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MONTE RAVAIANDA (m 1768) LE PORRAIE (m 1835) MONTE DI SORAGGIO (m 1850)
Nell’ambito della provincia di Reggio Emilia l’Appennino Tosco Emiliano è caratterizzato da alcune tra le cime più alte ed interessanti della catena come ad esempio l’Alpe di Succiso, il Monte Cusna e il Monte Prado. Altre frazioni di crinale sono meno conosciute ma non meno belle in virtù di un paesaggio vastissimo esteso verso nord sino alla Val Padana e alle Alpi mentre sul versante toscano si osservano le Alpi Apuane e un tratto del Mar Ligure. Sono settori piuttosto impervi ma ben raggiungibili grazie ad una buona rete di sentieri segnati. E’ il caso del tratto caratterizzato dal Monte Ravaianda, Le Porraie e il Monte di Soraggio. Siamo in una zona dall’elevato valore naturalistico giustamente inserita nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Consigliamo d’eseguire l’escursione tra fine maggio e tutto ottobre evitando i periodi di maggiore innevamento e prestando attenzione al forte vento che spesso spazza il crinale rendendo difficoltoso il cammino. L’escursione in breve: Presa Alta (m 1241) – Lago del Capriolo (m 1510) – Bosco di Soraggio – Passo di Romecchio (m 1685) – Monte Ravaianda (m 1768) – Focerella (m 1743) – Passo di Romecchio (m 1685) – Oratorio di San Bartolomeo – Sella delle Porraie (m 1797) – Le Porraie (m 1835) – Monte di Soraggio (m 1850) – a ritroso sino alla Sella delle Porraie (m 1797) – sentiero 639A - sentiero 639 – Presa Alta (m 1241) Dati tecnici: Partenza dalla Presa Alta (m 1241): Difficoltà: E. Pochi passi più impegnativi (EE) tra la Sella delle Porraie e il Monte di Soraggio con fune metallica come corrimano (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 609. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Chi proviene dal versante emiliano raggiunge il paese di Ligonchio proseguendo in direzione del Passo di Pradarena. Appena superato il centro si abbandona il proseguo della strada verso il valico per volgere a sinistra sulla stretta Via Ravinella che si sviluppa prevalentemente nel bosco. In circa 7 km si raggiunge la località Presa Alta in prossimità di uno sbarramento del torrente Ozola. Da notare che l’ultimo tratto della strada (grosso modo per un km) vede l’asfalto lasciare spazio ad una frazione a fondo naturale comunque transitabile con cautela anche dalle utilitarie. Poco prima che termini il tratto transitabile in automobile si osserva, a sinistra del piano stradale, una tettoia in legno a protezione di un tavolo con panchina in legno. Sulla destra si separa invece il sentiero 639 che segna l’inizio del nostro cammino con cartello riportante il toponimo “Presa Alta”. L’auto può essere lasciata negli spazi presso la tettoia in legno. Chi proviene dal versante toscano scavalca il Passo di Pradarena scendendo verso Ligonchio. In questo caso si incontra il bivio con Via Ravinella sulla destra, poco prima di giungere al centro del paese. Si sale infine alla località Presa Alta come già indicato sopra. Descrizione del percorso: Come anticipato, il cartello in legno posto dai gestori del Parco Nazionale indica il sentiero 639 che ha inizio con scalini artefatti che permettono di salire nella bella faggeta. Appena dieci minuti di cammino e siamo ad un primo importante bivio segnalato chiaramente dai cartelli a indicare l’inizio del nostro percorso ad anello. Tralasciamo il tracciato a destra per Tarlanda e Sella Lama di Mezzo (dal quale ritorneremo a fine avventura) per volgere a sinistra con indicazioni per il Passo Romecchio, il Rifugio Bargetana e Lama Lite. Proseguiamo in un bosco di faggi fitto e lussureggiante che ci accompagnerà fin quasi sul crinale. E’ superflua una descrizione particolareggiata di una frazione boschiva che non concede, in questa prima parte, la visione delle montagne circostanti. Ignoriamo un ulteriore bivio a destra per la sella Lama di Mezzo (sentiero 633A) mantenendo il segnavia 633 per il Passo di Romecchio. Poco oltre siamo al cosiddetto “Lago Capriolo” (m 1510), o meglio a ciò che rimane di un antico lago oggi quasi completamente inerbito. Soprattutto ad inizio stagione il fondo in parte melmoso nascosto tra la vegetazione rivela l’antica presenza del lago. Con il proseguire della stagione estiva spesso il fondo si asciuga completamente lasciando spazio ad una verdeggiante distesa prativa che contrasta con il bosco ombroso che la circonda. Il nostro percorso lascia il “lago” sulla destra riportandosi nel folto. La segnaletica, puntuale e sempre presente, permette di districarsi in una foresta dove altrimenti sarebbe molto facile perdere l’orientamento. Siamo infatti nel Bosco di Soraggio, un ambiente in sostanziali condizioni di integrità che sembra distare anni luce dal caos e dalle città che caratterizzano la pianura emiliana. In costante salita siamo infine in prossimità del crinale che cominciamo a scorgere alla destra con le prime schiarite tra gli alberi. In ultimo usciamo improvvisamente dal bosco in coincidenza del Passo di Romecchio (m 1685 – ore 1,40 dalla partenza), proprio sul crinale principale dell’Appennino Tosco Emiliano. Siamo sul confine regionale, a cavallo tra le province di Reggio Emilia e di Lucca con il panorama che finalmente può aprirsi concedendo una bella visione del versante toscano. Scorgiamo per la prima volta le non distanti Alpi Apuane mentre alle nostre spalle il paesaggio è dominato dal Monte Cusna, seconda più alta cima dell’Appennino Settentrionale. Il Passo di Romecchio è un importante crocevia di sentieri. Nel nostro caso ci accingiamo a rimontare la prima elevazione seguendo il sentiero 00 di displuviale verso oriente, con cartello indicante Monte Prado, Bocca di Massa e Passo Radici. La frazione che segue, in marcata salita, supera un ultimo lembo di faggeta quindi prosegue in ambiente aperto con il sentiero ridotto ad un’esile striscia nel manto erboso. In pochi minuti guadagniamo la bella sommità del Monte Ravaianda (m 1768) con cartello riportante il toponimo della vetta. Magnifico il paesaggio sia nel versante toscano che verso il Cusna mentre alle nostre spalle possiamo osservare un lungo tratto di crinale in direzione del Monte Sillano. Proseguiamo oltre la cima perdendo debolmente quota tra i prati sommitali; davanti a noi si staglia la grande, tozza sagoma del Monte Castellino e in breve guadagniamo la sella che divide proprio questa cima dal Monte Ravaianda. Si tratta del valico denominato Focerella, un altro importante crocevia di sentieri (m 1743 – ore 0,20 dal Passo di Romecchio – ore 2 complessive). Abbandoniamo il sentiero 00 di displuviale volgendo a sinistra sul segnavia 633 con cartelli indicanti il Rifugio Bargetana e il Rifugio Battisti. Il sentiero taglia il pendio in diagonale discendente su fondo scavato nel prato e nel vaccinieto. In pochi minuti, al limite tra prato e bosco, siamo ad un ulteriore bivio. Tralasciamo il proseguo del sentiero per il Rifugio Bargetana volgendo bruscamente a sinistra con il cartello indicante il Passo di Romecchio. Proseguiamo in debole saliscendi penetrando per un tratto nella faggeta quindi rientriamo al Passo di Romecchio (m 1685 – ore 0,25 dalla Focerella – ore 2,25 dalla partenza) chiudendo un piccolo cerchio che ha trovato il suo culmine nel Monte Ravaianda. Da notare il piccolo Oratorio di San Bartolomeo posto in prossimità del valico. Andiamo ora ad esplorare la lunga frazione di crinale che prosegue verso occidente in direzione del Monte Le Porraie e del Monte di Soraggio. Il sentiero deborda nel versante toscano traversando quasi in piano e con grande visione delle lontane Alpi Apuane. Aggiriamo un valloncello che cala ripido alla nostra sinistra nonché un arrotondato rilievo marciando tra prati d’altitudine e affioramenti arenacei. In breve riprendiamo il filo del crinale in questo tratto ampio e facile tornando ad aprirci in direzione del Monte Cusna. Ancora una volta il tracciato deborda rispetto al filo dello spartiacque ma questa volta nel versante emiliano. Tagliamo in lunga diagonale ascendente il rilievo denominato Le Porraie puntando alla sella posta immediatamente alla sua destra. L’esile striscia scavata nel manto erboso non offre alcuna difficoltà sino ad accedere alla Sella delle Porraie (m 1797). Chi lo desidera può ora eseguire la digressione a sinistra che conduce in pochi minuti alla vetta del Monte Le Porraie su fondo erboso non segnato ma facile (m 1835 – ore 0,40 dal Passo di Romecchio – circa 3 ore dalla partenza). Rientrati alla Sella delle Porraie proseguiamo verso occidente sul segnavia 00 caratterizzato da un lungo traverso a dominare il grande circo di antica origine glaciale che si estende nel versante reggiano. Stiamo in effetti aggirando il versante nordoccidentale delle Porraie sino a riprendere infine lo spartiacque. Il tratto che segue è, a nostro avviso, uno dei più spettacolari del settore. Alla nostra sinistra scende un’impressionante scarpata dove affiorano stratificazioni rocciose inusuali per l’Appennino Tosco Emiliano. Il filo di cresta si fa sinuoso ed elegante. Per alcuni metri debordiamo a destra sino ad una frana che interrompe il tracciato originario del sentiero. Il percorso è stato ridisegnato salendo a sinistra con un paio di balze scomode che richiedono piede fermo sino a riprendere il sottilissimo crinale soprastante. Segue una frazione in pieno spartiacque lunga alcuni metri piuttosto esposta ma ben assicurata con corrimano di fune metallica. E’ l’unico tratto di cammino a richiedere molta prudenza, specie con fondo umido o con scarsa visibilità, dopodiché la displuviale procede sottile ma meno esposta, affacciata nel versante toscano in un ulteriore salto precipite caratterizzato da grandi stratificazioni arenacee. Il crinale roccioso ed articolato costringe il sentiero ad abbandonare ancora una volta il filo di cresta spostandosi nel versante reggiano ad evitare ogni difficoltà legata al fondo esposto ed instabile. Aggiriamo alcuni modesti risalti dello spartiacque mentre è ormai ben visibile la nostra meta conclusiva: il Monte di Soraggio che appare come una pronunciata piramide in gran parte rocciosa. Non restano che gli ultimi minuti di marcia per guadagnarne il punto più alto. Traversiamo tra i prati aridi d’altitudine passando a sinistra di un caratteristico pinnacolo. Pochi metri e siamo alla base della cuspide sommitale del Monte di Soraggio. Abbandoniamo il segnavia 00 e senza via obbligata ne risaliamo verso destra il ripido pendio raggiungendone in qualche minuto il punto più alto (m 1850 – ore 0,20 dalla vetta delle Porraie – ore 3,20 dalla partenza). Siamo al culmine più elevato della nostra avventura; possiamo ora intraprendere il lungo rientro alla partenza. Per un tratto ripercorriamo il percorso di andata seguendo a ritroso il sentiero 00 prestando ancora una volta attenzione al breve tratto attrezzato con fune metallica. Ci riportiamo alla Sella delle Porraie dove abbandoniamo il sentiero di displuviale (m 1797 – ore 0,20 dalla Cima di Soraggio – ore 3,40 dalla partenza). Volgiamo a sinistra sul segnavia 639A con cartello indicante la località Presa Alta a ore 1,45 di marcia. Il tracciato è una striscia scavata nell’erba dapprima quasi in piano quindi ripidamente, perdendo quota nel vasto anfiteatro d’origine glaciale che si estende alla nostra sinistra. In breve siamo al limite del bosco di faggi. Entriamo nel folto incontrando subito oltre l’ennesimo bivio. Il nostro cammino procede volgendo verso destra con cartello indicante Presa Alta e Ligonchio. Al pari dell’andata risulta superflua, da qui in poi, una descrizione dettagliata del percorso in quanto sviluppato per intero nel fittissimo bosco. Il segnavia 639 cala lungamente mantenendo la destra orografica del valloncello. In ultimo, dopo tanta discesa, riguadagniamo brevemente quota sino al marcato bivio dove chiudiamo il nostro grande percorso ad anello. Volgendo a sinistra caliamo brevemente, in pochi minuti, sino alla località Presa Alta dove la nostra escursione ha termine (m 1241 - ore 1,30 dalla Sella delle Porraie – ore 5,10 complessive). Cenni sulla flora:
Abbiamo eseguito l’escursione descritta a stagione piuttosto anticipata osservando nonostante ciò una nutrita rassegna di splendide specie che salutano, con la loro fioritura, l’arrivo della bella stagione. Riportiamo di seguito una lista delle principali osservate. 1) Tulipano montano (Tulipa australis), inconfondibile per i tepali esterni gialli con evidenti striature rosse. Le poche stazioni emiliane sono tutte posizionate presso il crinale appenninico con maggior frequenza nelle province occidentali (Reggio Emilia, Parma, Piacenza). Lungo il percorso descritto troverete diversi esemplari sul Monte di Soraggio. 2) Genziana di Koch (Gentiana acaulis) 3) Genzianella (Gentiana verna) 4) Scilla bifoglia (Scilla bifolia) 5) Carlina segnatempo (Carlina acaulis) 6) Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris) 7) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata) 8) Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata) 9) Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia) 10) Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina) 11) Croco (Crocus vernus) 12) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) 13) Draba gialla (Draba aizoides) 14) Viola con sperone (Viola calcarata) 15) Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) 16) Acetosella (Oxalis acetosella) 17) Orchidea maschia (Orchis mascula) 18) Anemone bianca (Anemone nemorosa) 19) Cariofillata montana (Geum montanum) 20) Bugola (Ajuga reptans) 21) Dafne laurella (Daphne laureola) 22) Caglio odoroso (Galium odoratum)
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