|
|
MONTE LUPO (m 1053) SAN DANIELE AL MONTE (m 1085)
Il Lago di Barcis, splendida meta turistica della Val Cellina, è posto in un’area alpina nel complesso ancora piuttosto selvaggia e non troppo nota agli escursionisti. La salita al Monte Lupo vi permetterà di godere la visione del lago dall’alto oltre ad osservare la grande catena di Monte Cavallo e del Crep Nudo. L’itinerario che vi suggeriamo presenta una salita rivolta verso meridione di quota medio bassa. E’ una combinazione di fattori favorevole ad una bella escursione in marzo, aprile oppure in autunno inoltrato. Nel pieno della stagione estiva le temperature sono solitamente molto elevate e l’atmosfera è raramente limpida mentre d’inverno può essere la neve, a seconda dell’andamento stagionale, ad ostacolare la marcia. Il percorso descritto è comunque ad anello: l’eventuale presenza di neve ghiacciata rende impegnativa soprattutto la discesa dalla Forcella Vallata sino a Roppe. In questo caso nulla vieta di ripercorrere l’itinerario a ritroso per minimizzare le difficoltà. L’escursione in breve: Barcis (stazione forestale – m 460) – Predaia (m 570) – selletta senza nome (m 743) – croce metallica (m 726) – punto alto senza nome (m 1018) – selletta senza nome (m 996) – Monte Lupo (m 1053) – Forcella Vallata (m 979) – San Daniele al Monte (m 1085) – Forcella Vallata (m 979) – presso Roppe (m 562) – Barcis (stazione forestale – m 460) Dati tecnici: Partenza da Barcis presso la stazione forestale (m 460): Difficoltà: E. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 625. Acqua sul percorso: assente. Lunghezza percorso: 7,6 km. Accesso alla partenza: Da Montereale, presso il paese di Maniago, si segue la SS 251 risalendo la Val Cellina. La lunga galleria del Monte Fara permette di guadagnare rapidamente la conca di Barcis, occupata dall’omonimo lago. In paese si abbandona la statale per volgere a destra con indicazioni per Predaia e il Santuario di San Daniele. Al bivio presso la stazione forestale possiamo parcheggiare l’automobile (m 460). Ha inizio in coincidenza della biforcazione la nostra escursione ad anello. Descrizione del percorso: Dal bivio presso la stazione forestale si segue la strada asfaltata aperta al traffico che si sviluppa verso sinistra osservando un bel panorama sulle quinte rocciose del Monte Cavallo. In breve raggiungiamo la piccola frazione di Predaia (m 563) dove il tratto transitabile ha termine. Si procede su sentiero che sale in moderata pendenza nella pineta. La fitta vegetazione non impedisce qualche scorcio sul sottostante lago e sulle montagne prospicienti. Procediamo ripidamente nella vegetazione sino ad accedere ad una selletta sul crinale discendente dalla cima (m 743). Il sentiero procede verso sinistra ma vale la pena d’eseguire una breve digressione a destra calando in qualche minuto ad un magnifico belvedere con grande croce metallica (m 726). La vegetazione si dirada lasciando spazio ad una magnifica vista sul Lago di Barcis che ammiriamo nella sua interezza. Scorgiamo le sottostanti case di Predaia dove siamo transitati in precedenza mentre verso nordest osserviamo la grande sagoma del Monte Raut. Rientriamo a ritroso alla selletta dove riprendiamo il sentiero principale. Il tracciato mantiene immutate le sue caratteristiche: saliamo a tratti ripidamente su percorso segnato ben scavato nel manto erboso. Si alternano frazioni prative con ottimi scorci panoramici e altre dove l’alberatura è più densa. La pineta che caratterizza il settore inferiore diviene frammista, salendo, alla faggeta tipica delle medie quote. Il crinale diviene più elegante ma sempre abbastanza ampio da non creare problemi al cammino. Raggiungiamo una prima elevazione poco pronunciata (m 1018). La cima di Monte Lupo appare non lontana, con i faggi che ne risalgono il versante sinistro sino alla sommità. Alle spalle del Monte Lupo impressiona la sagoma innevata sino a tarda primavera del Monte Raut. Andiamo ora a percorrere il crinale che conduce alla cima, davvero molto bello in quanto sinuoso ed aperto ad una grandiosa vista. Dapprima perdiamo lievemente quota su cresta caratterizzata dalla faggeta a sinistra e alcuni pini isolati sulla destra. Raggiunto il punto più basso (m 996) riprendiamo a salire su evidente striscia scavata nel manto erboso. Il panorama torna ad offrire un bel colpo d’occhio sul lago di Barcis mentre alle spalle la lunga dorsale del Monte Cavallo e del Crep Nudo domina e chiude l’orizzonte sudoccidentale. Un ultimo breve tratto conduce al punto più alto del Monte Lupo (m 1053 – ore 1,30 da Predaia – ore 1,45 complessive). Non vi sono cartelli a segnalare la cima ma non è possibile sbagliarsi. Il confine tra la faggeta e il pendio prativo è molto netto e si ha proprio in vetta, con gli alberi che raggiungono la sommità sulla sinistra e l’erba sulla destra a permettere un vasto panorama verso oriente ancora una volta con il Monte Raut in bella vista. Il proseguo appare ora molto selvaggio e con poche tracce di passaggio. L’esilissimo sentiero asseconda i risalti della linea di crinale seguendone quasi fedelmente il disegno. Appare sorprendente come la traccia si sviluppi su uno spartiacque a tratti assai esiguo ed affilato senza incontrare reali difficoltà. Un po’ d’attenzione dev’essere prestata nella stagione fredda e ad inizio primavera quando l’erba secca dell’anno precedente può essere particolarmente scivolosa. In ultimo siamo all’angusta Forcella Vallata (m 979), posta sotto la verticale dell’elevazione denominata San Daniele al Monte. A destra cala il sentiero con cartello indicante la frazione di Roppe tuttavia, prima di scegliere questa possibilità, procediamo in quota eseguendo la breve digressione che conduce proprio a San Daniele al Monte. Il sentierino appare molto ripido ma a sorpresa ben tracciato e sempre evidente. Il tratto è faticoso ma molto breve permettendo l’accesso diretto al punto più alto (m 1085 – ore 0,30 da Monte Lupo – ore 2 da Predaia – ore 2,15 dalla partenza). Proprio sulla sommità vi è ciò che resta dell’antica, omonima chiesetta risalente al 1200 della quale resta solo una piccola parte della pavimentazione e una targa posta nel 1971 a ricordo della struttura oggi scomparsa. Resta un mistero il motivo per cui sia stato costruito un luogo di culto in una posizione di così difficile accesso (siamo proprio in vetta) e per giunta in un periodo, il medioevo, nel quale le comunicazioni erano tutt’altro che facili. Da notare il paesaggio aperto non solo sul Monte Raut ma anche, verso sudest, sul Monte Jouf di Maniago e sul Monte Fara con visibile, a destra di quest’ultimo, un piccolo tratto della pianura friulana. Verso sudovest possiamo invece rivedere il sinuoso crinale percorso in precedenza arrivando dal Monte Lupo. Dopo una sosta rientriamo a ritroso alla Forcella Vallata a termine della digressione. Seguiamo ora il sentiero 974B, indicato dal cartello, che scende rapidamente di quota tra rada alberatura per lo più a conifere e ripidi prati. In assenza di neve e ghiaccio si tratta di un buon sentiero discretamente frequentato che offre splendidi scorci sulle montagne circostanti. Non mancano affioramenti di roccia calcarea a caratterizzare le pendici circostanti. Il tratto superiore del sentiero può presentare, a stagione molto anticipata, residui di neve ghiacciata che potrebbero costringere a rientrare a ritroso per non affrontare tratti esposti. Con fondo asciutto non vi sono rilevanti difficoltà. Avvicinandosi al fondo valle, il percorso obliqua verso destra sviluppandosi poco più in alto e parallelamente alla strada che unisce Roppe alla stazione forestale. Torniamo ad osservare il Lago di Barcis con le sue acque di colore turchese mentre alle spalle abbiamo gli ultimi scorci sulla grande piramide del Monte Fara. In ultimo il sentiero converge nella strada asfaltata che seguiamo brevemente verso destra sino a rientrare alla stazione forestale di Barcis a termine del nostro itinerario ad anello (m 460 – ore 4 complessive). N.B Da rilevare, lungo quasi tutto il percorso, una presenza eccessiva di zecche. Consigliamo vivamente di indossare pantaloni lunghi, calzettoni e possibilmente cappello e maniche lunghe dando la precedenza ad abiti di colore chiaro per scorgere immediatamente ospiti sgraditi. Per questa ragione è bene non scegliere periodi troppo caldi al fine di non doversi scoprire troppo per tollerare le elevate temperature. Purtroppo le zecche infestano ampi tratti delle Prealpi Carniche richiedendo molta attenzione. Per lo stesso motivo si sconsiglia di portare con sé cani lungo questo percorso. In commercio si trovano diversi tipi di repellente per zecche che possono essere usati con efficacia. Breve cenno sulla flora:
Abbiamo percorso questo itinerario nella prima decade di aprile identificando alcune specie botaniche che indichiamo di seguito: 1) Primula (Primula vulgaris) 2) Erica carnea (Erica carnea) 3) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 4) Sassifraga di Host (Saxifraga hostii subsp.rhaetica), endemica delle Alpi Centro Orientali con foglie riunite in dense rosette e con fiori bianchi punteggiati di rosso o violetto 5) Acetosella (Oxalis acetosella) 6) Anemone bianca (Anemone nemorosa) 7) Anemone gialla (Anemone ranuncoloides) 8) Genziana di Clusius (Gentiana clusii) 9) Vedovella alpina (Globularia nudicaulis) 10) Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens)
VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING
|