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SENTIERO DEI KAISERJÄGER (PICCOLO LAGAZUOI – m 2778)
Gruppo montuoso: Dolomiti – Gruppo Fanis Grado di difficoltà globale: FACILE (Vai alla scala delle difficoltà). Difficoltà tecniche:1 Esposizione: 1 Impegno fisico: 2 Dislivello assoluto: m 648 Tempo di percorrenza: ore 4,45 globali Punti di appoggio: Rifugio Valparola presso la partenza e Rifugio Lagazuoi a breve distanza dalla vetta del Piccolo Lagazuoi. Accesso: Si può accedere al Passo di Valparola (m 2192) dal versante Alto Atesino. In questo caso si risale la Valle di S.Cassiano attraversando l’omonimo paese e la frazione di Armentarola guadagnando infine il valico. E’ possibile salire anche da Cortina d’Ampezzo con la statale delle Dolomiti: si raggiunge il Passo Falzarego e da qui, con ulteriori due km e mezzo di facile rotabile, si giunge al Passo di Valparola. Da notare la presenza, in prossimità del passo, dell’omonimo laghetto che merita senz’altro una deviazione. L’automobile può essere lasciata presso il Forte N’tra i Sass (Forte Tre Sassi o anche Forte tra i Sassi), vecchia casermetta austriaca che risale alla fine dell’800 quando presso Valparola vi era il confine di stato tra il Regno d’Italia e l’impero Austro Ungarico. Presso il forte è stato di recente aperto l’interessante museo della Grande Guerra. Tornando alla nostra escursione, il nostro cammino ha inizio attraversando la strada proprio presso il forte. Sebbene non vi siano cartelli indicatori (estate 2012) è piuttosto facile identificare il bel sentierino che sale in moderata pendenza tra i pascoli aridi. La vegetazione bassa si deve all’altitudine e soprattutto ai forti venti che soffiano impetuosi presso il valico nei giorni di burrasca. Il percorso volge verso meridione mantenendosi a poca distanza dalle impressionanti pareti dolomitiche ricadenti dalla cima del Lagazuoi. Splendido il panorama in primo piano sul Sass de Stria mentre a nordovest possiamo notare la sommità del Settsass. In breve guadagniamo i ruderi di un altro fortino di guerra (ore 0,25 dalla partenza) presso il quale sono presenti alcuni roccioni utilizzati come palestra d’arrampicata. Chi lo desidera può visitare alcune trincee di roccia traversando praticamente in piano verso il Passo Falzarego. Il nostro percorso cambia invece direzione salendo ripido, a tornanti, dapprima su erba quindi sul vasto ghiaione posto alla base della strapiombante parete del Lagazuoi. Il sentiero, faticoso ma per nulla difficile, è stato di recente sistemato con l’aggiunta di traverse in legno che ne sostengono il tracciato nei punti instabili. Un occhio attento noterà, nella parete di fronte, un profondo spacco scavalcato da un ponticello: si tratta di un passaggio della breve ferrata che affronteremo da qui a breve. Verso sud si apre la vista sul Passo Falzarego sovrastato dalla sagoma dell’Averau mentre più a sinistra scorgiamo la Cinque Torri. Un ultimo breve tratto di ghiaione conduce alla base dell’incombente parete rocciosa in prossimità dall’attacco della ferrata. Descrizione della ferrata: Seguiamo verso destra la stretta cengia che contorna la parete dolomitica con un breve passaggio in discesa un po’ esposto. Traversiamo sino a portarci alla base di uno stretto solco all’interno del quale sono incastrate numerose traverse di legno. Con l’aiuto delle funi metalliche fisse e vincendo una paretina con alcune staffe scavalchiamo l’ostacolo raggiungendo il soprastante terrazzino. Procediamo guidati ancora una volta dalle funi come corrimano con la cengia che si stringe parecchio sino a raggiungere l’orlo di una vertiginosa spaccatura. Affrontiamo ora il passaggio più caratteristico della via: un bel ponticello sostenuto da funi ben tese scavalca il profondo salto depositandoci al di là dell’ostacolo. Sarà senz’altro l’occasione per alcune belle fotografie. Il percorso continua con il tratto più esposto della via: rimontiamo la cengia inclinata che solca la parete in diagonale ascendente con panorama spettacolare alle spalle sul tratto di sentiero appena percorso. Prestando attenzione al salto sulla destra seguiamo la costola rocciosa, comunque ricca d’appoggi, sino al vasto terrazzo detritico soprastante, a termine delle maggiori difficoltà. Possiamo ammirare la vista a sud verso l’Averau e ad occidente sul Sass de Stria che ora appare disteso sotto di noi. Siamo inoltre sovrastati dal Lagazuoi: un occhio attento noterà la lunga diagonale che ne taglia la parete verso sinistra e che sfrutteremo per procedere nell’ascensione. Per guadagnare questo tratto risaliamo tra balze erbose, quindi su fondo ghiaioso e detritico sino a raggiungere la base della soprastante parete rocciosa. Ignoriamo la deviazione a destra segnalata da cartello per la Cengia Martini cominciando a risalire la cengia a cui abbiamo accennato poco fa. Il percorso non presenta in pratica esposizione, il fondo appare tuttavia smosso ed instabile: sono state aggiunti, per facilitare la progressione, alcuni spezzoni di fune metallica oltre ad alcuni gradini di legno. A breve distanza dalla cima la pendenza decresce e il percorso volge, più dolce, verso nord. Alle spalle siamo sovrastati dal Rifugio Lagazuoi, punto d’arrivo della funivia che sale dal Passo Falzarego; più in lontananza osserviamo il ghiacciaio della Marmolada mentre ad occidente sfilano le cime delle Odle e l’altipiano del Puez. L’ultima frazione di percorso è la più spettacolare: seguiamo la facile cengia che traversa con deboli pendenze appena sotto il crinale. Ricorda questa breve frazione alcuni tratti delle celebri Bocchette nell’ambito delle Dolomiti di Brenta. I pochi tratti che sarebbero tecnicamente impegnativi sono stati eccellentemente attrezzati: è il caso di una breve discesa su un lastrone ben assicurata con un appoggio in legno per i piedi e con la fune come sostegno laterale. E’ inoltre presente un breve ponticello e ancora qualche frazione con corrimano e pali in legno per sostenere l’esile cengia. L’ultimo breve tratto, quasi in piano, e siamo in pieno crinale al termine della ferrata. Si apre ai nostri occhi l’immenso Vallon Lagazuoi compreso tra le cime di Fanis e il Lagazuoi. Più a distanza notiamo, sulla destra, le Tofane mentre a nord spicca la grande struttura del Piz dles Conturines. Volgendo a destra raggiungiamo, in qualche minuto, la sommità del Piccolo Lagazuoi: la salita avviene fra detriti e facili gradoni rocciosi sino a guadagnare il punto più alto dell’escursione (m 2778 – ore 2,30 dalla partenza). Il vasto panorama a 360° include, verso meridione, l'inconfondibile profilo del Monte Pelmo e, ancora una volta, la Marmolada con il suo ghiacciaio. Rientro alla partenza: Dalla vetta seguiamo le tracce sull’ampio tavolato roccioso sommitale scendendo, in pochi minuti, al terrazzo che accoglie il Rifugio Lagazuoi (m 2756). Il rifugio è solitamente molto affollato in agosto in quanto stazione d’arrivo della funivia che sale dal Passo Falzarego. Subito oltre cominciamo la discesa con una lunga sequenza di serpentine in direzione della sottostante Forcella del Lagazuoi. Transitiamo presso l’imbocco di numerose gallerie artificiali costruite dagli austriaci a scopo difensivo sino a calare al passo con magnifico scorcio sulla Tofana di Rozes (m 2573 – ore 0,20 dal Lagazuoi). La Forcella Lagazuoi è un importante crocevia di sentieri; nel nostro caso scegliamo di volgere a sinistra sul segnavia 20 calando nel vasto Vallon Lagazuoi in ambiente roccioso quasi lunare. A destra siamo sovrastati dalle belle cime di Fanis. Passiamo subito a sinistra di una conca erbosa occupata da un piccolo laghetto temporaneo ad inizio stagione quindi siamo ad una nuova biforcazione (cartelli segnalatori): abbandoniamo il sentiero 20 che scende a destra verso il Rifugio Scotoni passando a sinistra sul segnavia 20A . Il sentiero si sviluppa in sorprendente solitudine anche nel mese di agosto. Camminiamo in ambiente vasto ed aperto: la segnaletica esclude l’errore ma in presenza di nebbia è necessaria molta attenzione per gli scarsi punti di riferimento. Il Vallon Lagazuoi si rivela infatti, in questo versante, un immenso tavolato arido con scarsa vegetazione che digrada moderatamente verso settentrione. La discesa è dominata, proprio a nord, dall’impressionante struttura del Piz dles Conturines mentre a destra le grandi pareti del Gruppo Fanis ricadono direttamente sul vallone. Il panorama nudo e roccioso del settore superiore è progressivamente sostituito da verdeggianti prati d’altitudine: il percorso prosegue lungamente su questi tavolati sino ad obliquare a sinistra per calare in una conca ghiaiosa. Al di sotto la discesa si fa più ripida e il panorama si apre in direzione della Val Badia e ad occidente verso il Settsass. In ambiente alpestre isolato raggiungiamo, tra prati e pini mughi, la bellissima Forcella Selares (m 2250 – ore 1,20 dal Lagazuoi – circa ore 4 complessive). Un veloce sguardo verso destra permette di scorgere, a distanza, l’Alpe di Fanes. Per completare il nostro percorso ad anello non resta che calare a sinistra. La discesa dalla forcella è nel primo tratto ripidissima in quanto si articola in un profondo colatoio. Con una lunga sequenza di serpentine caliamo ai sottostanti prati quindi traversiamo, tra bosco rado di conifere, ai piedi delle pareti rocciose. Raggiungiamo, a 2130 metri di quota, il punto più basso dell’escursione con il percorso che confluisce infine nella statale che da S.Cassiano sale al Passo di Valparola. L’ultimo tratto per rientrare alla partenza ricalca proprio la statale sino a guadagnare, in debole salita, il parcheggio presso la partenza (m 2192 – ore 4,45 dalla partenza). Osservazioni – Caratteristiche della ferrata: Un ferrata semplice, adatta per insegnare ai nuovi come muoversi su sentiero attrezzato. Il settore assicurato da infissi è breve e di contenuta difficoltà; resta comunque necessario non sottovalutare l’ambiente d’alta montagna e l’esposizione. La facilità di percorrenza di questo sentiero attrezzato nulla toglie inoltre al suo grande valore da un punto di vista storico. Il Sentiero dei Kaiserjäger ricalca le trincee austriache della postazione Vonbank di recente restaurate e rese accessibili grazie alla costruzione di questo magnifico sentiero attrezzato. Senz’altro apprezzerete il valore storico e paesaggistico di un itinerario giustamente rivalutato negli ultimi anni. Da notare che l’itinerario può essere interrotto proprio in vetta al Lagazuoi in caso di un improvviso cambiamento meteorologico. La funivia che raggiunge l’omonimo rifugio permette infatti una rapida discesa al Passo Falzarego. Giunti alla stazione a valle della telecabina si rientra al Passo Valparola con 2 km di comoda strada asfaltata. Un’ulteriore possibilità per chi vuole eseguire una discesa differente rispetto alla soprastante descrizione è quella di calare al Passo Falzarego attraverso le gallerie di guerra costruite dagli italiani. Si tratta di un percorso che richiede torcia e caschetto permettendo un’unica grande traversata lungo le postazioni della prima guerra mondiale d’entrambi i fronti. CLICCA QUI per leggere ulteriori particolari su questo percorso. Cenni sulla flora:
L’elevata quota nella quale si articola il percorso descritto permette l’osservazione di una caratteristica flora d’alta montagna con diverse piante tipiche dei fondi calcareo dolomitici. Non mancano alcune piante endemiche. Elenchiamo di seguito una selezione delle piante osservate lungo il tracciato. Piante endemiche: 1) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemismo delle Alpi Centrali e Orientali presente su substrato calcareo, facilmente riconoscibile dal più comune Rhododendron ferrugineum per la caratteristica pelosità che ne riveste le foglie. 2) Bonarota comune (Paederota bonarota). Pianta tipica delle fessure rocciose calcareo dolomitiche, endemica delle Alpi Orientali, dalle caratteristiche infiorescenze blu. 3) Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa). Endemismo delle Alpi sudorientali, molto simile a Saxifraga caesia. Piante rare o infrequenti: 1) Genzianella peduncolata (Gentiana tenella); questa piccola genziana, poco appariscente per le sue limitate dimensioni, è presente proprio presso la vetta del Lagazuoi dove appare in piena fioritura nel mese di agosto. 2) Stella alpina (Leontopodium alpinum); la pianta simbolo per eccellenza delle Alpi è presente in grande quantità nei prati posti nel settore inferiore del Vallon Lagazuoi. Altre piante: 1) Minuartia sedoide (Minuartia sedoides) 2) Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides) 3) Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum) 4) Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima) 5) Celoglosso (Coeloglossum viride) 6) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) 7) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum) 8) Potentilla lucida (Potentilla nitida) 9) Botrichio (Botrychium lunaria) 10) Genziana alata (Gentiana utriculosa) 11) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) 12) Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium) 13) Salice reticolato (Salix reticulata) 14) Genzianella (Gentiana verna) 15) Graminia di Parnasso (Parnassia palustris) 16) Camedrio (Dryas octopetala) 17) Cavolaccio alpino (Adenostyles allariae) 18) Vulneraria (Anthyllis vulneraria)
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