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MONTE CIAURLEC (m 1148)
Situato in una vasta zona carsica, il Monte Ciaurlec si eleva in modo poco marcato rispetto alle ondulazioni prative e ai boschi che ne circondano il punto più alto. Ciò nonostante l’itinerario descritto ne permette la salita in un ambiente sostanzialmente integro risultando interessante se percorso ad inizio primavera quando la neve è appena scomparsa. Curiose sono le bizzarre rocce osservabili lungo il cammino, erose in modo evidente dalle intemperie. E’ un itinerario senza clamori dove tuttavia troverete quel silenzio e quella pace che purtroppo stanno sempre più scomparendo per l’incuria dell’uomo. La facilità del percorso lo rende un sentiero per tutti, compresi i molto giovani e chi si sta accostando al mondo dell’escursionismo avendo l’avvertenza di evitare i mesi estivi quando le temperature e l’umidità sono troppo elevate. L’escursione in breve: Piani di Gerchia (m 679) – Casera Selvàz (m 845) – Casera Tamer (m 1115) – Monte Ciaurlec (m 1148) Dati tecnici: Partenza dai Piani di Gerchia (m 679): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 469. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Usando l’autostrada A28 si esce a Cimpello (pochi km da Pordenone). Si seguono le indicazioni per Sequals, raggiungibile in circa 33 km percorrendo la SR 177. Da Sequals si procede raggiungendo Meduno per poi seguire le indicazioni per Tramonti. Guadagnato il lago di Redona e l’omonima frazione procediamo lungo la sponda orientale del bacino artificiale sino al bivio per Campone. Ne seguiamo il tracciato che rimonta la profonda gola scavata dal Torrente Chiarzò. Superato il paese di Campone la carreggiata si fa a tratti molto stretta ma sempre ben asfaltata. Saliamo sino al punto più alto della strada. Tralasciato il proseguo per Clauzetto abbandoniamo l’auto in località Piani di Gerchia proprio di fronte all’agriturismo “I Piani” dove noterete separarsi a destra il sentiero 819 (cartello metallico indicante il Monte Ciaurlec). Descrizione del percorso: Gran parte del percorso si sviluppa nel fresco della faggeta. Sin dall’inizio saliamo nella densa alberatura seguendo la puntuale segnaletica. Affrontiamo immediatamente la frazione più ripida dell’intera escursione. Con numerosi tornanti guadagniamo rapidamente quota quindi la pendenza decresce sino a lasciare spazio ad un lungo traverso con deboli ondulazioni. Il sentiero permane con continuità nel bosco. Solo ad inizio stagione, quando le foglie non sono ancora comparse sui faggi, è possibile intravedere almeno parzialmente le cime circostanti con particolare riferimento al prospiciente Monte Rossa. Senza apprezzabili difficoltà raggiungiamo l’ampia radura prativa che accoglie Casera Selvàz (m 845 – ore 0,50 dalla partenza). Si tratta di un modesto rifugio non gestito ma sempre aperto, indubbiamente utile nel caso di un improvviso cambiamento meteorologico. All’interno troviamo sedie, tavoli e tutto l’occorrente per accendere la stufa o un fuoco. All’esterno la bella spianata prativa spezza positivamente la continuità del percorso altrimenti immerso quasi per intero nella densa alberatura. Il sentiero segnato procede oltre la costruzione riprendendo nel contempo a salire di quota nella faggeta. Più in alto attraversiamo un settore particolarmente suggestivo; il sottobosco appare infatti caratterizzato da una serie di affioramenti calcarei modellati dalle intemperie. L’intera zona è infatti carsica e come tale abbondano fenomeni quali inghiottitoi, cavità, solchi nel calcare roccioso sino a determinare il fenomeno dei cosiddetti “campi carreggiati” o “campi solcati”. Il percorso segnato si articola tra le rocce calcaree evitando di fatto ogni difficoltà. Siamo ancora all’interno del bosco ed ignoriamo, poco oltre, il bivio a destra per la fonte “Il Fornàt”; la biforcazione è segnalata su un albero con vernice rossa. Mantenendo il nostro segnavia siamo in breve all’aperto tra i prati e il panorama può finalmente estendersi alle montagne presenti a settentrione. Un’ultima frazione un po’ più ripida permette di guadagnare il pianetto ove sorge Casera Tamer (m 1115 – ore 1 da Casera Selvàz – ore 1,50 complessive). Il sentiero, proprio in coincidenza della costruzione, volge verso sinistra traversando in piano per qualche decina di metri sino al bivio segnalato dai cartelli. Ignoriamo il sentiero 850 che si sviluppa in direzione della Casera Sinich; procediamo invece verso destra accedendo in breve ad una nuova vasta distesa erbosa. Tralasciamo il proseguo del sentiero 819 in direzione di Casera Valinis per passare a sinistra con la chiara segnaletica che indica il Monte Ciaurlec a 15 minuti di cammino. L’ultima breve frazione segue le facili ondulazioni in ambiente ora ampio ed erboso. Passiamo a destra di un facile dorso che rimontato liberamente permette di guadagnare in un paio di minuti una posizione suggestiva aperta verso la pianura friulana. Ad occidente possiamo inoltre scorgere le pendici sommitali del Monte Raut. Ripreso il segnavia saliamo brevemente, tra affioramenti rocciosi sino alla poco marcata sommità del Ciaurlec (m 1148 - ore 2,15 dalla partenza – libro di vetta). Il panorama appare parzialmente ostacolato dalla circostante vegetazione boschiva ma permette ugualmente alcuni scorci verso la catena principale delle Alpi Carniche e ancora una volta verso la pianura in direzione del Mare Adriatico. Il rientro avviene a ritroso per complessive ore 4 di marcia. Da segnalare, per chi sceglierà di salire il Monte Ciaurlec ad inizio primavera, la presenza di alcune interessanti fioriture tra cui ricordiamo quella del Bucaneve (Galanthus nivalis), del Pepe di monte (Daphne mezereum) dai caratteristici manicotti di fiori rosati, della Primula (Primula vulgaris) e del Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus).
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