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SILLARA (m 1860) PAITINO (m 1817) MATTO (m 1837)
Poche escursioni nell’Appennino Tosco Emiliano sono panoramicamente più entusiasmanti della salita a queste cime partendo dai Lagoni. Consigliamo questo trekking a tutti quelli che, a torto, considerano l’Appennino Settentrionale come montagna di serie B. Troverete in questa escursione una montagna davvero incontaminata in un ambiente ancora al di fuori dall’incontrollato turismo di massa. E’ stata senz’altro saggia l’istituzione, in questo settore di crinale, del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano a difesa di un’area incredibilmente costellata di piccoli laghi d’origine glaciale e con una montagna che, pur non spiccando per le quote elevate, presenta comunque caratteristiche non lontane da quelle alpine. Salire al Sillara significa conquistare la massima elevazione della provincia di Parma: si tratta comunque di una vetta che non spicca in modo marcato sulle altre in quanto tutto questo settore di crinale si presenta uniforme con una sequenza di belle cime comprese tra i 1700 e i 1850 metri di quota. Quando salire a queste vette? Senz’altro da metà maggio (il mese in cui termina solitamente il disgelo) fino a tutto ottobre, anche se i mesi di fine primavera restano i più spettacolari grazie al contrasto generato dagli ultimi nevai a fianco dei meravigliosi fiori che annunciano l’arrivo della stagione calda. Dati tecnici: Partenza dal Rifugio Lagoni (m 1340): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Dislivello assoluto: m 520. Acqua sul percorso: oltre al rifugio Lagoni presso la partenza, si incontra una bella e abbondante fonte presso le Capanne di Lago Scuro. Accesso alla partenza: Raggiungere il Rifugio Lagoni è facile e comodo utilizzando l’autostrada della Cisa e uscendo a Berceto. Da Berceto la segnaletica del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano conduce senza alcuna difficoltà al paese di Bosco transitando per il Passo Silara. Salendo da Parma è possibile utilizzare la strada normale passando per Langhirano, Pastorello, Corniglio, sino a raggiungere Bosco. Da questa località si segue poi la provinciale 86 che, sviluppandosi in direzione del crinale, passa presso Lagdei per poi proseguire su fondo ghiaioso ma ben battuto nel fitto della faggeta sino al primo dei bellissimi Lagoni (Lago Gemio Inferiore), presso l’omonimo rifugio. Abbandoniamo la carrareccia che proseguirebbe in direzione del Passo della Colla e di Valditacca parcheggiando e proseguendo a piedi lungo il sentiero che passa a destra del lago. Descrizione del percorso: Come detto, il percorso ha inizio in coincidenza del Lago Gemio Inferiore e segue il segnavia 711. La chiara segnaletica non lascia dubbi: il sentiero ha inizio a destra della strada in coincidenza del punto in cui si apre la splendida visione del lago e non potrebbe esserci inizio migliore; la visione alle prime luci del mattino del vasto specchio d’acqua costituisce panoramicamente il migliore degli esordi. Il nostro percorso, inizialmente molto ampio, si sviluppa in questa prima parte nel fresco della lussureggiante faggeta; nel proseguo si raggiungono le prime aperture con tracciato ricavato su muretti di sostegno e con curiosa grande parete sulla destra caratterizzata da insolite lastre rocciose inclinate. Poco oltre (m 1460) il tracciato bordeggia sulla sinistra alcune evidenti rocce montonate che hanno la loro origine nell’effetto erosivo di un antico ghiacciaio che molti secoli or sono occupava questa zona. Come noto, lo spostamento verso valle dei ghiacciai determina una forte erosione sul suolo sottostante. Oggi nel crinale appenninico non esiste più alcun ghiacciaio ma la loro antica presenza è rivelata da rocce come queste dall’aspetto estremamente liscio e levigato. Una breve deviazione dal sentiero permette di camminare su queste singolari formazioni rocciose affacciandosi poi, sempre a sinistra, sulla vasta conca che ospita i Lagoni, qui osservabili in uno splendido insieme nascosti come sono nel fitto del bosco. Abbandoniamo le rocce “montonate” riportandoci sul sentiero: nel proseguo una breve frazione interrompe la salita calando di quota sino ad un’evidente conca palustre ormai occupata dai sedimenti. E’ evidente come un tempo vi fosse qui uno specchio d’acqua ormai degenerato allo stadio di torbiera. Poco oltre, nuovamente in salita, ignoriamo il segnavia 715 che si separa a destra conducendo al Lago Scuro; manteniamo il 711 con tracciato in ambiente che in breve diviene aperto e luminoso. Passati a destra di una bancata rocciosa siamo infatti in falsopiano tra magnifici pascoli. Solchiamo il pianoro abbandonando poco oltre il sentiero 711 per passare a destra sul 713 transitando presso le Capanne di Lago Scuro (m 1537). Si tratta di un’antica stalla e di un’abitazione pastorale oggi utilizzate la prima dall’Università di Parma come punto d’appoggio per studi sugli ambienti umidi, la seconda come rifugio incustodito per gli escursionisti. L’ambiente appare paesaggisticamente molto suggestivo con l’alberatura che ha ormai lasciato spazio alla prateria: da notare la fontana d’acqua freddissima presso gli edifici. Proseguiamo solcando il prato per poi risalire brevemente sulla destra il torrente attraversandolo nel punto più adatto. Ci portiamo sotto alcune paretine rocciose che risaliamo senza troppe difficoltà sfruttando il percorso ben ricavato tra i salti di arenaria. Si tratta di una frazione particolarmente ripida ma aiutandosi nei passaggi più ripidi con le mani non vi sono difficoltà (bello il colpo d’occhio alle spalle sulle sottostanti Capanne di Lago Scuro). Il sentiero transita presso la cosiddetta “Falesia del Canyon” (m 1615), impressionante solco racchiuso tra due notevoli pareti d’arenaria che si apre a destra del tracciato. Cinque minuti a monte della falesia è presente un solco ancora più stretto e profondo: la Buca della Neve. Il nome non è certo casuale visto che la neve racchiusa nel fondo di questa curiosa nicchia riesce molto spesso a resistere al calore estivo. Nel proseguo affrontiamo gli ultimi passaggi tra roccette quindi la pendenza decresce guadagnando il valloncello per lo più prativo delimitato a sinistra dall’imponente cresta che unisce il Monte Paitino alla Rocca Piumacciolo. Si apre ulteriormente il panorama alle spalle e compaiono i Lagoni permettendo così di apprezzare il percorso coperto dalla partenza. Solcato il lungo valloncello affrontiamo in ultimo un tratto più ripido ma breve sino ad accedere alla Sella Paitino (m 1740 – ore 1,45 dalla partenza) dove raggiungiamo il crinale e troviamo l’innesto con il sentiero appenninico di displuviale (segnavia 00). Bello il colpo d’occhio verso destra (ponente) lungo il crinale con la tozza elevazione del Monte Matto. Avremo modo di toccare questa cima nella seconda parte del tracciato; la nostra escursione prevede infatti il raggiungimento, prima di tutto, del Monte Sillara, massima elevazione dell’Appennino Parmense. Per guadagnare questo obiettivo seguiamo il segnavia 00 verso sinistra con sentiero che nel primo tratto resta poco sotto crinale sul versante emiliano traversando quasi senza dislivello sul fianco del Monte Paitino. Molto particolare il paesaggio di questo settore del crinale Appenninico: le distanze sembrano dilatarsi all’infinito con un panorama vastissimo e un sentiero che prosegue sino a perdersi in lontananza sulle pendici del Sillara. Caratteristiche sono le stratificazioni rocciose e i dolci terrazzamenti del versante emiliano con numerosi laghetti e pozze d’acqua in contrasto con gli strapiombi nei quali precipita il crinale sul versante toscano, come avremo modo di apprezzare nel proseguo. La vista in questo tratto di sentiero arriva, nei giorni più limpidi, sino alle cime innevate dall’arco alpino; il sentiero è pressoché piano e scavato nella brughiera a mirtilli (vaccinieto) rivelandosi comodo e molto facile nonostante la quota elevata. Transitiamo presso un’ampia sella dove ci affacciamo sul precipite versante toscano: non è difficile osservare da questa posizione la costa e il mar Ligure che non sono affatto distanti, mentre più impegnativo, ma non impossibile, è scorgere le cime più alte della Corsica ergersi dal mare al limite dell’orizzonte. Il nostro tracciato transita poi in prossimità di un caratteristico ed appariscente ometto di pietre per portarsi infine sotto la verticale del Sillara. Il sentiero lascia brevemente il crinale aggirando a sinistra questo tratto più impegnativo per la presenza di alcuni salti rocciosi: saliamo ripidamente ma per un breve tratto sino alla prateria sommitale. Ignoriamo il bivio a sinistra per calare ai Laghi del Sillara quindi, con un ultimo breve sforzo, guadagniamo la cima erbosa (m 1860 – ore 0,40 da Sella Paitino – quasi ore 2,30 dalla partenza). Il panorama è di quelli che non si dimenticano con i Laghi Sillara raccolti come magnifiche gemme subito sotto crinale in una bella conca del lato emiliano: da notare, sullo sfondo, la piramidale, tozza cima dell’Alpe di Succiso. Ricordiamo che anche questi due magnifici laghetti piuttosto in quota (m 1730) sono d’origine glaciale. Osserviamo inoltre, verso sudest, il proseguo del crinale appenninico percorso fedelmente dal sentiero 00 con i Monti Losanna e Bragalata quali cime successive al Sillara; sullo sfondo le imponenti guglie delle Alpi Apuane chiudono l’orizzonte. Alle spalle il crinale si eleva in altre importanti elevazioni del parmense quali il Monte Matto e il Marmagna sullo sfondo. A seguito di una meritata sosta sul culmine della provincia di Parma e della nostra escursione torniamo sui nostri passi per riportarci alla Sella Paitino. Calando dal Sillara osserviamo il nostro sentiero traversare a destra del Paitino, ma questa volta possiamo effettuare una variante per guadagnare la cima in questione. Transitati oltre il grande ometto di pietre e l’ampia sella che si affaccia sul versante toscano descritti in precedenza, troviamo infatti l’evidente traccia che sale ripida sulla sinistra in direzione della vetta. La deviazione, pur non indicata da cartelli, è evidente e presenta alcuni segnavia. In breve accediamo, senza alcuna difficoltà, alla vetta del Paitino (m 1817 – ore 0,35 dal Sillara – 3 ore circa dalla partenza). Curioso il colpo d’occhio sul Sillara ad est e sul Monte Matto ad ovest con l’impressionante precipizio del versante toscano. Dalla vetta del Paitino manteniamo il sentiero tra la brughiera a mirtilli calando in direzione della Sella Paitino: con bellissima visione sui Lagoni scendiamo alla forcella (m 1740) riprendendo il segnavia 00. In coincidenza della sella ignoriamo il segnavia 713 utilizzato per salire dai Lagoni proseguendo così lungo il sentiero di crinale 00; nel tratto immediatamente successivo esso si mantiene alcuni metri sotto il filo della displuviale sul versante parmense evitando un settore roccioso particolarmente impervio ed esposto (ad inizio stagione possibili problemi per la presenza di un nevaio particolarmente inclinato ed esposto). Presso un caratteristico pinnacolo roccioso una breve deviazione a sinistra di pochi passi offre nuovamente un bel colpo d’occhio verso il Mar Ligure e le Alpi Apuane; nel proseguo di riportiamo a destra del crinale per un tratto, quindi la cresta si fa ampia, erbosa e ben praticabile con il sentiero che ne ricalca il tracciato con panorama vasto ed appagante: da notare le ripide rocce del versante massese e la conca delle Capanne di Lago Scuro sul versante parmense. Presso una selletta lasciamo a destra l’evidente traccia per il Lago Bicchiere (segnavia 717) che possiamo già scorgere, risalendo invece le pendici prative sommitali del Monte Matto. In breve guadagniamo la cima (m 1837 – ore 0,45 dalla Sella Paitino – ore 3,45 complessive) osservando l’ultimo grande panorama a 360° dell’escursione: oltre al Golfo di La Spezia con le isole Palmaria e Tino, non possiamo fare a meno di notare come il crinale appenninico sia letteralmente una muraglia sul versante della Toscana caratterizzato da una serie di stratificazioni rocciose orizzontali che creano un panorama alpestre di particolare suggestione; notiamo il lungo tratto di crinale appena coperto con le sommità del Paitino, del Sillara e, più in lontananza, del Losanna e del Bragalata. Lasciamo la cima proseguendo per un ultimo breve tratto sul segnavia 00: pochi minuti sotto la vetta abbandoniamo infatti il tracciato di crinale per calare a destra in direzione del Lago Bicchiere. Sebbene senza numero, il tracciato è ben marcato tra la prateria e il mirtilleto: la presenza, subito sotto, del piccolo laghetto impedisce in assenza di nebbia qualunque errore e costituisce un comodo e facile riferimento. Il sentiero raggiunge in pochi minuti l’estremità sinistra del piccolo Lago Bicchiere (m 1725). Curiosa l’etimologia del toponimo che deriva dalla caratteristica dello specchio d’acqua di vuotarsi o riempirsi in modo sensibile a seconda del periodo dell’anno né più né meno come in un bicchiere letterale. Evidentemente il periodo di maggior abbondanza d’acqua è senz’altro quello successivo al disgelo (maggio – giugno). In coincidenza del lago intercettiamo inoltre il segnavia 717 che seguiamo verso sinistra con lo sfondo del curioso sperone roccioso di Monte Scala. Caliamo moderatamente di quota sino all’importante sella del Passo di Fugicchia (m 1664), importante crocevia di sentieri. La nostra discesa prosegue a destra sul segnavia 715 portandosi infine nella faggeta, qui particolarmente densa e contorta al punto da formare una vera e propria galleria di fronde a tratti molto bassa. Una schiarita permette di notare, poco più in basso, lo specchio lacustre del Lago Scuro (m 1526) che raggiungiamo dopo un ulteriore breve tratto boschivo. Osserviamo le pendici del Monte Scala specchiarsi nelle acque calme del lago: una sosta è d’obbligo, si tratta infatti dell’ultima tappa del nostro trekking; pochi minuti di cammino e chiudiamo infatti il nostro percorso circolare. Lasciamo il lago per intercettare in breve il segnavia 711, usato ad inizio escursione per salire dai Lagoni alle Capanne di Lago Scuro. L’ultimo tratto è comune all’andata; scendiamo sbrigativamente a sinistra lungo il percorso ben tracciato e mantenuto sino a riportarci al parcheggio presso i Lagoni e l’omonimo rifugio (m 1340 – ore 1,30 dalla cima di Monte Matto - ore 5,30 complessive). Breve cenno sulla flora:
L’itinerario descritto si sviluppa interamente nell’ambito del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, un’area giustamente protetta per il suo elevato valore naturalistico. Da rilevare la ricchezza di specie botaniche presenti nell’area che l’attento escursionista potrà osservare durante l’ascensione. Segue una lista parziale delle principali specie che abbiamo potuto riconoscere effettuando la salita nel mese di giugno. 1) Primula appenninica (Primula apennina). La pianta simbolo del crinale appenninico reggiano e parmense. Si tratta di un importante endemismo dell’Appennino Tosco Emiliano giustamente protetto con l’istituzione del Parco Nazionale. Si tratta dell’unica primula a petalo rosso presente nell’Appennino Settentrionale. Con un areale esteso in lunghezza per una quarantina di km è una pianta nel complesso molto rara che limita la sua presenza alle rupi d’arenaria presenti lungo la fascia di crinale. Predilige posizioni fresche e rivolte a settentrione pur con alcune eccezioni. Nonostante la rarità è presente lungo il percorso descritto con sorprendente abbondanza. E’ da segnalare ad esempio nelle rupi verticali, e nelle praterie ai piedi dei salti rocciosi compresi tra le Capanne di Lago Scuro e la Sella del Paitino. Non mancano alcuni esemplari lungo le pendici del Monte Paitino e del Sillara dove risulta presente anche nel versante toscano con alcune stazioni in posizione impervia sulle rocce strapiombanti che precipitano verso meridione. Più sporadica appare la presenza sulle pendici del Monte Matto. 2) Spillone traslucido (Armeria marginata). Anch’esso endemico dell’Appennino Tosco Emiliano è inconfondibile per i suoi capolini globosi di colore rosa. E’ presente in discreta quantità, ad esempio sulla vetta del Monte Sillara. 3) Soldanella alpina (Soldanella alpina). Assai frequente sull’arco alpino è invece piuttosto rara nell'Appennino Tosco Emiliano dove interessa unicamente il parmense e il piacentino con qualche sconfinamento nel reggiano. E' osservabile, in questa escursione, nel tratto di sentiero che, dalle Capanne di Lago Scuro conduce alla Sella Paitino. Altri esemplari sono rilevabili sulle pendici del Sillara. 4) Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina). Presente con alcuni esemplari nel tratto di crinale tra il Monte Paitino e il Monte Sillara. 5) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) ad esempio presso la Sella Paitino. 6) Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata) osservata ad esempio sulle pendici del Paitino. 7) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) dai grandi fiori a petali bianchi. Presente, ad esempio, lungo le pendici del Paitino, lungo il sentiero di crinale. 8) Anemone bianca (Anemone nemorosa) 9) Anemone gialla (Anemone ranuncoloides) 10) Scilla bifoglia (Scilla bifolia) 11) Primula odorosa (Primula veris) 12) Genziana di Koch (Gentiana acaulis) 13) Pepe di montagna (Daphne mezereum) 14) Calta (Caltha palustris) 15) Cariofillata montana (Geum montanum) 16) Alchemilla di Hoppe (Alchemilla nitida) 17) Croco (Crocus vernus) 18) Viola con sperone (Viola calcarata) 19) Viola gialla (Viola biflora) 20) Piede di gatto (Antennaria dioica) 21) Acetosella (Oxalis acetosella) 22) Nontiscordardime (Myosotis alpestris) 23) Tossillaggine alpina (Homogyne alpina) 24) Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)
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