La Nuda - Cima di Borra Grande

MONTE LA NUDA (m 1895)

CIMA DI BORRA GRANDE (m 1855)

Una straordinaria montagna dalle due facce, così possiamo definire il Monte La Nuda nella zona del Passo del Cerreto. Il versante settentrionale si affaccia sulla località di Cerreto Laghi dove alberghi e impianti per lo sci hanno irrimediabilmente compromesso l’aspetto naturale della zona. Di tutt’altro tenore è l’ambiente teatro della nostra salita. Saliremo in vetta rimontando il grandioso Vallone dell’Inferno, noto anche come Valle del Diavolo o Vallone di Pezzalunga. Caratterizzato da un paesaggio quasi alpino il vallone, racchiuso tra le quinte dei monti Forame, Gendarme e Scalocchio, è di evidente origine glaciale ed appare in condizioni di sostanziale integrità. Appartiene di diritto alla lista degli ambienti naturali più grandiosi e selvaggi di cui si può godere nell’Appennino Tosco Emiliano. Abbiamo aggiunto all’escursione la salita alla Cima di Borra Grande, vetta posta a mezza via tra il Monte La Nuda e Cima Belfiore. E’ un’elevazione poco nota raggiungibile con una breve digressione non segnata ma alla portata di ogni buon escursionista. Al pari delle altre cime nella zona del crinale principale è bene prendere in considerazione la salita solo dalla fine di maggio in avanti per trovare i sentieri sgomberi da eventuali resti di neve residua. E’ inoltre bene prestare attenzione alla formazione di nebbie sui crinali piuttosto frequenti anche in estate essendo la zona un confine meteorologico importante tra le correnti che provengono dalla Val Padana e quelle che arrivano dal versante ligure e toscano.

L’escursione in breve:

Passo Crocetta (m 1261) – località Belvedere (m 1274) – sentiero 00 – Vallone dell’Inferno – Bivacco Rosario (m 1611) – sella senza nome (m 1818) – Monte La Nuda (m 1895) – Cima di Borra Grande (m 1855) – a ritroso sino al bivio sotto al Monte La Nuda (circa m 1800) – discesa lungo gli impianti per gli sport invernali – Lago Cerretano (m 1346) – Passo Crocetta (m 1261)

Dati tecnici:

Partenza dal Passo Crocetta (m 1261): Difficoltà: E. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino in vetta al Monte La Nuda e nel tratto di crinale che segue tranne nella breve deviazione per salire alla Cima di Borra Grande. La segnaletica è del tutto assente nella discesa dal Monte La Nuda a Cerreto Laghi attraverso le piste da sci. Dislivello assoluto: m 634 (dislivello realmente coperto intorno agli 800 metri). Acqua sul percorso: torrente Rosario nella Valle dell’Inferno. Una fonte presso il Bivacco Rosario.

Accesso alla partenza:

Chi proviene dal versante emiliano sale al Passo del Cerreto con la SS 63 che da Reggio Emilia guadagna il valico attraverso colline verdeggianti e ondulate. Si superano diversi paesi fra i quali spicca Castelnuovo ne’ Monti. Raggiunto il passo si abbandona la statale volgendo a sinistra in direzione di Cerreto Laghi. Dopo meno di un km, in coincidenza di una curva, troviamo sulla destra un ampio spazio per parcheggiare e una sterrata contrassegnata dal segnavia 00 (Passo Crocetta – m 1261). Chi proviene dal versante toscano esce dall’autostrada A15 al casello di Aulla seguendo le indicazioni per il Passo del Cerreto. Si lascia a destra la strada per la Foce dei Carpinelli superando il paese di Fivizzano. In progressiva salita si guadagna il valico in coincidenza del quale volgiamo a destra in direzione di Cerreto Laghi. Il proseguo ricalca quanto descritto sopra. Da rilevare che l’escursione può essere intrapresa anche dal Passo del Cerreto aggiungendo una scarsa mezz’ora di cammino all’impresa.

Descrizione del percorso:

Come anticipato si abbandona la strada che conduce a Cerreto Laghi in coincidenza del Passo Crocetta (m 1261) seguendo la sterrata (segnavia di crinale 00) che risale tra isolate case e villette sino alla località Belvedere (m 1274). Ignoriamo il segnavia 649b che si separa a sinistra procedendo sino al termine del tratto su carrareccia. Il segnavia 00 procede su sentiero che sale in moderata pendenza nella densa faggeta. La continuità del bosco è interrotta solo in un punto da un’enorme frana di massi precipitata dalle pendici soprastanti. Il segnavia aggira l’immensa frana con il percorso che si riporta nel folto procedendo nel guadagnare quota. Occorre oltre un’ora di salita per raggiungere le prime schiarite. Alla nostra destra cominciamo ad osservare tra le frasche le pendici rocciose del Gendarme e del Monte Scalocchia. Siamo nel bel mezzo del grande e selvaggio Vallone dell’Inferno, scavato dal Torrente Rosario, in un ambiente di certo non meno bello e selvaggio di molte aree alpine. Ignoriamo il bivio con il sentiero 96 che cala alla nostra destra in direzione del fondo valle. Proseguiamo nella salita con la faggeta che si dirada lasciando spazio ad ampi appezzamenti erbosi. L’uscita definitiva dal bosco rivela che ci troviamo al centro di una grande conca scavata secoli fa da un ghiacciaio oggi scomparso. Da rilevare i numerosi massi precipitati dalle pareti circostanti ad interrompere la distesa erbosa. Poco oltre si individua la breve digressione a sinistra che conduce al Bivacco Rosario (m 1611) sempre aperto e posto a poca distanza da un’abbondante fonte utile per un eventuale approvvigionamento d’acqua.

Il nostro sentiero procede al centro del vallone con una breve frazione quasi piana dominata a sinistra dalle impressionanti rupi rocciose del Forame. Siamo in breve sotto la verticale della cresta soprastante. Muoviamo proprio in questa direzione con un tratto molto ripido e faticoso ma ben evidente, scavato in salita diretta tra le balze erbose. Il paesaggio assume caratteristiche alpestri dominato a sinistra dalla vetta del Monte La Nuda e a destra dall’inconfondibile pinnacolo del Gendarme. In occasione della salita per eseguire questa descrizione siamo rimasti meravigliati nell’osservare, su queste pendici, un gruppo di mufloni per nulla infastiditi dalla nostra presenza a dimostrazione dell’isolamento del luogo. L’ambiente è per altro inusuale per la zona con la presenza di grandi bancate rocciose a fare da quinte al Monte La Nuda. Con un ultimo sforzo siamo alla sella senza nome ma ben marcata, quotata nelle mappe 1818 metri, a dividere il Gendarme a destra dal Monte La Nuda a sinistra (ore 2,20 dalla partenza).

Il nostro percorso procede ora verso quest’ultima vetta consigliamo tuttavia una breve digressione in direzione opposta seguendo la bella traccia nel prato che, con deboli ondulazioni, muove verso il Gendarme. La deviazione permette di osservare a distanza la grande struttura del Monte La Nuda che appare sovrastato da una stazione radio dismessa che risale addirittura agli anni 20. A destra della cima osserviamo il crinale perdere quota sino ad una sella per poi impennarsi nella cupola della Cima di Borra Grande. Raggiunte le prime rocce che precedono il Gendarme è facile osservare, a fine primavera,la fioritura della rara ed endemica Primula appenninica. In coda alla descrizione trovate ulteriori informazioni in merito. Terminata la digressione possiamo rientrare alla sella divisoria (m 1818) dalla quale procediamo verso il Monte La Nuda segnalato dal cartello ad appena 10 minuti di marcia. Il tratto è breve ma molto ripido, ben scavato nel manto erboso con magnifico panorama alle spalle verso le Alpi Apuane, a destra sulla Cima di Borra Grande e a sinistra sulle rupi strapiombanti che caratterizzano il Forame. Poco sotto la cima abbandoniamo il sentiero 00 di crinale per volgere su traccia a sinistra che in qualche minuto guadagna il punto più alto. L’arrivo in vetta estende ulteriormente il paesaggio al versante emiliano (m 1895 – ore 2,30 dalla partenza – ore 2,50 considerando la digressione sino alla base del Gendarme).

Nello specifico osserviamo l’Alpe di Succiso nonché l’isolato massiccio del Monte Ventasso; nel versante toscano la vista include le Alpi Apuane mentre nei giorni più tersi si può osservare il Golfo di La Spezia con le isole di Palmaria e Tino. Peccato per gli sbancamenti operati per realizzare le piste di sci. Appare evidente come il versante settentrionale del Monte La Nuda sia altra cosa rispetto a quanto osservato salendo nel bellissimo e selvaggio Vallone dell’Inferno. Chiudiamo gli occhi e torniamo a ritroso per qualche minuto andando a riprendere il segnavia 00 di crinale. La nostra escursione prevede nel proseguo il raggiungimento di una vetta poco nota in un ambiente ampio e suggestivo: si tratta della Cima di Borra Grande che guadagneremo seguendo il sentiero di displuviale verso oriente. Camminiamo senza difficoltà tra i prati sommitali del Monte La Nuda quindi cominciamo a perdere quota scostandoci a sinistra del filo di crinale. Il sentiero cala in una piccola conca dove troviamo frazioni erbose alternate a caotici accatastamenti di rocce. In breve siamo ad un bivio: a sinistra si separa un’ampia mulattiera che per il momento ignoriamo volgendo a destra ma che useremo al ritorno (circa m 1800). I cartelli segnaletici del Parco Nazionale segnalano il Passo Belfiore ad un’ora di marcia. Un breve tratto piano immette ad un pulpito dal quale la Cima di Borra Grande è proprio di fronte a noi.

Appare evidente come si tratti di una montagna di tutto rispetto sebbene poco nota in quanto occultata dai vicini monti La Nuda e Belfiore. Perdiamo debolmente quota camminando tra bizzarre formazioni rocciose modellate dalle intemperie ancora una volta piuttosto inusuali per un settore di crinale caratterizzato da forme arrotondate e distese prative d’altitudine. Il sentiero resta nel versante emiliano puntando alla sella quotata nelle mappe 1763 metri che costituisce il punto più basso tra La Nuda e la Cima di Borra Grande. Il sentiero resta pochi metri sotto la sella (m 1750) ma nulla impedisce di raggiungerla su fondo erboso affacciandosi nel versante massese ad osservare ancora una volta le Alpi Apuane. Ripreso il segnavia 00 procediamo ancora per pochi minuti tagliando quasi in piano il versante settentrionale della Cima di Borra Grande. Il raggiungimento del punto più alto è ora intuitivo. Abbandoniamo il sentiero segnato risalendo i ripidissimi pendii a ginepro e mirtillo che caratterizzano la montagna. Una traccia senza segnaletica, poco visibile nell’erba, ne rimonta la cresta occidentale con alcuni ometti e qualche palo di legno ad indicare il percorso migliore. Ancora una volta si individuano, nelle fasce arenacee affioranti, diversi esemplari di Primula appenninica in fioritura tra maggio e giugno. Curioso e suggestivo appare il colpo d’occhio alle spalle in direzione del Gendarme e del lungo crinale che lo unisce al Monte La Nuda mentre spicca, nel versante reggiano, la sagoma del Ventasso e del Monte Cavalbianco. Dopo un primo tratto più ripido la traccia raggiunge pendii più facili sino ad accedere all’ampio e prativo plateau sommitale. Il punto più alto è posto all’estremità orientale del pianoro erboso ed è contraddistinto da un piccolo cumulo di sassi con cartello riportante il toponimo della vetta (m 1855 – ore 0,40 dal Monte La Nuda - ore 3,10 dalla partenza – ore 3,30 eseguendo la breve digressione sino alla base del Gendarme).

Da rilevare il paesaggio esteso alle più alte cime dell’Appennino Reggiano con in evidenza il Monte Cusna (m 2121) e Il Monte Prado (m 2054) ad oriente, l’Alpe di Succiso (m 2017) verso occidente, osservabile subito a destra del Monte La Nuda. Nel versante toscano ammiriamo le più alte vette delle Alpi Apuane fra le quali ricordiamo il Monte Pisanino, Il Monte Tambura, Monte Cavallo, Grondilice e Pizzo d’Uccello.

Il rientro avviene per un tratto a ritroso discendendo con cautela le ripide pendici della montagna sino a riprendere il segnavia 00. Superata la selletta quotata 1763 metri riprendiamo quota verso il Monte La Nuda sino al bivio di quota 1800 metri dove abbandoniamo il segnavia 00 per passare sull’ampia mulattiera che traversa a destra portandosi in piano a dominare le grandi piste di sci che calano a Cerreto Laghi. La segnaletica è ora inesistente ma con buona visibilità non si affronta alcun problema. La discesa avviene lungo le piste senza timore di sbagliarsi essendo evidente, in fondo agli impianti, il Lago Cerretano e il paese di Cerreto Laghi come riferimento. Inutile dire che la discesa è sbrigativa sviluppandosi nel versante più rovinato dagli sbancamenti, dalle seggiovie e dagli skilift, non manca tuttavia qualche scorcio verso il Ventasso e l’Alpe di Succiso a ricordarci che siamo in uno dei settori più elevati dell’Appennino Settentrionale. Raggiunto il fondo delle piste abbiamo ulteriori scorci sul bel Lago Cerretano e sui magnifici prati che ne precedono l’arrivo. A termine dell’escursione può essere piacevole rilassarsi sulle panchine poste lungo la sponda dello speccho d’acqua (m 1346 - ore 4,30 dalla partenza). L’ultimo tratto di cammino segue la provinciale che da Cerreto Laghi muove verso il Passo del Cerreto. In breve recuperiamo l’automobile in coincidenza del Passo Crocetta (circa 5 ore complessive compresa la breve digressione al Gendarme).

Cenni sulla flora:

L’itinerario presenta due ben facce distinte. Al settore interessato dagli impianti sciistici del Cerreto, inevitabilmente danneggiato dall’intervento dell’uomo, fa da contraltare la salita lungo la Valle dell’Inferno e l’intero settore di crinale, un ambiente di grandissimo valore naturalistico giustamente incluso nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. E’ da rilevare la presenza di parecchie specie botaniche ad arricchire una salita già di per sé splendida; riportiamo di seguito una lista delle principali entità osservate in occasione della nostra ascensione, eseguita alla fine del mese di maggio.

     1) Primula appenninica (Primula apennina); si tratta dell’unica primula di colore rosso presente nell’Appennino Tosco Emiliano. E’ un raro endemismo segnalato sul crinale reggiano e parmense osservabile per lo più sulle rupi d’arenaria ad esposizione settentrionale. Si tratta giustamente della pianta simbolo del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Lungo l’escursione appena descritta è possibile osservarne alcuni esemplari nel tratto sommitale di salita tra la sella senza nome quotata 1818 metri e la cima del Monte La Nuda. Altri esemplari sono presenti deviando dalla stessa sella in direzione del Gendarme. Da notare che si tratta di una specie che predilige le zone ombrose rivolte verso settentrione e quindi del versante emiliano. Le zone appena indicate permettono invece di rilevarne la presenza nel versante toscano dove la specie appare molto meno frequente. Altri esemplari sono lungo il crinale compreso tra il Monte La Nuda e La Borra Grande. Scontata la raccomandazione di non prelevarne nemmeno un solo esemplare per non metterne a rischio la sopravvivenza.

    2) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum). Questo arbusto sempreverde, così comune sulle Alpi, è invece molto raro nell’Appennino Tosco Emiliano dove con tutta probabilità giunse all’epoca delle glaciazioni. Oggi è un “relitto glaciale” che sopravvive in pochissime stazioni della fascia culminale del reggiano e del modenese sempre a quote comprese tra i 1700 e i 2000 metri. Tra i più importanti areali di presenza ricordiamo quelli di Bocca di Scala, Alpe di Mommio, Monte Vecchio, Monte Prado, Alpe delle Tre Potenze e Libro Aperto. Sino ad un secolo fa era noto un ulteriore piccolo areale presso il Monte Spigolino, non distante dal Corno alle Scale. La scoperta nel 2004 di un ulteriore minuscolo areale nelle Alpi Apuane presso Fornovolasco (ad una quota insolitamente bassa) ha ulteriormente spostato a sud il limite di presenza della specie. Questo nulla toglie all’importanza e alla rarità della specie in Emilia Romagna. Il percorso descritto permette di osservarne alcuni isolati cespugli nel tratto compreso tra il Bivacco Rosario e il crinale soprastante nonché lungo la cresta occidentale della Borra Grande.

    3) Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

4) Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia)

5) Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina)

6)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

7)  Viola con sperone (Viola calcarata)

8)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

9)  Acetosella (Oxalis acetosella)

10) Anemone bianca (Anemone nemorosa)

11) Cariofillata montana (Geum montanum)

12) Bugola (Ajuga reptans)

13) Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

14)  Genzianella (Gentiana verna)

15)  Scilla bifoglia (Scilla bifolia)

16)  Viola gialla (Viola biflora)

17)  Pepe di monte (Daphne mezereum)

18)  Draba gialla (Draba aizoides)

19)  Narciso selvatico (Narcissus poeticus)

20) Primula odorosa (Primula veris) nei prati presso Cerreto Laghi.

21) Billeri rotondifoglio (Cardamine asarifolia) lungo il torrente Rosario.

22) Doronico di colonna (Doronicum columnae) lungo il sentiero 00 tra il Monte La Nuda e il Monte Borra Grande.

    23)  Calta (Caltha palustris) presente con le sue belle infiorescenze gialle lungo i torrenti nella Valle Inferno.

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