Mancinello - Serra dei Baichetti

SERRA DEI BAICHETTI (m 1510)

LE PIAGGE (m 1478)

MONTE MANCINELLO (m 1444)

Camminare in una meravigliosa solitudine tra boschi incantati e panorami estesi tra cime di crinale. È un qualcosa di possibile nell’ambito dell’Appennino Tosco Emiliano scegliendo itinerari poco noti e lontani dai centri più importanti. I monti della Riva offrono un ambiente di questo tipo; a cavallo tra la Valle dell’Ospitale e quella del Dardagna sono caratterizzati da una lunga dorsale per lo più boscata scampata al nefasto intervento dell’uomo sempre pronto purtroppo a disboscare e a snaturare l’ambiente. L’escursione, così come descritta di seguito, presenta ulteriori aspetti di grande interesse ambientale. Si tocca il Lago di Pratignano, una torbiera naturale, una vera e propria miniera di biodiversità nella quale scoprire splendide specie floreali. L’escursione tocca inoltre le bellissime Cascate del Dardagna, tra le più scenografiche dell’intero Appennino Settentrionale. Consigliamo la percorrenza di questo percorso alla fine della primavera, tra maggio e giugno, per godere dell’arrivo della primavera in quota oppure in autunno, con i suoi colori magici. Da evitarsi l’inverno per via dell’innevamento spesso consistente.

L’escursione in breve:

Baita del Sole (circa m 1500) – innesto sentiero 401 (m 1563) – Passo del Lupo (m 1496) – Passo della Riva (m 1454) – Serra dei Baichetti (m 1510) – Le Piagge (m 1478) – Monte Mancinello (m 1444) – Lago Pratignano (m 1307) – a ritroso sino al Passo della Riva (m 1454) – innesto sentiero 337 – innesto sentiero 333 – Cascate del Dardagna – Madonna dell’Acero (m 1198)

Dati tecnici:

Partenza dalla Baita del Sole (m 1500): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nella breve deviazione al Monte Mancinello. Dislivello assoluto: m 383. Acqua sul percorso: abbondante fonte presso la partenza (Fonte Polla)

Accesso:

Provenendo da Bologna si risale la SS 64 Porrettana passando per Sasso Marconi, Marzabotto, Vergato e Riola. Presso Silla la deviazione segnalata indica a destra la provinciale per Lizzano in Belvedere. Chi proviene da Pistoia segue la statale Porrettana passando per Porretta Terme sino a raggiungere Silla e volgendo infine a sinistra per Lizzano. Tre chilometri oltre Lizzano, nella piccola frazione di Villaggio Europa, troviamo l’ulteriore bivio a sinistra che conduce a Vidiciatico, La Cà e infine a Madonna dell’Acero, in pratica l’ultima frazione prima di portarci nel settore dell’alto Appennino subito sotto il crinale principale tosco emiliano. Oltre il paese procediamo per un paio di chilometri sino al lago del Cavone (m 1415); la strada supera lo specchio d’acqua e risale in breve sino al suo termine presso la Baita del Sole – Ristorante del Cardinale in coincidenza del Capo Scuola per gli sciatori. In estate i rifugi sono chiusi e abbondano le possibilità di parcheggio.

Descrizione del percorso:

L’itinerario ha inizio presso la Baita del Sole (m 1500); la superiamo tra i prati (campi di sci) trovando dietro di essa, sulla destra, i cartelli che segnalano il sentiero per i laghi Scaffaiolo e Pratignano. Seguiamo il tracciato in questa prima parte su ampia sterrata che traversa con scarsi dislivelli: notiamo, davanti a noi, qualche scorcio in direzione del crinale che dallo Spigolino digrada nei monti della Riva. Poco oltre entriamo nel folto della faggeta; procediamo verso ovest quindi raggiungiamo un pronunciato tornante della sterrata che volge bruscamente a sinistra divenendo più ripida. Il percorso si assottiglia e diviene un buon sentiero mentre i faggi lasciano posto ad una piccola abetaia. Di fronte a noi notiamo il bosco divenire più rado e possiamo scorgere, non distante, il crinale appenninico. Subito oltre siamo all’aperto: la prateria d’altitudine sostituisce il bosco quindi raggiungiamo un importante bivio. Lasciamo il tracciato per il Lago Scaffaiolo volgendo a destra sul sentierino diretto verso il Passo del Lupo (cartelli segnaletici appesi ad un abete). Il tratto che segue è particolarmente suggestivo: procediamo tra i prati, in facile saliscendi, andando a scavalcare un bel torrente d’acqua limpida. Siamo nella cosiddetta Val di Gorgo dominata a sud e ad occidente dalle cime appenniniche. Il percorso obliqua a destra portandosi al limite tra il bosco e la zona prativa in un settore dove abbondano le piante di mirtillo. Subito oltre siamo di nuovo nella faggeta con percorso che perde per un breve tratto quota andando a scavalcare un altro fosso con torrente. Risaliamo la costa opposta entrando nel folto del bosco su comodo fondo terroso. Con pendenza moderata saliamo lungamente sino a guadagnare il soprastante crinale in coincidenza di una marcata selletta (m 1563). Volgiamo verso destra sul sentiero di crinale contrassegnato dal n° 401, con ampie vedute verso lo spartiacque principale, portandosi in pochi minuti al Passo del Lupo (m 1496 – ore 0,50 dalla partenza). Notiamo la presenza di un antico pilastro confinario in pietra arenaria; il crinale dei monti della Riva era infatti, fino all’unità d’Italia, il confine di stato tra il Ducato di Modena e lo Stato della Chiesa. Lungo i crinali della zona non è raro imbattersi in queste antiche pietre cilindriche, mute testimoni delle divisioni politiche che caratterizzarono il medioevo nel nostro paese.

La nostra escursione procede verso nord mantenendo il sentiero 401 che si sviluppa in coincidenza o in prossimità del crinale che caratterizza i Monti della Riva. L’ambiente è in prevalenza boschivo con il sentiero che attraversa splendide faggete; non mancano tuttavia magnifici scorci panoramici in direzione dello spartiacque principale appenninico con in evidenza la vetta dello Spigolino e il valico della Croce Arcana inconfondibile per i ripetitori posti in sua coincidenza. Sono inoltre visibili le cime del Corno alle Scale e del Monte Cimone, massime elevazioni rispettivamente del bolognese e del modenese.

Una breve salita conduce alla cima della Serra dei Baichetti (m 1510). Diffidate delle molte cartine che posizionano questa vetta in una posizione diversa o con una quota sbagliata; altre mappe non ne indicano affatto il toponimo. In realtà, sebbene sia un’elevazione non così marcata, è facilmente riconoscibile grazie alla piccola sommità caratterizzata da alcuni massi d’arenaria del tutto libera dall’alberatura. Il risultato è un’ottima visione, ancora una volta, del vasto settore sommitale compreso tra Monte Nuda, il Corno alle Scale, il Cornaccio, il Monte Cupolino, lo Spigolino, il Passo di Croce Arcana, Monte Libro Aperto e Monte Cimone. La neve, presente di solito sulle maggiori vette sino a maggio, abbellisce ulteriormente un panorama comunque molto bello. Il sentiero prosegue, facile ed evidente, lasciando alle spalle la Serra dei Baichetti per procedere in prossimità del filo di crinale con vista estesa alla testata della Valle dell’Ospitale. Il Monte Cimone con la sua piramide quasi perfetta domina il circondario. Andiamo a lambire l’insignificante sommità boscata denominata “Le Piagge” (m 1478) con il paesaggio che si apre questa volta verso oriente concedendo un’eccellente vista dall’alto della Valle del Dardagna. Il solco vallivo, dominato dalle cime del Corno alle Scale, del Monte Nuda e del Monte Grande, appare intensamente boscato. Ad interrompere la continuità della foresta è il piccolo spazio prativo che accoglie Madonna dell’Acero oltre ad essere visibile la provinciale che sale al Lago e Rifugio Cavone.

Il sentiero 401 prosegue abbandonando il crinale del Monte della Riva per debordare a sinistra nel versante modenese. Caliamo nel bosco che si fa denso e ombroso, aspetto che sarà apprezzato da chi percorrerà il sentiero in estate potendo così godere di una piacevole frescura. Si ignora la biforcazione segnalata a sinistra per il paese di Ospitale (segnavia 409) mantenendo il sentiero 401 e raggiungendo una splendida apertura prativa immediatamente ai piedi del modesto Monte Mancinello. Debordando a destra, senza via obbligata, si raggiunge facilmente, con una breve digressione tra ripidi pendii erbosi, il punto più alto del Mancinello (m 1444), posizionato ancora una volta lungo il crinale dei Monti della Riva, al confine tra le province di Modena e Bologna. Ripreso il sentiero 401 proseguiamo verso il Lago Pratignano attraversando una magnifica prateria erbosa costellata di splendide fioriture. Si tratta di una frazione quasi pianeggiante in un ambiente aperto in grado di infondere distensione grazie al verde intenso dei pendii circostanti. Siamo in ultimo al lago, in effetti una torbiera naturale di enorme valore naturalistico per la presenza di rare specie floreali e faunistiche (ore 2,05 dalla partenza più ulteriori 25 minuti di cammino se si decide di salire il Monte Mancinello).

Percorso di ritorno:

Per rientrare alla partenza si percorre a ritroso, per un lungo tratto, il sentiero precedentemente descritto sino a riportarsi al Passo della Riva (m 1494 – ore 1,20 dal Lago Pratignano - ore 3,25 dalla partenza più ulteriori 25 minuti salendo anche il Monte Mancinello). Nel proseguo andiamo a suggerirvi un’interessante modifica del percorso abbandonando quello di andata per andare alla scoperta delle bellissime Cascate del Dardagna. Si tratta, in coincidenza del valico, di abbandonare il segnavia 401 che prosegue lungo la dorsale dei Monti della Riva per volgere a sinistra sul sentiero 337 (indicazioni).

Il sentiero penetra in una fitta faggeta dapprima traversando poco al di sotto del crinale con scarsi dislivelli. Proseguendo l’itinerario volge verso sudest perdendo rapidamente quota nel bosco sino a raggiungere il fondo del valloncello scavato dal Torrente Dardagna. Il guado del corso d’acqua può rivelarsi impegnativo nel periodo del disgelo (aprile – giugno) quando la portata d’acqua è normalmente la maggiore dell’anno. Passati sulla destra orografica del solco vallivo troviamo il bivio a destra che riporta, con il segnavia 333, alla partenza chiudendo in breve l’escursione. Chi ne ha la possibilità è incoraggiato tuttavia ad ignorare la deviazione per andare alla scoperta delle Cascate del Dardagna. Procedendo in questa direzione trascuriamo un secondo bivio sulla destra che porterebbe a salire sino alla provinciale poco a monte del Lago e Rifugio Cavone. Caliamo tra i faggi sino al cartello indicante sulla sinistra la giusta direzione per le cascate. Il sentiero si fa progressivamente più ripido sino a guadagnare il primo salto d’acqua (ore 0,45 dal Passo della Riva – ore 4,10 dalla partenza più ulteriori 25 minuti di cammino per chi ha salito il Monte Mancinello).

Il tracciato prosegue perdendo ulteriore quota ma restando comunque in prossimità del torrente del quale udiamo il fragore e l’umidità. Poco sotto un secondo salto d’acqua colpisce per l’ampiezza del getto e la vasca d’acqua limpidissima che si raccoglie sotto alla cascata. I giochi d’acqua proseguono nel terzo salto, meno alto ma altrettanto bello, sempre immerso nella fitta foresta. Il sentierino raggiunge la massima pendenza calando molto ripidamente ma sempre ben tracciato con staccionate come corrimano ad annullare ogni reale difficoltà. Siamo in breve al quarto ed ultimo salto a termine delle rapide nonché il più famoso essendo quello raggiunto per primo per chi proviene dalla comoda mulattiera che ha inizio a Madonna dell’Acero. Con cautela ci si può districare tra i massi resi scivolosi dall’umidità in sospensione e dai muschi portandosi molto vicino al getto principale d’acqua. È questo l’ultimo fuoco d’artificio della nostra escursione che ci ha condotto alla scoperta d’uno dei luoghi più celebri dell’alto Appennino Bolognese. Si tratta di una meta molto frequentata nella stagione estiva e a giusta ragione considerata la straordinaria bellezza del luogo. Chi lo desidera può proseguire oltre le cascate riprendendo per un breve tratto quota sino ad una biforcazione. Abbandoniamo il sentiero 333 che procede mantenendosi in prossimità del Torrente Dardagna. Passiamo a destra sul segnavia 331 che risale in debole pendenza nel bosco alternando tratti di faggeta a rimboschimenti di conifere. Si raggiunge infine la piccola frazione di Madonna dell’Acero (m 1198) dove, a termine della nostra fatica, intercettiamo la provinciale che sale da Vidiciatico al Lago Cavone (ore 0,50 dalle Cascate del Dardagna – ore 5 complessive più ulteriori 25 minuti di cammino salendo anche il Monte Mancinello).

Per rientrare alla partenza si può fare l’autostop oppure risalire la provinciale a piedi per i 3 km che riportano infine presso la Baita del Sole. Ancora meglio sarebbe disporre di due auto lasciandone una, ad inizio escursione, proprio a Madonna dell’Acero per poi salire alla Baita del Sole con l’altro automezzo.

Cenni sulla flora:

Questa magnifica escursione concede la scoperta di una flora davvero notevole. La zona del Lago Pratignano in particolare vede la presenza di una specie assai rara in Emilia Romagna. Si tratta della Rosolida (Drosera rotundifolia), relitto glaciale tipico delle torbiere; questa pianta riesce a sopperire alla mancanza di sali minerali del terreno torboso catturando piccoli insetti che vengono imprigionati grazie ad una serie di goccioline vischiose presenti sui bordi delle foglie. È a tutti gli effetti una pianta carnivora ma è presente solo sui zatteroni galleggianti costituiti da sfagni presenti nel settore settentrionale del lago (servono quanto meno gli stivali!).

Anche se non potrete vedere comodamente la Rosolida, non mancano altre piante più abbordabili che renderanno la gita piacevole e memorabile. Fra tutte ricordiamo:

1)     Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

2)     Orchide maschia (Orchis mascula). Presente ad esempio in coincidenza della Serra dei Baichetti.

3)     Arabetta alpina (Arabis alpina)

4)     Genziana di Koch (Gentiana acaulis); appariscente e spettacolare per la sua colorazione blu intenso, fiorisce in maggio nei prati attorno al lago.

5)     Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina): i suoi fiori gialli e purpurei (sono presenti entrambi i tipi) offrono uno splendido spettacolo a maggio).

6)     Dafne laurella (Daphne laureola), ad esempio nella faggeta sulla sponda orientale del lago.

7)     Scilla bifoglia (Scilla bifolia)

8)     Croco (Crocus vernus)

9)     Cariofillata montana (Geum montanum) nei prati presso il lago Pratignano.

10)  Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

11)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

12)  Farfaro (Tussilago farfara)

13)  Anemone bianca (Anemone nemorosa)

14)  Bugola (Ajuga reptans)   

14)  Orchidea corallina (Corallorhiza trifida)

16)  Primula maggiore (Primula elatior)

17)  Sferracavallo comune (Hippocrepis comosa)

18)  Calta (Caltha palustris)

19)  Doronico di colonna (Doronicum columnae)

20)  Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

21)  Viola gialla (Viola biflora)

22)  Viola con sperone (Viola calcarata)

23)  Cinquefoglia fragola-secca (Potentilla micrantha)

24)  Sagina glabra (Sagina glabra)

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