|
|
JÔF DI MIEZEGNOT (m 2087)
La salita allo Jôf di Miezegnot sembra essere una finestra aperta sul passato; si tratta infatti di una marcata montagna calcarea che all’epoca del primo conflitto mondiale fu aspramente contesa da italiani e austriaci. La via di salita che descriveremo tra breve ricalca la vecchia mulattiera militare che fu costruita dagli italiani. In cima, oltre ad un grandioso panorama, si osservano i resti di due osservatori e numerose costruzioni che testimoniano l’importanza strategica della vetta. Consigliamo pertanto la salita non solo agli amanti della montagna, ma anche agli esperti di storia avendo l’accortezza di scegliere una giornata estiva possibilmente non troppo calda considerata l’esposizione a mezzogiorno del percorso. L’escursione in breve: Sella di Sompdogna (m 1397) - Casera Sompdogna (m 1430) - Bivacco Brigata Alpini Gemona (m 1890) – Jôf di Miezegnot (m 2087) Dati tecnici: Partenza presso la Sella di Sompdogna (m 1397): Difficoltà: EE (E fin oltre il Bivacco Brigata Alpini Gemona; EE gli ultimi 20 minuti di salita per via del fondo esposto e franoso) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 690. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Dal paese di Dogna seguiamo la lunga stradina militare che risale l’omonima valle toccando una serie di piccolissime frazioni (Chiout di Puppe, Chioutzuquin). Il luogo appare selvaggio ed isolato, la strada è tuttavia asfaltata sino al suo termine in coincidenza della Sella di Sompdogna (m 1397), dove possiamo parcheggiare in uno degli spazi a lato della carreggiata. Descrizione del percorso: Lasciamo alle nostre spalle gli splendidi prati che caratterizzano la Sella di Sompdogna seguendo l’ampia sterrata che sale a sinistra raggiungendo in pochi minuti la soprastante Casera Sompdogna (m 1430) che offre servizio di agriturismo. L’ambiente appare già ampio e suggestivo dominato a meridione dalle grandiose rocce calcaree dello Jôf di Montasio mentre all’orizzonte orientale scorgiamo il marcato profilo del Mangart. Lasciamo alle spalle le malghe con la segnaletica che indica ora il marcato sentiero 609, costruito dagli alpini italiani, che sale in direzione del soprastante crinale. La parte inferiore della mulattiera si sviluppa in moderata pendenza permanendo nel bosco di conifere. Rari scorci panoramici permettono ancora una volta di scorgere le grandiose quinte rocciose e i ghiaioni ai piedi dello Jôf di Montasio. Una lunga sequenza di tornanti concede di guadagnare quota senza troppi affanni accedendo così al settore sommitale della montagna. L’alberatura diviene progressivamente più rada per cedere infine il passo ai prati e ai pascoli. Attraverso uno stretto solco in parte terroso guadagniamo l’esile terrazzo ove troviamo i resti del villaggio alpino del Battaglione Gemona. Sulla destra, una costruzione utilizzata in precedenza come chiesetta appare oggi trasformata nel piccolo ma accogliente bivacco Brigata Alpini Gemona (m 1890 – ore 1,30 dalla partenza). Da notare i baraccamenti e le grotte utilizzate durante la guerra come rifugio in caso di bombardamento. Tralasciamo il sentiero segnato che si separa a sinistra traversando in quota in direzione del Monte Piper per mantenere invece il segnavia 609. Rimontiamo il soprastante pendio su fondo che diviene per lo più detritico. La vegetazione appare ridotta ad esili ciuffi d’erba in un arido contesto d’altitudine. Guadagniamo infine una splendida sella panoramica posizionata sul crinale sudoccidentale della montagna. Un occhio attento noterà senz’altro, alle spalle, i prati che caratterizzano la Sella di Sompdogna, dove abbiamo lasciato l’automobile, subito ai piedi dell’enorme parete dello Jôf di Montasio. Alla sinistra spiccano le rocciose guglie del Monte Piper. Possiamo inoltre affacciarci sul versante opposto scorgendo la profonda valle scavata dal Torrente Fella e risalita dall’autostrada che da Udine porta a Tarvisio. Di fronte a noi appare la regolare piramide sommitale dello Jôf di Miezegnot la cui cima appare ormai prossima. Disgraziatamente gli ultimi inverni hanno vistosamente danneggiato l’ultima frazione di sentiero con il pendio che appare interrotto da una ripidissima frana. Non è possibile procedere lungo il tracciato originario se non traversando un pendio assai esposto su fondo molto friabile e malfermo. L’alternativa consiste nel rimontare le friabili roccette calcaree sulla sinistra. Aiutandosi con le mani (1° grado) si arrampicano gli speroni calcarei prestando molta attenzione ai passaggi esposti e alla cattiva qualità della roccia restando inoltre a debita distanza dal salto che precipita su entrambi i versanti. Subito oltre si riprende, traversando verso destra, la traccia segnata che, a tornanti, conduce sino al punto più alto (m 2087 – ore 2 dalla partenza – libro di vetta). Anche sulla cima sono presenti, come anticipato nell’introduzione, i resti di baraccamenti e due osservatori che testimoniano l’importanza militare che la vetta ebbe durante il primo conflitto mondiale. Il panorama offre inoltre un magnifico scorcio sulle principali cime delle Alpi Giulie. Il rientro avviene a ritroso prestando la massima attenzione al friabile settore sommitale. Gli amanti della flora alpina potranno osservare lungo la salita le belle fioriture di Camedrio alpino (Dryas octopetala), Rosa di Natale (Helleborus niger), Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens), Genzianella (Gentiana verna), Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa) e Garofano superbo (Dianthus superbus).
VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING
|