Croda di Roda

CRODA DI RODA (m 2694)

Raramente la Croda di Roda costituisce una meta a sé nonostante si tratti di un’elevazione ben evidente. Il tutto è da imputarsi a due fattori. Innanzi tutto la vetta è assai vicina alla stazione a monte della funivia Colverde – Rosetta, di conseguenza gli escursionisti tendono a scartarne la salita in quanto giudicata troppo breve. Una seconda ragione è legata all’assenza di un sentiero definito nel tratto compreso tra il Passo Val di Roda e la cima. Nel nostro caso ci sentiamo di consigliarne ugualmente la salita in quanto l’orientamento per giungere in vetta è, con buona visibilità, del tutto banale. Non manca nemmeno il panorama, imponente e del tutto meritevole, con il vantaggio di trovare un ambiente poco frequentato a dispetto della vicina funivia. Infine, se vi sembrerà una meta troppo veloce, non dimenticatevi che potete tranquillamente aggiungere altri obiettivi nelle vicinanze come Cima Rosetta e la Fradusta per riempire al meglio una giornata di cammino. L’avvertenza, forse scontata, resta quella di eseguire l’ascesa con buona visibilità. Nubi e nebbie renderebbero assai difficile reperire la migliore via di salita oltre a privarvi di una vista meravigliosa. D’altra parte l’intera zona dell’Altopiano delle Pale di San Martino richiede tempo buono sia per l’orientamento sia al fine di evitare pericolosi temporali. Inutile dire che il periodo compreso tra metà luglio e settembre è il migliore per minimizzare il rischio di trovare nevai residui sul percorso.

L’escursione in breve:

Stazione a monte funivia Colverde / Rosetta (Bar Ristorante Rosetta – m 2633) – Passo della Rosetta (m 2572) – Rifugio Rosetta Pedrotti (m 2581) – Passo Val di Roda (m 2560) – Croda di Roda (m 2694)

Dati tecnici:

Partenza dalla stazione a monte della funivia Colverde / Rosetta (m 2633): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Passo Val di Roda; assente con qualche traccia di passaggio nel tratto successivo ma con orientamento elementare in presenza di buona visibilità. Dislivello assoluto: m 122. Acqua potabile sul percorso: assente

Accesso:

Provenendo dall’autostrada del Brennero si esce ad Ora (Alto Adige) quindi si seguono le indicazioni per Cavalese. Si procede con la statale raggiungendo il Passo di San Lugano ed entrando in territorio trentino. Risaliamo la Val di Fiemme sino al paese di Predazzo dove abbandoniamo la statale che procederebbe in direzione della Val Fassa per volgere a destra seguendo le indicazioni per Passo Rolle. Risaliamo verso il valico transitando per Paneveggio (con l’omonimo lago) e con splendidi scorci a sud sul Lagorai. Nel proseguo trascuriamo il bivio a sinistra per il Passo di Valles raggiungendo infine il culmine di Passo Rolle. Al di là del valico caliamo in breve sino a San Martino di Castrozza (in tutto 30 km da Predazzo) dove troviamo la stazione a valle della funivia Colverde – Rosetta. Lasciamo l’automobile nell’ampio parcheggio presso l’impianto.

Descrizione del percorso:

La funivia Colverde – Rosetta proietta in breve e senza fatica sino ai 2633 metri della stazione a monte posta proprio sul margine occidentale del grande altopiano delle Pale di San Martino. Notiamo a settentrione l’immensa sagoma di Cima Vezzana, massima cima del gruppo, mentre a a sud siamo sovrastati dall’evidente struttura dolomitica di Cima Rosetta (m 2743). Splendido appare il colpo d’occhio verso l’alta e possente Pala di San Martino mentre in primo piano si osserva la Croda di Roda, obiettivo della nostra salita e caratterizzata da un impressionante salto verticale rivolto in direzione della Val di Roda.  Il primo tratto di cammino segue l’ampia mulattiera palesemente artefatta diretta verso il già visibile Rifugio Rosetta Pedrotti (m 2581), posizionato appena oltre il Passo della Rosetta (m 2572) e raggiungibile in appena 15 minuti di marcia in debole discesa. L’escursionista che per le prime volte si avventura nella zona resta impressionato dall’aspetto lunare dell’altopiano.

Il Rifugio Rosetta Pedrotti è un importante crocevia di sentieri. Nel nostro caso volgiamo a destra sul segnavia 702 con cartelli indicanti il Col delle Fede e il Col dei Becchi lasciando alle nostre spalle la struttura. Il tracciato appare ancora una volta come una larga mulattiera che asseconda le dolci ondulazioni dell’altopiano. Seguiamo in piano una larga cengia che taglia a destra un modesto dosso roccioso con la Croda di Roda proprio di fronte a noi. In breve perveniamo al Passo Val di Roda (m 2560 – cartello indicatore) dove abbandoniamo il proseguo del sentiero segnato che altrimenti scenderebbe ripidamente verso il Col delle Fede. Senza perdere quota lasciamo a destra il profondo vallone nel quale cala il segnavia spostandoci più a sinistra per accostare le pendici della Croda di Roda. Desta ancora una volta sensazione lo strapiombo che precipita dalla cima verso occidente mentre alle spalle abbiamo un interessante colpo d’occhio sulla Cima Rosetta.

In assenza di segnaletica e tracce evidenti possiamo proseguire salendo verso la cima senza via obbligata scegliendo sul posto la via migliore. Dapprima il terreno è in debole pendenza su fondo detritico comunque non impegnativo. Nel proseguo la pendenza diviene più forte con tratti su detrito mobile e sfaticcio che richiedono un minimo di cautela. A tratti si indovinano tracce di passaggio che agevolano in parte la salita. Si accede al crinale poco a sinistra rispetto alla vetta con grandioso ed impressionante paesaggio che si apre verso meridione in direzione della Pala di San Martino mentre a sinistra notiamo l’articolato crinale che ascende in direzione della Rodetta e della Cima delle Scarpe. L’ultimo tratto tra detrito mobile permette di accedere, verso destra, al punto più alto caratterizzato da un grande ometto di pietre (m 2694 – ore 0,45 dalla partenza). Colpisce il senso di isolamento e il silenzio in contrasto con la confusione che spesso caratterizza i mesi estivi nella zona di arrivo della funivia e nell’area del Rifugio Rosetta Pedrotti.

La vetta è un belvedere privilegiato sull’estremità occidentale del sottostante Altopiano delle Pale di San Martino con in evidenza la Cima Vezzana e la Cima Rosetta. Impressiona la vista del fondo valle con i prati e i boschi circostanti San Martino di Castrozza mentre più distanti svettano le cime del Lagorai. Verso meridione l’orizzonte è limitato dalla presenza delle vicine vette tra le quali riconosciamo la Cima Di Val di Roda e la Cima di Ball con, più a sinistra, la Pala di San Martino. É un paesaggio dolomitico che permette di assaporare guglie e pareti rocciose permettendo anche ai non alpinisti di penetrare con lo sguardo nel cuore delle Pale di San Martino. Chi sceglierà di rientrare a ritroso limitandosi a questa elevazione senza aggiungere altre cime del circondario camminerà per circa un’ora e un quarto al netto delle soste.

Cenni sulla flora:

Potrà sembrare strano parlare di flora in un altopiano d’alta quota dove il paesaggio è dominato dalla roccia e dai nevai spesso presenti fino ad estate inoltrata. Eppure anche in questo “deserto” di pietra ad alta quota riescono, negli anfratti più nascosti, a sopravvivere alcune piante specializzate nell’adattarsi alle condizioni più estreme. Sono specie d’alta montagna che hanno appena tre, quattro mesi a disposizione ogni anno per eseguire i loro cicli sfruttando la brevissima estate alpina. É doveroso come prima entità citare la più rara e rappresentativa d’esse; si tratta della bellissima Sassifraga di Facchini (Saxifraga facchinii), un endemismo confinato sulle cime più alte delle Dolomiti Occidentali. Si tratta di una pianta straordinaria che sopravvisse all’epoca delle glaciazioni rifugiandosi sulle poche cime lasciate libere dai ghiacci. Da allora Saxifraga facchini è rimasta confinata sulle vette sfidando, anno dopo anno, vento gelo e maltempo. Non scende mai al di sotto dei 2400 – 2500 metri di quota, ovvero la quota massima che fu raggiunta nelle glaciazioni dalla calotta gelata. Al di sopra di questa altitudine alcune piante riuscirono a sopravvivere insediandosi sulle rocce dove tutt’oggi la specie è confinata. Sulle Pale di San Martino sono presenti alcune fra le stazioni più ricche e qualche piantina è visibile proprio lungo il percorso descritto in prossimità del Passo Val di Roda.

Non si tratta dell’unica sassifraga osservabile sull’Altopiano delle Pale di San Martino. Ne ricordiamo tre in piena fioritura tra luglio e agosto: si tratta di Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides), Sassifraga androsacea (Saxifraga androsacea) e Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa). Quest’ultima è endemica delle Alpi sud orientali e appare molto simile, nell’aspetto, a Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia), anch’essa presente lungo il percorso descritto. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in Saxifraga squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in Saxifraga caesia. Altra pianta endemica, tipica delle Dolomiti è senz’altro l’Eritrichio nano (Eritrichium nanum) dai piccoli, graziosi fiorellini azzurri che ricordano quelli del comune Nontiscordardime. Colonizza gli sfasciumi e le crepe nella dolomia ed è presente con alcuni pulvini presso il Passo Val di Roda. Endemica è anche la Genziana del Tricorno (Gentiana terglouensis) presente unicamente nelle Dolomiti, nelle Caravanche e negli Alti Tauri. Presenta infiorescenza di colore blu molto simile a quella della comune Genzianella. Il riconoscimento avviene osservando le caratteristiche foglie basali che sono raccolte in 3 – 4 coppie sovrapposte su ciascun lato. Terminano la nostra carrellata di endemismi tre specie tutte presenti unicamente sull’arco alpino. Si tratta della minuta e poco visibile Arabetta celeste (Arabis caerulea), della Peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum) caratterizzata da magnifici fiori bianchi e della splendida Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium).

Tra le altre specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta alla metà del mese di luglio, ricordiamo infine:

1)    Spillone alpino (Armeria alpina)

2)    Ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris)

3)    Linaiola d’Alpe (Linaria alpina)

4)    Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum)

5)    Camedrio alpino (Dryas octopetala)

6)    Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

7)    Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

8)    Iberidella alpina (Hornungia alpina)

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