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PIZ LAGALB (m 2952)
A dominare l’importante valico del Passo Bernina vi è il Piz Lagalb, una montagna isolata caratterizzata da una forte individualità. Il toponimo, tradotto letteralmente, significa “Pizzo del Lago Bianco”, in riferimento all’omonimo specchio d’acqua posto in prossimità del Passo Bernina e ben visibile per gran parte della salita. Purtroppo un’antiestetica funivia ne deturpa il versante occidentale. E’ un impianto di risalita aperto solo tra dicembre ed aprile mentre nel periodo estivo, per guadagnare la cima, occorre una bella camminata in partenza proprio dal passo. Nel nostro caso vi proponiamo un’ascensione un po’ più lunga in quanto ha inizio presso la Forcola di Livigno, sul confine italo-svizzero, per poi svilupparsi interamente in territorio elvetico. Quasi tutta la salita si sviluppa in un ambiente molto bello senza l’interferenza della funivia che troveremo solo presso la cima. E’ inoltre possibile una breve deviazione per raggiungere le sponde del magnifico Lej (Lago) Minor, posizionato nell’omonima valle che divide il Piz Lagalb dal costone del Piz Minor. Il panorama di vetta che si gode dal Piz Lagalb è mozzafiato offrendo una delle migliori vedute possibili sul massiccio del Bernina con i suoi grandiosi ghiacciai. Un panorama glaciale non così comune nelle Alpi Orientali possibile in quanto il Bernina è l’unico “4000” del settore. Concludiamo ricordando che la salita al Piz Lagalb risulta facile tra luglio e settembre, periodo nel quale la neve è ormai scomparsa. Occorre in ogni caso prestare la massima attenzione ai temporali estivi, il percorso si sviluppa infatti presso lo spartiacque principale della catena alpina, una zona che presenta nella stagione più calda una forte instabilità meteorologica. L’escursione in breve: Forcola di Livigno (m 2315) – Fourcla Minor (m 2435) – Lej Minor (m 2361) – Fourcla Minor (m 2435) – Li Cüni (m 2452) – Val dal Bügliet (m 2445) – spalla sudovest (m 2697) – Stazione di arrivo Funivia Lagalb (m 2893) – Piz Lagalb (m 2952) Dati tecnici: Partenza dalla Forcola di Livigno (m 2315): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 637. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: La Forcola di Livigno è un importante valico posto sullo spartiacque principale delle Alpi al confine tra Italia e Svizzera, aperto al traffico solitamente tra giugno ed ottobre (informarsi sulla reale data di apertura e chiusura). Si accede al passo da Sondrio raggiungendo Tirano quindi si volge a sinistra in direzione di Poschiavo entrando così in territorio svizzero. Si procede rimontando la Val Poschiavina. Pochi km prima del Passo Bernina si abbandona il proseguo della strada volgendo a destra per guadagnare la Forcola di Livigno. Si supera dapprima la dogana svizzera quindi quella italiana posta in coincidenza del valico procedendo per pochi metri in territorio italiano. A sinistra della carreggiata si trova dapprima il Rifugio Tridentina quindi il parcheggio “P10” dove si può lasciare l’automobile. In agosto il parcheggio si riempie rapidamente, è quindi bene iniziare il cammino molto presto. Si può accedere alla partenza direttamente da Livigno rimontando con la statale la valle del Torrente Spöl sino al Passo Forcola. In questo caso si trova il parcheggio “P10” a destra della strada circa 100 metri prima del confine di stato. Descrizione del percorso: Proprio presso il parcheggio P10 troviamo il cartello indicante il nostro sentiero (segnavia 150). Il tracciato, contraddistinto da bolli di colore bianco-rosso-bianco, si sviluppa parallelamente al valico della Forcola dal quale è diviso da una modesta collinetta. Bordeggiamo un paio di minuscoli laghetti mentre di fronte a noi cominciamo a scorgere le pendici del Gruppo Bernina. Subito oltre il secondo specchio d’acqua notiamo i piccoli pilastrini in marmo che caratterizzano il confine di stato. Passiamo pertanto in territorio elvetico e vi resteremo per tutta la durata dell’escursione. Il tracciato si sviluppa pressoché in piano sviluppandosi tra facili ondulazioni prative. Il paesaggio si estende verso occidente andando ad osservare il caratteristico rilievo denominato nelle mappe topografiche con il nome di “Gess”. Non fatichiamo ad intuire il significato del toponimo: soprattutto nel versante rivolto verso il fondo valle sono infatti presenti affioramenti gessosi di colore chiaro, assai inusuali per la zona. Il nostro sentiero traversa lasciando il rilievo appena citato alla nostra sinistra. Chi lo desidera può comunque raggiungere la sommità del Gess senza via obbligata trattandosi di facili ondulazioni su terreno non esposto. Proseguendo sul sentiero segnato incontriamo un paio di tornanti ad interrompere la continuità del lungo traverso. Un ponticello in legno permette di scavalcare un bel torrente d’acqua limpida. In salita moderata guadagniamo un dosso dal quale compare sulla nostra sinistra un magnifico laghetto raggiungibile anche in questo caso su terreno libero e privo di difficoltà con una digressione di pochi minuti. Ripreso il sentiero osserviamo, questa volta sulla destra, il marcato solco della Val Minor dominato sullo sfondo dal rilievo del Piz Alv caratterizzato da rocce calcaree molto chiare. Nel bel mezzo della Val Minor occhieggia il Lago (Lej) Minor che, esteso per 25000 mq, è uno dei più grandi del circondario. Più lontano si scorge un secondo specchio d’acqua più piccolo, il Puoz Minor. Poco oltre siamo alla sella Fourcla Minor (m 2435 – ore 0,45 dalla partenza) chiaramente contrassegnata dal cartello segnaletico. In coincidenza del cartello troviamo il sentiero a destra che cala in meno di 100 metri di dislivello proprio al Lej Minor. E’ una digressione facoltativa dal sentiero principale che richiede una scarsa mezz’ora tra andata e ritorno permettendo di ammirare le acque calmissime del lago. Ripreso il sentiero principale bordeggiamo un ulteriore laghetto che colpisce per la colorazione davvero particolare del fondale nonostante la sua estensione sia molto contenuta. Subito oltre riprendiamo quota su tracciato sempre ben evidente che si sviluppa tra facili ondulazioni detritiche e prative. Da rilevare la vista, alle spalle, della grande struttura del Piz dals Lejs. Nel proseguo del cammino cessa la salita procedendo per un tratto quasi in piano. Il paesaggio è idilliaco, esteso progressivamente al Gruppo Bernina. Raggiungiamo un grande pianoro denominato Bügliet caratterizzato da pascoli e torbiere d’alta quota con lo sfondo dei grandi ghiacciai posti ad occidente che si specchiano nei tanti invasi di svariate dimensioni qui presenti (m 2445 – ore 1,05 dalla partenza – ore 1,35 eseguendo la digressione al Lej Minor). Siamo ad un importante bivio segnalato dai cartelli. A sinistra si cala in breve al Passo Bernina mentre nel nostro caso manteniamo la destra con indicazioni per il Piz Lagalb. Si comincia per altro ad osservare a distanza il Lago Bianco a breve distanza dal valico. Subito oltre un ulteriore cartello segnala una seconda traccia che cala a sinistra sulla falsa riga della precedente. Manteniamo ancora una volta il sentiero diretto verso il punto più alto procedendo in debole pendenza tra lande erbose prive di qualsiasi difficoltà. Il paesaggio diviene progressivamente più vasto andando a raggiungere il culmine del Monte Bernina (m 4049). Il percorso, sempre ben segnato, comincia ad inerpicarsi ripidamente con una sequenza di secchi tornanti che permettono di guadagnare velocemente quota. Il tracciato appare stretto, scavato nel manto erboso, ma nel complesso privo di grosse difficoltà restando per lo più non esposto e ben battuto. In condizioni di tempo asciutto le difficoltà sono escursionistiche e nulla più con un paesaggio di rara bellezza e imponenza con particolare riferimento al Bernina e al sottostante Lago Bianco. Guadagnando quota compare, a destra del Lago Bianco, il Lej Nair, toponimo romancio con il significato letterale di “lago nero”. E’ un’evidente bizzarria: Lago Bianco e Lago Nero distano poche decine di metri eppure, come suggerito dal loro nome, presentano acque con colorazioni del tutto diverse. Non è l’unica stranezza. L’emissario del Lago Bianco sfocia nel Mare Adriatico mentre quello del Lago Nero fa parte del bacino del Fiume Inn che finisce infine nel Mar Nero. In altre parole, lo spartiacque principale dell’intera catena alpina passa per la sottile striscia di terra che separa i due specchi d’acqua. Superato a tornanti il tratto più ripido il sentiero traversa a sinistra guadagnando infine l’ampio spallone che caratterizza il versante sudoccidentale del Piz Lagalb (m 2697 – panchina e cartello metallico). Siamo ad un bivio: ignoriamo il proseguo verso settentrione volgendo invece a destra per rimontare il facile spallone in pendenza nel complesso moderata. Complice l’altitudine il manto erboso lascia ora spazio ad ampi pendii per lo più detritici con la pendici sommitali del Piz Lagalb ora ben visibili. Il sentiero segnato volge verso sinistra sino ad incrociare un’ampia sterrata. Quest’ultima esegue una pronunciata curva verso destra in coincidenza della quale il paesaggio si apre verso settentrione con in evidenza la sagoma del Piz Alv, inconfondibile per le inusuali pendici di roccia calcarea chiara. Alla sinistra del Piz Alv notiamo il pronunciato vallone percorso dalla strada che dal Passo Bernina cala verso S.Moritz. La nostra salita prosegue lungo la sterrata che rimonta il contrafforte occidentale del Piz Lagalb. La pista evita a destra un’evidente anticima rocciosa affacciandosi di nuovo sul Lago Bianco e sul Lej Nair. La sterrata è stata purtroppo ricavata sbancando in modo invasivo la montagna. Chiudete gli occhi di fronte a questo scempio: è per fortuna una breve frazione di cammino. Con un ultimo strappo particolarmente ripido e faticoso accediamo alla stazione d’arrivo della funivia del Lagalb, aperta solo nel periodo invernale (m 2893 – ore 2,20 dalla partenza – ore 2,50 eseguendo la digressione per il Lej Minor). La vetta del Piz Lagalb è ora davanti a noi, ormai a portata di mano. Restano una sessantina di metri di dislivello da risalire con un facile sentierino tra rocce e detriti. Una serie di tornanti permettono di guadagnare in pochi minuti il culmine in coincidenza del quale è presente una stazione meteo con pannello solare (m 2952 – ore 2,35 dalla partenza – ore 3,05 eseguendo la digressione al Lej Minor). Il paesaggio è completo ed appagante. E’ bene restare attenzione all’esposto salto che precipita verso oriente affacciato sulla sottostante Val Minor. Dominiamo dall’alto il Lej Minor e il Puoz Minor rimanendo meravigliati dalle magnifiche colorazioni del fondale. Più a destra notiamo ancora una volta il rilievo del Gess presso il quale siamo transitati nella prima parte del percorso. Il motivo dominante del panorama di vetta resta in ogni caso il massiccio del Bernina con i ghiacciai che ne ricoprono le pendici oltre a dominare l’omonimo passo con i tanti laghi che lo caratterizzano. Il rientro avviene a ritroso per un totale di ore 5,30 di cammino. Resta inteso che la salita può essere eseguita più rapidamente scegliendo come punto di partenza il Passo Bernina e non la Forcola di Livigno. In questo caso l’ascensione richiede due ore scarse. Si priva tuttavia l’escursione del magnifico Lej Minor. Cenni sulla flora:
L’ambiente d’alta quota per gran parte in condizioni d’assoluta integrità ha permesso l’insediamento di una flora particolarmente ricca. Solo in coincidenza degli sbancamenti operati presso l’arrivo della funivia si nota un ambiente purtroppo alterato dall’uomo. In tutti gli altri settori dell’escursione si possono osservare magnifiche fioriture di solito ritardate a luglio se non ad agosto per via delle condizioni quasi artiche determinate dall’altitudine. Segue una rassegna parziale delle specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla fine del mese di luglio. 1) Primula a foglie intere (Primula integrifolia). In Italia è una specie piuttosto rara segnalata unicamente in Lombardia e in Piemonte tipica delle zone a prolungato innevamento. Lungo l’escursione descritta è una delle piante più preziose che si possono osservare. E’ presente nei prati presso la partenza nella zona della Forcola di Livigno dove si presenta assieme ad altre congeneri che indichiamo di seguito. 2) Primula irsuta (Primula hirsuta); pianta tipica dei substrati acidi dalle splendide corolle rosso – violette. 3) Primula a foglie larghe (Primula latifolia) 4) Androsace dei ghiacciai (Androsace alpina); un’altra tra le piante più rare e pregevoli osservabili lungo questo percorso. Endemica delle Alpi, colonizza i macereti alle quote superiori. 5) Peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum); è una pianta endemica dell’arco alpino dai magnifici fiori bianchi. 6) Bupleuro stellato (Bupleurum stellatum) endemico delle Alpi e della Corsica. 7) Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri) 8) Semprevivo montano (Sempervivum montanum) 9) Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum) 10) Genziana nivale (Gentiana nivalis) 11) Linaiola d’alpe (Linaria alpina) 12) Azalea alpina (Loiseleuria procumbens) 13) Campanula barbata (Campanula barbata) 14) Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides) 15) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) 16) Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia) 17) Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides) 18) Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris) 19) Graminia di Parnasso (Parnassia palustris) 20) Canapicchia glaciale (Omalotheca supina) 21) Canapicchia norvegese (Omalotheca norvegica) 22) Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum) 23) Ambretta strisciante (Geum reptans) 24) Cariofillata montana (Geum montanum) 25) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis) 26) Piede di gatto (Antennaria dioica) 27) Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica) 28) Botton d’oro (Trollius europaeus) 29) Trifoglio bruno (Trifolium badium) 30) Nigritella comune (Nigritella nigra) 31) Astro alpino (Aster alpinus) 32) Salice erbaceo (Salix herbacea) 33) Salice reticolato (Salix reticulata) 34) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) 35) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) 36) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 37) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) 38) Dafne rosea (Daphne striata) 39) Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. E’ presente lungo la provinciale presso il lago e il Passo di Pramollo. 40) Erba unta bianco maculata (Pinguicula leptoceras), endemica dell’arco alpino. 41) Genziana di Koch (Gentiana acaulis) 42) Genziana punteggiata (Gentiana punctata) 43) Ranuncolo di Kuepfer (Ranunculus kuepferi) 44) Genepì femmina (Artemisia umbelliformis) 45) Minuartia sedoide (Minuartia sedoides) 46) Bartsia alpina (Bartsia alpina) 47) Sparviere vischioso (Schlagintweitia intybacea) 48) Bugola piramidale (Ajuga pyramidalis) 49) Vulneraria (Anthyllis vulneraria) 50) Pedicolare zolfina (Pedicularis tuberosa) 51) Vedovella celeste (Globularia cordifolia) 52) Geranio selvatico (Geranium sylvaticum) 53) Ginestrino (Lotus corniculatus)
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