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SASSO DELLA CROCE (KREUZKOFEL - m 2420) ROTBERG (m 2003)
Un lungo e frastagliato crinale secondario si dirama dallo spartiacque delle Alpi Aurine avendo inizio in coincidenza della Punta del Balzo per poi svilupparsi verso sudest dividendo la Rotbachtal dalla Trippachtal. Si tratta di un crinale per gran parte molto impervio e per lo più impraticabile ai normali escursionisti. Una bella eccezione è data tuttavia dal Sasso della Croce, l’ultimo importante risalto della cresta calando verso la Valle Aurina, raggiungibile con uno splendido sentiero segnato. Il tracciato, nonostante la quota raggiunta non sia così elevata, permette di scorgere parecchie fasce altitudinali; si parte dai prati sfalciati per poi penetrare nel denso bosco di conifere. Superiormente raggiungiamo la zona dei pascoli sommitali e infine le pietraie d’altitudine. Un’escursione pertanto molto completa con un panorama straordinario, dalla vetta, sulle grandiose cime del Sasso Nero e del Monte Lovello. La zona, come noto, è soggetta in estate a forti temporali pomeridiani è quindi necessaria cautela informandosi sulle previsioni del tempo per scegliere una giornata stabile. L’escursione in breve: Stalliler (m 1472) - Rotberg (m 2003) – Sasso della Croce (Kreuzkofel - m 2420) - Keglgasslalm (m 2109) - Hofer Paul Alm (m 1850) - Putzweg - Stalliler (m 1472) Dati tecnici: Partenza da Stalliler (m 1472): Difficoltà: E. (Vai alla scala delle difficoltà) (Un paio di brevissimi tratti EEA a breve distanza dalla vetta ben attrezzati con pioli e funi metalliche). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 948. Acqua sul percorso: una sola fonte presso Oferpauler nel tratto finale dell’escursione oltre alla possibilità d’approvvigionarsi alla Keglgasslalm. Accesso alla partenza: Si accede alla partenza dalla Val Pusteria; in coincidenza della città di Brunico troviamo le indicazioni per la statale della Valle Aurina (Ahrntal). Raggiungiamo in 13 km circa Campo Tures; superato il paese la strada si sviluppa in un tratto selvaggio con la valle ora molto stretta e il Torrente Aurino subito a sinistra della statale. Scavalchiamo con un ponticello il torrente quindi il solco vallivo si allarga e raggiungiamo Lutago, prima frazione del comune di Valle Aurina. Proseguiamo risalendo dolcemente la valle superando la piccola frazione di Gisse per raggiungere San Giovanni. In coincidenza del paese troviamo, dalla parte opposta della statale rispetto alla chiesa del paese, la stretta stradicciola asfaltata che, con numerosi tornanti, conduce sino alla malga Stallila (m 1450 - numerose possibilità di parcheggio). Descrizione del percorso: In coincidenza di Stallila si separa sulla destra il nostro sentiero abbandonando la carrareccia che altrimenti proseguirebbe verso nord in direzione della testata della valle di Rio Rosso (Rotbachtal). Il sentierino sale in ripida diagonale penetrando nel fitto bosco di conifere. Poco sopra, una breve schiarita in coincidenza di un prato permette di inquadrare la grandiosa sagoma del Sasso Nero; risulterà essere l’unico punto panoramico per un lungo tratto di cammino, subito oltre torniamo infatti nel bosco con la pendenza che diviene assai marcata. Molto faticosamente rimontiamo il pendio alberato con grande dispendio d’energie per la salita davvero molto ripida. Occorre oltre un’ora di cammino per avere un po’ di tregua, incontriamo infatti un pianetto erboso con l’alberatura che lascia finalmente spazio ad un panorama esteso a sinistra sul non distante Monte Spico e sul sottostante paese di Lutago. Abbiamo superato il settore più faticoso dell’escursione. La frazione che segue è caratterizzata da una serie di saliscendi dapprima nel bosco d’abete quindi tra pino mugo sfiorando la modesta elevazione del Rotberg (m 2003). Una breve deviazione di pochi metri, appena a sinistra del sentiero, permette di raggiungere un pulpito dal quale ammiriamo il primo grandioso panorama dell’escursione: si dischiude ai nostri occhi un lungo settore del crinale spartiacque: oltre al Sasso Nero notiamo, più a destra, le Cime di Floite e soprattutto il grandioso Monte Lovello con i ghiacciai che ne rivestono il settore superiore. Il sentiero prosegue restando di poco scostato, sulla destra, rispetto al filo del crinale con belle aperture in direzione della testata della Valle Aurina. Sfioriamo, sulla sinistra, alcune profonde scarpate un po’ esposte; il percorso resta in compenso ben marcato su comodo fondo terroso e in pratica senza salti rocciosi. Superiamo gli ultimi alberi ad alto fusto procedendo nella densa e cespugliosa mugheta con il segnavia che si porta sul crinaletto ora ampio e ben praticabile. Il Sasso della Croce, facilmente riconoscibile per la sua sagoma rocciosa piramidale quasi perfetta, appare davanti a noi a distanza illusoriamente ravvicinata. In ambiente grandioso, dominato dalle cime del soprastante spartiacque, guadagniamo quota in moderata pendenza avvicinandoci progressivamente alla base del cono sommitale. Uno splendido pianoro prativo, affacciato sulla sottostante Valle Aurina, permette di ammirare non soltanto il Sasso della Croce, ma anche gli arditi picchi alle sue spalle, gradualmente più alti sino a raggiungere la zona ove è presente, come un nido d’aquila, il Rifugio Vittorio Veneto. Subito oltre una modesta placca rocciosa non esposta è stata resa ancora più abbordabile con l’aggiunta di alcune staffe e di un comodo corrimano in fune metallica. Dalla sommità della placca, guardando a ritroso, apprezziamo un’ottima veduta non solo sulla conca di Lutago ma anche più lontano verso Campo Tures e ad oriente in direzione delle Vedrette di Ries. Verso la testata della Valle Aurina notiamo nelle giornate terse, non solo il Picco dei Tre Signori e il Pizzo Rosso di Predoi ma addirittura, già in territorio austriaco, la grandiosa vetta del Großvenediger. Un breve tratto di comodo sentierino precede l’arrivo alla base di una nuova placca rocciosa, questa volta più liscia e ripida. Anche in questo caso una fila di scalini in ferro e il corrimano annullano ogni difficoltà permettendo di guadagnare in scioltezza i prati soprastanti. Siamo ormai a breve distanza dalla ben visibile cima. Non è possibile salire direttamente lungo il filo di cresta in quanto caratterizzato da instabili macigni in posizione esposta e precaria. Il segnavia volge pertanto verso destra traversando per un breve tratto quasi in piano sino ad un bivio con panchina in legno che invita alla sosta. A destra si cala alla Keglgasslalm mentre la nostra ascensione procede ritornando in salita verso sinistra ad accostare nuovamente il crinale. Trascuriamo un’ulteriore traccia, indicata dal cartello, che scavalcherebbe il filo del crinaletto per poi divallare in direzione della Daimer Alm. Procediamo verso destra grosso modo lungo la cresta restando scostati per qualche metro alla sua destra evitando d’esporci inutilmente sul salto che precipita nella sottostante Rotbachtal. L’ultimo tratto si articola tra grandi massi granitici accatastati caoticamente sino ad accedere direttamente al punto più alto (m 2420 – libro di vetta - ore 3 dalla partenza). Il panorama appare di grandiosa bellezza. La visione più attraente è senza dubbio quella del Sasso Nero con ciò che rimane della piccola Vedretta di Rio Rosso (Rotbachkees). Dal Sasso della Croce procede inoltre un’impraticabile cresta (Cresta di Rio Torbo – Trippachschneide) che si innalza sino al crinale: su di essa un occhio attento non faticherà a scorgere, in posizione impervia quanto spettacolare, il Rifugio Vittorio Veneto. A destra della cresta si distende una propaggine crepacciata della Vedretta di Rio Torbo (Trippachkees) quindi il panorama lungo lo spartiacque prosegue sino alle cime di Floite Ovest ed Est (Floitenspitze). Continuando a seguire con lo sguardo il crinale principale notiamo dapprima la Punta di Rio Torbo (Trippachspitze – m 3271) quindi il Monte Lovello (Großer Löffler – m 3378), la montagna più alta e celebrata del settore. Il rientro può avvenire a ritroso tuttavia appare molto più interessante la possibilità d’eseguire un percorso ad anello. Scegliendo quest’ultima proposta occorre arretrare per una decina di minuti dal punto più alto sino al bivio con panchina per la Keglgasslalm. Seguiamo quest’ultima opportunità volgendo a sinistra e abbandonando pertanto il percorso utilizzato in salita. Per un breve tratto si traversa senza dislivello con il panorama di fronte a noi esteso ancora una volta in direzione del crinale principale. Raggiungiamo la sommità di una ripida scarpata in fondo alla quale notiamo la Keglgasslalm; a dispetto delle apparenze la discesa alla malga è molto più semplice di quanto si potrebbe ipotizzare. La pendenza certamente è accentuata ma il sentiero, visibilmente artefatto, è ben marcato e battuto ed immette nelle vaste pietraie che precedono l’arrivo alla costruzione (m 2109), gestita nel periodo estivo. La posizione della Keglgasslalm è particolarmente felice grazie all’imponente anfiteatro roccioso che racchiude a settentrione la conca con in evidenza i torrenti glaciali che scendono dalla Vedretta di Rio Torbo (Trippachkees). Altrettanto interessante appare la vista verso sud in direzione del fondo valle. Il nostro cammino procede calando rapidamente di quota dapprima tra i prati quindi nella densa mugheta con il sentiero visibilmente artefatto. La veloce discesa conduce al bellissimo alpeggio ove è posta la più alta delle malghe Hofer-Paul (m 1850): la posizione è idilliaca grazie allo splendido contrasto tra i verdissimi prati e le soprastanti cime. E’ qui presente una fonte più che utile per approvvigionarsi d’acqua. Proseguiamo per un brevissimo tratto su ampia forestale a fondo ghiaioso; l’abbandoniamo dopo pochi minuti volgendo verso destra con cartello indicante “Stallila”. Procediamo su sentiero ampio e ben battuto che taglia il pendio con deboli dislivelli. Alle spalle la scena è dominata dalla grandiosa ed elegante sagoma del Monte Lovello. Il sentiero intercetta una seconda forestale dalla quale osserviamo alcuni scorci verso la sottostante Valle Aurina: la seguiamo verso destra anche in questo caso per una breve frazione; l’abbandoniamo infatti poco oltre per passare sul sentiero che cala a sinistra (ancora una volta è presente un cartello indicante “Stallila). Procediamo nel denso bosco di conifere sino ad una biforcazione: un ramo cala a sinistra mentre un secondo sentiero risale a destra. Scegliamo quest’ultima possibilità senza fare affidamento sui cartelli quasi illeggibili presenti in coincidenza del bivio. Il sentiero procede dapprima in falso piano quindi in ripida discesa sino a portarsi a breve distanza da Stallila. Intersechiamo dapprima una forestale quindi un ampio sbancamento; in entrambi i casi si procede diritti, senza cartelli indicatori, ma con segnavia ben visibili sino ad accedere, a conclusione della camminata, al parcheggio presso Stallila dove avevamo lasciato l’automobile (ore 5,30 complessive). Cenni sulla flora:
Elenchiamo di seguito alcune delle principali entità floristiche osservate in occasione della nostra salita, avvenuta alla metà del mese di agosto. 1) Campanula barbata (Campanula barbata) 2) Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum) 3) Primula nana (Primula minima), endemica delle Alpi Orientali. 4) Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides) 5) Piede di gatto (Antennaria dioica) 6) Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina) 7) Mirtillo (Vaccinium myrtillus) 8) Carlina segnatempo (Carlina acaulis) 9) Brugo (Calluna vulgaris) 10) Prunella delle Alpi (Prunella grandiflora) 11) Senecio biancheggiante (Senecio incanus) 12) Lattuga montana (Prenanthes purpurea) 13) Napello (Aconitum napellus) 14) Arnica (Arnica montana) 15) Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium) 16) Verga d’oro (Solidago virgaurea)
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