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COLLERENA (SANDBÜHEL - m 2607)
Il Collerena fa parte di una schiera di cime dimenticate o trascurate che difficilmente trovano spazio nei siti e nelle guide escursionistiche. E’ un vero peccato e ci auguriamo che il reportage che segue possa restituire a questa vetta l’attenzione che merita; nonostante sia un’elevazione secondaria offre infatti la migliore vista possibile sull’impressionante parete settentrionale della Croda dei Toni trovandosi proprio ai suoi piedi. Non è l’unico spunto di interesse: per guadagnarne la cima si transita per il bellissimo Lago di Cengia; molto bello appare inoltre il sentiero in prossimità del Passo del Collerena sviluppato tra cenge e stratificazioni rocciose. Troverete soddisfacente il paesaggio oltre a godere di un ambiente appartato piuttosto inusuale considerata la grande vicinanza delle Tre Cime di Lavaredo. Inutile dire che l’escursione è raccomandata nel periodo estivo in condizioni di buona visibilità per ammirare le grandiose guglie delle Dolomiti di Sesto. L’escursione in breve: Rifugio Auronzo (m 2320) – Cappella degli Alpini (m 2314) – Rifugio Lavaredo (m 2344) – Lago di Lavaredo (m 2405) – punto basso (m 2215) – Lago di Cengia (m 2324) – innesto sentiero n° 107 – Passo del Collerena (Sandbüheljoch – m 2491) – Forcella Croda dei Toni (Zwölferscharte – m 2524) – Collerena (Sandbühel – m 2607) Dati tecnici: Partenza dal Rifugio Auronzo (m 2320): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino alla Forcella Croda dei Toni; assente nel breve tratto successivo che conduce in vetta ma su percorso evidente con buone condizioni di visibilità. Dislivello assoluto: m 392; dislivello reale superiore. Nell’ordine i dislivelli coperti (in metri) sono i seguenti: +85 / -190 / +392. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: In automobile, con strada a pedaggio, ci portiamo da Misurina sino al Rifugio Auronzo (m 2320) al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo lasciando l’automobile in quello che, probabilmente, è uno dei parcheggi più grandi e frequentati delle Dolomiti. Da rilevare il paesaggio aperto ad occidente alla vista del Monte Cristallo con visibile, ai suoi piedi, un piccolo settore del Lago di Misurina. Descrizione del percorso: Dal grande parcheggio, affollatissimo d'estate, procediamo a piedi sulla larga strada bianca che si articola verso oriente lasciando alle nostre spalle il Rifugio Auronzo (segnavia 101). Contorniamo la base delle Tre Cime ammirandone le quinte rocciose caratterizzate da ardite guglie e torrioni. Da rilevare, sulla destra, lo scorcio in direzione di Auronzo con il suo lago artificiale. Si passa presso una piccola cappella (Cappella degli Alpini - m 2314 – ore 0,15 dalla partenza), proseguendo per un ampio ed ondulato altopiano erboso (Piani di Lavaredo), che precipita verso sud nel selvaggio Vallon di Lavaredo. Poco oltre siamo al Rifugio Lavaredo (m 2344 - circa 30 minuti dalla partenza). Sulla sinistra, in ripida ma breve salita, si stacca il tracciato che conduce alla ghiaiosa Forcella Lavaredo (m 2454) dalla quale si ammirano le strapiombanti pareti settentrionali delle Tre Cime in quella che forse è la più celebre visione delle Dolomiti. Nel nostro caso utilizzeremo questa frazione di sentiero al ritorno; ha infatti inizio il tratto ad anello dell’escursione volgendo a destra sulla mulattiera contrassegnata dal segnavia n° 104. Rasentiamo il piccolo Lago di Lavaredo (m 2405) dalle limpidissime acque per procedere sull’ampia mulattiera che, in ripida discesa, aggira le pendici meridionali della Croda Passaporto con alcuni tratti di sentiero sostenuti da traverse in legno. Si tagliano in diagonale discendente prati d’altitudine ed estesi ghiaioni sino a raggiungere il punto più basso dell’intera escursione (m 2215) sul fondo di un’ampia conca erbosa. Grandioso il panorama circostante tra alte pareti di dolomia in ambiente decisamente più appartato rispetto alla confusione del tratto iniziale di percorso compreso tra la partenza e il Rifugio Lavaredo. Il tracciato riprende quota sovrastando un piccolo altipiano prativo posto alla nostra destra; una frazione più ripida viene scavalcata con alcuni tornanti permettendo di raggiungere il pianetto soprastante. Siamo in vista del Lago di Cengia, uno dei gioielli più belli del circondario. Il sentiero ne segue il bordo di sinistra con magnifici colpi d’occhio sulle acque calmissime, cerulee nei giorni sereni (m 2324). Lasciamo alle nostre spalle lo specchio d’acqua innalzandoci nel costone che lo sovrasta ad est. Il paesaggio si allarga osservando la più orientale delle Tre Cime di Lavaredo mentre a maggiore distanza notiamo il profilo del Monte Cristallo. Innalzandoci compaiono anche i Cadini di Misurina, inconfondibili con la loro sequenza di guglie e torrioni rocciosi. Poco oltre siamo ad un'importante biforcazione; abbandoniamo il proseguo per la Forcella Pian di Cengia per volgere a destra sul sentiero n°107 chiaramente indicato dai cartelli. Il tracciato muove verso sudest in lunga diagonale ascendente tagliando l'instabile ghiaione inclinato. Da rilevare la vista in direzione del Monte Cengia. Prestando attenzione al fondo instabile raggiungiamo il Passo del Collerena (Sandbüheljoch – m 2491) in prossimità del quale abbiamo un interessante scorcio su Monte Paterno e sulla più orientale delle Cime di Lavaredo. Il sentiero segnato procede con un breve tratto in ripida salita quindi traversiamo in falso piano sfruttando una magnifica cengia superata la quale godiamo di una visione ravvicinata della Croda dei Toni. La zona presenta diversi reperti risalenti al primo conflitto mondiale tra cui resti di trincee e muri a secco. Volgiamo per un tratto verso sinistra osservando la grande calotta detritica che caratterizza il Collerena. Si potrebbe guadagnarne la cima risalendo l'instabile ma ripidissimo pendio. Conviene invece mantenere il sentiero segnato che ne taglia in piano tutto il pendio rivolto ad occidente. Il tracciato appare semplice e comodo: ne osserviamo lo sviluppo puntando all'evidente forcella che divide il Collerena dalla Croda dei Toni. La vista è la più bella dell'itinerario, d'altra parte il profilo della Croda dei Toni non può non stupire per la sua eleganza e per le impressionanti verticalità che ne caratterizzano la struttura sommitale. Il paesaggio alle spalle non è meno significativo offrendo un inusuale scorcio verso le Cime di Lavaredo, la Croda del Passaporto, il Monte Paterno e le Crode dei Piani. L'accesso alla Forcella Croda dei Toni (Zwölferscharte – m 2524) concede un colpo d’occhio ancora più spettacolare sulla parete settentrionale della Croda dei Toni e sui grandi ghiaioni che ne circondano la base. Possiamo ora abbandonare il proseguo del sentiero 107 per rimontare verso sinistra la cresta sudorientale del Collerena. Non vi è sentiero né segnavia, l’orientamento è tuttavia banale trattandosi di un crinale ampio e facile caratterizzato da un fondo detritico non troppo ripido; è inoltre presente qualche affioramento di dolomia facilmente scavalcabile. In una decina di minuti dalla forcella guadagniamo il vasto pianoro che caratterizza la vetta del Collerena (Sandbühel – m 2607 – ore 2,15 dalla partenza). Il panorama sommitale è di sorprendente ampiezza. Alla Croda dei Toni e alle cime già indicate in precedenza nell’area delle Tre Cime di Lavaredo, si aggiunge la vista verso oriente con in primo piano il Monte Popera, Cima Undici e la Croda Rossa di Sesto. Verso settentrione notiamo Cima Una e le Crode Fiscaline. Il rientro avviene a ritroso per un cammino complessivo intorno alle 4 ore di marcia. Cenni sulla flora:
L’ambiente attraversato dall’escursione è caratterizzato esclusivamente da substrati calcareo-dolomitici e ciò si riflette, naturalmente, sulla ricca flora del settore. Segue una lista delle principali specie osservate in occasione della stesura di questo testo e quindi nel mese di agosto. 1) Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. E’ un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli. 2) Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S.squarrosa, curve e aperte su tutta la lunghezza in S.caesia. L’abbiamo osservata proprio lungo la cresta sommitale, tra la Forcella Croda dei Toni e la vetta. 3) Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri subsp.oxyloba) 4) Potentilla lucida (Potentilla nitida). Caratteristica nel suo portamento strisciante, offre alcune tra le fioriture più spettacolari delle Dolomiti. 5) Valeriana strisciante (Valeriana supina): endemica dell’arco alpino, predilige i ghiaioni rocciosi su substrato calcareo. 6) Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. E’ un endemismo del nordest italiano caratterizzato in luglio da belle infiorescenze di colore blu. 7) Minuartia austriaca (Minuartia austriaca). Endemismo delle Alpi Orientali presente nei macereti e nei ghiaioni 8) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum); Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie. 9) Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum) 10) Napello (Aconitum napellus) 11) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 12) Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides) 13) Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp.rhaeticum) 14) Crepide dorata (Crepis aurea) 15) Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides) 16) Linaiola d’alpe (Linaria alpina) 17) Nontiscordardime (Myosotis alpestris) 18) Graminia di Parnasso (Parnassia palustris) 19) Spillone alpino (Armeria alpina) 20) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) 21) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum) 22) Biscutella montanina (Biscutella leavigata) 23) Campanula barbata (Campanula barbata) 24) Genzianella (Gentiana verna) 25) Verga d’oro (Solidago virgaurea) 26) Genziana nivale (Gentiana nivalis) 27) Piede di gatto (Antennaria dioica) 28) Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata) 29) Romice scudato (Rumex scutatus) 30) Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia) 31) Primula orecchia d’orso (Primula auricula) 32) Iberidella alpina (Hornungia alpina) 33) Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia) 34) Luparia (Aconitum lycoctonum) 35) Moehringia cigliata (Moehringia ciliata) 36) Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima) 37) Campanula di monte (Campanula scheuchzeri) 38) Carlina segnatempo (Carlina acaulis) 39) Genziana alata (Gentiana utriculosa) 40) Saussurea cordata (Saussurea discolor) presente nei prati presso la partenza.
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