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MONTE GARDENA (m 2117)
Ben noto come meta sci alpinistica ma quasi sconosciuto agli escursionisti, il Monte Gardena, sebbene poco appariscente rispetto alle cime circostanti, rivela un panorama di vetta davvero grandioso. Soprattutto verso oriente offre uno straordinario paesaggio verso la lunga dorsale di cime calcaree che costituiscono quelle che, talvolta, sono chiamate “Piccole Dolomiti Scalvine”. Tra le vette più importanti sono senz’altro da citare la Cima Mengol, il Cimone della Bagozza, il Monte Sossino e infine il Pizzo Camino, l’ultima elevazione rilevante volgendo verso sudovest. Siamo convinti che nel pieno della stagione estiva gli escursionisti sceglieranno mete più ambite e camminate più lunghe, tuttavia, il Monte Gardena, offre una bellezza che non ti aspetti proprio al momento del disgelo, quando la neve ancora presente sulle catene circostanti trasforma le montagne in soggetti fotografici straordinari. Accade così che, tra maggio e giugno, un’innocua gita si trasformi in un ambiente idilliaco indimenticabile. L’unico ostacolo può essere dato dai nevai residui talvolta presenti tra il Passo del Vivione e la Baita Glaiola. Consigliamo di informarsi presso il Rifugio Vivione circa la percorribilità del sentiero ad inizio stagione. L’escursione in breve: Passo del Vivione (m 1828) – Baita Glaiola (m 1941) – anticima (m 2077) – Monte Gardena (m 2117) Dati tecnici: Partenza dal Passo del Vivione (m 1828): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino alla Baita Glaiola; assente nel tratto successivo ma con percorso in ogni caso non difficile da identificare con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 289. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Si accede alla partenza risalendo la Val Camonica sino a Boario Terme dove troviamo il bivio per la poco conosciuta Val di Scalve. La provinciale rimonta, in una trentina di chilometri, l’intero solco vallivo in un ambiente selvaggio a tratti molto suggestivo con belle vedute sui gruppi montuosi circostanti tra cui l’imponente Presolana. L’ultimo importante paese, a oltre 1100 metri di quota, è Schilpario; subito oltre la strada si fa tortuosa salendo ripidamente in direzione del Passo del Vivione. Superata la località Cimalbosco la carreggiata diviene particolarmente stretta e occorre molta attenzione negli eventuali incroci con macchine che marciano in direzione contraria. In ultimo la pendenza decresce sino a guadagnare l’ampio Passo del Vivione (m 1828) in coincidenza del quale sorge l’omonimo rifugio (parcheggio presso la struttura). Descrizione del percorso: Il panorama, in coincidenza del valico, appare già interessante. Verso nordest la particolare angolazione permette uno splendido scorcio verso il gruppo dell’Adamello. Da rilevare inoltre, in coincidenza del passo, una zona paludosa, a sinistra del piano stradale salendo dalla Val di Scalve, particolarmente ricca di flora e come tale di grande interesse per i botanici. Il nostro percorso, chiaramente indicato dai cartelli, segue il segnavia 428 inerpicandosi nei prati e nel rado lariceto che sovrasta a sudest il Passo del Vivione. L’alberatura molto rada concede in questa prima frazione diversi eccellenti punti panoramici con ottimi scorci sulle montagne circostanti. Avanziamo tra vegetazione cespugliosa e pino mugo con la traccia di sentiero che volge con decisione verso oriente. La salita lascia spazio alle facili ondulazioni che permettono l’aggiramento a mezza costa del Monte I Colli. Con dislivelli minimi ci affacciamo sulla parte superiore della Valle Vivione con la possibilità di incontrare facili nevai in scarsa pendenza anche a fine primavera. La visione verso nord dei lontani ghiacciai dell’Adamello accompagna nei giorni tersi il cammino rendendolo oltremodo piacevole e panoramico. Il cammino prosegue alternando brevi settori prativi con altre frazioni maggiormente alberate. Volgiamo verso destra per aggirare un ampio vallone intensamente boscato che viene superato dal sentiero in diagonale ascendente. La posizione riparata e rivolta verso nordovest del canalone fa sì che in questo tratto la neve persista a lungo, di solito fino a giugno, sostituendo il sentiero con un ripido scivolo innevato da affrontarsi con molta cautela in caso di ghiaccio. E’ a questa frazione che abbiamo fatto riferimento nel paragrafo introduttivo sottolineando l’importanza di telefonare al Rifugio Vivione per saperne di più sul suo stato di percorribilità. Nella stagione estiva non vi è alcun problema trattandosi di un sentierino semplicissimo e ben scavato nel pendio. Terminato l’aggiramento del canalone guadagniamo un bel pulpito (circa m 2000) dal quale inquadriamo, proprio di fronte a noi, la tozza sagoma del Monte Gardena, obiettivo finale della nostra ascensione. Il sentiero volge con decisione verso destra aggirando l’ampia conca per lo più erbosa che ci divide dalla vetta. Il percorso appare ben scavato tra l’alberatura risultando come una lunga diagonale che incide il bosco. Perdiamo rapidamente quota con il paesaggio che offre di fronte a noi una visione entusiasmante ed inattesa: compare infatti la lunga dorsale culminante nel Cimone della Bagozza e nella Cima Mengol. Più a sud osserviamo la grande piramide, per lo più rocciosa, del Pizzo Camino. Usciti dalla boscaglia perdiamo gli ultimi metri che precedono l’arrivo alle rovine della Baita Glaiola (m 1941 – ore 1 dalla partenza), posizionata in un magnifico terrazzo erboso. Ancora pochi metri di discesa in ambiente vasto e luminoso conducono al cartello che segnala il proseguo per il Rifugio Bagozza e soprattutto la deviazione, alla nostra sinistra, per il Monte Gardena. Scegliamo quest’ultima possibilità con il percorso, sebbene non segnato, che appare, con buona visibilità, ben evidente. Si aggira l’ampia conca con scorcio, verso meridione, sulle cime calcaree della Presolana e del Ferrante. Il contrasto è forte, soprattutto in confronto con le alte cime visibili ad occidente, di evidente natura silicea, che caratterizzano la parte settentrionale delle Alpi Orobie. Alle nostre spalle notiamo inoltre come la Baita Glaiola sia sovrastata da una modesta elevazione di forma piramidale, per lo più erbosa, che impedisce la visione delle cime poste a destra del Monte Ferrante. Il nostro cammino muove verso oriente riprendendo a salire in direzione dell’ampio crinale che discende dall’anticima del Monte Gardena. Andiamo a sfiorare un modesto avvallamento talvolta occupato da un piccolo laghetto temporaneo quindi la salita si fa più decisa e faticosa. Il panorama si apre spettacolare alla destra sul vallone ampio e poco pendente in cui è posta Malga Campelli, immediatamente ai piedi del Cimone della Bagozza. Curiosamente, sebbene non vi siano segnavia, incontriamo un’evidente traccia di sentiero che rimonta la spalla erbosa per guadagnare l’anticima posizionata a sudest del Monte Gardena (m 2077). Indimenticabile il panorama e non solo sulle prospicienti Piccole Dolomiti Scalvine; la vista si apre infatti verso nord in direzione del prospiciente Monte Campione mentre sullo sfondo appaiono, parzialmente coperte, le vette ghiacciate dell’Adamello. Il nostro percorso prosegue volgendo verso nordovest a ricalcare fedelmente il filo di cresta sempre erboso e rassicurante; il salto che precipita alla nostra destra è infatti notevole ma la traccia si mantiene ampia e a distanza di sicurezza escludendo ogni difficoltà. In ultimo guadagniamo il punto più alto (m 2117 – ore 1,30 dalla partenza) con paesaggio grandioso aperto ora a 360°. Verso occidente compaiono le vette all’estremità delle Alpi Orobie a sovrastare il Passo del Vivione. Verso sudest l’orizzonte è occupato dalla lunga costiera dall’aspetto dolomitico nella quale svettano, da sinistra verso destra, il Pizzo della Presolana, Monte Ferrante, Monte Vigna Vaga e Pizzo di Petto. Si ripete, ovviamente, il panorama verso Pizzo Camino e i vicini Cimone della Bagozza e Cima Mengol, nonché lo scorcio sul distante Gruppo dell’Adamello. Il rientro avviene a ritroso in meno di 3 ore complessive. Abbiamo eseguito la salita appena descritta alla fine del mese di maggio ammirando le prime fioriture della stagione. Tra le principali specie osservate ricordiamo l’endemica Primula di Val Daone (Primula daonensis) presente con diversi esemplari proprio lungo la cresta sommitale del Monte Gardena. Tra le altre specie ossevate ricordiamo: 1) Croco (Crocus vernus), 2) Erica carnea (Erica carnea), 3) Genziana di Clusius (Gentiana clusii), 4) Genzianella (Gentiana verna), 5) Soldanella alpina (Soldanella alpina), 6) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus), 7) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum), 8) Ranuncolo erba-tora (Ranunculus thora), 9) Azalea alpina (Loiseleuria procumbens). N.B Come premesso nell’introduzione, il percorso descritto può presentare, a stagione troppo anticipata (aprile – maggio), tratti pericolosamente ghiacciati e inclinati nel tratto compreso tra la partenza e la Baita Glaiola. In questo caso è possibile salire al Monte Gardena con un itinerario del tutto diverso, rivolto per lo più al sole di mezzogiorno e quindi libero dalla neve con maggior anticipo. Scegliendo questa possibilità non è necessario raggiungere in auto il Passo del Vivione. Salendo da Schilpario si raggiunge la località Cimalbosco e il vicino Rifugio Bagozza. Parcheggiata l’auto si prosegue a piedi lungo l’ampia carrareccia che si separa a destra in direzione della Malga Campelli. Superata Malga Rena si interseca il segnavia 428 che, seguito verso sinistra, sale alla Baita Glaiola per prati assolati escludendo il tratto di sentiero che proviene dal Passo del Vivione. Il proseguo coincide con quanto descritto sopra sino a portarsi in vetta.
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