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CIMA TIGNALGA (m 1411) MONTE CASAROLE (m 1141)
Poco nota ma assai panoramica, Cima Tignalga può essere raggiunta con diversi itinerari segnati; il più interessante è senza dubbio quello che ne percorre la cresta orientale. Alla portata di ogni escursionista, il sentiero offre sin dall’inizio un magnifico scorcio sul Monte Baldo e sul Lago di Garda. E’ un itinerario consigliabile nelle stagioni intermedie mentre in estate le temperature sono troppo alte, il sentiero è infatti esposto al sole sin dalle prime ore del mattino. Il percorso si sviluppa all’interno del Parco Alto Garda Bresciano, una zona ricca di biodiversità; a conferma di questo nel mese di maggio si osservano lungo il tracciato diverse preziose fioriture di piante in alcuni casi endemiche o comunque rare alle quali faremo riferimento in coda alla descrizione del percorso. L’escursione in breve: Cascina Campiglio (m 628) – Monte Casarole (m 1141) – Cima Tignalga (m 1411) Dati tecnici: Partenza presso Cascina Campiglio (m 628): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 783. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Si accede alla partenza dalla Statale Gardesana Occidentale. Arrivando da sud si supera il paese di Gargnano. Dopo una lunga galleria la strada esegue una brusca curva a sinistra; subito oltre abbandoniamo la statale seguendo le indicazioni per Tignale. Risaliamo la comoda provinciale superando la frazione di Oldesio, il bivio segnato da cartelli per il Santuario di Monte Castello e il paese di Prabione. Subito oltre la strada si fa stretta: procediamo per alcuni km calando in uno stretto valloncello. Superiamo il torrente con un piccolo ponte per poi riprendere la salita con alcuni ripidi tornanti. Raggiungiamo un culmine con casa a destra nel prato indicata nelle mappe come Cascina Campiglio ma senza cartello indicante il toponimo. Nonostante l’assenza di indicazioni non è difficile identificare la costruzione in quanto subito oltre la strada riprenderebbe a scendere. Da notare che la casa è posta a destra della carreggiata mentre sulla sinistra si separa il nostro sentiero riconoscibile per la presenza di un pannello riportante la scritta “Foreste di Lombardia” mentre su un albero è presente, come ulteriore riferimento, il segnavia 254. Lasciamo l’automobile in una delle poche piazzole presenti lungo la provinciale. Descrizione del percorso: Il percorso ha inizio nel bosco in pendenza moderata, raggiungendo in qualche minuto un bel pulpito prominente verso est dal quale abbiamo un primo grandioso panorama soprattutto in direzione della lunga cresta del Monte Baldo. Abbandoniamo il belvedere volgendo con decisione verso destra: traversiamo alti rispetto alla sottostante Val Tignalga in ambiente verdeggiante con la pendenza che diviene progressivamente più accentuata. Superiamo una rada pineta e i resti di un vecchio incendio facilmente riconoscibili per la presenza di rami divelti e tronchi nerastri contorti. Il sentiero prosegue in salita costante ma moderata grazie ad una serie di tornanti che permettono di guadagnare quota senza troppo affanno. Da notare come il panorama resti sorprendentemente aperto in direzione del Lago di Garda e anzi, con il guadagnare della quota possiamo scorgere montagne più distanti quali ad esempio il Monte Altissimo di Nago e il più lontano Monte Stivo. Nelle immediate vicinanze notiamo la caratteristica calotta del Monte Cas, interamente rivestita dal bosco e il profondo solco vallivo della Valle di S.Michele al di là della quale si apre un piccolo scorcio sul Lago di Garda. La lunga e costante salita porta a rasentare la cima del Monte Casarole (m 1141 – ore 1,30 dalla partenza) posizionata pochi metri alla nostra destra. Appena oltre la cima, un tratto in pratica pianeggiante interrompe la continuità della salita. Il sentiero, vistosamente artefatto, taglia orizzontalmente il pendio restando appena al di sotto della linea di crinale, siamo infatti sovrastati, a destra, dalle roccette di cresta. Su questi affioramenti calcarei gli amanti della flora endemica noteranno senz’altro la presenza di parecchi pulvini della bellissima Dafne delle Rocce (Daphne petraea), rivestita in maggio di splendidi fiorellini di colore rosa intenso. Notiamo di fonte a noi le pendici di Cima Tignalga caratterizzate a destra da alcune rupi strapiombanti, mentre in un punto il traverso tocca la linea di crinale permettendo un bello scorcio verso il Monte Altissimo di Nago. Lasciamo la cresta del Monte Casarole spostandoci a sinistra rispetto al filo di crinale discendente da Cima Tignalga. Riprendiamo a salire con il sentiero che resta facile e ben marcato mantenendo immutate le sue caratteristiche di percorso molto panoramico, specie alle spalle, grazie alla costante presenza del non lontano Lago di Garda. Il percorso sale per lo più tra prati aridi con alberatura che si limita ad alcuni esemplari di conifere che non impediscono in ogni caso di godere del panorama circostante. Da rilevare la costante presenza di affioramenti calcarei che caratterizzano il settore sommitale tanto più che il sentiero passa alla base di diverse paretine strapiombanti. Ci portiamo sotto la verticale della Cima Tignalga per poi guadagnarla in salita più sensibile ritornando dapprima verso destra sino a riportarci in prossimità del crinale. Appena sotto di esso torniamo verso sinistra e siamo infine all’evidente pulpito ove cessa la salita con il sentiero che proseguirebbe in piano in direzione del Monte Pùria. Volgiamo invece a destra seguendo la traccia che sale, in meno di un minuto, sino alla Cima Tignalga (m 1411) caratterizzata sul punto più alto da un piccolo cippo in pietra bianca (ore 2,30 dalla partenza). Non è raro scorgere dal punto più elevato gruppi di camosci che muovono indisturbati lungo i pendii più impervi della montagna. Assai meritevole appare il paesaggio, aperto ancora una volta ad oriente su un ampio settore del Lago di Garda. Si distende davanti ai nostri occhi il lungo crinale del Baldo caratterizzato da una bella sequenza di cime che varcano i 2000 metri innevate talvolta sino al mese di giugno. Volgendo verso nordest si intravedono i Monti Lessini nel varco generato dalla Colma di Malcesine, tra il Monte Altissimo di Nago e la parte centrale del Baldo. Ancora più distante si scorge il Monte Stivo e addirittura il Bondone. Verso nord notiamo appariscente il lungo crinale prativo di Cima d’Oro e Cima Parì, già nell’ambito delle Alpi di Ledro. Più ravvicinato appare il Monte Tremalzo, inconfondibile per le sue stratificazioni di roccia calcarea. Si tratta, se si eccettua il Caplone, della più alta elevazione nell’ambito del Parco dell’Alto Garda Bresciano. Più ad occidente osserviamo un limitato settore nell’ambito del Gruppo dell’Adamello. Consigliamo il rientro a ritroso in quanto il proseguo quasi pianeggiante tra Cima Tignalga e Monte Pùria non aggiunge molto, panoramicamente parlando, all’escursione. E’ comunque possibile, per chi lo desidera, procedere sino al Passo Pùria aggirando l’omonima cima per poi rientrare alla partenza con un lungo anello. Si tratta infatti di calare a valle con la mulattiera che discende la Val Tignalga sino a riprendere la strada asfaltata che unisce Prabione a Vesio. Si risale quindi a sinistra lungo la provinciale, in direzione di Vesio, sino a riprendere l’automobile in prossimità della Cascina Campiglio. Cenni sulla flora:
Di grande interesse appare la flora lungo il percorso descritto. Siamo nell’ambito del Parco dell’Alto Garda Bresciano, una zona giustamente protetta per l’abbondanza e la biodiversità sia in campo botanico che faunistico. L’intera zona compresa tra il Lago di Garda, la Val di Ledro, le Valli Giudicarie e la Valvestino, nonostante sia impervia e in gran parte isolata, è molto nota agli esperti di botanica per la straordinaria concentrazione di piante endemiche, uniche al mondo, che trovano rifugio negli anfratti e sulle pareti calcaree. Si tratta infatti di un settore che, durante le glaciazioni del quaternario, fu risparmiato dai ghiacci pertanto diverse specie altrove estinte trovarono rifugio proprio in queste aree. Parecchie piante, isolate all’epoca su queste cime, mutarono per resistere alle condizioni climatiche in nuove specie esclusive che ancora oggi sono osservabili con relativa facilità. Non fa eccezione l’itinerario di salita appena descritto. Elenchiamo di seguito alcune tra le specie più facili da riconoscere ribadendo la necessità di rispettare le piante evitando nel modo più assoluto la raccolta o la manomissione d’esse. Endemismi: 1) Dafne delle rocce (Daphne petraea); indubbiamente l’entità più preziosa tra quelle osservabili lungo questo percorso. E’ presente con sorprendente abbondanza nelle rocce a destra del sentiero nel tratto piano presente presso il Monte Casarole, nonché sulle rupi calcaree del tratto che segue fin presso la sommità di Cima Tignalga. Nel mese di maggio i cuscinetti della pianta si rivestono di numerosi fiorellini rosa rallegrando e dando vita alle rocce strapiombanti del settore. Non sono molti gli itinerari che permettono l’osservazione ravvicinata di questo splendido endemismo; il percorso di salita alla Cima Tignalga è senz’altro uno dei migliori per osservare i pulvini fioriti. Come detto si tratta di una pianta endemica ad areale particolarmente ristretto: è nota unicamente per i monti della Val di Ledro, della Valvestino e per la zona della Corna Blacca – Cima Caldoline a cavallo tra la Val Sabbia e la Val Trompia. 2) Carice del Monte Baldo (Carex baldensis), inconfondibile per la sua curiosa infiorescenza a spiga di colore bianco. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne ai Monti Lessini e con una presenza secondaria in Engadina. Risulta presente ed abbondante lungo l’intero percorso compresa la frazione iniziale. 3) Primula meravigliosa (Primula spectabilis). Caratterizzata da un’appariscente corolla con petali tra il rosso e il violetto, è un endemismo insubrico con areale esteso dalla Val Camonica sino ai monti del Grappa. Lungo questo itinerario è osservabile nei prati aridi e sulle rupi del settore sommitale. 4) Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. E’ un endemismo dell’Italia nordorientale caratterizzato in giugno e in luglio da belle infiorescenze di colore blu. E’ presente con pochi esemplari nelle rupi verticali che sovrastano il sentiero tra Monte Casarole e Cima Tignalga. 5) Campanula carnica (Campanula carnica). Endemica dell’Italia nord orientale, è presente con pochi esemplari lungo le roccette del settore iniziale di salita. Entità non endemiche ma rare: 1) Viola pennata (Viola pinnata); sebbene presente sull’intero arco alpino è una pianta molto rara, a fioritura precoce, spesso difficile da notare per via delle sue ridotte dimensioni. Esistono poche eccezioni alla sua infrequenza e una è data proprio da questo percorso dove la pianta si presenta con un’abbondanza che lascia sbalorditi. E’ presente lungo l’intero sviluppo del sentiero fin sulla sommità di Cima Tignalga risultando facilmente osservabile. 2) Dittamo (Dictamnus albus); nonostante sia presente in numerose regioni italiane è una pianta assai sporadica. Sono comunque osservabili parecchi esemplari proprio nella parte iniziale del cammino, normalmente in fioritura nel mese di maggio. Altre piante osservabili: 1) Dafne odorosa (Daphne cneorum), dai profumatissimi fiori rosati. 2) Genziana di Clusius (Gentiana clusii) 3) Biscutella montanina (Biscutella leavigata) 4) Pero corvino (Amelanchier ovalis) 5) Orchide omiciattolo (Orchis simia) 6) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 7) Vedovella celeste (Globularia cordifolia) 8) Rosa di Natale (Helleborus niger) 9) Elleborina bianca (Cephalanthera longifolia) 10) Erica carnea (Erica carnea) 11) Carice minore (Carex humilis) 12) Potentilla caulescente (Potentilla caulescens) 13) Vedovella dei prati (Globularia vulgaris) 14) Poligala di Nizza (Polygala nicaeensis) 15) Saponaria rossa (Saponaria ocymoides) in grande quantità nei prati aridi della parte inferiore 16) Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi) in prossimità della cima del Tignalga.
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