Vallaccia

VALLACCIA (VALACIA - m 2637)

Posto sulla sinistra orografica della Val Fassa, il piccolo gruppo dolomitico dei Monzoni resta nel complesso un po’ in disparte; gran parte degli escursionisti si accalcano infatti nei più famosi gruppi montuosi circostanti quali il Catinaccio, il Sella e la Marmolada. Come spesso accade tutto ciò è sinonimo di un ambiente suggestivo grazie al minor impatto dell’uomo sulle montagne. La massima elevazione del gruppo è la Vallaccia ed è un vero piacere poterne raggiungere la cima con difficoltà che restano a livello escursionistico. Apprezzerete senz’altro una natura incontaminata e le suggestioni di un angolo di Trentino di assoluto valore e interesse. Suggeriamo per la salita il mese di luglio oppure settembre per usufruire del servizio navetta che sale fino alla Malga Monzoni. Consigliamo in ogni caso d’informarsi anticipatamente in relazione al periodo d’esercizio dei pulmini evitando l’affollamento d’agosto e non cadendo nella tentazione d’anticipare troppo la salita. Il sentiero è infatti rivolto a settentrione e i resti di neve presenti salendo alla Forcella La Costella potrebbero, ad inizio stagione, intralciare il cammino.

L’escursione in breve:

Malga Monzoni (m 1862) - Pian di Muncioign (m 1900) - Rifugio Vallaccia (m 2273) - Forcella La Costella (m 2510) – Vallaccia (Valacia – m 2637)

Dati tecnici:

Partenza dalla Malga Monzoni (m 1862): Difficoltà: EE. In gran parte E; una breve frazione EE precede l’arrivo alla Forcella La Costella per via del fondo instabile e della leggera esposizione verso il salto rivolto a nord (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 775. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si accede alla partenza dalla Val di Fassa. In coincidenza del paese di Pozza di Fassa si abbandona la statale che percorre la valle volgendo ad occidente sulla stradina che risale la Valle di San Nicolò superando la piccola frazione di Meida. Si raggiunge la Malga Crocifisso dove si abbandona il proseguo della strada volgendo a destra per rimontare la Valle dei Monzoni. Il tratto aperto al traffico turistico ha termine poco oltre, quindi bisogna proseguire a piedi raggiungendo in 45 minuti circa di cammino la Malga Monzoni. Nei mesi di luglio, agosto e settembre è possibile raggiungere direttamente la Malga Monzoni abbreviando considerevolmente il percorso a piedi usufruendo del servizio di pulmini che parte presso l’Ufficio turistico di Pozza. Consigliamo ovviamente d’informarsi in relazione agli orari di salita.

Descrizione del percorso:

Lasciamo alle nostre spalle Malga Monzoni (m 1862) procedendo sull’ampia mulattiera a fondo sassoso. Siamo in ambiente prativo riposante e in pochi minuti guadagniamo la località Pian di Muncioign (m 1900) dove troviamo un importante bivio. Tralasciamo il proseguo che condurrebbe al Rifugio Taramelli per volgere a destra seguendo il cartello indicante il Rifugio Vallaccia (segnavia 624). Sempre su mulattiera affrontiamo una frazione particolarmente ripida e faticosa, per lo più all’ombra del fitto bosco di conifere. Una schiarita permette d’osservare le rocce del Sas Morin quindi ignoriamo un ulteriore bivio segnalato, sulla sinistra, per il Rifugio Taramelli. Poco oltre siamo all’uscita dal bosco con la pendenza del percorso che si attenua in modo significativo. Tra idilliaci prati verdi, bordeggiamo una serie di modeste costruzioni in legno, una delle quali funziona, nei periodi d’alta stagione, come punto d’appoggio. Il panorama si apre sino a scorgere, alle nostre spalle, la grandiosa parete meridionale della Marmolada. In salita ora moderata raggiungiamo nel pascolo un evidente bivio segnalato dal cartello: lasciamo l’ampio percorso seguendo il bel tratturo che traversa a sinistra. Superiamo il pendio riallacciandoci poco sopra alla mulattiera; rasentiamo una malga quindi la mulattiera lascia il posto ad un buon sentiero che rimonta il ripido pendio prativo. In breve arriviamo a scorgere il rifugio Valaccia con, alle sue spalle, le rocce dell’omonima cima. Su tracciato scavato nel manto erboso raggiungiamo in breve la costruzione, gestita nel periodo estivo (m 2273 – ore 1,20 dalla partenza).

Il sentiero 624 continua oltre il rifugio tagliando diagonalmente un piccolo ghiaione detritico. Nel proseguo camminiamo all’interno di un modesto solco con parecchi cespugli di rododendro sulla sinistra, particolarmente suggestivo ad inizio luglio nel periodo della fioritura. Subito al di sopra torniamo ad osservare il grande costone roccioso ricadente dalla cima della Vallaccia. Il sentiero muove in questa direzione assecondando le ondulazioni del terreno con pendenze ora modeste. Puntiamo alla base della rupe rocciosa raggiungendola in coincidenza di una paretina di roccia dal curioso colore rosato. Siamo ad una marcata biforcazione ben segnalata dai cartelli. A destra si prosegue in direzione della Sforcela de Valacia (Forcella Vallaccia) e del Bivacco Zeni mentre a sinistra si contorna il lungo costone di roccia dolomitica per salire alla Forcella La Costella. Scegliamo quest’ultima opportunità seguendo il marcato sentiero e restando impressionati dalla verticalità delle rupi che sovrastano il tracciato. Bellissimo il panorama che si apre progressivamente verso nord abbracciando non solo il Gruppo della Marmolada ma anche il massiccio del Sella. In lunga diagonale ascendente proseguiamo con la salita che diviene a tratti ripidissima. Il fondo detritico molto instabile costituisce in questo tratto un elemento a cui prestare attenzione complice il salto presente alla nostra sinistra. Si tratta dell’unica frazione a richiedere un certo impegno e con piede fermo la superiamo in qualche minuto accedendo infine alla marcata Forcella La Costella (m 2510 – ore 0,50 dal Rifugio Vallaccia - ore 2,10 dalla partenza). Si tratta di un ottimo punto panoramico dal quale osserviamo l’intero vallone appena risalito nonchè il versante rivolto a meridione. Da rilevare la presenza, nei grandi massi subito a destra rispetto alla forcella, della rara ed endemica Androsace helvetica, pianta pulvinante che fiorisce precocemente nella primissima parte dell’estate.

Per raggiungere la cima della Vallaccia dobbiamo ora seguire il sentiero che sale a destra. Nel tratto inferiore restiamo prospicienti al filo di cresta quindi, nel settore mediano, obliquiamo a sinistra tagliando diagonalmente e in salita un grande ghiaione inclinato. Le intemperie determinano il rotolamento continuo dei detriti per cui talvolta il sentiero può risultare in parte cancellato dalle ghiaie. Si tratta di brevi traversi che non pregiudicano in alcun modo il proseguo; da rilevare inoltre il passaggio in prossimità di un profondo spacco dove la neve si mantiene sino a stagione inoltrata. In breve raggiungiamo i facili prati sommitali con il sentiero, scavato nel manto erboso, che guadagna infine l’esile cresta sommitale. Ne seguiamo il filo detritico accedendo senza alcuna difficoltà al punto più elevato (m 2637 – ore 0,20 dalla Forcella La Costella – ore 2,30 dalla partenza).

Grandioso il panorama grazie al relativo isolamento della cima. Sono visibili molti famosi gruppi dolomitici. Verso sud osserviamo il grande paese di Moena con a destra le pendici del Latemar e l’ampio avvallamento del Passo di Costalunga. Volgendo a occidente è ben visibile il Gruppo del Catinaccio con specifico riferimento alle Torri del Vajolet e al Catinaccio d’Antermoia. Il panorama prosegue a settentrione con il Sassopiatto, il Sassolungo e il grande altopiano sommitale del Sella; appare evidente la piramide sommitale del Piz Boè. Grandiose appaiono le cime del Gruppo Marmolada quindi, volgendo ad oriente e a breve distanza, notiamo l’ampio semicerchio di cime nell’ambito dei Monzoni culminante nello Spiz del Malinvern. Il rientro avviene a ritroso per un totale di ore 4,30 di cammino.

Cenni sulla flora:

Abbiamo percorso questo itinerario all’inizio del mese di luglio riscontrando una grande ricchezza di specie, alcune delle quali endemiche. Segue una breve lista delle principali entità osservate.

Piante endemiche:

1)       Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. E’ un endemismo del nordest italiano caratterizzato in luglio da belle infiorescenze di colore blu.

2)       Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S.squarrosa, curve e aperte su tutta la lunghezza in S.caesia.

3)       Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri Ten. subsp.oxyloba) endemico delle Alpi centro orientali, presenta il fiore più grande fra le piante del genere Achillea.

4)       Androsace emisferica (Androsace helvetica). Endemica delle Alpi, è una delle piante più preziose osservabili lungo questo itinerario. Il portamento pulvinante, la sua spettacolare fioritura e l’habitat particolarmente selettivo rendono questa pianta estremamente spettacolare. Sono presenti alcuni pulvini sui massi di roccia presenti in coincidenza della Forcella La Costella.

5)       Senecio biancheggiante (Senecio incanus), endemico delle Alpi con isolate stazioni disgiunte nell’Appennino Tosco Emiliano.

Altre specie osservate:

1)      Vedovella celeste (Globularia cordifolia)

2)      Stella alpina (Leontopodium alpinum)

3)      Potentilla lucida (Potentilla nitida). Caratteristica nel suo portamento strisciante, offre alcune tra le fioriture più spettacolari delle Dolomiti.

4)      Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp.rhaeticum)

5)      Sedo di Carinzia (Sedum atratum subsp. carinthiacum); piuttosto raro sulle Dolomiti è stato osservato nei pendii detritici tra il Rifugio Vallaccia e la Forcella La Costella. Altri esemplari sono posizionati nel settore sommitale della Vallaccia, un centinaio di metri sotto la vetta.

6)      Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

7)      Crepide dorata (Crepis aurea)

8)      Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

9)      Acino alpino (Acinos alpinus)

10)   Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

11)   Veratro comune (Veratrum album)

12)   Genzianella (Gentiana verna)

13)   Nigritella comune (Nigritella nigra)

14)   Nigritella rossa (Nigritella miniata)

15)   Borracina verde scura (Sedum atratum)

16)   Astro alpino (Aster alpinus)

17)   Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

18)   Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

19)   Cariofillata montana (Geum montanum)

20)   Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

21)   Sulla alpina (Hedysarum hedysaroides)

22) Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

23)   Genzianella (Gentiana verna)

24)   Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

25)   Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

26)   Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

27)   Croco (Crocus vernus)

28)   Viola gialla (Viola biflora)

29)   Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata)

30)   Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

31)   Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia)

32)   Ranuncolo di Seguier (Ranunculus seguieri)

33) Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

34) Genziana nivale (Gentiana nivalis)

35)   Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

36)   Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

37)   Bartsia alpina (Bartsia alpina)

38)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

39)   Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

40)   Garofano selvatico (Dianthus sylvestris)

41) Veronica minore (Veronica aphylla)

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