Pelvo (Pic de Caramantran)

MONTE PELVO (PIC DE CARAMANTRAN - m 3021)

Posto in pieno crinale principale delle Alpi, il Monte Pelvo, nonostante la relativa facilità d’accesso, è un “3000” di tutto rispetto in grado di donare un panorama sconfinato sui due versanti, quello piemontese e quello francese. Il Colle dell’Agnello con i suoi 2748 metri è uno dei più alti valichi stradali d’Europa e permette un’ascesa al Pelvo tutto sommato poco faticosa potendo guadagnare il punto più alto in appena un’ora e mezza di salita. Nessun problema se desiderate camminare di più. Il Colle dell’Agnello offre molte altre escursioni tra le quali merita particolare menzione l’ascesa al Pan di Zucchero. Le due salite impegnano in modo sufficiente una bella giornata in quota. Inutile ricordare l’importanza di incamminarsi solo con tempo davvero stabile: un temporale a 3000 metri non è mai raccomandabile e la neve può cadere a questa altezza in tutte le stagioni.

L’escursione in breve:

Colle dell’Agnello (m 2748) – punto basso (m 2675) – Col de Chamoussière (m 2884) – Monte Pelvo (Pic de Caramantran – m 3021)

Dati tecnici:

Partenza dal Colle dell’Agnello (m 2748): Difficoltà: E  (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 346. Acqua sul percorso: assente

 Accesso:

L’accesso avviene risalendo la Valle Varaita su comoda strada provinciale. Attraversiamo diversi paesi tra i quali ricordiamo Sampeyre, Casteldelfino e Pontechianale con il suo lago. In ultimo siamo a Chianale, ultima frazione della valle. La strada prosegue in direzione del confine di stato: con parecchi tornanti guadagniamo ripidamente quota rasentando lo splendido Lago del Pic d’Asti. Procediamo tra i pascoli d’altitudine raggiungendo infine la frontiera in coincidenza del Colle dell’Agnello, uno dei più alti valichi alpini transitabili in automobile. Da notare, poco prima del confine di stato, il bellissimo panorama verso il Pan di Zucchero, il Pic d’Asti e, ancora più a destra, sul grandioso Monte Viso. Lasciamo l’automobile presso il valico con lo sguardo che si estende al versante francese.

Descrizione del percorso:

Lasciata l’automobile in coincidenza del Colle dell’Agnello (m 2748) procediamo a piedi nel versante francese. Un breve tratto di sentiero cala permettendo di raggiungere e toccare il sottostante tornante della strada in coincidenza del quale passiamo sul sentiero che si separa a sinistra.

Seguiamo la facile traccia che traversa in debole pendenza tra macereti d’altitudine e vaste pietraie. Ad inizio stagione sono spesso presenti nevai residui. Raggiungiamo il punto più basso dell’escursione in prossimità della confluenza con il più marcato sentiero G.R 58 (ore 2675 – ore 0,20 dalla partenza). Lo seguiamo verso sinistra ricominciando progressivamente a prendere quota. Da notare sulla destra la vista costante sul profondo vallone che scende in direzione di Molines-en-Queyras. Verso nordovest notiamo invece, sul crinale, l’evidente avvallamento del Col de Chamoussière in direzione del quale procede il nostro tracciato. Il sentiero si sviluppa in lunga diagonale ascendente su fondo che resta nel complesso facile, ricavato tra le rocce rotte e lo sfaticcio che caratterizzano il pendio. La salita appare non troppo impegnativa sviluppandosi in ambiente d’altitudine vasto e rassicurante. Ci portiamo sotto la verticale della sella mentre sulla destra siamo sovrastati dalle propaggini rocciose della Punta des Sagnes Longues sulle cui pendici non è difficile osservare gruppi di stambecchi. L’ascesa diviene decisa con una serie di tornanti più faticosi mentre alle spalle osserviamo le cime del Pan di Zucchero e del Pic d’Asti. Procedendo nella salita compare il Monte Viso. Il detrito è sostituito, a sorpresa, da una frazione erbosa con la salita che lascia spazio ad un macereto quasi in piano. Ad inizio stagione l’avvallamento è spesso occupato da un nevaio residuo o da un piccolo lago temporaneo. Subito oltre siamo al marcato Col de Chamoussière (m 2884), importante crocevia di sentieri.

Abbandoniamo il proseguo del tracciato G.R 58 e il sentiero che conduce al Col de Saint Véran volgendo con decisione verso sinistra per arrampicarsi in direzione del crinale principale di confine. Da notare, ad inizio estate, la vegetazione d’alta quota caratterizzata da pulvini radenti al terreno per tollerare i venti incessanti e le intemperie che caratterizzano il settore. Seppure in assenza di segnavia il sentiero appare ancora una volta ben evidente con la presenza in ogni caso di alcuni ometti di pietre. Si rimonta il pendio su fondo che permane detritico. Da rilevare sulla destra la vista dello slanciatissimo Roc della Niera, un’acuminata piramide rocciosa che pare indicare il cielo mentre verso sinistra lo sguardo supera il confine di stato raggiungendo il Monviso posto interamente in territorio italiano. Alle spalle la vista si allarga progressivamente raggiungendo all’orizzonte lontani ghiacciai. Verso nord la particolare angolazione permette di scorgere addirittura le cime ghiacciate della Valle d’Aosta.

Siamo ormai in vista della vetta del Pelvo. Il sentiero sale e raggiunge un’esile selletta che divide i due culmini che caratterizzano la sommità. Raggiungiamo dapprima la cima sud salendo lungo le roccette a destra. Si tratta di qualche minuto di cammino lungo l’esile ma elegante crinale sommitale. In ultimo, un salto roccioso lievemente esposto ma ricco di appigli permette di guadagnare il punto più alto (m 3021 – ore 1,20 dalla partenza).

Notevolissimo appare il paesaggio. In territorio italiano arriviamo ad osservare, nel fondovalle, il Lago di Pontechianale. Ben evidente osserviamo, lungo il crinale principale, la Punta dell’Alp mentre alle sue spalle appare, grandiosa ed imponente, la sagoma del Monte Viso. Altrettanto vasto ed esteso è il paesaggio in territorio francese sino ad osservare lontane catene montuose. Nelle giornate più terse si osserva, lontanissima, la grande cupola del Monte Bianco, massima cima dell’intera catena alpina. Verso occidente prosegue lo spartiacque abbassandosi nel Col de Saint Véran.

L’escursione procede andando a guadagnare il culmine nord del Monte Pelvo, quella che in genere è considerata la vetta principale. In realtà la quota è esattamente la medesima della Cima Sud. Per raggiungere la sommità si torna a ritroso sino alla selletta divisoria quindi si procede sull’evidente tracciato che rimonta l’ampia e moderata cupola sommitale sino a raggiungere il punto più alto (m 3021 – ore 1,30 dalla partenza). Appare impressionante il salto che dalla cima precipita verso settentrione a creare un forte contrasto con il pendio decisamente più dolce sfruttato per la salita. Ben visibile appare dal punto più alto il Colle dell’Agnello. Si ripete il paesaggio su entrambi i versanti trattandosi di una cima posta sul crinale principale e quindi sul confine italo francese. Il rientro avviene a ritroso per un cammino complessivo inferiore alle 3 ore.

Cenni sulla flora:

La zona del Colle dell’Agnello è di grande valore dal punto di vista botanico grazie alla presenza di specie caratteristiche delle quote più alte incluse alcune piante endemiche. Lo sviluppo dell’itinerario ad una quota prossima ai 3000 metri fa sì che le fioriture si protraggano, a seconda dell’andamento stagionale, sino ad estate inoltrata. Segue un estratto delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta nel mese di luglio.

1)    Violaciocca piemontese (Erysimum jugicola). È un subendemismo presente in Italia nelle Alpi Occidentali interessando Liguria, Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta.

2)    Achillea nana (Achillea nana). É una specie endemica delle Alpi Occidentali e Centrali ricoperta da un inconfondibile tomento lanoso bianco argenteo.

3)    Petrocallide dei Pirenei (Petrocallis pyrenaica). Splendida pianta, piuttosto rara in ampi settori delle Alpi, che forma cuscinetti trapuntati da numerosi, piccoli fiori rosa.

4)    Androsace pubescente (Androsace pubescens). Specie molto rara presente in Italia soltanto nelle Alpi Cozie, Graie e Pennine. Pochi esemplari sono presenti nelle roccette sommitali. Molto difficile da scorgere per via delle limitate dimensioni. Non teme il vento e il clima artico che caratterizza le vette oltre i 3000 metri.

5)    Draba di Fladniz (Draba fladnizensis). Specie molto rara e assai difficile da osservare per le sue dimensioni estremamente piccole. Sono presenti alcuni esemplari nelle roccette sommitali della Cima Sud del Pelvo.

6)    Sassifraga biflora (Saxifraga biflora). Molto simile a Saxifraga oppositifolia è un endemismo alpico osservabile nel tratto di sentiero compreso tra la partenza e Col de Chamoussière.

7)    Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia)

8)    Androsace carnicina (Androsace adfinis). Tipico endemismo delle Alpi Occidentali segnalato in Piemonte, Valle d’Aosta e nelle aree contigue in territorio francese. Androsace adfinis è specie che necessita d’ulteriori studi ed approfondimenti sono infatti note almeno tre diverse sottospecie (brigantiaca, puberula e carnea) con areali parzialmente sovrapposti e con numerose forme intermedie a rendere ancora più difficoltosa la determinazione.

9)    Ambretta strisciante (Geum reptans)

10)  Androsace vitaliana (Androsace vitaliana subsp. cinerea); bellissima pianta a portamento strisciante caratterizzata da fiori di colore giallo intenso. È presente con diversi cuscinetti in un macereto a breve distanza dal Colle dell’Agnello Vecchio.

11)  Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

12)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

13)  Astragalo elvetico (Oxytropis helvetica); endemismo delle Alpi Occidentali e Centrali con areale che interessa sia il versante italiano che quello francese e svizzero. In Italia è presente in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta.

14)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

15)  Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

16)  Bartsia alpina (Bartsia alpina)

17)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

18)  Iberidella alpina (Hornungia alpina)

19)  Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum)

20)  Spillone alpino (Armeria alpina)

21)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

22)  Draba gialla (Draba aizoides)

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