Cima del Vado di Piaverano - Brancastello

CIMA DEL VADO DI PIAVERANO (m 2327)

BRANCASTELLO (m 2385)

Il sentiero del Centenario è forse il più spettacolare tra gli itinerari nel massiccio del Gran Sasso d’Italia. Realizzato nel 1974 percorre l’intera dorsale orientale della catena per 10 km circa superando i tratti più impegnativi con cavi d’acciaio e scalette. Molti camminatori ne scartano completamente la percorrenza nella convinzione che si tratti di un itinerario per esperti di vie ferrate. Se questo è vero per la frazione orientale del percorso occorre sottolineare come la parte occidentale sia al contrario priva di tratti esposti e attrezzature prestandosi ad ogni buon escursionista. Anche i meno esperti potranno guadagnare la vetta del Brancastello. La frazione escursionistica procede calando al Vado di Piaverano per poi risalire sino all’omonima vetta; si può quindi rientrare alla partenza con un magnifico anello calando nella distesa erbosa di Campo Imperatore. Sebbene si tratti di un percorso ad anello suggeriamo di non cambiarne il verso di percorrenza. Eseguito a ritroso il percorso presenta infatti scarsissima segnaletica e pochi punti di riferimento sia nell’altipiano prativo di Campo Imperatore che nella prima fase di salita in direzione del Vado di Piaverano. Nel verso descritto la segnaletica scompare invece alla fine dell’avventura quando si è già in vista della grande distesa erbosa di Campo Imperatore potendo procedere senza via obbligata e senza alcuna difficoltà se la visibilità è buona.

Nel complesso si tratta di un’escursione di media lunghezza da prendere in considerazione nella stagione estiva quando l’innevamento è ormai scomparso. Un cenno lo merita la ricchissima flora d’alta montagna presente lungo il tracciato compresi alcuni rari e preziosi endemismi in fioritura durante la breve estate d’altitudine. In coda alla descrizione trovate una rassegna delle specie osservabili più belle e significative. Per godere delle fioriture consigliamo d’eseguire la salita tra fine giugno e fine luglio.

L’escursione in breve:

Tornante SS 17 bis dir.C (m 1800) – Vado di Corno (m 1924) – Pizzo San Gabriele (m 2215) – Monte Brancastello (m 2385) – Vado di Piaverano (m 2272) – Cima del Vado di Piaverano (m 2327) – Vado di Piaverano (m 2272) – Laghetto Pietranzoni (m 1637) - Tornante SS 17 bis dir.C (m 1800)

Dati tecnici:

Partenza dal tornante SS 17 bis dir C (m 1800): Difficoltà: E (T dalla partenza a Vado di Corno; E per tutta la frazione successiva con un brevissimo tratto EE di pochi metri un po’ esposto) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Vado di Piaverano anche se un po’ vecchia e sbiadita. Nella discesa dal Vado del Piaverano a Campo Imperatore si incontrano ometti di pietre e vecchi bolli. La segnaletica scompare una volta raggiunto l’altopiano dove si procede tuttavia senza via obbligata sino a rientrare alla partenza. Dislivello assoluto: m 748. Acqua sul percorso: assente.

Accesso:

Usando l’autostrada A24 Roma – L’Aquila si consiglia l’uscita di Assergi per poi seguire la segnaletica per Campo Imperatore. Si attraversa la bella località di Fonte Cerreto quindi si prosegue lungo la SS 17 bis guadagnando in salita la grande distesa di Campo Imperatore. Al bivio nell’altipiano, segnalato dai cartelli segnaletici, volgiamo a sinistra salendo in direzione dell’Albergo Campo Imperatore. Il percorso stradale sfiora il laghetto Pietranzoni (m 1637) dal quale godiamo di un primo paesaggio mozzafiato sul Corno Grande. Poco oltre, subito prima che la statale cominci ad inerpicarsi ripida in direzione dell’albergo e dell’Osservatorio astronomico di Campo Imperatore, si parcheggia in coincidenza di un tornante che volge verso sinistra (m 1805). Come riferimento si osserva una larga strada bianca tagliare diagonalmente verso destra in direzione della linea di cresta. Si tratta della prima frazione che percorreremo a piedi, il tratto infatti non è interdetto ai mezzi motorizzati ma è percorribile con grande difficoltà anche dalle macchine 4x4.

Descrizione del percorso:

Come anticipato, partendo dal tornante si segue a piedi la strada bianca che muove in moderata salita in direzione del crinale. Il percorso, ampio e comodo, traversa in lunga diagonale ascendente dapprima tra i prati quindi su detrito fine e compatto. La vista è estesa al distante Monte Brancastello e all’estremo lembo pianeggiante di Campo Imperatore. Su detrito calcareo di colore chiaro, addirittura accecante quando il sole splende, risaliamo comodamente sino a guadagnare il crinale in coincidenza dell’importante valico denominato Vado di Corno (m 1924 – ore 0,25 dalla partenza).

Il paesaggio cambia improvvisamente carattere; compare infatti, di fronte a noi, la colossale parete del Corno Grande a creare un marcato contrasto con i dolci pendii erbosi e il grande altopiano di Campo Imperatore. Andiamo ad affrontare il lungo sentiero che muove verso destra ricalcando il filo di cresta o scostandosi di poco alla sua destra per evitare le frazioni più difficoltose. In questo primo tratto del sentiero di displuviale attraversiamo verdeggianti prati ridondanti di fiori d’ogni genere e colore. Volgendo lo sguardo alle nostre spalle ci rendiamo conto di quanto imponente sia il Corno Grande. La sua sagoma ricorda niente meno che il Sassolungo, montagna dolomitica per eccellenza e non così dissimile come profilo e come altitudine. Il sentiero appare come un’evidente striscia scavata nel manto erboso che traversa alternando frazioni piane ad altre in debole salita. Sulla nostra destra la visione dell’immenso piano di Campo Imperatore costituisce un panorama unico nel suo genere nell’ambito del territorio italiano e ci accompagnerà per gran parte del proseguo. Poco oltre tocchiamo una prima volta la linea di crinale con la vista che si apre vastissima nel versante teramano arrivando a scorgere, nel fondo valle, i viadotti dell’autostrada Roma – L’Aquila. La sensazione è di essere sospesi tra cielo e terra: il Corno Grande alle spalle, Campo Imperatore a destra, le colline che digradano verso il mare a sinistra. Il percorso prosegue scostandosi nuovamente a destra dello spartiacque; superiamo un caratteristico affioramento calcareo con fondo ora detritico. Subito oltre siamo nuovamente tra i prati d’altitudine; in diagonale ascendente riprendiamo la linea di cresta in coincidenza di un tratto più dirupato. Alcuni paletti in ferro sono ciò che resta di una vecchia recinzione che in precedenza impediva di protendersi verso lo strapiombante salto rivolto a settentrione.

Superato questo punto il sentiero ricalca fedelmente il crinale in questo tratto particolarmente articolato con una serie di risalti rocciosi. In una breve frazione il sentiero affronta alcune roccette con traccia che richiede piede fermo per via del fondo instabile e per la lieve esposizione a destra. Si tratta di pochi metri ed è l’unico tratto dell’escursione a richiedere attenzione, specie se il fondo non dovesse essere completamente asciutto. Scavalcato questo breve tratto roccioso assai erto, lo spartiacque diviene più ampio e il sentiero lo rimonta tra i prati con pendenza che diviene d’improvviso più significativa. Siamo intorno ai 2000 metri e un occhio attento, nei mesi di luglio ed agosto, comincerà a scorgere alcuni esemplari della rara ed endemica Stella alpina dell’Appennino (Leontopodium nivale) che ci accompagneranno sino alla vetta del Brancastello e oltre. Compare a sinistra la marcata sagoma del Pizzo San Gabriele caratterizzata da un’assenza quasi totale di vegetazione. Con un tratto particolarmente erto superiamo il soprastante dorso erboso portandoci poco a destra proprio del Pizzo San Gabriele. Deviando a sinistra, su percorso non obbligato ma privo di difficoltà, possiamo guadagnarne in pochi minuti il punto più alto (m 2215).

Eseguita questa breve e facile digressione riprendiamo il sentiero di displuviale. Senza difficoltà il percorso aggira prima a destra poi a sinistra alcuni modesti risalti del crinale mentre di fronte a noi comincia a delinearsi il Monte Brancastello con la sua nuda sommità detritica. La pendenza, in questo breve tratto poco significativa, diviene poco oltre nuovamente marcata con l’esile traccia che abbandona i prati per affrontare le soprastanti ghiaie e le facili roccette calcaree affioranti. Superiamo una balza più erta con il paesaggio, soprattutto alle spalle, che diviene particolarmente esteso raggiungendo a distanza il margine occidentale di Campo Imperatore. La cima del Monte Brancastello è ormai non distante: ancora una volta debordiamo nei prati a destra dello spartiacque per evitare una frazione di crinale particolarmente erta. Siamo ormai in vista della soprastante cima, riconoscibile al pari del precedente Pizzo San Gabriele per l’assenza quasi totale di erbe che ne rivestono la cuspide sommitale. Raggiunti gli ultimi metri di salita passiamo a sinistra della cima salendo agevolmente su fondo detritico sino ad accedere al punto più alto (m 2385 – ore 2,15 dalla partenza – cartello indicante il toponimo della cima).

Da rilevare il paesaggio specie in direzione del sorgere del sole. Il crinale procede visibilmente in questa direzione sino a scorgere la cima del Monte Prena con, alla destra, l’estremo lembo orientale di Campo Imperatore. Il nostro cammino procede proprio in questa direzione con il sentiero che si articola tra il sedimento e le rocce bianche che caratterizzano la fascia sommitale del Monte Brancastello. Il fondo calcareo chiaro, quasi bianco, accecante quando il sole è alto, è una delle peculiarità di questa frazione di cresta. Perdiamo quota restando in pratica lungo il filo di cresta che appare facilmente percorribile. Il crinale scende sino ad una prima forcella in coincidenza della quale precipita, verso Campo Imperatore, un ripidissimo ed instabile canale franoso. Il sentiero procede oltre la sella spostandosi a sinistra, nel versante teramano, evitando un tratto di crinale particolarmente erto. In breve tocchiamo una seconda forcella denominata Vado di Piaverano (m 2272 – ore 0,20 dal Monte Brancastello – ore 2,35 dalla partenza) in coincidenza della quale scende a destra una buona traccia di sentiero. Mancano cartelli indicatori di qualsiasi genere ma un vecchio bollo rosso segnala il punto in cui si stacca il percorso. Prima di scendere in questa direzione consigliamo tuttavia una breve digressione per andare a toccare la Cima del Vado di Piaverano. Si tratta della prima elevazione che incontriamo procedendo sempre lungo la cresta e che possiamo raggiungere in una decina di minuti dal valico.

Per guadagnare la vetta manteniamo il tracciato del Sentiero del Centenario portandoci poco al di sotto della sommità. Il sentiero procederebbe aggirando la cima nel versante rivolto verso Campo Imperatore abbandoniamo pertanto il tracciato salendo liberamente sulla sinistra per raggiungere, senza difficoltà, il punto più elevato (m 2327 – ore 0,15 dal Vado di Piaverano - ore 2,50 dalla partenza). Troviamo il toponimo della vetta scritto su alcune rocce. Si ripete l’eccellente vista sulla parte centrale ed orientale del grande altipiano erboso di Campo Imperatore oltre ad un magnifico scorcio in direzione del Monte Prena. Il rientro avviene a ritroso rientrando al valico del Vado di Piaverano. Il normale escursionista eviterà infatti il proseguo del Sentiero del Centenario che andrebbe ad affrontare le Torri di Casanova con le prime frazioni attrezzate.

Dal valico caliamo in direzione di Campo Imperatore con il bollo rosso al quale abbiamo accennato in precedenza ad indicare il punto in cui si separa la traccia altrimenti non così evidente. La prima parte della discesa richiede qualche cautela in più articolandosi su fondo friabile e con qualche roccetta; non si affrontano in ogni caso tratti esposti con l’impegno che resta escursionistico. Prestando attenzione ai vecchi bolli gialli e arancioni (estate 2021), andiamo ad obliquare verso sinistra abbandonando il canalone che diverrebbe altrimenti infido ed impervio. Traversiamo verso oriente, a tratti quasi in piano, con la vecchia traccia di sentiero che evita di fatto ogni difficoltà portandoci progressivamente fuori dal canalone detritico. In breve guadagniamo un rassicurante spallone dove il manto prativo sostituisce il sedimento ghiaioso. Ancora un breve traverso per superare un ulteriore solco quindi la traccia lascia spazio ad un buon sentiero scavato nell’erba che serpeggia a lungo con una serie di svolte calando progressivamente di quota. Ottimo il colpo d’occhio sul soprastante crinale e appare davvero sorprendente l’essere scesi da una cresta così incombente con un sentiero tutto sommato privo di difficoltà. Sarebbe senz’altro auspicabile un rifacimento dei segnavia per mantenere in essere un percorso davvero meritevole e adatto ad ogni buon escursionista. Il riferimento diviene ora il sottostante altipiano di Campo Imperatore: il percorso cala in sua direzione con una lunga sequenza di tornanti sulla spalla erbosa posta a destra di una sorta di grande fiumara che sbocca direttamente nell’altipiano. Restiamo pertanto più a destra di questa grande distesa ghiaiosa priva di vegetazione calando su morbido fondo erboso. Nel tratto inferiore la segnaletica in pratica scompare se si esclude qualche ometto di pietre, l’orientamento resta tuttavia intuitivo con buona visibilità trattandosi di calare nell’altipiano. Raggiunta la distesa di Campo Imperatore andiamo a tagliarne la distesa intuitivamente e senza via obbligata con la possibilità, muovendo verso sudovest, di raggiungere la statale 17 bis dir.C presso il laghetto Pietranzoni (m 1637 – ore 4,30 dalla partenza). Si tratta, come accennato nel paragrafo relativo all’accesso, di un punto privilegiato in cui scattare fotografie in direzione del Corno Grande. Per chiudere il nostro percorso ad anello dovremo a questo punto seguire la strada asfaltata verso destra risalendo debolmente sino a riportarsi al tornante dove abbiamo lasciato l’automobile per un totale di circa 5,30 ore di cammino. Inutile dire che avendo a disposizione due auto è possibile lasciare la seconda presso il laghetto evitando di dover risalire a piedi la statale sino al punto di partenza.

N.B. Da segnalare un’ulteriore possibilità per completare un anello. Si può evitare di attraversare il piano in direzione del laghetto Pietranzoni muovendo verso occidente nel mezzo di Campo Imperatore. Si cammina tra i prati riportandosi al tornante della partenza riducendo al minimo il tratto a piedi lungo la statale.

Cenni sulla flora:

Percorrendo l’itinerario descritto alla fine del mese di luglio abbiamo potuto osservare un numero consistente di specie floreali compresi alcuni rari endemismi. Segue una lista delle piante più rappresentative identificate durante il cammino.

Piante endemiche:

1)    Viola di Eugenia (Viola eugeniae); endemica dell’Italia peninsulare dalla Romagna sino al Molise e alla Campania.

2)    Vedovella appenninica (Globularia meridionalis); endemismo dell’Italia peninsulare, presente dalle Marche alla Calabria.

3)    Violaciocca appenninica (Erysimum pseudorhaeticum); endemica dell’Appennino Centro Settentrionale colora, con le sue infiorescenze gialle, le zone prative di crinale.

4)    Sassifraga porosa (Saxifraga porophylla). E’ uno splendido endemismo delle rocce calcaree presente soltanto nella fascia appenninica dai Monti Sibillini alla Calabria.

5)    Peverina tomentosa (Cerastium tomentosum); endemismo italiano presente allo stato spontaneo soltanto nell’Appennino Centro Meridionale presente ad esempio nella prima parte dell’escursione fino al valico di Vado di Corno.

6)    Campanula graminifolia (Edraianthus graminifolius); endemismo dell’Appennino Centro Meridionale tipico dei pascoli sassosi aridi d’alta montagna.

7)    Stella alpina dell’Appennino (Leontopodium nivale); raro, splendido endemismo con areale ridotto ai soli gruppi del Gran Sasso, della Majella e dei Monti Sibillini. Un tempo considerata sottospecie della Stella alpina, ne differisce per la pelosità più accentuata e per le dimensioni minori. Nonostante l’areale estremamente ristretto è osservabile lungo il percorso descritto con sorprendente abbondanza e facilità; concentra la sua presenza oltre i 2000 metri, a partire dalla salita al Pizzo San Gabriele, ma è ben rappresentata in tutto il tratto che segue, fino in vetta al Monte Brancastello.

8)    Caglio della Majella (Galium magellense), endemico dell’Appennino Centrale.

9)    Sassifraga del Gran Sasso (Saxifraga exarata subsp. ampullacea). A livello di sottospecie è un endemismo presente in prevalenza sui grandi massicci montuosi dell’Italia Centrale.

10)  Astranzia degli Appennini (Astrantia pauciflora subsp. tenorei). Endemica delle Alpi Apuane e dell’Appennino Centrale è osservabile ad esempio nei prati presso il Vado di Corno.

 Specie rare con areale non endemico:

1)    Valeriana saliunca (Valeriana saliunca). Segnalata sulle Alpi e in poche località dell’Appennino Centrale caratterizza i ghiaioni e le praterie d’atitudine. E’ osservabile nei detriti della prima parte di percorso, tra la partenza e il valico di Vado di Corno.

2)    Androsace appenninica (Androsace villosa); sebbene diffusa in diverse regioni resta ugualmente una pianta rara. Caratteristico è il suo aspetto a cuscinetto e la presenza, nei mesi di giugno – luglio, di moltissimi fiorellini con fauci di diverso colore sulla stessa pianta.

3)    Genziana appenninica (Gentiana dinarica), dagli splendidi fiori di colore blu intenso.

4)    Lino capitato (Linum capitatum subsp. serrulatum). Presente in Italia sulla catena appenninica, è una pianta presente in quota su fondi di natura calcarea; la fioritura presenta splendide corolle gialle ed è osservabile lungo il tratto di crinale che precede il Pizzo San Gabriele.

5)    Cinquefoglia dell’Appennino (Potentilla apennina). Rara specie delle rupi calcaree dell’Appennino Centrale. Lungo il percorso descritto è osservabile salendo al Monte Brancastello attorno ai 2300 metri di quota. Numerosi altri esemplari sono osservabili nel tratto sommitale del sentiero che dal Vado di Piaverano cala verso Campo Imperatore.

 Altre specie osservate:

1)    Astro alpino (Aster alpinus)

2)    Genzianella (Gentiana verna)

3)    Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

4)    Acino alpino (Acinos alpinus)

5)    Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

6)    Minuartia primaverile (Minuartia verna)

7)    Camedrio montano (Teucrium montanum)

8)    Camedrio alpino (Dryas octopetala)

9)    Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

10)  Biscutella montanina (Biscutella laevigata)

11)  Elleborina crestata (Epipactis atrorubens)

12)  Aglio giallastro (Allium ochroleucum), osservabile nel tratto compreso tra il Vado di Corno e il Pizzo San Gabriele.

13)  Garofano di bosco (Dianthus monspessulanus), presente con particolare abbondanza nei prati circostanti il Vado di Corno.

14)  Margherita sudalpina (Leucanthemum heterophyllum)

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