Pizzo Formico - Monte Fogarolo

PIZZO FORMICO (m 1636)

MONTE FOGAROLO (CORNO DELL’ALTARE - m 1526)

Il Pizzo Formico è una montagna ben nota ai bergamaschi e nonostante la posizione nella fascia prealpina concede ugualmente un magnifico paesaggio grazie al relativo isolamento della cima. La salita alla vetta è piuttosto veloce impegnando per meno di un’ora e mezza per questa ragione l’itinerario descritto si estende oltre, sino a raggiungere il Monte Fogarolo. E’ un’escursione da eseguirsi in primavera al disgelo quando la neve è ancora presente sulle prospicienti Alpi Orobie. A dispetto della quota contenuta potrete godere di un panorama entusiasmante per bellezza e vastità. E’ invece da evitarsi la stagione calda per via della quota contenuta e per l’esposizione a sud della prima parte di salita.

L’escursione in breve:

Parcheggio Monte Farno (m 1236) – Rifugio Monte Farno (m 1250) – Prato Porta – Pizzo Formico (m 1636) – Forcella Larga (m 1478) – Tribulina dei Morti (m 1475) – sella senza toponimo (m 1490) – Monte Fogarolo (Corno dell’Altare – m 1526)

Dati tecnici:

Partenza dal Parcheggio Monte Farno (m 1236): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 400. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Da Bergamo si risale su comoda provinciale la Val Seriana sino all’altezza di Gazzaniga dove troviamo il bivio a destra per Leffe e Gandino. Seguiamo le indicazioni per Gandino quindi, in coincidenza del paese, si separa la stradina asfaltata cieca che in ripida salita raggiunge i parcheggi in prossimità del rifugio Monte Farno, a termine del tratto percorribile in auto. Da notare che i parcheggi presso il rifugio sono tutti a pagamento. Per acquistare il permesso per il parcheggio bisogna effettuare una sosta in uno dei negozi di Gandino quali bar, edicole o tabaccherie acquistando il biglietto “Gratta Parcheggio” da esporre sul cruscotto in bella vista una volta parcheggiata l’automobile.

Descrizione del percorso:

Si prosegue lungo la strada, ora chiusa al traffico, bordeggiando dopo qualche minuto il Rifugio Monte Farno (m 1250). Nel proseguo si cammina tra alcune case private quindi, con una breve frazione di sentiero, si tagliano un paio di tornanti della strada. Il panorama si estende alle spalle sino a raggiungere la Val Padana mentre più vicine, sulla sinistra, spiccano le quinte rocciose del Monte Alben. Riprendiamo poco più in alto la strada cementata chiusa al traffico turistico salendo tra splendidi prati e brevi frazioni alberate sfiorando le ultime costruzioni. Con un tratto più erto guadagniamo infine un pianetto dal quale notiamo, sulla sinistra, la cima del Pizzo Formico e l’anticima che precede il punto più alto caratterizzata in vetta un antiestetico ripetitore. Indicato da un cartello identifichiamo sulla sinistra il sentiero che, abbandonando la strada, sale verso la vetta portandosi presso il bordo del crinaletto ricadente verso nordovest. Diamo così inizio alla frazione escursionistica della nostra camminata godendo, in coincidenza della cresta, di un magnifico panorama esteso ad una parte delle Alpi Orobie con in evidenza la grandiosa sagoma del Pizzo Arera e della Corna Piana oltre alla struttura rocciosa dell’Alben.

Su fondo terroso facile e ben battuto riprendiamo a salire d’altitudine mantenendo per un tratto il crinale; poco sopra ci scostiamo alla sua destra per raggiungere, sempre in ambiente erboso, un piccolo invaso artificiale d’acqua delimitato da una staccionata in legno. Il luogo si presta ad alcuni scorci sulle ondulazioni prative circostanti. Il sentiero prosegue lasciando il laghetto alla destra per tagliare in moderata salita il pendio. In breve torniamo a toccare in un punto la cresta subito al di sotto dell’anticima con nuovo scorcio sulla sagoma del Pizzo Arera. Apprezziamo inoltre le rupi strapiombanti che il Pizzo Formico rivolge verso settentrione in contrasto con i pendii erbosi risaliti dalla via normale. L’ultima breve frazione di salita vede il tracciato spostarsi ancora una volta a destra del crinale con fondo a tratti un po’ sconnesso per la presenza di alcuni affioramenti rocciosi, sino a guadagnare senza alcuna difficoltà il punto più alto del Pizzo Formico (m 1636 – ore 1,20 dalla partenza – km 2,8 dalla partenza).

Scostato di pochi metri dal punto più alto troviamo, proteso verso settentrione, un esile pulpito panoramico con tabella metallica che illustra le principali cime osservabili all’orizzonte. Quando la neve ricopre ancora le vette circostanti si può godere di un panorama sensazionale soprattutto tenendo conto della quota nel complesso contenuta della cima. D’assoluta rilevanza appare la vista di una parte della Val Seriana e del massiccio della Presolana con il sottostante paese di Castione mentre più lontane notiamo le vette del Gruppo dell’Adamello. Osserviamo inoltre le rocce del Monte Alben oltre all’anticima del Pizzo Formico. L’escursione procede oltre la vetta procedendo verso oriente con il sentiero che sfiora alcuni poderosi salti strapiombanti. Caliamo su tracciato ben battuto ed evidente in vista della sottostante conca che si sviluppa a destra della dorsale culminante nella sommità della cosiddetta Montagnina. Una rada alberatura a conifere non impedisce di certo lo splendido panorama delle circostanti cime. Senza apprezzabili difficoltà restiamo immediatamente a destra del crinale toccandolo in un breve tratto; immediatamente oltre aggiriamo, sempre a destra, un modesto rialzo di cresta traversando tra i prati d’altitudine sino ad inquadrare la marcata Forcella Larga. La raggiungiamo in debole discesa con il panorama che torna ad includere le cime, verso nordovest, delle Alpi Orobie.

La sella è un crocevia di sentieri. Trascuriamo il percorso che cala a sinistra verso Ponte Nossa così come l’esile traccia che prosegue lungo la cresta rimontando la Montagnina. Scegliamo invece di calare diagonalmente lungo il segnavia 508 raggiungendo la strada sterrata nella sottostante conca in coincidenza di alcuni casolari ristrutturati mentre alle spalle siamo dominati dalla vetta del Pizzo Formico. Procediamo lungo l’ampia strada forestale riprendendo a salire in debole pendenza per bordeggiare un modesto specchio d’acqua circondato da una staccionata in legno e guadagnare in pochi minuti il valico denominato Tribulina dei Morti (m 1475). Si tratta di un’ampia sella erbosa dove il panorama si estende ad oriente sino ad osservare il Monte Guglielmo. Lasciamo a destra il sentiero 545 per la Baita Monte Alto e Malga Lunga volgendo invece, appena più a sinistra, in direzione del Monte Fogarolo segnalato dai cartelli a 20 minuti di cammino (mantenendo pertanto il segnavia 508).

La strada bianca lascia immediatamente spazio ad un bel sentierino che traversa in ambiente prativo con deboli pendenze. La frazione erbosa è interrotta da un caratteristico passaggio tra due ripidi costoni rocciosi al di là dei quali siamo di nuovo in piano con il Monte Fogarolo ora ben visibile di fronte a noi, caratterizzato da una rada abetaia sino alla sommità.

Da rilevare lo scorcio alle spalle esteso sino alla lontana Pianura Padana. In breve siamo alla modesta selletta che si affaccia verso nord posta immediatamente ai piedi del Monte Fogarolo (m 1490). Abbandoniamo il proseguo segnato, indicato dalla segnaletica, per Malga Fogarolo passando sull’esile traccia che rimonta a destra la dorsale per lo più prativa. Un cartello in legno indica il “Corno dell’Altare”, altra denominazione del Monte Fogarolo. La salita impegna per pochi minuti assecondando l’ampio crinale per lo più erboso nonostante la presenza di alcune conifere. In ultimo siamo sull’ampia sommità (m 1526 – ore 2,30 dalla partenza) caratterizzata da alcuni curiosissimi monoliti rocciosi. Questi enormi massi spiegano la denominazione “Corno dell’Altare” e ospitano una stazione della rara Campanula dell’Insubria (Campanula elatinoides) dalla magnifica infiorescenza celeste. Le pendici in parte boscate del Fogarolo non impediscono al panorama di offrire nuovi sorprese, possiamo infatti scorgere un tratto del Lago d’Iseo, immediatamente ai piedi e appena alla sinistra del Monte Guglielmo. Verso nordovest il panorama è invece caratterizzato dalla potente e pronunciata sagoma del Pizzo Arera, una delle più importanti vette della fascia prealpina bergamasca.

L’escursione può essere a questo punto interrotta rientrando a ritroso. Da notare che nel rientro non è necessario risalire il Pizzo Formico. Si transita nuovamente per il valico Tribulina dei Morti per seguire l’ampia sterrata che riconduce senza deviazioni alla partenza lasciando a destra la salita alla cima. Ciò significa che raggiunti i casolari subito a valle della sella si tralascia il sentiero per Forcella Larga andando ad aggirare in idilliaco ambiente prativo tutta la struttura sommitale del Pizzo Formico. Il percorso ampio e battuto ma provvidenzialmente chiuso al traffico riporta sino al Rifugio Monte Farno quindi al parcheggio per un totale di circa 4 ore di marcia e oltre 10 km di percorso (circa 1 km dal Monte Fogarolo alla Tribulina dei Morti e altri 4,4 km per scendere alla partenza senza risalire il Pizzo Formico).

Cenni sulla flora:

Abbiamo eseguito questa escursione nel mese di maggio. Pur non essendo il periodo più favorevole per le fioriture, che risulta di poco successivo, siamo comunque stati in grado di identificare diverse specie fra le quali spiccano diversi endemismi. Elenchiamo le principali entità riconosciute.

Piante endemiche:

1)       Primula lombarda (Primula glaucescens). Endemismo delle Prealpi calcaree lombarde inconfondibile per i fiori con petali di colore tra il rosso e il porporino e per le foglie acute e coriacee.

2)       Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum); Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

3)       Carice del Monte Baldo (Carex baldensis), inconfondibile per la sua curiosa infiorescenza a spiga di colore bianco. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne ai Monti Lessini e con una presenza secondaria in Engadina.

4)       Sassifraga del Vandelli (Saxifraga vandellii). Raro endemismo insubrico con areale esteso tra il Lago di Como e le Valli Giudicarie. Tipiche sono le foglie lanceolate, coriacee e pungenti mentre la fioritura, di solito anticipata, è caratterizzata da fiori a 5 petali bianchi. Sebbene rara è presente con un paio di pulvini proprio lungo il sentiero che sale al Pizzo Formico. Ci auguriamo che la posizione precaria delle piante (presso il battuto sentiero di salita) non ne metta in pericolo la sopravvivenza.

5)       Campanula dell’Insubria (Campanula elatinoides). Magnifico endemismo insubrico con areale compreso tra il Lago di Como e il Lago di Garda. Le foglie sono caratterizzate da una pelosità cotonosa mentre i fiori sono di colore compreso tra l’azzurro e il violetto. Sono presenti alcuni esemplari negli isolati roccioni presenti sulla cima del Monte Fogarolo.

6)       Citiso insubrico (Cytisus emeriflorus). Endemismo delle Prealpi Lombarde dal Canton Ticino al bergamasco con curiosa disgiunzione nelle Prealpi Carniche. Sono presenti diversi esemplari lungo le pendici del Pizzo Formico.

Altre specie osservate:

1)      Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede.

2)      Erba unta comune (Pinguicula vulgaris). Al pari della precedente è una pianta carnivora presente in qualche esemplare appena a valle del valico della Tribulina dei Morti.

3)      Primula orecchia d’orso (Primula auricula). Inconfondibile per le sue foglie farinose è presente nelle rocce calcaree che precipitano dalla cima del Pizzo Formico verso settentrione.

4)      Vedovella celeste (Globularia cordifolia)

5)      Vedovella alpina (Globularia nudicaulis)

6)      Ranuncolo erba-tora (Ranunculus thora)

7)      Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

8)      Genzianella (Gentiana verna)

9)      Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

10)   Camedrio alpino (Dryas octopetala)

11)   Botton d’oro (Trollius europaeus)

12)   Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

13)   Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

14)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

15)   Primula (Primula vulgaris)

16)   Rosa di Natale (Helleborus niger)

17)   Erica carnea (Erica carnea)

18)   Sferracavallo comune (Hippocrepis comosa)

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