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SENTIERO ATTREZZATO DELLE CASCATE (MONTICELLI BRUSATI)
Gruppo montuoso: Prealpi Bresciane Grado di difficoltà globale: FACILE (Vai alla scala delle difficoltà). Difficoltà tecniche: 1 Esposizione: 1 Impegno fisico: 1 Dislivello assoluto: circa m 200 Tempo di percorrenza: ore 2 Punti di appoggio: Solo alla partenza presso Foina oppure nei locali di Monticelli Brusati. Accesso: Utilizzando l’autostrada A4 si può uscire a Ospitaletto per poi seguire le indicazioni per la Val Camonica. Si procede su comoda superstrada superando i paesi di Rodengo Saiano e Paderno Franciacorta. Volgiamo poi a destra con indicazioni per Monticelli – Brusati. All’interno del paese troviamo la segnaletica per il “Sentiero delle Cascate”. Diversi parcheggi ben indicati permettono di lasciare l’automobile: consigliamo di usare l’ultimo, in coincidenza della piccola frazione di Foina (m 312). Descrizione della ferrata: Lasciata l’automobile procediamo lungo le strette stradine di Foina quindi, in direzione nordovest, usciamo dal paese per raggiungere infine l’ultima piccola frazione di Gaina (m 355). I cartelli segnaletici e il segnavia bianco-rosa guidano tra le viuzze superando le ultime case per poi procedere su ampia sterrata. Il valloncello si stringe e diviene boscoso sino a guadagnare in breve il bivio ben segnalato da cartelli: a destra si separa il facile percorso A, che utilizzeremo per il rientro, mentre a sinistra si cala con indicazione “per esperti”. Seguiamo quest’ultima possibilità raggiungendo in veloce discesa il greto del torrente. Percorriamo a questo punto il letto del corso d’acqua spostandoci ripetutamente da una sponda all’altra agevolati da grosse pietre. L’ambiente appare stretto ed angusto in quanto il fiume scorre in una stretta gola delimitata da ripide paretine rocciose stratificate. Torniamo ad incrociare il percorso A che ignoriamo per raggiungere infine una bella cascata che genera alla sua base una grande vasca d’acqua cristallina. Alla destra della cascata si rimonta per pochi metri un pendio terroso sino all’attacco della breve ferrata. L’inizio del tratto attrezzato è caratterizzato da un salto roccioso vinto con l’ausilio d’una scala metallica alta una decina di metri. Subito al di sopra procediamo con scarsi dislivelli risalendo ancora una volta il corso del torrente, caratteristica che resterà immutata per l’intero tragitto. Assecondiamo una pronunciata ansa dello stesso, ancora una volta con appariscente parete stratificata sulla sinistra, quindi il valloncello si strozza con decisione e parrebbe precluso il proseguo dell’avventura. In realtà siamo al tratto più bello della facile ferrata: catene metalliche fisse poste dapprima sulla destra permettono di avanzare in sicurezza; non disdegniamo, per qualche passo, di mettere i piedi nell’acqua avendo l’accortezza di saggiare gli appoggi evitando vasche e tratti profondi. Qualche metro e dobbiamo scavalcare il ruscello portandoci sulla sponda sinistra: sembrerebbe inevitabile un bel bagno invece tre staffe metalliche fisse permettono di rimanere sollevati quel tanto che basta per non dover camminare nel torrente. Ancora pochi metri sempre guidati dalle funi e dobbiamo nuovamente cambiare sponda per acciuffare le catene sull’altro lato: inutile dire che la difficoltà è relativa e si concentra proprio nei cambi di sponda dove, non assicurati, occorre attenzione alle rocce rese viscide dall’acqua. Considerato il breve percorso non mancate di prendervi il tempo per osservare le splendide limpide vasche nonché i giochi creati dall’acqua che si divincola tra i massi. Traversiamo lungo il ripido costone a destra sino al termine della catena: per l’ennesima volta il segnavia prosegue a sinistra costringendo a scavalcare il ruscello: il passaggio avviene tuttavia in un punto in cui il letto del torrente è più ampio con l’acqua fonda appena qualche centimetro. Senza bagnarci in modo significativo ritroviamo le catene metalliche fisse che conducono a pochi passi da un anfratto dove una splendida cascatella divisa in due rami principali genera un piccolo laghetto cristallino. Abbandoniamo il greto del corso d’acqua rimontando il ripido costone roccioso subito a sinistra della cascata. Staffe metalliche permettono di sollevarsi dal greto quindi le catene guidano lungo l’unico salto quasi verticale del sentiero attrezzato. Sono pochi metri di frazione, questa volta piuttosto esposta, dove occorre prestare debita attenzione agli appoggi comunque abbondanti. Raggiunto un culmine si scende lungo una liscia placca attrezzata riportandosi presso una vasca d’acqua: la via prosegue dentro uno spacco tra il masso a destra e la paretina a sinistra sino al termine della bella frazione assicurata. Superiamo per l’ennesima volta il torrente portandoci sul bel sentiero che traversa a destra nel bosco, alto qualche metro rispetto al fondo del fosso. Sono terminate le maggiori difficoltà e abbiamo modo di soffermarci, questa volta senza guadi difficoltosi, su diverse rapide e cascatelle del torrente Gaina. Volge ormai al termine la bella ferrata: incrociamo ed ignoriamo il percorso A proseguendo guidati dai segnavia bianco-rosa. Come nei migliori spettacoli manca solo il bel finale; pochi minuti ed eccolo, a premio della nostra fatica: la cascata più bella ed appariscente dell’itinerario che si apre a ventaglio lungo la liscia parete rocciosa. La scala metallica verticale posta immediatamente a sinistra del getto d’acqua segna la fine della ferrata (ore 1,30 dalla partenza). Rientro alla partenza: Seguiamo il sentiero segnato a monte della scala raggiungendo in qualche minuto il bivio segnalato dai cartelli (circa m 500 – punto più alto del percorso). A destra si sviluppa il percorso B, a sinistra il percorso A: entrambi riconducono alla partenza presso la frazione di Gaina. Il secondo è più rapido e semplice: si tratta di un comodo ed ampio sentiero che si sviluppa nettamente più in alto rispetto al fondo della gola dove si articola il percorso attrezzato delle cascate. Traversiamo senza difficoltà lungo il pendio boscoso quindi caliamo comodamente ad incrociare un paio di volte il percorso di andata riportandoci infine alla partenza presso Gaina. Considerando il rientro sino a Foina sono richieste un paio d’ore di cammino. Osservazioni – Caratteristiche della ferrata: Una ferrata semplice, adatta per insegnare ai nuovi come muoversi su sentiero attrezzato a quattro passi dalla pianura lombarda. Nonostante la vicinanza alla città di Brescia, il sentiero si articola in un valloncello nascosto ed appartato scavato, come un piccolo canyon, dal torrente Gaina. L’ambiente di bassa quota, per quanto fresco e boscoso, rende il percorso adatto a tutte le stagioni sebbene in inverno non sia consigliabile in presenza di ghiaccio. In contrasto, durante l’estate il torrente potrebbe seccarsi togliendo all’avventura molto del suo fascino. Nel nostro caso abbiamo scelto il mese di marzo dopo un prolungato periodo di piogge: inutile dire che l’abbondanza d’acqua ha avuto il pregio di rendere più belle le cascate. Ovviamente qualche problema in più è dato dal fondo e dagli infissi a tratti molto scivolosi considerando tuttavia il breve percorso è preferibile questa soluzione a vantaggio di un ambiente ricco d’acque davvero meritevole. Il settore assicurato da infissi è breve e di contenuta difficoltà mentre l’esposizione è quasi inesistente grazie ad un percorso che segue in sostanza il greto del torrente. Cenni sulla flora:
Come accennato abbiamo percorso il Sentiero delle cascate in marzo, a fine inverno, con il percorso allietato dalle prime fioriture della stagione. Merita un importante cenno la presenza del Campanellino di primavera (Leucojum vernum) davvero sovrabbondante lungo l’intero percorso attrezzato. Non a caso si tratta di una pianta che predilige posizioni umide ed ombreggiate caratterizzata da fioriture precoci (tra febbraio ed aprile a seconda della quota). Altre fioriture comodamente osservabili sono quelle della Primula (Primula vulgaris), della Polmonaria maggiore (Pulmonaria officinalis), della Rosa di Natale (Helleborus niger) e dell’Elleboro verde (Helleborus viridis). Infine ricordiamo la presenza, nel settore superiore della salita, dello Zafferano selvatico (Crocus biflorus). Diffuso in molte regioni d’Italia, Crocus biflorus è molto simile ma nettamente più raro del comune Croco (Crocus vernus). Le due specie sono facilmente distinguibili in quanto Crocus biflorus presenta da tre a cinque evidenti strie longitudinali di colore viola scuro sull’esterno delle lacinie.
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