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MONTE ASINO DI BAZENINA (m 2241) MONTE PALETTI (m 2147) MONTE BAZENA (m 2113)
Percorrendo la strada che unisce il Passo di Croce Domini al Goletto del Cadino, si osserva, verso settentrione, un piccolo valloncello racchiuso tra facili pendii erbosi che, a fine primavera, si trasforma in una meravigliosa tavolozza colorata grazie ad una straordinaria varietà di fiori. Siamo all’estremità meridionale del Gruppo dell’Adamello e sebbene manchi il contesto d’alta montagna proprio della parte centrale del gruppo, è comunque possibile, anche in questa zona, eseguire alcuni interessanti itinerari escursionistici. Nello specifico andiamo a descrivere la percorrenza del crinaletto che circonda, come un anfiteatro, il valloncello al quale abbiamo fatto riferimento poco fa. Si tratta di un itinerario breve, che impegna per mezza giornata circa, tuttavia ha i suoi pregi. La favorevole esposizione verso sud del percorso fa sì che sia percorribile già a partire da fine maggio quando nei dintorni la neve impedisce ancora la salita alle cime più alte. Il periodo compreso tra la metà di maggio e fine giugno è inoltre il migliore per godere delle straordinarie fioriture che caratterizzano la zona. Tutto il settore che comprende il Passo di Croce Domini, il Goletto del Cadino e la Val Cadino è infatti un vero tempio per gli amanti della botanica con una concentrazione straordinaria di piante alcune delle quali molto rare e altre endemiche. In coda alla descrizione trovate un ampio resoconto e un’utile lista di entità floreali che potrete osservare lungo il percorso descritto. A partire da luglio sconsigliamo questo percorso a vantaggio di altre cime del circondario più alte quale, ad esempio, il Monte Frerone. Un’ultima doverosa annotazione relativa alle condizioni meteorologiche: l’intero settore è purtroppo particolarmente bersagliato dai temporali sin da primavera inoltrata per via della quota ragguardevole unitamente alla non distante presenza della Pianura Padana. E’ bene prestare attenzione alle previsioni del tempo scegliendo giornate prevedibilmente stabili e sfruttando le mattinate, in quanto le nebbie tendono sulle cime a formarsi già verso mezzogiorno rivelandosi un elemento di particolare rischio trattandosi di una camminata di crinale senza segnavia. Dati tecnici: Dal Goletto del Cadino (m 1938): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: del tutto assente pur essendo presenti, a tratti, alcune tracce di sentiero; l’orientamento non è comunque difficile con buona visibilità. In ogni caso un’escursione sconsigliabile con nebbia densa. Dislivello assoluto: m 346; il dislivello reale è superiore essendo un’escursione di crinale con alcuni saliscendi. – Acqua: assente; unico punto di appoggio nel Rifugio Passo Croce Domini collocato in coincidenza dell’omonimo passo. Accesso: Si accede alla partenza dalla Val Camonica oppure dalla Val Sabbia. Salendo dalla Val Camonica: Si supera la deviazione per Boario Terme procedendo sino in prossimità di Esine. Si abbandona la statale della Val Camonica volgendo a destra con indicazioni per il Passo Croce Domini che dista circa una trentina di chilometri. Scavalcati i paesi di Berzo Inferiore e Bienno la strada si inerpica progressivamente più ripida in un ambiente che diviene d’alta montagna. A quota 1400 metri superiamo Campolaro, l’ultima piccola frazione prima di salire infine al Passo di Croce Domini. Raggiunto il valico la strada cala per un brevissimo tratto per poi impennarsi nuovamente guadagnando il culmine del Goletto del Cadino (m 1938), punto più elevato della statale. Pur non essendovi segnaletica indicante il nome del valico, non è difficile riconoscerlo in quanto, subito oltre, la strada perde definitivamente quota tagliando in discesa il pendio a sinistra. Come ulteriore riferimento è presente una grande croce metallica poco sopra la carreggiata sul poggio erboso a sinistra. In coincidenza del valico è presente, sulla destra, un piccolo spiazzo per parcheggiare. Salendo dalla Val Sabbia: Si risale la valle raggiungendo il lago di Idro. La comoda provinciale prosegue lungo la sponda occidentale del lago superando Anfo e portandosi alla testata dello specchio d’acqua. Poco prima del paese di Ponte Caffaro volgiamo a sinistra con indicazioni per Bagolino e Passo Croce Domini abbandonando la strada che procederebbe altrimenti in direzione di Tione di Trento e Madonna di Campiglio. Seguiamo la comoda statale raggiungendo Bagolino e ignorando il bivio a sinistra per il Passo della Maniva. La strada diviene poi più ripida e, in un contesto d’alta montagna, supera dapprima il piccolo abitato di Val Dorizzo per poi accedere alla bellissima piana del Gaver, dominata dall’immensa mole del Cornone di Blumone. La strada volge con decisione verso occidente e, con alcuni km di ripida salita, sale raggiungendo il culmine del Goletto del Cadino (m 1938), facilmente riconoscibile in quanto subito oltre si perde quota con già visibile, poco più basso, il Passo di Croce Domini e l’omonimo rifugio. Come ulteriore riferimento è presente una grande croce metallica poco sopra la carreggiata sul poggio erboso a destra. In coincidenza del valico è presente, sulla sinistra, un piccolo spiazzo per parcheggiare. Descrizione del percorso: Il Goletto del Cadino (m 1938) è sovrastato, subito a settentrione, dall’evidente profilo del Monte Asino di Bazenina. Appare evidente che la salita seguirà la cresta che discende dal punto più alto seguendone il filo oppure mantenendosi appena alla sinistra d’essa su fondo per lo più prativo. A destra del filo di cresta sono invece presenti alcuni salti rocciosi repulsivi e non percorribili. Da notare che non è presente alcun tipo di segnaletica, con buona visibilità non vi è tuttavia alcun problema d’orientamento in quanto non ci spostiamo quasi mai dal filo del crinale. Nel settore inferiore qualche traccia di tratturo è in ogni caso di guida; le poche tracce si perdono tuttavia poco sopra: si prosegue in forte pendenza puntando ad un evidente gruppo di larici contorti dal vento e dalle intemperie posti anch’essi appena a sinistra della cresta. E’ già notevole il panorama alle spalle sul sottostante parcheggio dove abbiamo abbandonato l’auto e a sud verso le cime delle Prealpi Bresciane mentre, appena più a sudovest, notiamo, di poco più distante, il Passo Croce Domini. Proseguiamo lungo la cresta che, per un breve tratto, si assottiglia notevolmente permettendo d’affacciarsi sul profondo salto posto a destra. Spettacolare la vista verso oriente sul Monte Bruffione, parzialmente innevato sino ad estate inoltrata. Subito al di sopra il crinale diviene più articolato con due evidenti prominenze rocciose che non possono essere vinte direttamente. Senza difficoltà ci scostiamo sulle balze prative a sinistra aggirando così i tratti impegnativi. Osserviamo la presenza di alcune trincee che risalgono al primo conflitto mondiale e che sono ancora ben percorribili. Il secondo spuntone roccioso presenta una grandissima sorpresa per gli amanti della botanica grazie alla presenza sulle rocce di una pianta spettacolare quanto rara ed endemica: la splendida Androsace helvetica; vi rimandiamo in coda alla descrizione per ulteriori particolari ed informazioni su di essa e in relazione ad altri magnifici fiori presenti in queste pendici. Superato questo evidente affioramento roccioso non restano altro che un centinaio di metri di dislivello per guadagnare il punto più alto; non vi sono ulteriori salti rocciosi, l’ultimo tratto di salita si sviluppa infatti tra facili balze prative. Un comodo solco erboso permette di aggirare a sinistra l’ampio dorso erboso per poi accedere, senza alcuna difficoltà, al punto più elevato del Monte Asino di Bazenina (m 2241 – ore 1,10 dalla partenza). Grandioso ed appagante il panorama di vetta, senz’altro il più ampio ed avvincente dell’escursione. A destra si distende sotto di noi la Val Cadino delimitata a destra dalle pendici calcaree del Monte Colombine mentre sullo sfondo l’orizzonte è sempre chiuso dal Monte Bruffione. Alla testata della Val Cadino appare ben visibile la curiosa formazione della Corna Bianca sovrastata, alle sue spalle, dall’imponente massiccia mole del Cornone di Blumone (m 2843). Volgendo più a sinistra osserviamo la Cima Terre Fredde e soprattutto il Monte Frerone (m 2673) altra splendida meta per l’escursionista che ha piede fermo. La nostra escursione ha ora sèguito lungo il crinale che si distende oltre la cima di Monte Asino di Bazenina in direzione nord. Nonostante il sentiero si assottigli riducendosi ad un’esile striscia in piena cresta, non vi sono problemi anche per il normale escursionista. Visivamente il proseguo sembra apparentemente esposto ed affilato, eppure procedendo possiamo riscontrare che al contrario i docili dossi erbosi sono in realtà privi di qualsiasi difficoltà. I pochi problemi che si possono incontrare dipendono esclusivamente dalla presenza di nebbia o di eventuali residui di neve ghiacciata. Aggiriamo a sinistra un elevazione secondaria appena più erta con il crinale che, subito oltre, comincia a scendere con maggiore decisione puntando ad un evidente forcellina senza nome. Alle spalle della selletta in questione, poco a destra d’essa, notiamo l’evidente e pronunciata cupola del Monte Mattoni; ancora più a destra le pendici meridionali del Frerone fanno bella mostra di sé stesse. Ci abbassiamo in direzione della forcellina e poco prima di raggiungerla notiamo l’esistenza di un bella trincea che permette di guadagnarla su percorso in moderata pendenza che aggira a sinistra il soprastante crinale. Da notare che la forcella è posta alla testata del valloncello prativo che cala verso meridione in direzione del Passo di Croce Domini; notiamo nel solco vallivo un minuscolo laghetto e la Malga Bazenina. La nostra escursione procede ora verso l’ampio crinale che delinea la destra orografica della valletta a pascolo. Caliamo a sinistra su balze in parte terrose guadagnando la sottostante traccia di sentiero; la seguiamo traversando in pratica senza dislivelli sino a guadagnare nuovamente una forcellina di crinale (m 2135 – ore 1,50 dalla partenza) dove ci affacciamo ad occidente sulla Val Fredda. Come anticipato descriviamo a questo punto un ampio semicerchio attorno alla conca che accoglie la Malga Bazenina. Senza difficoltà seguiamo il crinale, ora molto ampio e facile, aggirando appena a sinistra oppure risalendo direttamente le poco pronunciate pendici del Monte Paletti (m 2147). Proseguiamo senza via obbligata lungo le facili ondulazioni erbose mentre ad oriente abbiamo, di fronte a noi, il profilo del Monte Asino di Bazenina dal quale proveniamo. Successiva meta è, a questo punto, il tozzo e poco appariscente profilo di Monte Bazena posto poco più a meridione. Manteniamo l’ampio crinale con vista a destra sulla conca che accoglie il Rifugio Bazena e a sinistra sul valloncello di Malga Bazenina e verso il Passo di Croce Domini. Raggiungiamo, in breve, il punto più alto (m 2113 – ore 2,15 dalla partenza). Per rientrare alla partenza dobbiamo ora tornare per pochi minuti sui nostri passi sino a portarci sulla verticale di Malga Bazenina. A questo punto caliamo verso la costruzione per ripido pendio erboso. Nonostante l’assenza di tracce e la marcata pendenza non vi sono apprezzabili difficoltà e in breve siamo alla sottostante malga (m 1976). Il rientro appare ora scontato: seguiamo l’ampia carrareccia bianca che cala infine sino al Rifugio Passo Croce Domini, in coincidenza dell’omonimo passo (m 1895 – ore 2,45 dalla partenza). Il rientro al Goletto del Cadino prevede in ultimo che si segua la strada asfaltata che dal valico conduce a sinistra risalendo sino al parcheggio dove abbiamo abbandonato l’auto (m 1938 – ore 3 dalla partenza) Cenni sulla flora:
Abbiamo anticipato nell’introduzione la speciale ricchezza botanica di una zona da questo punto di vista davvero straordinaria; anche lungo il cammino di questa escursione, sebbene breve, è possibile osservare una lunga sequenza di piante alcune delle quali endemiche o molto rare. Indichiamo di seguito le più significative. Endemismi: 1) Androsace emisferica (Androsace helvetica). Forse la più rara e spettacolare tra le piante presenti lungo questa escursione. Si tratta di un endemismo delle Alpi presente dalla Valle d’Aosta al Friuli. Nonostante l’ampio areale è una pianta molto rara che cresce su substrato calcareo e che risulta poco appariscente quando non è in fase di fioritura. Al momento dell’antesi si schiudono decine di fiorellini che presentano 5 petali bianchi e fauce gialla. Nonostante l’aspetto delicato e fragile dei fiori è una pianta che predilige le rocce tra i 2000 e i 3500 metri, una fascia dove le forti escursioni termiche, il vento e il prolungato innevamento mettono a dura prova la resistenza delle piante. Il portamento pulvinante, la fitta pelosità delle foglie, il suo prediligere posizioni assolate, permettono alla pianta di resistere nonostante le condizioni estreme. Ancora più straordinaria è la capacità di Androsace helvetica, almeno in parte, di autosostentarsi; si tratta infatti di una pianta perenne i cui residui di foglie e fiori rimangono da un anno all’altro intrappolati nel pulvino costituendo un substrato nutritizio che la pianta sfrutta. Di conseguenza il pulvino cresce lentamente un anno dopo l’altro mantenendo e accrescendo progressivamente la caratteristica forma a calotta. Lungo il nostro itinerario Androsace helvetica è presente, con alcuni pulvini, un centinaio di metri sotto la vetta del Monte Asino di Bazenina in coincidenza di alcuni affioramenti rocciosi calcarei posti sulla linea di cresta discendente verso il Goletto del Cadino. Normalmente è in piena fioritura nelle prime due settimane di giugno. 2) Sassifraga di Host (Saxifraga hostii), endemica del nordest, questa bella sassifraga è in piena fioritura nel mese di luglio. Lungo il percorso descritto condivide l’habitat con Androsace helvetica nelle roccette posto poco sotto la vetta del Monte Asino di Bazenina. 3) Viola del Monte Guglielmo (Viola culminis); è un endemismo ad areale assai ristretto limitato al Monte Guglielmo, da cui deriva il nome della specie, e alla zona della Val Fredda – Passo Croce Domini. Lungo il nostro percorso è facilmente osservabile traversando dal Monte Asino di Bazenina al Monte Paletti. E’ in piena fioritura tra maggio e luglio. 4) Primula di Val Daone (Primula daonensis); anche se localmente abbondante è comunque una pianta endemica ad areale ristretto che limita la sua presenza ai gruppi dell’Adamello e del Cevedale. Lungo il nostro percorso è facilmente osservabile nei prati compresi tra il Monte Paletti e il Monte Bazena. 5) Meleagride alpino (Fritillaria tubaeformis). Il più appariscente degli endemismi presenti in quest’area. Si tratta di una pianta esclusiva delle Alpi Occidentali e Centrali in generale molto rara e di straordinaria bellezza grazie al grande fiore pendulo caratterizzato da un’appariscente retinatura a scacchi. Nel bresciano sono presenti alcune tra le stazioni più abbondanti della pianta in questione. Lungo il nostro percorso è presente una bella stazione nel pendio erboso immediatamente a monte della Malga Bazenina in direzione di Monte Bazena. La stazione più bella è tuttavia appena fuori percorso ma comunque vicinissima alla partenza dell’escursione. Per raggiungerla, lasciata l’automobile al Goletto del Cadino scendete a piedi lungo la statale per appena un centinaio di metri in direzione di Bagolino e del Gaver. La strada asfaltata taglia un pendio prativo molto ripido che appare, nella seconda metà di maggio, punteggiato letteralmente da centinaia d’esemplari di Fritillaria tubaeformis, presenti sia a destra, e quindi a monte, del piano stradale che a sinistra nel pendio che scende ripido sotto la strada. E’ una digressione al percorso consigliatissima per osservare qualcosa di unico per abbondanza ed estensione. A dispetto della posizione (a lato della strada) la pianta non corre grossi rischi d’estinzione in quanto la fioritura avviene in un periodo nel quale il turismo è quasi inesistente. All’arrivo del caldo estivo la fioritura è già del tutto conclusa. Piante di montagna non endemiche ma comunuque rare o infrequenti: 1) Primula di Haller (Primula halleri); presente con le sue caratteristiche corolle rosso porpora nei prati compresi tra Monte Paletti e Monte Bazena. 2) Ranuncolo di Seguier (Ranunculus seguieri). Questa pianta, nel complesso piuttosto rara, è presente lungo il crinale che dal Goletto del Cadino sale al Monte Asino di Bazenina. Alcune belle piante sono posizionate pochi metri al di sopra dei pulvini di Androsace helvetica. Altre piante di montagna facilmente osservabili: 1) Genziana maggiore (Gentiana lutea). Presente in buona quantità nei prati che sovrastano il Goletto del Cadino. Inconfondibile la sua infiorescenza gialla all’epoca della fioritura (giugno) 2) Anemone di primavera (Pulsatilla vernalis). Pianta tipicamente alpina che fiorisce immediatamente dopo il disgelo. Sono presenti parecchi esemplari proprio in vetta al Monte Asino di Bazenina. 3) Anemone alpino (Pulsatilla alpina). Appartiene allo stesso genere della precedente, ma è molto più comune. Abbonda sin dalla partenza nei prati salendo dal Goletto del Cadino alla cima di Monte Asino di Bazenina. 4) Primula odorosa (Primula veris). Estremamente comune nei prati sin dalla partenza. E’ pianta precoce, in fase di fioritura sin da maggio. 5) Croco (Crocus vernus). Un’altra specie molto comune che compare quando sono ancora presenti residui di neve al suolo. Bello e caratteristico il suo fiore. 6) Soldanella alpina (Soldanella alpina). Altra pianta che compare al disgelo e che, il più delle volte, condivide l’habitat con la precedente. 7) Genziana di Clusius (Gentiana clusii). Cresce unicamente su terreno calcareo, non a caso è presente nei prati salendo al Monte Asino di Bazenina. Da non confondersi con Genziana di Koch (Gentiana acaulis) dalla quale differisce solo per pochi particolari. 8) Genzianella (Gentiana verna). Sebbene sia una delle piante di montagna più comuni, il suo colore blu acceso desta sempre meraviglia. 9) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum). Arbusto sempreverde chiamato anche “Rosa delle Alpi” per via della sua bellissima infiorescenza rosso purpurea. Parecchi cespugli sono presenti presso la vetta di Monte Asino di Bazenina nel versante che la montagna rivolge alla Val Cadino (verso oriente). 10) Dafne odorosa (Daphne cneorum). Pianta fortemente velenosa caratterizzata da splendidi fascetti di profumatissimi fiori. La fioritura è nel complesso precoce essendo immediatamente successiva al disgelo. 11) Fior di stecco (Daphne mezereum). I suoi fiori di colore rosa sbocciano prima della comparsa delle foglie rivestendo come dei manicotti i rametti; il nome “Fior di stecco” deriva da questa caratteristica. 12) Orchidea odorosa o Manina profumata (Gymnadenia odoratissima). Il nome è più che esplicito: si tratta di una piccola orchidea che emetta una splendida fragranza. Piuttosto diffusa è rilevabile sin dalla partenza nei prati attorno al Goletto del Cadino. 13) Cariofillata montana (Geum montanum) dagli splendidi fiori giallo oro. 14) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) nei prati aridi e assolati. Gli amanti della flora, oltre alle specie sino ad ora elencate, possono osservare altre entità molto rare essendo disposti a spostarsi in automobile per qualche chilometro cercando al di fuori dell’escursione indicata. Il percorso sopra descritto è infatti abbastanza breve concedendo tutto il tempo per ulteriori ricerche. Citiamo solo due specie particolarmente meritevoli di segnalazione. La prima è la Sassifraga del Vandelli (Saxifraga vandellii) bellissimo endemismo insubrico che caratterizza le fessure delle rocce calcaree. E’ presente in Val Cadino soprattutto sulle rocce della Corna Bianca. La Val Cadino si raggiunge dal Goletto del Cadino proseguendo in automobile verso Bagolino e il Gaver. Dopo qualche chilometro si raggiunge la Malga Cadino della Banca e, subito oltre, il bivio a sinistra che, su strada bianca, risale la Val Cadino sino alla base della Corna Bianca. La sua osservazione richiede una digressione dal sentiero che sale verso il Passo della Vacca muovendo a destra sulle ripide e in parte strapiombanti rocce calcaree della Corna Bianca. La fioritura è molto precoce (maggio, talvolta giugno nelle primavere più fredde), pertanto la visione dell’infiorescenza richiede un’apposita ricerca in un periodo nel quale le escursioni in quota sono ancora per gran parte impedite dall’innevamento. Sono presenti parecchi pulvini su tutti i versanti della Corna Bianca compreso quello esposto ad oriente in direzione del Gaver e quindi meno visibile dalla Val Cadino. Per raggiungere questo lato della montagna, l’attento ricercatore potrà seguire, partendo dal parcheggio in Val Cadino posto a sud della Corna Bianca, il sentierino che traversa verso destra per poi calare in direzione del Gaver. A metà aggiramento della struttura calcarea della Corna Bianca si abbandona il sentiero e si sale liberamente, verso sinistra, sino alle rocce calcaree bianche che danno nome alla formazione rocciosa. Sono qui presenti numerosi splendidi pulvini della pianta in questione, nota anche come “Sassifraga pungente” per via delle foglie coriacee e molto acuminate. Da notare che Saxifraga vandellii, al pari di Androsace helvetica, è una pianta perenne che ogni anno produce nuovi fiori e foglie crescendo sui resti del precedente anno. In questo modo il pulvino cresce lentamente, anno dopo anno, sfruttando un substrato nutritizio in parte prodotto dalla pianta stessa. Noterete senz’altro questa caratteristica in quanto le nuove foglie verdi nascono in modo evidente sulle sottostanti già secche e quindi di colore bruno. La seconda e ultima entità alla quale facciamo riferimento è la bellissima Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus). Questa specie merita una nota approfondita in quanto ritenuta da molti la più bella orchidea d’Italia. Purtroppo, negli ultimi anni, si è pericolosamente rarefatta e ora il suo areale è puntiforme. Il Trentino Alto Adige resta l’unica regione dove questa pianta è ancora presente in discreta quantità. Una bella stazione è presente nei boschi oltre la Malga Cadino della Banca procedendo sino al Goletto del Gaver. Preferiamo non rivelare l’esatta posizione delle piante per non comprometterne ulteriormente la sopravvivenza: si tratta infatti di una delle più interessanti stazioni di crescita della Lombardia. Purtroppo ogni anno questa stazione subisce l’assalto di persone che stupidamente sradicano le intere piante devastando un patrimonio che dovrebbe invece essere comune. Se sarete in grado di trovare alcuni esemplari (la fioritura avviene solitamente nella seconda metà di giugno), limitatevi come sempre alle fotografie nel rispetto di un’entità floreale a forte rischio d’estinzione.
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