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GAVARDINA (m 2046) DOSSO DELLA TORTA (m 2156)
La bellissima e poco conosciuta Val Concei presenta, alla sua testata, un sottile crinale percorso da un magnifico sentiero di cresta. Il tracciato ricalca in gran parte le postazioni di guerra e le trincee del primo conflitto mondiale del quale restano ancora numerose testimonianze. Notevole è inoltre l’interesse paesaggistico della zona, d’altra parte il tratto in cresta si sviluppa interamente fra i 1900 e i 2200 metri di quota: un itinerario di ragguardevole altitudine a breve distanza dal Lago di Garda. Da rilevare che l’intera zona, al pari di gran parte delle Alpi di Ledro, è assai impervia e trascurata dagli escursionisti. La mancanza di punti d’appoggio mediani rende la salita piuttosto lunga e adatta quindi a camminatori allenati; in compenso non vi sono in pratica difficoltà fermo restando che l’esposizione alle intemperie del tratto di crinale rende necessaria una giornata dal tempo stabile per eseguire l’escursione in sicurezza. E’ bene infatti non sottovalutare il possibile sviluppo dei temporali nelle ore più calde che, in tutta l’area circostante il Lago di Garda, possono risultare particolarmente forti. Terminiamo accennando al grande interesse del settore dal punto di vista botanico grazie alla notevole biodiversità e alla presenza di parecchie entità endemiche ad areale ristretto fra cui ricordiamo la rarissima Sassifraga del Monte Tombea (Saxifraga tombeanensis). In coda alla relazione trovate ulteriori ragguagli in merito. Dati tecnici: Dal Rifugio Al Faggio (m 964): Difficoltà: EE (Giudizio legato non tanto alle difficoltà tecniche quanto piuttosto alla lunghezza complessiva dell’impresa) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1192. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Si accede alla partenza risalendo da Riva del Garda la Val di Ledro. Superiamo l’omonimo lago per poi trovare, a meno di un km da Bezzecca, il bivio a destra per la Val Concei. Lo stesso bivio può essere raggiunto dalle Valli Giudicarie volgendo presso Storo a destra, in Val d’Amola, risalendo sino a Bezzecca. Appena oltre il paese troviamo a sinistra l’incrocio prima indicato. La Val Concei è una valle laterale tributaria della Val di Ledro risalita da una breve provinciale. Superiamo i piccoli paesi di Enguiso e Lenzumo per poi procedere, su strada stretta, tra i prati e i bellissimi boschi della testata della valle. Il tratto percorribile in automobile ha termine presso il grande Rifugio Al Faggio (m 964) in coincidenza del quale sono presenti numerose possibilità di parcheggio. Si prosegue a piedi lungo il sèguito, chiuso al traffico, della strada. Descrizione dell’itinerario: Procediamo come anticipato lungo il proseguo della strada, chiusa al traffico, in direzione della testata della valle. Superiamo il Torrente Assat con il Ponte della Ghiaia (m 1050 – ore 0,20 dalla partenza) spostandoci a destra del corso d’acqua (sinistra orografica). La valle si stringe e diviene ombrosa per via della fitta vegetazione: in moderata salita passiamo presso alcune rapide quindi, più in alto, la carrareccia diviene un buon sentiero che scavalca nuovamente il torrente per poi divenire particolarmente ripido e faticoso. Ad ore 1,30 dalla partenza raggiungiamo la prima schiarita del bosco: splendidi prati ospitano la Malga Guì (m 1445). Sulla destra notiamo le pendici del Corno di Pichea; alle spalle possiamo apprezzare quanto la Val Concei sia estesamente boscata e stretta, in posizione riparata ed isolata. Nel proseguo il nostro cammino cambia direzione: volgiamo decisamente verso sinistra dapprima tra i prati, con curiosi monoliti calcarei a caratterizzare la zona, quindi di nuovo nel bosco, salendo sino all’erbosa Sella de Lomar (m 1600 – ore 0,15 da Malga Guì – ore 1,45 complessive). Il passo in questione permette di affacciarsi verso occidente osservando per la prima volta la vetta più alta delle Alpi di Ledro: il Monte Cadria. Siamo in coincidenza di un importante bivio: tralasciamo il proseguo sul sentiero 452 che condurrebbe alla Baita Lomar per volgere invece a destra, mantenendo il segnavia 414 e seguendo le chiare indicazioni per la Bocca dell’Ussol. Il primo breve tratto è ancora nel folto del bosco, ma poco oltre siamo all’aperto e possiamo, se il giorno è sereno, osservare il proseguo del nostro sentiero che taglia, in moderata pendenza, il ripido pendio erboso. L’ultima breve macchia a conifere e siamo definitivamente su fondo erboso scoperto con grande vista sulla testata della valle che non ci lascerà sino al raggiungimento del crinale. Da notare, i particolari pinnacoli rocciosi che sormontano a sinistra il nostro percorso, mentre ad oriente appare particolarmente bello il crinale che raggiunge i suoi culmini nelle elevazioni del Tofino e del Corno di Pichea. Poco più in alto due possibilità possono essere entrambe scelte in quanto i due sentieri si ricongiungono subito sopra. L’ultimo tratto di salita è il più ripido e faticoso. Aggiriamo alla base alcune pareti rocciose in parte strapiombanti. Un occhio attento, nella seconda parte del mese di maggio, saprà notare su queste rocce inospitali, la presenza di una pianta endemica davvero molto rara: la bellissima Sassifraga del Monte Tombea (Saxifraga tombeanensis), dalle belle infiorescenze bianche che si elevano da pulvini molto compatti che impiegano decine d’anni per crescere anche solo di pochi centimetri. Trattandosi di una pianta estremamente rara è necessario evitare di toccarla e manometterne l’habitat. Un ultimo ripidissimo tratto permette di guadagnare il soprastante crinale in coincidenza della Bocca dell’Ussol (m 1879 – ore 1 da Sella del Lomar - ore 2,45 dalla partenza). La vista che possiamo godere dalla sella è straordinaria: verso nord osserviamo l’inconfondibile sagoma del Carè Alto e i ghiacciai dell’Adamello e della Presanella, mentre sotto di noi scorgiamo i prati che accolgono le malghe Casinotto e Gavardina. Verso meridione osserviamo per intero la Val Concei in quanto ci troviamo esattamente alla sua testata con, appena a sinistra, l’impervio crinale delle cime di Pichea. Affrontiamo ora il piatto forte dell’escursione: il bellissimo crinale che dalla Bocca dell’Ussol si sviluppa, verso oriente, in direzione della Gavardina e del Dosso della Torta. Il sentiero (segnavia 455), ben marcato e tracciato, segue per lo più il filo di cresta affacciandosi a più riprese sui due versanti. Si tratta di un settore che durante la prima guerra mondiale vide purtroppo fronteggiarsi gli eserciti italiano e austriaco. Ne restano numerose testimonianze che osserverete senza fatica lungo l’intero tratto in cresta. Tra prati e brevi macchie a pino mugo saliamo di quota con panorama avvincente sulle sottostanti Valli Giudicarie e verso le nevi perenni dell’Adamello. Un breve spacco roccioso interrompe la continuità del percorso e deve essere superato con le attenzioni del caso; è altrimenti possibile aggirarlo brevemente con traccia non segnata che si sviluppa, appena più bassa, sul versante della Val Concei. Subito oltre un ultimo strappo in forte salita permette di raggiungere un risalto della cresta con ometto di pietre particolarmente panoramico: notiamo da esso, a breve distanza, la sommità della Gavardina. Per raggiungerne la vetta perdiamo quota per qualche minuto sino ad una selletta per poi risalire lungo l’evidente percorso di crinale che ne guadagna la sommità (m 2046 – ore 0,30 dalla Bocca dell’Ussol – ore 3,15 complessive). Si ripete il panorama alle spalle verso il Cadria nonché sulle valli Concei e Giudicarie mentre le giornate terse permettono a nord la visione non solo del Gruppo dell’Adamello ma anche delle Dolomiti di Brenta, con l’inconfondibile plateau sommitale di Cima Tosa. Grazie al panorama aperto e luminoso possiamo apprezzare il percorso fin qui coperto ed osservarne il proseguo in direzione del Dosso della Torta. Quest’ultima elevazione appare illusoriamente distante e difficile da raggiungere per via del crinale articolato e in parte roccioso. In realtà, un sentiero ben scelto e curato ne permetterà il raggiungimento in meno di un’altra ora di cammino. Restano comunque fondamentali condizioni di tempo stabile e buona visibilità per gustarsi in sicurezza questa frazione davvero suggestiva. Lasciamo la sommità della Gavardina calando lungo la cresta sino alla sottostante sella, caratterizzata da un gruppetto di pini mughi. Subito oltre il sentiero abbandona per un breve tratto lo spartiacque. La cresta si innalza infatti un’elevazione irta ed affilata che aggiriamo traversando a destra tra i prati del versante meridionale. Poco oltre raggiungiamo un’altra forcelletta quindi il sentiero rimonta un tozzo rilievo scostandosi appena a destra del filo di crinale. A sinistra del percorso incontriamo ancora una volta la rara Sassifraga del Tombea. Chi si affaccerà sull’impervio e strapiombante versante nord potrà osservare con stupore come sulle rocce verticali rivolte a settentrione siano presenti i pulvini più belli della pianta in questione, a dipingere con i loro fiori bianchi il nudo calcare affiorante. Il soprastante tratto in cresta permette di scorgere, ora molto più vicina, la slanciata piramide del Dosso della Torta. Il sentiero deborda questa volta sul lato sinistro sfruttando un’esile cengia evidentemente scavata dai soldati durante la prima guerra mondiale. L’esposizione di questi pochi metri richiedono la necessaria cautela; fra l’altro la neve tende in questo breve tratto a permanere piuttosto a lungo (fino ad inizio estate) complice l’esposizione a nord verso le Valli Giudicarie. Il nostro pensiero non può che deplorare l’assurdo conflitto che interessò queste cime rovinando la quiete di un selvaggio ambiente d’alta montagna. Superata questa costola esposta passiamo, tra costoni rocciosi, di nuovo sull’altro versante, quello meridionale della Val Concei andando a traversare il ripido pendio ora erboso. Un altro fiore endemico colora di violetto l’erba battuta dai venti di cresta: si tratta della Primula meravigliosa (Primula spectabilis), in questo tratto impervio particolarmente abbondante. La nostra meta è ormai vicina: notiamo il nostro percorso calare ad un’ennesima forcella per poi risalire a zigzag un’anticima e quindi il culmine vero e proprio. Scendiamo come anticipato alla sottostante sella notando il profondo vallone che precipita, spesso innevato, verso nord. Nella risalita oltre la sella apprezziamo alle spalle, come il sentiero abbia aggirato con eleganza, a sinistra, un’inaccessibile e verticale rupe. La salita a zigzag schiude nuovamente ai nostri occhi lontane catene montuose e i ghiacciai all’orizzonte settentrionale. Raggiunto il soprastante terrazzo abbandoniamo il sentiero principale che procede in direzione della Bocchetta Slavazi per volgere sull’esile traccia che sale a sinistra. In rapida salita guadagniamo l’esile pulpito a pochi metri dall’anticima osservata in precedenza; seguiamo verso destra l’ultimo semplice tratto di sentiero a rimontare ripidamente il pendio ad erba frammista a pietre. In ultimo siamo sul culmine della nostra escursione: la bellissima vetta del Dosso della Torta (m 2156 – ore 0,45 dalla Gavardina – ore 4 dalla partenza). Inutile dire che il panorama, essendo a 360 gradi, merita una lunga sosta. Il lungo tracciato garantisce inoltre il meraviglioso silenzio e la pace di una montagna in genere non molto nota. Il panorama, spalancato su mezzo Trentino, offre la visione ravvicinata delle Dolomiti di Brenta, delle Prealpi Bresciane, dell’Adamello, del Gruppo del Bondone con, alle sue spalle, le lontane Pale di San Martino. Verso meridione, al di là del lungo crinale del Tofino e del Corno di Pichea, sfila il lungo crinale del Monte Baldo. Possiamo dominare per intero la Val Concei e, ad occidente, la grande sagoma del Monte Cadria. Il rientro avviene a ritroso. Chi ha la possibilità di portare una seconda automobile alla Malga Trat può valutare la splendida opportunità di prolungare la cavalcata in cresta procedendo oltre il Dosso della Torta per i monti Tofino, Corno di Pichea e Mazza di Pichea sino a portarsi alla Bocca di Trat vicino al rifugio Pernici. Da qui si cala in un quarto d’ora alla Malga Trat raggiungibile, come anticipato, in automobile. Cenni sulla flora:
Un itinerario di grande interesse grazie alla presenza di numerose piante alcune delle quali rare o endemiche. Elenchiamo di seguito una selezione delle più appariscenti rilevate in occasione della nostra percorrenza di questo itinerario (a cavallo tra maggio e giugno). Endemismi: 1) Sassifraga del Monte Tombea (Saxifraga tombeanensis). E’ la prima pianta che elenchiamo, la più rara, davvero un simbolo per l’intera zona. Trae il suo nome dal non distante Monte Tombea dove fu scoperta per la prima volta. Predilige quasi sempre inaccessibili rupi calcaree strapiombanti per cui non si mostra facilmente agli escursionisti: è il caso proprio del Monte Tombea mentre sorprendentemente l’unico settore in cui è facile osservarla senza bisogno d’arrampicate è dato proprio dalle Alpi di Ledro con particolare riferimento al settore compreso tra la Bocca dell’Ussol, il Dosso della Torta e il Corno di Pichea. Lungo il percorso descritto ne osserverete numerosi pulvini in un breve tratto in piena cresta tra la Gavardina e il Dosso della Torta: affacciandosi sull’inaccessibile parete che precipita a settentrione noterete i pulvini più belli ed appariscenti in posizione strapiombante e quindi non raggiungibile. Altri pulvini sono presenti sulle rocce a sinistra del sentiero che precedono il raggiungimento della Bocca dell’Ussol. 2) Viola di Duby (Viola dubyana). Splendido endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne al Lago di Garda, Inconfondibile per la macchia gialla centrale con due macchie viola scuro a destra e a sinistra d’essa. E’ presente con particolare abbondanza in coincidenza della Bocca dell’Ussol. 3) Primula meravigliosa (Primula spectabilis). Altro endemismo insubrico con areale esteso alla Lombardia orientale, al Trentino meridionale e alle Prealpi Venete. I suoi petali rossi sono un magnifico adornamento lungo il crinale compreso tra la Bocca dell’Ussol e il Dosso della Torta dove, a tratti, è molto abbondante. 4) Carice del Monte Baldo (Carex baldensis). Endemismo insubrico con areale compreso tra le Grigne e i monti Lessini, caratterizzato da un’inconfondibile spiga bianca. 5) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Emdemico delle Alpi centro – orientali, si distingue dal più comune Rhododendron ferrugineum per l’evidente pelosità setolosa che ne ricopre le foglie. Altre piante: Osservate tra la partenza e Malga Guì: 1) Rosa di Natale (Helleborus niger) 2) Cariofillata dei rivi (Geum rivale) 3) Aquilegia scura (Aquilegia atrata) 4) Caglio odoroso (Galium odoratum) 5) Raponzolo plumbeo (Phyteuma ovatum) 6) Latte di gallina (Ornithogalum umbellatum) 7) Biscutella montanina (Biscutella laevigata) 8) Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata) 9) Pigamo colombino (Thalictrum aquilegifolium) 10) Bugola (Ajuga reptans) Osservate tra Malga Guì e la Bocca d’Ussol: 1) Paradisia (Paradisea liliastrum) 2) Anemone narcissino (Anemone narcissiflora) 3) Genziana di Clusius (Gentiana clusii) 4) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) 5) Giglio rosso di S.Giovanni (Lilium bulbiferum) 6) Giglio martagone (Lilium martagon) 7) Vulneraria (Anthyllis vulneraria) 8) Botton d’oro (Trollius europaeus) 9) Dafne odorosa (Daphne cneorum) 10) Genziana maggiore (Gentiana lutea) 11) Viola gialla (Viola biflora) 12) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 13) Succiamele (Orobanche gracilis) 14) Astro alpino (Aster alpinus) 15) Lino alpino (Linum alpinum) 16) Lupinella montana (Onobrychis montana) 17) Vedovella celeste (Globularia cordifolia) 18) Dentaria a cinque foglie (Cardamine pentaphyllos) Osservate tra la Bocca d’Ussol e il Dosso della Torta: 1) Petrocallide dei Pirenei (Petrocallis pyrenaica) 2) Arabetta alpina (Arabis alpina) 3) Genzianella (Gentiana verna) 4) Erica carnea (Erica carnea) 5) Primula orecchia d’orso (Primula auricula) 6) Draba gialla (Draba aizoides) 7) Soldanella alpina (Soldanella alpina) 8) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) 9) Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia) 10) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 11) Pinguicola alpina (Pinguicola alpina)
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