalto roccioso. Proseguiamo mantenendo il segnavia 1 che aggira la piccola prominenza rocciosa alla sua sinistra passando presso i ruderi di una vecchia costruzione abbandonata. Pochi passi e siamo di nuovo lungo il filo di cresta caratterizzato da macereti e grandi lastroni granitici: da notare l’imponente visione alle spalle del Cornone di Blumone e del sottostante Passo di Blumone in un panorama d’alta montagna di grande imponenza. Nel proseguo il crinale diviene ampio e rassicurante: appare evidente che per raggiungere il Laione dobbiamo risalirne le pendenze su fondo per lo più roccioso rimontando una modesta anticima per poi passare presso una forcella dalla quale affrontare l’ultimo breve tratto in cresta. Anche in presenza di neve le difficoltà sono contenute grazie alla pendenza non eccessiva e alla totale assenza d’esposizione. Abbandoniamo il segnavia 1 affrontando l’ultimo breve tratto in cresta: la cima è sempre bene in vista e gli ometti di pietra indicano il facile sentierino che, senza alcuna difficoltà, risale il caotico pendio di massi permettendo di accedere al punto più alto (m 2757 – ore 1,20 dal Lago della Vacca – ore 3,20 complessive). Il panorama di vetta è vasto ed appagante. Soprattutto verso settentrione la vista è estesa a grandiose cime ed ampi ghiacciai grazie alla vicinanza della parte centrale del Gruppo dell’Adamello. Oltre alla cima principale notiamo le Lobbie parzialmente occultate dal Monte Re di Castello e, più a destra, l’inconfondibile sagoma del Carè Alto a sovrastare la testata della Val di Fumo. Il panorama prosegue verso oriente sulle cime poste alla sinistra orografica della Val Daone quindi, più ravvicinate, appaiono la sagoma del Bruffione e il Cornone di Blumone. Volgendo a sud sovrastiamo sempre la grande conca del Lago della Vacca dominata dalla cima del Frerone, quest’ultima in parte occultata dalla Cima Terre Fredde. Ad occidente il panorama appare esteso in direzione della Val Camonica con ben visibile la grande sagoma di Pizzo Camino oltre all’inconfondibile guglia rocciosa del Pizzo Badile Camuno. Il rientro avviene a ritroso (ore 6,15 complessive). Cenni sulla flora:
Sarebbero moltissime le piante meritevoli di citazione presenti lungo questo percorso. L’area è ben nota ai botanici per l’incredibile abbondanza di piante alpine alcune delle quali molto rare oppure endemiche. La lista completa sarebbe interminabile; ci limitiamo alle piante più caratteristiche osservate in occasione della nostra escursione. Endemismi: 1) Primula lombarda (Primula glauscens), endemismo insubrico ad areale ristretto; le sue corolle rosso purpuree sono presenti ed osservabili in buona quantità in Val Cadino sia a lato della strada che dalla Malga Cadino della Banca sale alla Corna Bianca, sia nel tratto successivo in salita verso il Passo della Vacca. 2) Primula di Val Daone (Primula daonensis); sebbene sia localmente abbondante resta pur sempre una pianta endemica ad areale ristretto che limita la sua presenza ai gruppi dell’Adamello e del Cevedale. Lungo il nostro percorso è facilmente osservabile attorno al Lago della Vacca e, con meno esemplari, nel tratto che precede il Passo della Vacca. Da non confondersi con la precedente vista la forte somiglianza della corolla; in compenso Primula daonensis predilige lungo questo itinerario quote più elevate fiorendo quindi più tardi. 3) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum) facilmente distinguibile dal più comune Rododendro ferrugineo per via dell’evidente pelosità setolosa che ne riveste le foglie. Si osserva nei prati subito oltre la Corna Bianca. 4) Sassifraga del Vandelli (Saxifraga vandellii), bellissimo endemismo insubrico che caratterizza le fessure delle rocce calcaree. In Val Cadino è presente soprattutto sulle rocce della Corna Bianca; la sua osservazione richiede pertanto una digressione dal sentiero che sale verso il Passo della Vacca muovendo verso destra sulle ripide e in parte strapiombanti rocce calcaree della Corna Bianca. La fioritura è molto precoce (maggio, talvolta giugno nelle primavere più fredde), pertanto la visione dell’infiorescenza richiede un’apposita ricerca in un periodo nel quale le escursioni in quota sono ancora per gran parte impedite dall’innevamento. Sono presenti parecchi pulvini su tutti i versanti della Corna Bianca compreso quello esposto verso oriente in direzione del Gaver e quindi meno visibile dalla Val Cadino. Per raggiungere questo lato della montagna, l’attento ricercatore potrà seguire, partendo dal parcheggio posto a sud della Corna Bianca, il sentierino che traversa verso destra per poi calare in direzione del Gaver. A metà aggiramento della struttura calcarea della Corna Bianca si abbandona il sentiero e si sale liberamente, verso sinistra, sino alle rocce calcaree bianche che danno nome alla formazione rocciosa. Sono qui presenti numerosi splendidi pulvini della pianta in questione, nota anche come “Sassifraga pungente” per via delle foglie coriacee e molto acuminate. Un’altra importante stazione difficilmente accessibile della pianta in questione è posta a breve distanza dal sentiero descritto nel tratto a monte del Lago Nero di Cadino. Dopo una sequenza di tornanti in salita, subito prima che il percorso traversi in falsopiano verso sinistra, siamo infatti sovrastati da alte rupi strapiombanti sulle quali in giugno fioriscono parecchi esemplari della pianta in oggetto. Un teleobiettivo sarà d’aiuto nel riprendere gli esemplari. Da notare che Saxifraga vandellii è una pianta perenne che ogni anno produce nuovi fiori e foglie crescendo sui resti del precedente anno. In questo modo il pulvino cresce lentamente, anno dopo anno, sfruttando un substrato nutritizio in parte prodotto dalla pianta stessa. Noterete senz’altro questa caratteristica in quanto le nuove foglie verdi nascono in modo evidente sulle sottostanti già secche e quindi di colore bruno. 5) Eritrichio nano (Eritrichium nanum); bellissima pianta pulvinante endemica delle Alpi che predilige gli sfasciumi e le rupi ad alta quota, solitamente oltre i 2500 metri. Inconfondibile per le sue foglie ricoperte da una fitta peluria e per i fiori azzurri che ricordano quello del più comune Nontiscordardime. E’ presente con diversi esemplari proprio presso la vetta del Monte Laione. 6) Campanula dell'arciduca (Campanula raineri); raro endemismo insubrico tipico delle rupi e delle pietraie calcaree. Lungo il percorso descritto è osservabile sulle rocce strapiombanti della Corna Bianca. La sua fioritura è posticipata in quanto avviene tra la seconda metà di luglio e il mese di agosto. Piante di montagna non endemiche ma comunque rare o infrequenti: 1) Primula di Haller (Primula halleri); presente con le sue caratteristiche corolle rosso porpora nei prati a lato del sentiero che dalla Corna Bianca sale al Passo della Vacca. 2) Nigritella rossa (Nigritella miniata), nei prati alla base della Corna Bianca. La sua fioritura è leggermente anticipata rispetto alla più comune Nigritella nigra. 3) Genepì maschio (Artemisia genipi); purtroppo la raccolta indiscriminata della pianta per produrre amari ha fatto sì che la specie si sia pericolosamente rarefatta. Resta presente in aree limitate delle Alpi; lungo il percorso appena descritto è presente una bella stazione sulle rocce nel tratto compreso tra la Corna Bianca e il Passo della Vacca. 4) Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus). Questa specie merita una nota approfondita in quanto ritenuta da molti la più bella orchidea d’Italia. Purtroppo, negli ultimi anni, si è pericolosamente rarefatta e ora il suo areale è puntiforme. Il Trentino Alto Adige resta l’unica regione dove questa pianta è ancora presente in discreta quantità. NON è osservabile lungo il sentiero appena descritto ma una bella stazione è presente a pochissima distanza dalla partenza dell’escursione muovendo dalla Malga Cadino della Banca verso il Goletto del Gaver. Preferiamo non rivelare l’esatta posizione delle piante per non comprometterne ulteriormente la sopravvivenza: si tratta infatti di una delle più interessanti stazioni di crescita della Lombardia. Purtroppo ogni anno questa stazione subisce l’assalto di persone che stupidamente sradicano le intere piante devastando un patrimonio che dovrebbe invece essere comune. Se sarete in grado di trovare alcuni esemplari (la fioritura avviene solitamente nella seconda metà di giugno), limitatevi come sempre alle fotografie nel rispetto di un’entità floreale protetta a forte rischio d’estinzione. Altre piante di montagna facilmente osservabili: 1) Pinguicola alpina (Pinguicola alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. E’ presente lungo la strada della Val Cadino poco prima del raggiungimento della base della Corna Bianca. 2) Genziana punteggiata (Gentiana punctata). Sebbene non sia affatto rara, le sue corolle gialle punteggiate di scuro restano un magnifico soggetto fotografico. E’ presente nei prati subito oltre la Corna Bianca. 3) Rododendro ferruginoso (Rhododendron ferrugineum). Definita talvolta la “rosa delle Alpi” è sempre spettacolare nella sua fioritura purpurea (mese di luglio): è presente nei prati subito oltre la Corna Bianca. 4) Linaiola d’alpe (Linaria alpina). La sua corolla a fauce dal doppio colore blu e arancione, non può non meravigliare per il suo aspetto sgargiante. Questa piccola ma appariscente piantina ha colonizzato le rocce a lato del sentiero che sale dalla Corna Bianca al Passo della Vacca. 5) Soldanella alpina (Soldanella alpina). Tipica pianta del disgelo, cresce nelle zone appena liberate dalla neve. Piuttosto comune nella parte inferiore della Val Cadino. 6) Soldanella della silice (Soldanella pusilla). Rispetto alla Soldanella alpina presenta taglia inferiore, corolla più campanulata e stilo che non sporge mai dalla corolla. E’ presente in discreta quantità presso le pozze d’acqua presenti tra il Passo della Vacca e l’omonimo lago dove condivide l’habitat con la splendida Primula daonensis. 7) Falangio alpino (Lloydia serotina). Uno dei più piccoli rappresentanti della famiglia delle Liliaceae. E’ presente sia nei prati subito oltre la Corna Bianca che nei macereti d’altitudine tra il Lago della Vacca e il Passo di Laione. 8) Azalea alpina (Loiseleuria procumbens). Pianta strisciante che forma fitti cuscinetti trapuntati di fiori porporini. Fiorisce in luglio tra i massi presenti sulle sponde e poco a monte del Lago della Vacca. 9) Anemone alpino (Pulsatilla alpina). Classica pianta del disgelo presente in abbondanza in Val Cadino. 10) Camedrio alpino (Dryas octopetala). Condivide l’habitat, sulle rocce calcare della Corna Bianca, con la splendida ed endemica Saxifraga vandellii. 11) Rodiola rosea (Rodiola rosea). Utilizzata in campo farmaceutico per le sue caratteristiche, è presente a lato del sentiero poco oltre la Corna Bianca. 12) Sassifraga solcata (Saxifraga exarata). Particolarmente abbondante proprio in vetta al Monte Laione. 13) Ranuncolo erba-tora (Ranunculus thora), pianta tipica dei pascoli aridi e pietrosi, è presente alla base della Corna Bianca. 14) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis), presente sulle rupi silicee delle Creste di Laione che sovrastano il sentiero subito prima del Passo della Vacca.
VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING
|