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PIZ MINSCHUNS (SCHAFBERG - m 2935)
Il Piz Minschuns è una cima assai spiccata di poco inferiore ai 3000 metri posta lungo il confine di stato tra Italia (Alto Adige) e Svizzera (Cantone dei Grigioni). Nel complesso poco nota per la vicinanza di grandiose vette quali l’Ortles è invece una vetta con una spiccata individualità raggiungibile da più versanti grazie alla presenza di diversi sentieri segnati. Siamo a descrivervi la via normale dal versante italiano e ci sentiamo di raccomandarla per il magnifico ambiente e il grandioso paesaggio che si gode lungo l’intera salita. Vi descriviamo una differente via di discesa in lieve esposizione e quindi adatta agli escursionisti più esperti. Chi desidera un itinerario senza difficoltà potrà senz’altro rientrare a ritroso. Il panorama di vetta è di grande estensione includendo oltre al prima citato Gruppo dell’Ortles la Val Monastero (Münstertal) e la Val Venosta (Vinschgau). Si tratta di un itinerario raccomandabile tra luglio e settembre avendo l’accortezza di verificare in anticipo l’apertura della seggiovia che da Trafoi sale al Rifugio Forcola. Ad impianto di risalita chiuso la salita diviene molto più lunga e faticosa con un dislivello assoluto intorno ai 1400 metri. L’escursione in breve: Rifugio Forcola (Furkelhütte – m 2153) – Dosso delle Pecore (Schafseck – m 2502) – Piz Minschuns (Schafberg – m 2935) – Passo di Vallazza (Fallaschjoch – m 2742) – sentiero 25 – innesto sentiero 24A - Rifugio Forcola (Furkelhütte – m 2153) Dati tecnici: Partenza dal Rifugio Forcola (Furkelhütte - m 2153): Difficoltà: EE; le maggiori difficoltà si concentrano negli ultimi 50 metri di dislivello prima della cima con sentiero un po’ esposto e su fondo instabile. Richiede piede fermo anche la frazione compresa tra la cima e il Passo di Vallazza (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 782. Acqua sul percorso: intorno a quota 2600 metri scendendo dal Passo di Vallazza poco prima dell’incrocio tra il sentiero 25 e il 24A. Accesso: Si raggiunge il paese di Trafoi con la SS 38 salendo da Prato allo Stelvio per chi proviene dalla Val Venosta. Raggiunto l’abitato si trova sulla destra l’indicazione per la seggiovia che permette di salire comodamente al Rifugio Forcola (Furkelhütte – m 2153). Chi proviene da Bormio scavalca con la statale il Passo dello Stelvio quindi cala nel versante altoatesino sino al paese di Trafoi trovando l’impianto di risalita sulla sinistra. Descrizione del percorso: Sin dalla partenza troviamo i cartelli indicanti la vetta seguendo il sentiero n° 24 che si sviluppa verso destra. Possiamo già godere di un paesaggio di straordinaria bellezza e imponenza in direzione dell’Ortles che con i suoi ghiacciai sarà quasi una costante della nostra ascensione. La prima parte di salita si sviluppa verso oriente articolandosi tra bosco rado e frazioni erbose. Guadagniamo una spalla dove il paesaggio si apre in direzione della Val Venosta permettendo di scorgere la cima della Palla Bianca con i ghiacciai che ne rivestono le pendici. Il sentiero volge improvviso verso sinistra. Rimontiamo la prateria ignorando la deviazione a destra per la Malga Stelvio (Stilfser Alm). Siamo ormai liberi dall’alberatura con la traccia che appare ben scavata nel manto erboso. Da rilevare, alle spalle, la vista della Val di Trafoi. Procediamo in moderata pendenza sfiorando l’arrivo di un impianto di risalita funzionante in inverno. In breve siamo ad un importante bivio segnalato in vernice su un grande masso. Ignoriamo la traccia che si separa sulla sinistra (e dalla quale torneremo in discesa dalla cima) mantenendo il segnavia 24 che in breve raggiunge il dosso a destra (Dosso delle Pecore) per spostarsi nel versante rivolto verso la Val Venosta. Diviene maggiore la pendenza con il sentiero che comincia a risalire le ripide pendici soprastanti con una lunga sequenza di tornanti. Si tratta di una frazione faticosa ma restiamo in ogni caso colpiti positivamente dal risultato che si è ottenuto permettendo ad un tracciato escursionistico di arrampicarsi lungo un pendio così ripido. In pratica senza esposizione risaliamo i prati progressivamente più magri per via dell’altitudine. Più in alto il percorso si riporta verso sinistra sul lungo crinale discendente dall’alto tornando ad osservare il Gruppo dell’Ortles con i suoi grandi ghiacciai. Nel settore superiore la pendenza finalmente accenna a diminuire con il sentiero che passa in prossimità di un rudere quadrangolare ormai quasi distrutto (m 2791). Subito oltre guadagniamo il crinale e quindi il confine di stato tra Italia e Svizzera. Per salire in vetta dobbiamo muoverci verso destra seguendo l’evidente sentiero che in pratica ricalca il filo dello spartiacque. Inutile dire che il paesaggio si allarga al versante elvetico permettendo la vista di un piccolo lago d’alta montagna denominato “Lai da Minschuns”. In un grandioso ambiente d’altitudine saliamo lungo il filo di cresta tra gli ultimi ciuffi d’erba e i detriti accostando l’elegante cuspide che caratterizza la frazione sommitale. Il sentiero asseconda elegantemente il crinale e solamente gli ultimi dieci minuti di salita richiedono maggiore attenzione in quanto gli sfasciumi si fanno instabili in una frazione assai ripida da affrontarsi con piede fermo. Chi ha timore potrà scostarsi più a sinistra sulle roccette ben gradinate che permettono comunque di salire guadagnando infine il punto più alto (m 2935 – ore 2,30 dalla partenza). La grandiosa vista che si gode dal punto più alto vale senz’altro l’intera gita. Oltre al Gruppo dell’Ortles e ad una lunga frazione della Val Venosta, l’occhio a modo di soffermarsi sulla Val Monastero (Münstertal) e sulle non distanti Dolomiti Engadinesi in una visione di grande ampiezza. Al di là dell’Ortles scorgiamo una parte della Val di Solda con in evidenza la vetta dell’Angelo Grande e la Cima Vertana. Si ripete lo scorcio in territorio elvetico del lago “da Minschuns”. Per rientrare alla partenza andiamo ora ad indicare una variante che permette d’eseguire un itinerario ad anello. Nel primo tratto torniamo a ritroso lungo il crinale sino al bivio con il sentiero 24. Alla biforcazione tralasciamo il sentiero seguito in salita restando sul tracciato di cresta. Si procede pertanto verso sudovest sino al punto in cui lo spartiacque si fa impervio. Il segnavia evita il filo di cresta scostandosi a sinistra e quindi nel versante italiano per aggirare ogni ostacolo. Ancora una volta la traccia è ben evidente e segnata tuttavia diviene assai esile andando a tagliare in esposizione il ripidissimo versante erboso. Con cautela e piede fermo procediamo in debole pendenza con la prateria d’altitudine interrotta da alcune modeste fasce rocciose. Il tracciato si riporta infine, a termine di ogni difficoltà, sul crinale spartiacque in coincidenza del Passo di Vallazza (Fallaschjoch – m 2742), un’ampia sella caratterizzata da fini ghiaie chiare. Per l’ultima volta scorgiamo il versante elvetico osservando ancora una volta il lago Minschuns. Nel proseguo abbandoniamo il crinale per calare ripidamente nel versante altoatesino con cartello indicante la Baita dei Pastori e il segnavia 25. Senza difficoltà caliamo in lunga discesa con il tracciato che si sviluppa sul versante sinistro del grande vallone. Resta ampia la visione verso la Val Venosta, la Val di Solda e la vetta dell’Ortles. Intorno a quota 2600 metri una bella fonte d’acqua si rivelerà senz’altro utile per ripristinare la propria scorta in vista del proseguo della discesa. Subito oltre siamo ad una biforcazione non molto evidente ma indicata dai segnavia su un grande masso. Trascuriamo il segnavia 25 che volge a destra procedendo nella lunga diagonale discendente sulla sinistra orografica del vallone. La pendenza resta moderata con il sentiero che procede lungamente nella prateria offrendo ancora splendidi paesaggi sulla sottostante Valle di Trafoi e sulle circostanti vedrette. In ultimo chiudiamo il nostro anello andando a confluire nel sentiero 24 seguito all’andata per salire in vetta a breve distanza dall’arrivo di un impianto a fune in funzione d’inverno. Il proseguo per rientrare a valle ricalca a ritroso il tracciato di andata sino a riportarsi al Rifugio Forcola (Furkelhütte – m 2153 – ore 2 dalla vetta – ore 4,30 complessive) dove ci aspetta la seggiovia che ci riporterà a Trafoi. Cenni sulla flora:
Abbiamo percorso l’itinerario descritto alla metà del mese di agosto rilevando la presenza di un nutrito numero di specie d’alta quota. Segue un estratto delle principali osservate. 1) Linaiola d’alpe (Linaria alpina) 2) Silene a cuscinetto (Silene acaulis) 3) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis) 4) Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina) 5) Ambretta strisciante (Geum reptans) 6) Campanula di monte (Campanula scheuchzeri) 7) Campanula barbata (Campanula barbata) 8) Semprevivo montano (Sempervivum montanum) 9) Primula di Val Daone (Primula daonensis); splendido endemismo dei terreni silicei con areale centrato prevalentemente nei gruppi dell’Adamello e dell’Ortles – Cevedale con sconfinamenti nei gruppi circostanti. 10) Napello (Aconitum napellus) 11) Minuartia sedoide (Minuartia sedoides) 12) Genziana punteggiata (Gentiana punctata) 13) Genziana di Koch (Gentiana acaulis) 14) Trifoglio alpino (Trifolium alpinum) 15) Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides) 16) Veronica alpina (Veronica alpina) 17) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) 18) Achillea moscata (Achillea moschata) 19) Canapicchia glaciale (Omalotheca supina) 20) Piede di gatto (Antennaria dioica) 21) Carlina segnatempo (Carlina acaulis) 22) Eufrasia minima (Euphrasia minima) 23) Silene rupestre (Atocion rupestre) 24) Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum) 25) Senecio della Carnia (Senecio incanus subsp. carniolicum), endemico delle Alpi Orientali. 26) Brugo (Calluna vulgaris) 27) Sparviere vischioso (Schlagintweitia intybacea)
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