Cima Terre Fredde - Cima Galliner - Corna Bianca

MONTE GALLINER (m 2576)

CIMA TERRE FREDDE (m 2645)

CORNA BIANCA (m 2120)

La parte meridionale del Gruppo dell’Adamello presenta zone ad elevato valore naturalistico, sia per gli ambienti incontaminati che per la grande varietà nella flora d’alta montagna. L’escursione che andiamo a suggerire permette la scoperta della bellissima Val Cadino nonché del Lago della Vacca in un contesto d’alta montagna di grande suggestione. L’itinerario sale poi sino alla Cima Terre Fredde, posta tra i ben più noti Frerone e Cornone di Blumone. Sebbene non si tratti di una cima molto conosciuta, ha il grande pregio di permettere, anche ai normali escursionisti, una facile salita con grandioso panorama sulla vasta conca del Lago della Vacca. Dal punto più elevato sono inoltre visibili parecchie delle cime più alte dell’Adamello in una visione quanto mai avvincente. L’itinerario che andiamo a consigliare è percorribile soltanto da luglio in avanti, trattandosi di una zona ad elevata nevosità. Massima attenzione dev’essere prestata inoltre nella scelta di una giornata dal tempo stabile: le nebbie tendono spesso ad avvolgere i settori sommitali sin dalla tarda mattinata è quindi necessario tempo ben stabile e soleggiato, fattore non troppo frequente nella stagione estiva per un settore spesso bersagliato dai temporali. Un cenno è infine doveroso per gli amanti della flora: l’intero settore della Val Cadino – Passo Croce Domini – Val Fredda – Frerone, è un vero tempio per gli amanti della botanica. Il numero di entità osservabili è straordinario e comprende numerosi endemismi,  piante uniche al mondo con areali particolarmente ristretti. Rimandiamo in coda alla descrizione per ulteriori particolari su alcune specie avvistabili.

Dati tecnici:

Dalla Malga Cadino della Banca (m 1799): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne negli ultimi 15 minuti di salita ma senza alcun problema d’orientamento con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 846 – Acqua: assente è tuttavia presente un ottimo punto d’appoggio nel Rifugio Tita Secchi posto presso il lago della Vacca.

Accesso:

Si accede alla partenza dalla Val Camonica oppure dalla Val Sabbia.

Salendo dalla Val Camonica:

Si supera la deviazione per Boario Terme procedendo sino in prossimità di Esine. Si abbandona la statale della Val Camonica volgendo a destra con indicazioni per il Passo Croce Domini che dista da qui circa una trentina di chilometri. Scavalcati i paesi di Berzo Inferiore e Bienno la strada si inerpica progressivamente più ripida in un ambiente che diviene d’alta montagna. A quota 1400 metri superiamo Campolaro, l’ultima piccola frazione prima di salire infine al Passo di Croce Domini. Raggiunto il valico la strada cala per un brevissimo tratto per poi impennarsi nuovamente guadagnando il culmine del Goletto del Cadino (m 1938), punto più elevato della statale. Al di là di questo culmine perdiamo rapidamente quota sino a guadagnare in breve l’altipiano prativo ove è posta la Malga Cadino della Banca: notiamo a sinistra l’ampia val Cadino distendersi in direzione della cima del Cornone di Blumone. E’ possibile abbandonare l’automobile presso la malga, altrimenti si può procedere ulteriormente lasciando la statale pochi metri oltre la malga per poi volgere a sinistra seguendo la sconnessa strada bianca che risale la Val Cadino. Questo tratto permette di raggiungere la base del caratteristico sperone calcareo della Corna Bianca (parcheggio) risparmiando circa 40 minuti di cammino; si tratta tuttavia di una frazione a fondo naturale molto sconnessa e che richiede attenzione: come detto può essere evitata parcheggiando l’automezzo presso la Malga Cadino della Banca per poi procedere a piedi.

Salendo dalla Val Sabbia:

Si risale la valle raggiungendo il lago di Idro. La comoda provinciale prosegue lungo la sponda occidentale del lago superando Anfo e portandosi alla testata dello specchio d’acqua. Poco prima del paese di Ponte Caffaro volgiamo a sinistra con indicazioni per Bagolino e Passo Croce Domini abbandonando la strada che procederebbe altrimenti in direzione di Tione di Trento e Madonna di Campiglio. Seguiamo la comoda statale raggiungendo Bagolino e ignorando il bivio a sinistra per il Passo della Maniva. La strada diviene poi più ripida e, in un contesto d’alta montagna, supera dapprima il piccolo abitato di Val Dorizzo per poi accedere alla bellissima piana del Gaver, dominata dall’immensa mole del Cornone di Blumone. La strada volge con decisione verso occidente e con alcuni tornanti sale dapprima al Goletto del Gaver per portarsi poi ai pascoli ove è posta la Malga Cadino della Banca. Come spiegato sopra si può lasciare qui l’auto oppure risalire a destra la Val Cadino su strada bianca e sconnessa portandosi sotto la verticale della Corna Bianca.

Descrizione del percorso:

Come anticipato si può percorrere in auto (con molta cautela) o a piedi la strada bianca della Val Cadino partendo dalla Malga Cadino della Banca (m 1799). La carrabile risale la sinistra orografica della valle tagliando le pendici occidentali del Monte Colombine. Nel settore superiore compare davanti a noi l’inconfondibile sperone roccioso della Corna Bianca. Desta curiosità questo appariscente affioramento di calcare bianco sul quale si è insediata una particolare flora rupicola alla quale faremo riferimento in coda alla descrizione.

La strada percorribile in automobile ha termine proprio alla base meridionale della Corna Bianca oltre la quale si prosegue a piedi aggirandone ad occidente le rupi calcaree. Il fondo è dapprima sabbioso e chiaro, stranezza originata in modo evidente dall’erosione delle soprastanti rocce bianche della Corna Bianca; poco oltre segue un breve tratto lastricato con panorama aperto a nordovest sulla grande sagoma del Frerone. In salita moderata passiamo su fondo naturale e ci innalziamo osservando alla nostra sinistra, sotto di noi, i piccoli laghetti Moie, che tendono in parte a prosciugarsi con l’avanzare della stagione estiva. Tra facili ondulazioni prative raggiungiamo un settore dove abbondano i rododendri; questi, nel periodo della fioritura (di solito in luglio), offrono uno splendido spettacolo con le loro distese di fiori rosati. Subito oltre si apre di fronte a noi il settore superiore della Val Cadino: possiamo notare il proseguo del sentiero tagliare il pendio a destra muovendo diagonalmente verso l’ampia sella del Passo della Vacca. Restano inalterate le caratteristiche del sentiero che permane ben tracciato e senza alcuna difficoltà. Mentre guadagniamo quota compare inoltre un ulteriore piccolo laghetto che giace sulla sinistra a 2084 metri di quota: si tratta del Lago Nero di Cadino che occupa una piccola depressione di forma grosso modo ovale. Affrontiamo un tratto più ripido con il tracciato per una breve frazione a tornanti per vincere più comodamente il ripido pendio. Subito oltre il sentiero obliqua a sinistra con pendenza che decresce sensibilmente andando a tagliare alcune vaste e sconnesse pietraie di roccia mobile alternate ad affioramenti erbosi. Resta visibile, a sinistra, la mole in parte erbosa del Frerone. Il tracciato, quasi senza pendenza, traversa subito al di sotto di alcune slanciate guglie rocciose. Tra caotiche pietraie raggiungiamo rapidamente il Passo della Vacca (m 2359). Curioso e insolito il toponimo, ma trova rapidamente spiegazione: a destra del sentiero un bizzarro masso roccioso spicca sul cocuzzolo e ha l’inconfondibile forma di una mucca, caratteristica di cui ci si è ricordati nel nominare il vicino passo e lago.

Ignorato il bivio a sinistra per il Passo di Val Fredda (sentiero 18) proseguiamo tra macereti e massi scorgendo di fronte a noi l’imponente sagoma del Cornone di Blumone. Siamo in un settore particolarmente suggestivo caratterizzato, soprattutto subito dopo il disgelo, da numerosi piccoli specchi d’acqua nel quale si riflettono le cime circostanti. A sinistra del Cornone di Blumone notiamo il monte Laione mentre sulla destra compare, più in lontananza, la sagoma del Bruffione posto sul confine tra Lombardia e Trentino. Passiamo a destra di un costone roccioso quindi volgiamo per un breve tratto verso oriente tra macereti, detriti e un altro piccolo specchio d’acqua (campi innevati ad inizio estate). Ancora pochi minuti di cammino ed ecco comparire il grande lago della Vacca (m 2357); nonostante la presenza a destra di una diga in cemento armato per lo sfruttamento idroelettrico, il lago è comunque d’origine naturale ed è un elemento paesaggistico di grandissimo valore. Il lago della Vacca costituisce inoltre un binomio inscindibile con il sovrastante, granitico Cornone di Blumone che dall’alto dei suoi 2843 metri è senza alcun dubbio la montagna più imponente del circondario. Subito al di là della diga notiamo il Rifugio Tita Secchi, ottima struttura gestita nella bella stagione ed eccellente punto d’appoggio per le ascensioni sulle montagne circostanti. Raggiungiamo la costruzione con il sentiero che aggira a destra il lago passando appena sotto la diga artificiale; ignoriamo il tracciato che cala a destra verso la piana del Gaver e saliamo infine al rifugio (m 2362 - ore 2,30 dalla partenza partendo dalla Malga Cadino della Banca – ore 2 circa dalla base della Corna Bianca).

Dopo una meritata sosta il nostro cammino riprende con destinazione finale nella Cima Terre Fredde che domina la conca del lago ad occidente dello stesso. Inizialmente seguiamo l’ampio sentiero in direzione del Passo di Blumone (segnavia 1). Il percorso, facile e visibilmente artefatto, attraversa lande desolate caratterizzate da caotici accatastamenti di massi e lastre rocciose. La quota non permette più la presenza di una flora rigogliosa e non è difficile, ad inizio stagione, imbattersi in alcuni nevai da superare con le attenzioni del caso. La vista alle spalle permette di apprezzare la dimensione considerevole del lago della Vacca sovrastato a meridione dal monte Frerone; appena più a destra, la Cima Terre Fredde occulta in parte lo stesso Frerone essendo in effetti il baluardo più prominente sul lago stesso. Il proseguo dell’escursione dipende a questo punto dallo stato dell’innevamento. Oltre la metà del mese di luglio non vi sono difficoltà: incontriamo sulla sinistra il segnavia bianco e giallo che seguiamo abbandonando il marcato sentiero per il Passo di Laione. Il percorso è facilmente identificabile in quanto aggira dall’alto un piccolo laghetto posto a 2542 metri di quota. In occasione della nostra escursione per stilare il testo che state leggendo abbiamo invece avuto alcune difficoltà in più. Era infatti il 3 luglio 2010 e a seguito di un inverno d’eccezionale nevosità giaceva sul percorso un’insolita quantità di neve che ha impedito di trovare il segnavia che si separava a sinistra del sentiero principale. Nel nostro caso abbiamo intuitivamente volto a sinistra passando appena sotto il laghetto prima citato che appariva ancora coperto di neve e ghiaccio (attenzione a non camminare sopra di esso in caso di innevamento completo!). Qualunque via si segua si ritrova infine il segnavia poco sotto le rovine di un vecchio rifugio del tutto sbrecciato e abbandonato. Siamo a circa 2620 metri di quota e alla nostra destra siamo sovrastati dalla cresta del monte Laione che appare come un caotico pendio di massi instabili. Alle nostre spalle il Cornone di Blumone è incombente con le sue nude e strapiombanti rocce. La Cima Terre Fredde appare ora, guardando verso sudovest, di fronte a noi ed è evidente che ne raggiungeremo il punto più alto con percorso logico che segue l’ampio crinale detritico che si distende sino alla sua sommità; il Lago della Vacca è passato a sinistra della Cima Terre Fredde e da questa posizione è un magnifico soggetto fotografico. Nonostante l’ambiente particolarmente desolato e selvaggio la segnaletica bianco gialla posta sulle rocce guida facilmente, senza incontrare alcun ostacolo, tra macereti d’altitudine e macigni rocciosi. Superiamo l’ampia sella di cresta del Passo di Laione (m 2528) per proseguire poi, con facili saliscendi, tra rocce incrostate di licheni. Stiamo in effetti aggirando l’intera conca che più in basso ospita il Lago della Vacca. Troviamo ulteriori manufatti abbandonati che risalgono probabilmente all’epoca del primo conflitto mondiale proprio in prossimità di un primo culmine poco pronunciato: siamo sul monte Galliner (m 2576) con panorama esteso ad occidente verso la Val Camonica e le Prealpi Bergamasche. Subito oltre il sentiero cala bruscamente alla sottostante selletta con un tratto particolarmente instabile e sconnesso. La Cima Terre Fredde appare a questo punto vicinissima: per guadagnarne la sommità dobbiamo tuttavia abbandonare il sentiero segnato che altrimenti ne aggirerebbe le pendici sulla destra senza scalarlo. Gli ultimi 15 minuti di salita sono pertanto privi di segnavia, ma con buona visibilità il percorso è logico e scontato. Intuitivamente seguiamo in salita il vasto pendio detritico che conduce senza difficoltà sino al punto più alto (m 2645 – ore 3,15 dalla base della Corna Bianca – ore 3,45 dalla Malga Cadino della Banca).

Spettacolare il panorama di vetta; ad attrarre la maggiore attenzione è sempre, verso oriente, l’imponente sagoma del Cornone di Blumone che desta soggezione da qualunque lato la si osservi e che sovrasta il lago della Vacca. Volgendo a nordest osserviamo il Laione separato dal Cornone di Blumone dall’ampia sella del Passo di Blumone. Spostandosi ulteriormente a sinistra (verso settentrione) la vista si estende più in lontananza sulla parte centrale del gruppo dell’Adamello. A sudovest apprezziamo, in una visione ravvicinata, il versante nord del Frerone che spesso si libera dalla neve soltanto a stagione avanzata. Appena più a sinistra l’ampia conca delle Terre Fredde è occupata dal piccolo lago di Cadino Alto.

Il rientro avviene a ritroso (ore 6 complessive).

Gli escursionisti più esperti e dotati di piede fermo potranno evitare di ripercorrere il percorso segnato che transita per il passo di Laione. E’ infatti possibile, nelle vicinanze di Cima Galliner, abbandonare il segnavia scendendo su terreno libero e senza tracce in direzione del sottostante lago della Vacca. Occorre ovviamente tempo stabile e buona visibilità: in questo caso si traversa a sinistra del lago mantenendosi a mezza altezza e districandosi tra macereti e massi instabili. Ad eccezione di qualche salto di primo grado non ci sono grosse difficoltà tecniche sebbene resti indispensabile una certa esperienza nel muoversi su terreno impervio e a tratti molto ripido. L’aggiramento della conca porta infine a riprendere il sentiero che dal Rifugio Tita Secchi sale al Passo di Laione. Ripercorrendolo in discesa verso destra si rientra al Lago della Vacca per poi calare alla partenza ricalcando a ritroso il sentiero d’andata.

Salita alla Corna Bianca (Difficoltà EE):

Gli escursionisti più esperti ed instancabili potranno aggiungere alle cime raggiunte anche lo sperone calcareo della Corna Bianca. Per guadagnarne il punto più alto si sale da occidente abbandonando il sentiero che prosegue oltre il parcheggio a sud della Corna Bianca grosso modo all’altezza del più alto dei laghetti di Moie. L’ascensione avviene su terreno libero e intuitivo, rimontando le bancate calcaree che caratterizzano questa singolare formazione rocciosa. E’ necessario piede fermo e assenza di vertigini per scavalcare alcuni passaggi che raggiungono e superano il primo grado. Grandioso il panorama sui sottostanti laghetti, sul vicino monte Frerone e sul prospicente monte Cadino; a sud notiamo l’ampia sagoma del monte Colombine. La salita richiede un’aggiunta di circa 45 minuti al percorso considerando sia la salita che la discesa.

Cenni sulla flora:

Sarebbero moltissime le piante meritevoli di citazione presenti lungo questo percorso. L’area è ben nota ai botanici per l’incredibile abbondanza di piante alcune delle quali molto rare oppure endemiche. La lista completa sarebbe interminabile; ci limitiamo alle piante più caratteristiche osservate in occasione della nostra escursione.

     Endemismi:

1) Primula lombarda (Primula glauscens), endemismo insubrico ad areale ristretto; le sue corolle rosso purpuree sono presenti ed osservabili in buona quantità in Val Cadino, a lato della strada che dalla Malga Cadino della Banca sale alla Corna Bianca.

2) Primula di Val Daone (Primula daonensis); sebbene sia localmente abbondante resta pur sempre una pianta endemica ad areale ristretto che limita la sua presenza ai gruppi dell’Adamello e del Cevedale. Lungo il nostro percorso è facilmente osservabile attorno al Lago della Vacca e, con meno esemplari, nel tratto che precede il Passo della Vacca. Da non confondersi con la precedente vista la forte somiglianza della corolla; in compenso Primula daonensis predilige lungo questo itinerario quote più elevate fiorendo quindi più tardi.

3) Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum) facilmente distinguibile dal più comune Rododendro ferrugineo per via dell’evidente pelosità setolosa che ne riveste le foglie. Si osserva nei prati subito oltre la Corna Bianca.

4) Sassifraga del Vandelli (Saxifraga vandellii), bellissimo endemismo insubrico che caratterizza le fessure delle rocce calcaree. In Val Cadino è presente soprattutto sulle rocce della Corna Bianca; la sua osservazione richiede pertanto una digressione dal sentiero che sale verso il Passo della Vacca muovendo verso destra sulle ripide e in parte strapiombanti rocce calcaree della Corna Bianca così come spiegato nella soprastante relazione. La fioritura è molto precoce (maggio, talvolta giugno nelle primavere più fredde), e pertanto la visione dell’infiorescenza richiede un’apposita ricerca in un periodo nel quale le escursioni in quota sono ancora per gran parte impedite dall’innevamento. Sono presenti parecchi pulvini su tutti i versanti della Corna Bianca compreso quello esposto verso oriente in direzione del Gaver e quindi meno visibile dalla Val Cadino. Per raggiungere questo lato della montagna, l’attento ricercatore potrà seguire, partendo dal parcheggio posto a sud della Corna Bianca, il sentierino che traversa verso destra per poi calare in direzione del Gaver. A metà aggiramento della struttura calcarea della Corna Bianca si abbandona il sentiero e si sale liberamente, verso sinistra, sino alle rocce calcaree bianche che danno nome alla formazione rocciosa. Sono qui presenti numerosi splendidi pulvini della pianta in questione, nota anche come “Sassifraga pungente” per via delle foglie coriacee e molto acuminate. Un'altra interessante stazione è posta sulle rupi strapiombanti a destra del sentiero che sale al Passo della Vacca; i pulvini sono in posizione impervia e strapiombante e quindi difficilmente raggiungibili. Da notare che Saxifraga vandellii è una pianta perenne che ogni anno produce nuovi fiori e foglie crescendo sui resti del precedente anno. In questo modo il pulvino cresce lentamente, anno dopo anno, sfruttando un substrato nutritizio in parte prodotto dalla pianta stessa. Noterete senz’altro questa caratteristica in quanto le nuove foglie verdi nascono in modo evidente sulle sottostanti già secche e quindi di colore bruno.

5)  Genepì maschio (Artemisia genipi); purtroppo la raccolta indiscriminata della pianta per produrre amari ha fatto sì che la specie si sia pericolosamente rarefatta. Resta presente in aree limitate delle Alpi; lungo il percorso appena descritto è presente una bella stazione sulle rocce nel tratto compreso tra la Corna Bianca e il Passo della Vacca.

6) Campanula dell'arciduca (Campanula raineri); raro endemismo insubrico tipico delle rupi e delle pietraie calcaree. Lungo il percorso descritto è osservabile sulle rocce strapiombanti della Corna Bianca. La sua fioritura è posticipata in quanto avviene tra la seconda metà di luglio e il mese di agosto.

Piante di montagna non endemiche ma comunque rare o infrequenti:

1)  Primula di Haller (Primula halleri); presente con le sue caratteristiche corolle rosso porpora nei prati a lato del sentiero che dalla Corna Bianca sale al Passo della Vacca.

2) Nigritella rossa (Nigritella miniata), nei prati alla base della Corna Bianca. La sua fioritura è leggermente anticipata rispetto alla più comune Nigritella nigra.

3)  Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus). Questa specie merita una nota approfondita in quanto ritenuta da molti la più bella orchidea d’Italia. Purtroppo, negli ultimi anni, si è pericolosamente rarefatta e ora il suo areale è puntiforme. Il Trentino Alto Adige resta l’unica regione dove questa pianta è ancora presente in discreta quantità. NON è osservabile lungo il sentiero appena descritto ma una bella stazione è presente a pochissima distanza dalla partenza dell’escursione muovendo dalla Malga Cadino della Banca verso il Goletto del Gaver. Preferiamo non rivelare l’esatta posizione delle piante per non comprometterne ulteriormente la sopravvivenza: si tratta infatti di una delle più interessanti stazioni di crescita della Lombardia. Purtroppo ogni anno questa stazione subisce l’assalto di persone che stupidamente sradicano le intere piante devastando un patrimonio che dovrebbe invece essere comune. Se sarete in grado di trovare alcuni esemplari (la fioritura avviene solitamente nella seconda metà di giugno), limitatevi come sempre alle fotografie nel rispetto di un’entità floreale a forte rischio d’estinzione. 

4) Anemone del Monte Baldo (Anemone baldensis) presente con alcuni esemplari nel tratto di sentiero che sale dalla Corna Bianca al Passo della Vacca.

    Altre piante di montagna facilmente osservabili:

1) Pinguicola alpina (Pinguicola alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. E’ presente lungo la strada della Val Cadino poco prima del raggiungimento della base della Corna Bianca.

2)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata). Sebbene non sia affatto rara, le sue corolle gialle punteggiate di scuro restano un magnifico soggetto fotografico. E’ presente nei prati subito oltre la Corna Bianca.

3) Rododendro ferruginoso (Rhododendron ferrugineum). Definita talvolta la “rosa delle Alpi” è sempre spettacolare nella sua fioritura purpurea (mese di luglio): è presente nei prati subito oltre la Corna Bianca.

4)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina). La sua corolla a fauce dal doppio colore blu e arancione, non può non meravigliare per il suo aspetto sgargiante. Questa piccola ma appariscente piantina ha colonizzato le rocce a lato del sentiero che sale dalla Corna Bianca al Passo della Vacca.

5)  Soldanella alpina (Soldanella alpina). Tipica pianta del disgelo, cresce nelle zone appena liberate dalla neve. Piuttosto comune nella parte inferiore della Val Cadino.

6) Soldanella della silice (Soldanella pusilla). Rispetto alla Soldanella alpina presenta taglia inferiore, corolla più campanulata e stilo che non sporge mai dalla corolla. E’ presente in discreta quantità presso le pozze d’acqua presenti tra il Passo della Vacca e l’omonimo lago dove condivide l’habitat con la splendida Primula daonensis.

7)  Falangio alpino (Lloydia serotina). Uno dei più piccoli rappresentanti della famiglia delle Liliaceae. E’ presente nei macereti d’altitudine tra il Lago della Vacca e il Passo di Laione.

8) Azalea alpina (Loiseleuria procumbens). Pianta strisciante che forma fitti cuscinetti trapuntati di fiori porporini. Fiorisce in luglio tra i massi presenti sulle sponde e poco a monte del Lago della Vacca. Fiorisce già in giugno nei prati tra la Corna Bianca e il Lago Nero di Cadino.

9)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina). Classica pianta del disgelo presente in abbondanza in Val Cadino.

10)  Camedrio alpino (Dryas octopetala). Condivide l’habitat, sulle rocce calcare della Corna Bianca, con la splendida ed endemica Saxifraga vandellii.

11) Rodiola rosea (Rodiola rosea). Utilizzata per le sue caratteristiche anche in campo farmaceutico, è presente a lato del sentiero poco oltre la Corna Bianca.

12) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis), presente sulle rupi silicee delle Creste di Laione che sovrastano il sentiero subito prima del Passo della Vacca.

13) Trifoglio bruno (Trifolium badium), presente nei prati in Val Cadino.

14) Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia), presente sia nel tratto di salita in direzione del Passo della Vacca che nei dintorni del Rifugio Tita Secchi.

15) Arabetta stellata (Arabis bellidifolia Crantz.), osservata in Val Cadino sulle rocce a lato della strada che sale alla Corna Bianca.

16) Ranuncolo erba-tora (Ranunculus thora) presente nei dintorni della Corna Bianca.

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