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CIMONE DELLA BAGOZZA (m 2409) CRAP CENTRALE (m 2227)
A cavallo tra le province di Bergamo e Brescia, fra la val Camonica e la Val di Scalve, si ergono diverse cime rocciose a carattere prealpino che vivono una loro dimensione appartata rispetto ad altri gruppi circostanti più noti quali l’Adamello e le Alpi Orobie. Sono elevazioni calcaree che nonostante risultino sconosciute ai più offrono in realtà un ambiente d’alta quota molto suggestivo agli intraprendenti escursionisti che decideranno di sfidarne i pendii. Le grandi pareti rocciose regalano un paesaggio quasi dolomitico con guglie e forme rocciose slanciate e strapiombanti. La cima più nota di questo settore è senz’altro il Cimone della Bagozza dalla cui cima noterete, appena più ad est, il piccolo gruppo della Concarena: rimarrete impressionati dalla solitudine e dall’ambiente rude e desolato. Davvero un contesto d’alta montagna a poca distanza dalla pianura. Fondamentale è la scelta di una giornata dal tempo stabile per effettuare la salita: come noto, le Prealpi presentano un’accentuata instabilità atmosferica per via della forte vicinanza al calore della Val Padana. Con presenza di nebbie l’escursione si fa difficile e nel proseguo oltre il Cimone della Bagozza diviene assai pericolosa per via della traccia di sentiero molto labile e poco segnata. Nel caso di un improvviso peggioramento è senz’altro consigliabile il rientro a ritroso ricalcando il sentiero di salita. Un itinerario che richiede pertanto una certa esperienza d’alta montagna e che solitamente è del tutto libero dalla neve nei mesi che vanno da luglio ad ottobre. Dati tecnici: Dalla località Cimalbosco (comune di Schilpario - m 1580): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: nelle cartine appare totale, in realtà è chiara soltanto sino all’ampio ghiaione che viene risalito per guadagnare la cima; nel tratto che segue fino al punto più alto è sbiadita e frammentaria sebbene non vi siano problemi d’orientamento con buona visibilità. Molti problemi si hanno invece nel proseguo dalla vetta al Passo di Valzelazzo: in questa lunga frazione i segnavia tracciati parecchi anni fa sono ormai molto sbiaditi (estate 2011) ed è sempre in agguato l’errore in quanto per lunghi tratti scompaiono lasciando nell’ambiguità. I meno esperti sono invitati a scendere a ritroso dalla vetta lasciando ai più esperti il seguito ad anello - Dislivello assoluto: m 829 tornando a ritroso. Chi sceglie di proseguire per il Passo di Valzelazzo copre un dislivello reale senz’altro superiore per via dei numerosi saliscendi. – Acqua: assente. Accesso: Si accede alla partenza risalendo la Val Camonica sino a Boario Terme dove troviamo il bivio per la piccola e poco conosciuta Val di Scalve. La provinciale rimonta, in una trentina di chilometri, l’intero solco vallivo in un ambiente selvaggio a tratti molto suggestivo con belle vedute sui gruppi montuosi circostanti tra cui l’imponente Presolana. L’ultimo importante paese, a oltre 1100 metri di quota, è Schilpario; subito oltre la strada si fa molto stretta e tortuosa risalendo ripidamente in direzione del Passo del Vivione. La partenza della nostra escursione precede il passo di qualche chilometro ed è posta a destra della strada presso la malga Cimalbosco e il Rifugio Bagozza, quest’ultimo posizionato una ventina di metri al di sopra del piano stradale. Descrizione del percorso: Seguiamo l’ampia strada bianca chiusa al traffico dapprima nel bosco quindi tra estesi e verdeggianti pascoli (segnavia 428). Ignoriamo la deviazione a destra per il Passo di Valzelazzo segnalata da un piccolo cartello. Manteniamo la carrareccia osservando a destra un magnifico panorama sul Cimone della Bagozza e sulle cime circostanti. Passiamo in prossimità della malga Bassa Campelli (m 1633) per poi raggiungere un magnifico pianoro erboso. Una statua posta su un grande roccione indica il punto in cui abbandoniamo l’ampia carrareccia per volgere a destra seguendo il sentiero che attraversa il prato (segnavia 417 - ore 0,25 dalla partenza). Come ulteriore riferimento troviamo, nel punto in cui si stacca il sentiero, una roccia che riporta in vernice l’indicazione per il “Cimone della Bagozza”. Dopo un breve tratto piano il sentiero attraversa un settore a bosco rado per poi calare brevemente al piccolo laghetto Campelli (m 1640). Il percorso decorre lungo la sponda meridionale del piccolo specchio d’acqua per poi cominciare a prendere quota tra affioramenti rocciosi e rada vegetazione. Il fondo diviene più sconnesso e innalzandoci possiamo notare un bel colpo d’occhio sul sottostante laghetto e, verso meridione, sulla Val di Scalve e sulle montagne circostanti. Dopo un tratto tra instabili massi, raggiungiamo in breve la base dell’immenso ghiaione che costituisce la chiave manifesta per portarci in quota e quindi sulla cima (ore 1,10 dalla partenza). Si tratta di un settore del percorso lungo e faticoso: il consiglio è di partire presto alla mattina per affrontare in ombra la lunga salita su ghiaie e detriti. Il settore inferiore del colatoio è più facile grazie alla presenza di una traccia piuttosto marcata che risale con alcuni tornanti il pendio. Siamo sovrastati della mole rocciosa e slanciata del Cimone della Bagozza e possiamo notare, alla sua destra, un secondo ghiaione più stretto ed angusto che può anch’esso essere utilizzato come via di salita. In questo caso si guadagnerebbe il Passo della Bagozza per poi volgere verso sinistra sino in cima. E’ comunque preferibile la via suggerita in quanto meno ripida e con tracciato più marcato. Nel settore centrale della salita le ghiaie lasciano spazio, in qualche punto, ad alcuni affioramenti rocciosi con la pendenza che nel contempo diviene più marcata; alle spalle diviene vasto il panorama in direzione delle Alpi Orobie. La parte superiore del ghiaione è particolarmente impegnativa per via della forte pendenza e della marcata instabilità del fondo: è molto importante, in questo tratto, evitare di smuovere pietre che rotolando lungo il pendio detritico potrebbero accelerare colpendo qualche escursionista. Il tracciato per giunta non è definito modificandosi anno dopo anno per via del continuo rotolamento dei detriti. Il ghiaione infine si strozza portandosi sotto la verticale della cima; il fondo sabbioso lascia spazio ad un ripido colatoio per lo più roccioso e alla nostra destra compare la slanciata e aguzza Torre Nino, separata dal corpo principale del Cimone della Bagozza da un’angusta forcelletta rocciosa. All’orizzonte orientale notiamo comparire la tozza sagoma del Bernina che con 4052 metri di quota è un grande colosso delle Alpi Centrali, mentre sotto la nostra verticale scorgiamo l’ormai distante laghetto Campelli. Un ultimo sforzo su ripidissimo pendio permette l’accesso al marcato Passo dell’Ortica (m 2292 – ore 2,30 dalla partenza) dal quale si dischiudono nuovi orizzonti in un panorama di insospettabile bellezza.. Alla nostra sinistra notiamo il crinale elevarsi affilato in direzione della cima Casse Larghe mentre ad oriente si dischiude alla vista la parte centrale del gruppo Concarena dominato dall’immensa mole della Cima Bacchetta; quest’ultima, con i suoi 2559 metri, è l’elevazione più alta della Concarena ed è divisa da noi dalla profonda e selvaggia Val di Baione, in un ambiente solitario e selvaggio che molto ricorda alcune impressionanti viste delle Dolomiti. Alla nostra destra abbiamo ovviamente il Cimone della Bagozza ed è particolarmente rilevante la vista sulla strapiombante parete settentrionale sulla quale sono state aperte dagli alpinisti vie in roccia che impegnano sino al 6° grado della scala UIAA. Riprende il nostro cammino con l’ultima frazione di salita: volgiamo a destra su chiare tracce di passaggio con il fondo che presenta finalmente facili balze erbose. Nonostante il sentiero accosti in un paio di punti il ripido salto a destra non vi è in pratica esposizione e possiamo ammirare una vista progressivamente più ampia. La particolare angolazione permette di andare a cogliere alle spalle della cima Casse Larghe la Cima Mengol mentre diviene progressivamente più visibile la sottostante profonda Val di Baione. All’orizzonte settentrionale sfilano i principali gruppi montuosi delle Alpi al confine tra Lombardia e Alto Adige. In un ambiente d’alta montagna indescrivibilmente bello guadagniamo un’esile selletta tra l’anticima a destra e la vetta vera e propria che infine raggiungiamo senza alcuna difficoltà (m 2409 – ore 3 dalla partenza – libro di vetta). Il panorama è il più vasto ed appagante dell’escursione e ripaga senza dubbio della faticosa salita nel ghiaione. Ribadiamo i principali gruppi osservabili: il Bernina e le Alpi Orobie ad occidente, la vicine cime Mengol e Casse Larghe verso settentrione con lo sfondo dei ghiacciai alpini, la Concarena con Cima Bacchetta verso oriente e il lungo crinale delle cime Crap a meridione. Da notare inoltre, sotto la nostra verticale, il piccolo e ormai distante lago Campelli. Il normale escursionista rientrerà a ritroso ritornando al Passo dell’Ortica per poi procedere prestando attenzione al tratto superiore del ghiaione dove la pendenza e la forte instabilità del fondo richiedono particolare cautela. Proseguo dell’escursione con itinerario ad anello: E’ possibile completare l’escursione rientrando alla partenza con via differente eseguendo così un anello. Occorre tuttavia sottolineare che si tratta di un’opzione riservata agli escursionisti più esperti, dotati di eccellente senso dell’orientamento e in grado di reperire tracce poco evidenti. Il proseguo oltre il Cimone della Bagozza (segnavia 6) non presenta grosse difficoltà tecniche: soltanto un paio di passaggi sfiorano il 1° grado, tuttavia la segnaletica è molto sbiadita e trascurata ormai da troppi anni. In alcuni tratti le indicazioni sono del tutto insufficienti e diviene necessaria la massima attenzione per non mettersi nei guai perdendo completamente l’orientamento. Le indicazioni e il materiale fotografico che segue dovrebbero essere sufficienti per escludere errori, tuttavia ai meno esperti è vivamente raccomandato il rientro a ritroso. Nel frattempo si spera che le sezioni del CAI competenti possano sistemare nuovamente i segnavia mettendo in sicurezza un itinerario di straordinario valore paesaggistico e naturalistico (situazione percorso aggiornata all’estate 2011). Segue la descrizione del percorso. Si prosegue oltre la vetta del Cimone della Bagozza discendendo l’affilata cresta sudoccidentale. Il settore sommitale è particolarmente stretto e richiede cautela per via delle balze erbose con affioramenti rocciosi in esposizione a sinistra sulla sottostante Val di Baione. Accompagnati dalla magnifica visione della Concarena, con le Alpi all’orizzonte, seguiamo la sbiadita segnaletica perdendo quota lungo il crinale che diviene progressivamente più ampio. Senza ulteriori difficoltà né esposizione caliamo tra i prati sommitali prestando attenzione a non perdere il punto in cui i segnavia volgono con decisione verso destra. Il percorso cambia infatti improvvisamente direzione muovendo verso il crinale posto a sud del Cimone della Bagozza e che si eleva nei cosiddetti Crap, un trio di elevazioni per lo più prative con alcuni affioramenti calcarei. Abbiamo modo di intuire dall’alto dove si svilupperà il nostro percorso; notiamo infatti una lunga cengia verdeggiante che taglia a mezza costa la parete rocciosa muovendo in direzione di un evidente intaglio del crinale. Gli sbiaditi segnavia guidano in discesa sino a raggiungere questa specie di lungo terrazzo che contorna il pendio montuoso soprastante. Una volta che lo abbiamo raggiunto lo seguiamo procedendo in falso piano tra pendii prativi e qualche facile ghiaione in contenuta pendenza. In breve raggiungiamo il crinale in coincidenza di una forcellina dove ci affacciamo a destra in un angusto e ripidissimo colatoio detritico ricadente verso ovest. Davanti a noi abbiamo invece la marcata Cima Crap Centrale (m 2227) che può essere raggiunta in pochi minuti seguendo senza difficoltà l’esile filo di cresta con una digressione poco faticosa. Dalla forcellina del crinale il percorso di ritorno volge invece a sinistra e in questo punto purtroppo si perde completamente il percorso complici le scarsissime tracce di passaggio e la completa scomparsa, in questa frazione, della segnaletica. Come indicazione utile possiamo dire che il sentiero perde quota rispetto alla forcellina, occorre tuttavia non abbassarsi troppo facendosi ingannare da alcuni colatoi ghiaiosi che potrebbero essere scambiati per tracce di sentiero. Persi 30 – 40 metri di dislivello si ritrovano gli sbiaditi segnavia e si traversa il pendio erboso sotto crinale prestando attenzione all’esposizione a sinistra. Da notare il panorama alle spalle sul Cimone della Bagozza parzialmente coperto dall’elevazione quotata 2320 metri che abbiamo contornato per raggiungere poco prima l’esile forcellina di crinale. Proseguiamo aggirando una spalla quindi caliamo brevemente sino ad uno stretto passaggio tra il pendio a destra e un pinnacolo erboso a sinistra. Subito oltre il percorso volge a destra e si schiudono nuovi orizzonti; notiamo il tracciato dapprima scendere leggermente di quota per poi risalire su stretta cengia rocciosa che in diagonale ascendente taglia il pendio. Il passaggio pare essere molto pericoloso ed esposto ma si tratta solo di un effetto legato alla prospettiva. Risalendo la cengia riscontriamo che non soltanto non è così repulsiva, ma addirittura non c’è nemmeno esposizione in quanto un lungo costone roccioso a sinistra impedisce di vedere il sottostante salto. Poco oltre la cengia lascia spazio ad un vasto pendio prativo nel quale, ancora una volta, si perdono le tracce e i segnavia. Di fatto si traversa grosso modo verso sinistra, senza grossi dislivelli; il percorso decorre infatti circa 50 – 100 metri al di sotto del crinale; infine si recupera il segnavia in coincidenza di uno stretto valloncello che interrompe l’uniformità del pendio erboso. La sottile traccia cala nello stretto solco per poi risalire ripidamente sulla costa opposta sino ad un culmine. Al di là il sentiero cala per pochi metri all’erboso e marcato Passo di Valzelazzo (m 2077 – circa ore 1,30 dalla vetta del Cimone della Bagozza – ore 4,30 dalla partenza). Da notare che il passo non è identificato da nessun cartello ed è necessario prestare attenzione a non proseguire oltre in quanto in effetti il sentiero continuerebbe, lunghissimo e mal segnato, in direzione della Malga di Val Piane. Il passo è comunque riconoscibile in quanto è l’unico punto in cui il sentiero raggiunge il crinale che divide la Val Camonica dalla Val di Scalve oltre all’esile forcellina che avevamo raggiunto poco oltre il Cimone della Bagozza. Abbandoniamo il segnavia n°6 per passare sul n°418 che dal Passo di Valzelazzo cala in Val di Scalve. Volgendo leggermente a destra troviamo quasi subito l’esile traccia che, poco visibile, cala velocemente tra comode balze erbose. Anche questo tracciato appare purtroppo in stato di abbandono con i segnavia piuttosto scoloriti. Il tratto superiore appare più evidente e facile; scendendo troviamo un ampio ghiaione detritico dove è facile, nuovamente, perdere la traccia. Non ci facciamo ingannare da alcuni colatoi detritici e notiamo le poche tracce volgere verso destra sino a raggiungere la sottostante boscaglia. Nel tratto inferiore la vegetazione ha quasi invaso il sentiero che in effetti è ridotto ad un sottile solco tra le lussureggianti piante: appare evidente che il percorso è purtroppo raramente battuto. Con un ultimo sforzo siamo infine al bivio con il sentiero 428 a termine di tutte le difficoltà. Il percorso, finalmente ampio e ben segnato, volge a destra tra belle ondulazioni prative e con panorama ampio ed avvincente verso il Cimone della Bagozza con la prospiciente Torre Nino e sul sottostante ampio ghiaione percorso dalla via normale. Confluiamo infine nel percorso di salita nel tratto compreso tra il Rifugio Bagozza e la Malga Bassa Campelli. L’ultimo brevissimo tratto è comune all’andata e, percorso verso sinistra, riporta in breve alla partenza presso Cimalbosco (m 1580 – ore 1,45 dal Passo di Valzelazzo – ore 6,15 totali). N.B Si sconsiglia la percorrenza dell’anello in direzione opposta in quanto la salita al Cimone della Bagozza avverrebbe in questo modo in 4 ore su sentieri mal segnati e poco evidenti. Nella direzione suggerita la salita in vetta è molto più diretta e nel caso di un improvviso cambiamento del tempo è possibile un rientro a ritroso più rapido e con tracciato evidente. Cenni sulla flora:
E’ risaputo che l’area prealpina lombarda presenta una straordinaria biodiversità per quanto riguarda le specie vegetali. L’escursione al Cimone della Bagozza non tradisce le attese offrendo una grande varietà di fiori alcuni dei quali endemici della zona. Nel nostro caso abbiamo eseguito l’ascensione ad inizio luglio notando parecchie entità; indichiamo di seguito le più rilevanti. Endemismi: 1) Moehringia della Concarena (Moehringia concarenae). E’ la più difficile da trovare tra le piante indicate in questa lista. Si tratta di un bellissimo endemismo ad areale estremamente ristretto rilevabile soprattutto in Concarena e su Pizzo Arera. Lungo il nostro itinerario si possono osservare i suoi minuscoli fiori negli affioramenti rocciosi che interrompono la continuità del vasto ghiaione che permette l’accesso al Passo dell’Ortica. 2) Sassifraga del Vandelli (Saxifraga vandellii). Nota anche come Sassifraga pungente a causa delle foglie coriacee ed appuntite, è un altro magnifico endemismo con areale ristretto all’area compresa tra il Lago di Como e le Alpi Giudicarie. Condivide lo stesso habitat della Moehingia della Concarena; qualche altro piccolo pulvino è rilevabile lungo l’impervia traccia che unisce il Cimone della Bagozza al Passo di Valzelazzo. 3) Primula lombarda (Primula glaucescens). Caratteristica primula dai petali rossi endemica della Lombardia con foglie coriacee che presentano apici appuntiti. E’ presente con particolare abbondanza nelle roccette che precedono il Passo dell’Ortica. 4) Sassifraga di Host (Saxifraga hostii), endemica del nordest è presente con alcuni splendidi esemplari nei roccioni subito oltre il Lago Campelli. 5) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum) facilmente distinguibile dal più comune Rododendro ferrugineo per via dell’evidente pelosità setolosa che ne riveste le foglie. Si osserva già presso la partenza lungo la mulattiera che conduce alla Malga Bassa Campelli. 6) Pedicularia a racemo allungato o Pedicolare gialla (Pedicularis elongata) nei prati presso la Malga Bassa Campelli. 7) Campanula dell’Arciduca (Campanula raineri). Bellissimo endemismo insubrico con areale esteso principalmente tra il Lago di Como e le Valli Giudicarie. Il fiore, di colore azzurro chiaro, è un magnifico adornamento per le rocce; la pianta colonizza infatti le fessure delle rupi. Lungo il percorso descritto è rilevabile nel tratto che dal Lago di Campelli sale al Passo dell'Ortica. La fioritura è piuttosto ritardata, solitamente tra fine luglio e fine agosto. Altre piante di montagna facilmente osservabili: Nel tratto compreso tra la partenza e il Lago Campelli: 1) Botton d’oro (Trollius europaeus) nei prati tra la partenza e il Lago Campelli. 2) Clematide alpina (Clematis alpina). 3) Cariofillata dei rivi (Geum rivale) lungo le rive del Lago Campelli. 4) Cariofillata montana (Geum montanum) nel bosco rado prima del Lago Campelli. 5) Astro alpino (Aster alpinus) nel bosco rado prima del Lago Campelli. 6) Raponzolo plumbeo (Phyteuma ovatum) presso la partenza nel sottobosco. 7) Giglio martagone (Lilium martagon) in grandissima quantità nei boschi e nei prati presso la partenza. 8) Silene dioica (Silene dioica) nei prati presso la Malga Bassa Campelli 9) Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata) lungo la mulattiera tra la partenza e la Malga Bassa Campelli. 10) Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima). 11) Poligono bistorta (Polygonum bistorta) nei prati che precedono la Malga Bassa Campelli. 12) Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata). 13) Caglio alpino (Galium anisophyllum) nel bosco rado prima del Lago Campelli. 14) Poligono viviparo (Polygonum viviparum). 15) Bugola (Ajuga reptans). 16) Atamanta comune (Athamanta cretensis) nel bosco rado prima del Lago Campelli. Nel tratto compreso tra il Lago Campelli e il Passo dell’Ortica: 1) Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia) dagli splendidi fiori di colore compreso tra il rosso e il violetto. Presente presso il Passo dell’Ortica. 2) Camedrio alpino (Dryas octopetala) in grande quantità sui massi tra il Lago Campelli e il ghaione risalito dalla via normale al Cimone della Bagozza. 3) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum). 4) Arabetta alpina (Arabis alpina). 5) Iberidella alpina (Hornungia alpina). 6) Celoglosso (Coeloglossum viride) tra il Lago Campelli e il ghaione risalito dalla via normale al Cimone della Bagozza. 7) Iberidella grassa (Thlapsi rotundifolium) nel ghiaione risalito dalla via normale. 8) Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia) sulle rocce che precedono il Passo dell’Ortica. 9) Ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris) sulle rocce che precedono il Passo dell’Ortica. 10) Raponzolo orbiculare (Phyteuma orbiculare). Nel settore sommitale, tra il Passo dell’Ortica, il Cimone della Bagozza e il Passo di Valzelazzo: 1) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) nelle balze tra il Passo dell’Ortica e la vetta del Cimone della Bagozza. 2) Stella alpina (Leontopodium alpinum) in gran numero per tutto il lungo settore che dal Passo dell’Ortica conduce a quello di Valzelazzo passando per la sommità del Cimone della Bagozza. 3) Petrocallide dei Pirenei (Petrocallis pyrenaica) nelle balze tra il Passo dell’Ortica e la vetta del Cimone della Bagozza. 4) Nigritella comune (Nigritella nigra) in grande quantità presso la vetta del Cimone della Bagozza e lungo la cresta dei Crap. 5) Nigritella rossa (Nigritella miniata) in grande quantità presso la vetta del Cimone della Bagozza e lungo la cresta dei Crap. 6) Potentilla lucida (Potentilla nitida) nelle balze tra il Passo dell’Ortica e la vetta del Cimone della Bagozza. 7) Genziana di Clusio (Gentiana clusii) nelle balze tra il Passo dell’Ortica e la vetta del Cimone della Bagozza. 8) Tossillaggine alpina (Homogyne alpina) nelle balze tra il Passo dell’Ortica e la vetta del Cimone della Bagozza. 9) Gipsofilia strisciante (Gypsophila repens) nelle balze tra il Passo dell’Ortica e la vetta del Cimone della Bagozza. 10) Orchide dei pascoli (Traunsteinera globosa) lungo il crinale per lo più erboso dei Crap. Nel tratto finale, dal Passo di Valzelazzo sino al ritorno alla partenza 1) Semprevivo maggiore (Sempervivum tectorum) nei prati circostanti la partenza. 2) Cavolaccio alpino (Adenostyles allariae) nel folto, scendendo dal Passo di Valzelazzo verso fondo valle.
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