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FREDDONE (m 1487)
Ardito ed isolato il Freddone è una montagna dotata di una forte individualità. Da qualunque versante lo si osservi presenta sempre un profilo molto marcato con pendii ripidi e spesso esposti. Soprattutto da Isola Santa il Freddone impressiona per le sue strapiombanti e repulsive pareti rocciose. Strano destino davvero per una cima tutto sommato piuttosto bassa e circondata da montagne ben più elevate e famose quali ad esempio la Pania della Croce, il Pizzo delle Saette, il Corchia, Monte Fiocca e Monte Sumbra. Con i suoi profili arditi ed affilati il Freddone sembra voler tenere testa ai suoi vicini più gettonati quasi ad asserire la sua individualità. Anche la via normale conferma questa sensazione in quanto si tratta di un percorso non banale, consigliabile ad escursionisti di media esperienza e soprattutto con piede fermo. Ne consigliamo la percorrenza a fine primavera o in autunno evitando il caldo estremo della stagione estiva e gli accumuli di ghiaccio e neve presenti in inverno e ad inizio primavera. Una salita che, pur richiedendo attenzione, appare relativamente breve. Chi vuol riempire al meglio la giornata potrà eventualmente associare la salita del Freddone a quella del Monte Corchia, il suo vicino più prossimo. L’escursione in breve: Passo di Croce (m 1160) – Fociomboli (m 1260) – Monte Freddone (m 1487) Dati tecnici: Dal Passo di Croce (m 1160): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: sino a Fociomboli: T – Da Fociomboli alla cima: EE per la presenza di alcuni tratti un po’ esposti. Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 327. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Da Forte dei Marmi si segue la strada provinciale diretta ad Arni. Si transita presso i paesini di Levigliani e Terrinca. Un chilometro dopo il bivio per il centro di Terrinca, troviamo sulla destra la facile carrozzabile che sale ripidamente sino al Passo di Croce. Raggiunto il valico troviamo un bivio: a destra sale la strada marmifera che conduce alle cave dei Tavolini, subito sotto la vetta del Corchia; noi abbandoniamo invece l’auto per proseguire a piedi lungo il proseguimento della strada che diviene bianca. Descrizione del percorso: Proseguiamo a piedi sfruttando la carrareccia sterrata che traversa lungamente sotto gli impressionanti Torrioni del Corchia. In lieve salita alterniamo brevi tratti di strada cementata con altri ghiaiosi sino a guadagnare, in ore 0,35 dalla partenza, l’ampia sella di Fociomboli, importante crocevia di alcuni sentieri (m 1260 – 2 km dalla partenza). Naturalmente tutto questo tratto può essere percorso in auto ma considerando le sconnessioni del terreno e lo stato di abbandono della strada può essere consigliabile, come anticipato, lasciare l’automobile presso il Passo di Croce. In coincidenza del valico di Fociomboli ignoriamo il proseguo della marmifera che volgerebbe con decisione verso destra in direzione del Corchia. Passiamo invece sulla mulattiera (segnavia 11) che cala in direzione di Puntato e della sottostante torbiera. Scendiamo per pochi metri sino ad una marginetta quindi abbandoniamo il sentiero 11 per passare a sinistra seguendo l’esile sentierino scavato nel manto erboso. Da rilevare purtroppo la mancanza di cartelli indicanti la deviazione. In compenso il sentierino appare ben segnato ed evidente (segnavia azzurri e bianco rossi senza numerazione). Alle spalle ammiriamo il panorama sulle rocce che sovrastano la Sella di Fociomboli mentre a sudest compare la massiccia struttura della Pania della Croce con, appena più a sinistra, l’inconfondibile piramide sommitale del Pizzo delle Saette. Il traverso procede su fondo assai stretto e in alcuni tratti un po’ esposto. Ci possiamo affacciare sulla sottostante torbiera di Fociomboli, facilmente riconoscibile in quanto appare come un appezzamento erboso circondato dalla faggeta. Con la debita attenzione in quanto il pendio è estremamente ripido, procediamo verso nordest arrivando ad osservare le case in pietra di Puntato. Nel proseguo entriamo nel bosco scavalcando con cautela un salto roccioso che appare più difficile di quanto non sia: sono in realtà presenti appoggi a sufficienza. Subito oltre restiamo per un breve tratto nel folto quindi raggiungiamo, in coincidenza di un’apertura, un’evidente sella prativa in pieno crinale. Siamo sovrastati dai torrioni rocciosi che caratterizzano il versante meridionale del Freddone. Appare evidente che il percorso non può seguire l’accidentata ed impervia cresta, difatti il tracciato si scosta dallo spartiacque riportandosi sul versante esposto ad oriente. Ancora una volta la difficoltà è relativa trattandosi, sebbene stretto, di un sentierino scavato e ben marcato, il pendio appare tuttavia ripidissimo e gli escursionisti con meno esperienza potranno intimorirsi a fronte della scarpata esposta a destra. L’esile solco nel manto prativo accosta poi un’evidente paretina rocciosa affiorante; sembrerebbe non esservi scampo per il proseguo: a destra si precipita nella scarpata mentre a sinistra la rupe appare inaccessibile. Per una volta tuttavia l’occhio inganna: alla base del ripido costone roccioso riesce a salire ripidamente l’esile traccia superando uno stretto passaggio tra la roccia e un grande albero di faggio. Al di sopra guadagniamo un bel terrazzo panoramico con vista che si estende ad est sino al crinale appenninico tosco emiliano. Alle spalle è meritevole di nota il panorama verso la sommità del Corchia e della Pania della Croce nonché sulla Pania Secca. Torniamo brevemente, con minore difficoltà, a traversare nel fitto della faggeta, in questo tratto particolarmente densa e buia sino a portarci alla base di un evidente ampio canale, chiave manifesta per salire in vetta. Si tratta infatti di un ripido solco che ricade direttamente dal crinale soprastante. Il sentiero volge deciso verso sinistra per risalirlo, molto faticosamente per via dell’accentuata pendenza. Nel tratto inferiore il fondo è inoltre scivoloso per la presenza di foglie secche ed eventuali residui di neve e ghiaccio a stagione anticipata. Più in alto l’alberatura scompare lasciando spazio ai prati sommitali. La traccia obliqua per un breve tratto verso sud, con vista aperta verso il Corchia e le Panie, quindi raggiunge infine il punto più elevato caratterizzato da un piccolo pianoro erboso (m 1487 – ore 1,30 dalla partenza). La vista è ampia ed insospettabile dal basso. Nonostante l’altitudine non eccelsa, il Freddone è infatti un’elevazione solitaria e nulla ostacola un paesaggio che abbraccia gran parte del settore centrale delle Alpi Apuane. Nello specifico notiamo verso settentrione, in lontananza, l’ardito e slanciato profilo del Monte Sagro. Più a destra, e soprattutto più vicini, appaiono il verdeggiante Monte Fiocca e il roccioso tozzo profilo del Monte Sumbra. L’orizzonte orientale è delimitato dal lunghissimo crinale dell’Appennino Tosco Emiliano mentre ribadiamo la vista a meridione della triade Pania Secca, Pizzo delle Saette e Pania della Croce con il Corchia appena più a destra. La nostra panoramica a 360° si conclude ad occidente con il litorale della Versilia. Il rientro avviene forzatamente a ritroso prestando ancora una volta la massima attenzione ai tratti più esposti (ore 2,40 complessive tra andata e ritorno). Cenni sulla flora:
Un’escursione che presenta numerosi spunti d’interesse anche per quanto riguarda la flora con alcuni elementi endemici d’indiscutibile valore. Segue un breve estratto delle principali entità osservate. 1) Sassifraga rossa sottospecie latina (Saxifraga oppositifolia subsp.latina). Si tratta di una specie strisciante che forma magnifici cuscinetti trapuntati di fiori rosati. La sottospecie latina è endemica delle Alpi Apuane e dell’Appennino Centro Settentrionale; la fioritura avviene sulle Alpi Apuane piuttosto in anticipo, talvolta sin da marzo o aprile. E’ presente con diversi esemplari lungo la carrareccia che dal Passo di Croce conduce a Fociomboli. 2) Sassifraga spinulosa (Saxifraga aspera). Più rara della precedente è comunque inconfondibile per le evidenti setole spinose presenti sull’orlo delle piccole foglie. Le popolazioni presenti sulle Alpi Apuane e sul vicino Appennino Tosco Emiliano sono state considerate in passato come una specie a sé stante (Saxifraga etrusca). Trattati più recenti negano una reale autonomia della specie riconducendola alla varietà di Saxifraga aspera. Pochi esemplari sono osservabili lungo la carrareccia che dal Passo di Croce conduce a Fociomboli. 3) Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata). Piuttosto comune sulle rupi delle Alpi Apuane, è particolarmente spettacolare nel periodo dell’antesi grazie ai numerosi getti fioriti che sembrano scaturire direttamente dalla roccia. E’ presente lungo le rupi strapiombanti della via normale. 4) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) 5) Garofano dei certosini (Dianthus carthusianorum) nei prati presso la sella di Fociomboli. 6) Salice delle Apuane (Salix crataegifolia); endemismo in senso stretto delle Alpi Apuane osservabile nei pendii detritici lungo la carrareccia che dal Passo di Croce conduce a Fociomboli. 7) Cerastio apuano (Cerastium apuanum); altra entità endemica delle Alpi Apuane caratterizzata da petali bianchi profondamente bilobati. 8) Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata) 9) Cinquefoglia fragola-secca (Potentilla micrantha) 10) Vincetossico comune (Vincetoxicum hirundinaria) 11) Maggiociondolo (Laburnum anagyroides) lungo la carrareccia che dal Passo di Croce conduce a Fociomboli. 12) Erba roberta (Geranium robertianum) 13) Fragolina di bosco (Fragaria vesca)
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