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PIZZO TORNELLO (m 2687)
Posto sulla destra orografica della Val di Scalve, il Pizzo Tornello è una grandiosa, isolata cima posizionata all’estremità orientale delle Alpi Orobie. Un magnifico sentiero, ottimamente tracciato, ne rimonta le pendici senza incontrare alcuna difficoltà. Nonostante ciò la via normale resta molto faticosa per la grande lunghezza del percorso e soprattutto per l’accentuato dislivello da coprire che varca addirittura i 1600 metri. Ci sentiamo pertanto di consigliare il percorso solo ad escursionisti ben allenati e con buone condizioni meteorologiche per la mancanza di punti d’appoggio intermedi se si eccettua la Baita di Varro raggiungibile con una breve digressione e comunque non gestita. Tra le attrazioni di questo percorso è bene ricordare la presenza, lungo la salita, del bellissimo Lago di Varro. L’ascensione è inoltre di grande interesse per gli amanti della flora, con la presenza di due rare entità endemiche delle Alpi Orobie: si tratta di Sanguisorba dodecandra e Viola comollia; in coda alla relazione trovate alcune utili indicazioni su entrambe. Dati tecnici: Partenza da Vilmaggiore (m 1086): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1601. Acqua sul percorso: una prima fonte a quota 1550 metri circa subito a destra del sentiero; si scavalcano torrenti tra i 1900 e i 2100 metri che permettono un’ulteriore approvvigionamento d’acqua. Un’altra fonte è posizionata subito a sinistra del sentiero appena a monte del Lago di Varro a circa 2300 metri. Accesso alla partenza: Si accede alla partenza risalendo la Val Camonica sino a Boario Terme dove troviamo il bivio per la piccola e poco conosciuta Val di Scalve. La provinciale rimonta, in una trentina di chilometri circa, l’intero solco vallivo in un ambiente selvaggio a tratti molto suggestivo con l’attraversamento della stretta forra scavata dal Torrente Dezzo. Pochi km prima di Schilpario, ultimo importante centro della valle, si incontra il bivio a sinistra per Vilminore di Scalve, splendido paesetto posizionato su un terrazzo aperto in un magnifico panorama verso la vicina Presolana. Da Vilminore procediamo seguendo le indicazioni per Vilmaggiore. La strada traversa con scarsi dislivelli scavalcando su ponticello il torrente Tino. Pochi metri dopo il ponte abbiamo a destra un parcheggio con alcuni posti auto e a sinistra la partenza della nostra salita con cartello indicante il segnavia 412 e il Pizzo Tornello. Descrizione dell’itinerario: La prima frazione di percorso si articola nel folto del bosco. Seguiamo il segnavia rimontando l’ombroso settore inferiore della Valle del Tino. Siamo accompagnati a sinistra dal fragore del torrente. In moderata salita intercettiamo, in meno di 15 minuti, l’ampia carrareccia che seguiamo per pochi metri verso destra sino ad un ulteriore bivio. Ignoriamo il proseguo verso destra che riporterebbe a Vilmaggiore passando presso alcune prese artificiali dell’acquedotto. Volgiamo invece a sinistra su ampia carraia: è questo l’unico punto in cui sarebbe consigliabile l’aggiunta di un cartello indicatore per ora mancante (estate 2012); in compenso appare logico ed intuitivo proseguire in salita a sinistra lungo il solco vallivo evitando di tornare sui propri passi. Poco oltre siamo ad una nuova biforcazione: i cartelli indicano a sinistra per la Baita Napoleone mentre noi procediamo a destra con cartello indicante Pizzo Tornello. Il proseguo del sentiero si articola in un fitto e lussureggiante bosco di conifere in pendenza moderata ma costante. Ad interrompere l’uniformità del percorso è un breve passaggio su cengetta con roccia a destra e profondo salto sulla sinistra. Segue per pochi metri una breve discesa tra roccette oltre la quale riprende l’ascensione su comodo fondo terroso tipico delle abetaie. Pochi minuti e guadagniamo il bivio con il sentiero proveniente da Vilminore. Lo lasciamo alla nostra sinistra proseguendo con ulteriore cartello indicante la vetta. La salita diviene decisa e in pratica non concederà più nessuna tregua sino in cima se escludiamo il breve piano che accoglie il Lago di Varro. Lungamente rimontiamo il boscoso pendio e intorno ai 1500 metri di quota cominciano a manifestarsi le prime aperture con scorci alle spalle sulla non lontana mole della Presolana e sul vicino Monte Ferrante. Ad ore 1,15 dalla partenza troviamo a destra del sentiero un’abbondante fonte (circa m 1550). Ancora un breve tratto tra rada boscaglia quindi siamo definitivamente all’aperto con il panorama finalmente ampio soprattutto verso il fondovalle con visibili le case di Vilminore di Scalve. Passiamo presso i ruderi della semidistrutta Malga Cascinetti (m 1719); di fronte a noi siamo sovrastati dalle cime per lo più erbose e silicee che fanno da testata alla Valle del Tino. Curioso il contrasto con la non distante Presolana che al contrario presenta rocce di natura del tutto diversa essendo prevalente il calcare. Proseguiamo tra i prati restando alla destra del torrente. Poco oltre ignoriamo la deviazione indicata per la Baita di Varro. Si tratta di un rifugio sempre aperto ma non gestito; ad ogni modo può rivelarsi utile nel caso di un improvviso cambiamento meteorologico offrendo un ottimo riparo. Se il tempo è buono ignoriamo il bivio proseguendo a destra. In salita sempre marcata rimontiamo il ripido pendio e passiamo presso alcuni torrenti che, ancora una volta, concedono un comodo approvvigionamento d’acqua. Siamo attratti da una profonda spaccatura nelle rocce generata proprio dall’erosione di un torrente. Il sèguito del percorso si sviluppa in direzione di un evidentissimo, grande ometto di pietre. Poco prima di raggiungerlo ignoriamo un secondo bivio per la Baita di Varro ben indicato da cartello. Sempre bella appare la visione alle spalle sulla Val di Scalve con, in bella vista, la grande parete rocciosa dall’aspetto quasi dolomitico del Pizzo Camino Camuno. Raggiunto il grande ometto di pietre, il sentiero per un tratto traversa a destra tra i prati con pendenza inferiore. Guadagniamo un evidente solco dove possiamo scavalcare, senza difficoltà, un abbondante ruscello; il corso d’acqua genera, alla nostra sinistra, una bella cascatella che incide profondamente le rocce circostanti. Proseguiamo in salita su fondo erboso sino al soprastante costone che trattiene il bellissimo Lago di Varro (m 2236 – ore 2,30 dalla partenza). Siamo di fronte ad un notevole lago d’alta quota; nelle sue calmissime acque si specchiano i circostanti pendii prativi e i ghiaioni attribuendo alla sua superficie una bella colorazione verde. A nordovest cominciamo a scorgere la grande cima del Pizzo Tornello. Prestiamo ora attenzione alla segnaletica: tralasciamo il percorso indicato dal cartello che sale a destra al Monte Tornone. Il proseguo per Pizzo Tornello si articola invece a sinistra del lago, sempre ben indicato dai segnavia. Il sentiero si innalza di alcuni metri rispetto alla sponda permettendo scorci notevoli sulle limpidissime acque. Scavalchiamo e discendiamo brevemente un facile costone roccioso per poi volgere verso oriente proseguendo così nell’aggiramento a settentrione del lago. Verso est notiamo una selletta compresa fra il Monte Tornone che sovrasta il Lago di Varro e il Pizzo Tornello posizionato più a sinistra. Il nostro percorso muove in ripida salita in direzione di questa evidente forcella. Nel tratto inferiore procediamo tra prati magri e detriti con la vegetazione ormai ridotta per via della quota. Presso un grande costone roccioso a sinistra del percorso troviamo l’ultima abbondante fonte: nel proseguo non incontreremo altre sorgenti né tanto meno corsi d’acqua. Prendetevi il tempo per guardare alle vostre spalle i magnifici scorci sul sottostante lago e sulla sagoma quasi dolomitica della Presolana. Più in alto, intorno ai 2350 – 2400 metri di quota un occhio attento saprà individuare, tra i macereti e i detriti d’altitudine, un bellissimo endemismo orobico solitamente fiorito a cavallo tra luglio ed agosto: si tratta della Viola comollia, dai bellissimi petali di colore rosa intenso e dalla fauce gialla. Si tratta di una pianta strisciante che deve quindi essere cercata con attenzione: il sentiero taglia tuttavia in pieno la stazione di crescita e pertanto anche il profano dovrebbe essere in grado di riconoscerla. La soprastante sella appare ormai vicina: i prati cedono il posto ad un faticoso fondo detritico. In ultimo affrontiamo il tratto in massima pendenza: rimontiamo su instabile ghiaione il ripidissimo pendio e alle spalle notiamo comparire, al di là del Lago di Varro, il più nascosto ed appartato Lago di Cornalta. All’orizzonte compare la sagoma rocciosa del Pizzo Arera, più distante e più a destra delle cime Presolana, Ferrante e Ferrantino. Un ultimo sforzo e siamo alla selletta (m 2527 – ore 1,20 dal Lago di Varro – ore 3,50 dalla partenza) dove ci affacciamo sul versante opposto scorgendo Schilpario e Pizzo Camino. Siamo sovrastati a destra dalla grande parete del Monte Tornone che incombe strapiombante sulla forcella. Il “nostro” Pizzo Tornello è invece a sinistra: seguiamo pertanto il facile sentiero che bonario e ben tracciato ne rimonta il facile versante rivolto a nordest. Il percorso, tra macigni e scarsa vegetazione, assume spiccate caratteristiche d’alta montagna eppure, anche questi brulli pendii apparentemente inospitali e desolati, si colorano in luglio e agosto di migliaia di fiori offrendo uno spettacolo sorprendente ed inatteso che rallegrerà l’escursionista ormai stanco per le circa 4 ore d’ascensione. La calotta sommitale è ormai di fronte a noi: il sentiero affronta un settore detritico più instabile aggirando il ghiaione a sinistra e traversando in ripida diagonale ascendente. Ancora una volta, come un prodigio, notiamo scaturire tra i detriti silicei la bellissima Viola comollia. Un ultimo sforzo e siamo sul crinale che dalla cima discende verso meridione; torniamo ad affacciarci sulla sinistra verso la Presolana e sulla sottostante conca che ospita i laghi Varro e Cornalta. La vetta è ormai a portata di mano: gli ultimi minuti di salita seguono in pratica il facile crinale debordando appena a destra d’esso nei punti più impervi. Senza incontrare alcuna difficoltà tecnica guadagniamo l’erboso pianoro di vetta (m 2687 – ore 0,30 dalla selletta a quota 2527 metri - ore 4,20 dalla partenza). Spettacolare la vista sul settore centrale delle Alpi Orobie con visibili le cime Diavolo, Diavolino, Redorta e Pizzo di Coca. Un occhio attento scorgerà a distanza il Rifugio Tagliaferri e, alla sua destra, le cime Demignone e Venerocolo. Il panorama ad oriente è dominato da Pizzo Camino Camuno sulla verticale di Schilpario, mentre all'orizzonte notiamo le cime del gruppo dell'Adamello. Il panorama si perde verso meridione con le Alpi Orobie che cedono il passo alle Prealpi Bergamasche e infine alla Pianura Padana. Il rientro avviene a ritroso (7 ore complessive) con la possibilità, per chi lo desidera, d’eseguire una breve digressione al Lago di Cornalta. Il percorso segnato si separa dal sentiero 412 all’altezza della sponda occidentale del lago di Varro: non vi sono cartelli indicatori della deviazione ma il tracciato è comunque contrassegnato da segnavia. Osservazioni: Il marcato dislivello globale del percorso esige, per chi non è ben allenato, un’attenta gestione delle proprie energie. La salita non offre in pratica tregua per tutte le 4 ore e mezza d’ascensione. E’ più che mai necessario il passo costante e non troppo veloce dell’escursionista abituato a gestire con intelligenza le proprie forze. Cenni sulla flora:
E’ ben noto come l’intera zona delle Prealpi Bergamasche (Presolana, Arera, Alben) sia straordinariamente ricca di piante endemiche che trovarono, sui calcari di queste vette, un oasi di rifugio nel periodo delle glaciazioni. Più a nord, le Alpi Orobie (compreso pertanto Pizzo Tornello) sono invece cime silicee. Pur non essendovi la stessa varietà floreale della fascia prealpina, non mancano ugualmente i motivi d’interesse con una ricca vegetazione alpina d’alta montagna. Gli endemiti non sono così numerosi ma lungo il percorso appena descritto ne potrete osservare un paio ad areale molto ristretto trattandosi di due entità specifiche delle Alpi Orobie. Si tratta della Salvastrella orobica (Sanguisorba dodecandra) e della stupenda Viola di Comolli (Viola comollia). Sanguisorba dodecandra è osservabile lungo il percorso nella parte inferiore e mediana della Valle del Tino (dalla partenza fin verso i 1900 metri di quota). Si tratta di un arbusto appariscente, che può raggiungere anche il metro d’altezza, in grado di colonizzare ampi settori prativi: non faticherete nel trovare numerosi esemplari poco a lato del sentiero segnato. L’infiorescenza compare solitamente tra luglio ed agosto e nonostante l’aspetto non così attraente presenta un profumo delizioso che attrae numerosi insetti. Molto ristretta appare la distribuzione di questo endemismo che si limita a poche stazioni nel versante valtellinese delle Alpi Orobie (Val Livrio, Val Venina, Val d’Arigna) e ad un numero ancora inferiore di stazioni sul versante bergamasco (Val Brembana, Val Seriana, Val di Scalve). Viola comollia non soltanto è un raro endemismo orobico, ma è al tempo stesso una pianta d’alta montagna e per questo ancora più sorprendente e notevole. La colorazione intensamente rosa e l’appariscente fauce gialla la rendono, nell’ambito delle Orobie, uno dei fiori più belli ed appariscenti. Straordinario l’habitat: Viola comollia sembra letteralmente scaturire dai detriti e il suo colore contrasta piacevolmente con le pietraie che colonizza. Estremamente ridotto è il suo areale, concentrato essenzialmente tra il Pizzo Redorta e il Venerocolo, affacciandosi comunque sui due versanti della catena, quello bergamasco e quello valtellinese (provincia di Sondrio). Non scende mai al di sotto dei 1900 – 2000 metri spingendosi fino ai 2800 metri, il che, unitamente all’areale così ristretto, la rende visibile solo a costo di lunghe marce e ricerche in quota quale la salita al Pizzo Tornello. Scontato l’invito a non strappare le piante e a non ledere l’habitat di un’entità straordinaria per bellezza e rarità. Molti altri sono i fiori osservabili lungo la salita al Pizzo Tornello. Elenchiamo alcuni dei più belli ed appariscenti. Dalla partenza fino al Lago di Varro potrete osservare: 1) Lattuga montana (Prenanthes purpurea), nel tratto boschivo iniziale. 2) Astranzia maggiore (Astrantia major) nel bosco, proprio ad inizio percorso. 3) Crepide dorata (Crepis aurea) nei prati presso Malga Cascinetti. 4) Nigritella comune (Nigritella nigra) nei prati tra Malga Cascinetti e Lago di Varro. 5) Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata), frequente nel sottobosco del settore iniziale e nel successivo tratto prativo. 6) Arnica (Arnica montana) nei prati attorno a Malga Cascinetti. 7) Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea) nei prati tra l’uscita dal bosco e Lago di Varro. 8) Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris) lungo i torrenti in uscita dal Lago di Varro. 9) Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri) nel settore meridinale del Lago di Varro. 10) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum), molto frequente dall’uscita dal bosco sin verso i 2100 metri. 11) Erba unta comune (Pinguicola vulgaris), una delle poche piante carnivore presenti in Italia, in grado di catturare piccoli insetti con la superficie vischiosa delle sue foglie. 12) Bupleuro stellato (Bupleurum stellatum) endemico delle Alpi e della Corsica, è presente nei prati tra 1600 e 2000 metri. 13) Acetosella (Oxalis acetosella), nel sottobosco del tratto iniziale. 14) Achillea moscata (Achillea moschata). 15) Colombina gialla (Pseudofumaria lutea) negli anfratti rocciosi. 16) Digitale gialla grande (Digitalis grandiflora) nel tratto iniziale. 17) Sassifraga spinulosa (Saxifraga aspera), con pochi individui intorno ai 1800 – 1900 metri di quota. 18) Poligono viviparo (Polygonum viviparo). 19) Poligono bistorta (Polygonum bistorta). 20) Raponzolo plumbeo (Phyteuma ovatum) nel sottobosco del settore iniziale. 21) Sassifraga a foglie cuneate (Saxifraga cuneifoilia) in grande quantità nel settore boschivo iniziale. 22) Campanula barbata (Campanula barbata), nei prati fin verso i 2000 metri. 23) Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum). 24) Verga d’oro (Solidago virgaurea). 25) Cariofillata montana (Geum montanum). 26) Vulneraria (Anthyllis vulneraria). Il tratto di maggior interesse per gli amanti della flora è senza dubbio quello d’alta quota compreso tra il Lago di Varro e la cima con piante tipicamente alpine. Tra le più rilevanti rammentiamo: 1) Potentilla lucida (Potentilla nitida) presente sin dai dintorni del Lago di Varro fino al settore più elevato. 2) Linaiola d’alpe (Linaria alpina) nei macereti d’altitudine; presente fin quasi in vetta, in alcuni casi divide l’habitat con Viola comollia. 3) Sassifraga solcata (Saxifraga exarata), molto frequente nelle rocce dal lago fino in vetta. 4) Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides) sulle rocce, al pari della precedente. 5) Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata) sulle rocce, al pari della precedente. 6) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) sulle rocce sin dalle sponde del Lago di Varro fino in vetta. 7) Eritrichio nano (Eritrichium nanum); bellissimo endemismo dell’arco alpino che colonizza le rupi e le rocce ad alta quota. Presente oltre i 2500 metri tra la selletta sotto il Monte Tornone e la vetta. 8) Senecio biancheggiante (Senecio incanus). 9) Semprevivo montano (Sempervivum montanum) con parecchi esemplari proprio presso la vetta. 10) Silene a cuscinetto (Silene acaulis); i suoi cuscinetti trapuntati di fiorellini rosa rallegrano i macereti d’altitudine. 11) Primula a foglie larghe (Primula latifolia); si tratta di una rara primulacea d’alta montagna che predilige substrato siliceo. Sono presenti pochi esemplari fra i detriti poco a valle della selletta compresa fra il Monte Tornone e Pizzo Tornello. 12) Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp.rhaeticum) nei pendii detritici presso la vetta. 13) Iberidella alpina (Hornungia alpina). 14) Astro alpino (Aster alpinus). 15) Astranzia minore (Astrantia minor) nei prati attorno al Lago di Varro. 16) Minuartia ricurva (Minuartia recurva). 17) Raponzolo orbiculare (Phyteuma orbicularis). 18) Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina).
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