Bruni (Monte Procinto)

VIA FERRATA ARISTIDE BRUNI (MONTE PROCINTO – m 1177)

Gruppo montuoso: Alpi Apuane

Grado di difficoltà globale: POCO DIFFICILE (Vai alla scala delle difficoltà).

Difficoltà tecniche:  1

Esposizione:           3

Impegno fisico:       2

Dislivello assoluto: m 143. Tuttavia questo valore non è molto significativo per via dei numerosi saliscendi.

Nel dettaglio si guadagnano m 105 per salire al Callare Matànna; vengono poi persi circa 150 metri di dislivello per portarsi sotto la verticale del Procinto quindi se ne guadagnano nuovamente 200 circa per giungere con la ferrata in vetta.

Il dislivello coperto dalla ferrata è di circa 150 metri.

Tempo di percorrenza: ore 1,40 per raggiungere la cima. Circa 3 ore andata e ritorno.

Punti di appoggio: Albergo Alto Matanna alla partenza; con una deviazione anche il Rifugio Forte dei Marmi.

Accesso alla ferrata:

Si accede alla partenza dalla bassa Garfagnana. Si abbandona il fondovalle del Serchio risalendo lo stretto solco vallivo del torrente Turrite Cava. Superiamo i paesi di Fabbriche di Vallico e Gragliana raggiungendo  Mulini di Palagnana. Volgiamo a sinistra e saliamo sino a raggiungere il parcheggio presso l'ex albergo Alta Matanna (m 1034). I bei prati e il bosco rado circostanti l’albergo invitano alla sosta in una zona particolarmente verde e tranquilla. Il nostro sentiero (segnavia n°5) inizia a destra della costruzione ed è chiaramente indicato dai cartelli. Si risale dapprima tra gli ultimi alberi per poi volgere all’aperto in un piccolo valloncello prativo che risaliamo senza alcuna difficoltà. In meno di 20 minuti guadagniamo il Callare Matànna (m 1139), sella che divide il Monte Nona a destra dal Matànna a sinistra (antiestetico traliccio della corrente elettrica in coincidenza del passo). Da notare la vista che si apre da qui in direzione della costa versiliese oltre che sulla caratteristica sagoma a panettone del vicino Monte Procinto, obiettivo della nostra scalata. Ignorata la deviazione a destra per la cima del Nona, manteniamo il segnavia n° 5 e caliamo sul versante versiliese riportandoci progressivamente nel folto del bosco. Scendiamo tra facili balze sino ad un caratteristico costone roccioso dove quella che sembra essere una grotta si rivela invece una sorta di arco naturale che permette di guardare al di là della parete. Il sentiero transita solo davanti all’imbocco di questa finestra rocciosa senza attraversarla; alcuni tornanti permettono poi di perdere ulteriore quota quindi volgiamo, sempre nel folto e in pendenza ora moderata, in direzione della base della caratteristica struttura di Monte Procinto. Poco oltre siamo al punto più basso dell’escursione (circa 950 m): abbandoniamo il segnavia n° 5 che cala verso il Rifugio Forte dei Marmi per passare a destra su esile sentierino (piccolo cartello con indicazione per monte Procinto). Risaliamo ripidamente passando alla base dell’impressionante e strapiombante parete occidentale di monte Nona sulla quale esperti alpinisti hanno aperto vie che superano il 6° grado di difficoltà. La salita conduce in breve alla base del Procinto che raggiungiamo in ultimo scavalcando con ponticello in legno un profondo spacco (Foce del Procinto – m 1000 – ore 0,50 dalla partenza). Ci troviamo a questo punto sull’esile cengia (detta Cintura de Procinto) che circonda per intero la caratteristica struttura a panettone del Procinto. Avendo tempo può essere consigliabile percorrere la cengia circolare praticamente piana che circonda la base della montagna. La sua percorrenza richiede al massimo 20 minuti e permette di apprezzare come il Procinto presenti difficoltà d’accesso praticamente da ogni lato. Volendo invece portarsi prontamente all’attacco della ferrata è bene, in coincidenza della foce del Procinto, scegliere di percorrere la cengia verso sinistra. La seguiamo solo per un tratto molto breve (qualche minuto) sino ad individuare a destra la deviazione che conduce all’attacco della ferrata (attenzione in quanto il bivio non è segnalato da alcun cartello). La deviazione, come accennato, sale ripida e porta rapidamente sino alle lapidi poste ad inizio della via (m 1020 – ore 1 dalla partenza – piccolo spiazzo per imbragarsi)

Descrizione della ferrata:

La via ha inizio con una scaletta verticale in ferro attrezzata con catena metallica come corrimano. Segue una lunga sequenza di scalini intagliati artificialmente nella roccia che salgono in grande esposizione accompagnati a destra dalla fune e a sinistra, lungo la parete, da una catena metallica. La sequenza di gradini nella roccia è continua mentre l’esposizione è sempre più marcata ed impressionante, particolarmente per chi è alle prime armi.  Attenzione sia alla fune che alla catena, nel complesso piuttosto lente e che devono quindi essere saggiate e provate con attenzione per evitare un pericoloso sbilanciamento verso il baratro a destra. Più sicuri ed affidabili risultano gli arpioni in ferro presenti a sinistra ad intervalli regolari, particolarmente nei punti di massima verticalità ed esposizione. In pochi minuti si supera questa lunga sequenza di scalini nella roccia superando così il punto chiave e accedendo ad un esile terrazzino che permette di prendere fiato. Bella ed impressionante, alle spalle, la visione del tratto finale di parete appena rimontata. Da notare che questo tratto costituisce il primo terzo della via e non permette, se non con grandi rischi, eventuali incroci con ferratisti in discesa. Il terrazzino a monte è il primo punto di scambio relativamente comodo. La ferrata procede ora con l’unico passaggio a richiedere attenzione nella ricerca di un appoggio valido per i piedi: in compenso l’esposizione non desta più timore grazie al sottostante terrazzino. La catena metallica guida come corrimano quindi, subito al di sopra, tornano a comparire i gradini artificiali a semplificare la progressione; il percorso volge poi a sinistra e affronta un’esile cengia ascendente. Si rinnova l’esposizione ma il tratto è nel complesso meno impressionante della frazione di partenza per via della pendenza moderata del tratto. La catena metallica guida infine all’interno di una piccola gola boscosa che incide il settore superiore della montagna. L’esposizione diviene addirittura bassa e nonostante alcuni ripidi tratti rocciosi non è problematico studiare e trovare validi appoggi per i piedi. Siamo infine quasi al termine della ferrata con le ultime funi metalliche e qualche comodo gradino di legno su fondo terroso; le attrezzature hanno quindi fine e lasciano spazio a un innocuo sentierino nel bosco sommitale (denominato “Il Giardino”).  Transitiamo davanti ad una caratteristica caverna (Antro di Budden) quindi restano ancora pochi istanti di cammino: si volge a destra tra la vegetazione e in breve siamo direttamente in vetta al Procinto (m 1177 – libro di vetta - ore 1,40 complessive – ore 0,40 dall’attacco). Il panorama è molto interessante, aperto sul litorale toscano a ovest mentre a nord ovest osserviamo Monte Corchia, a nord le Panie e un po’ più ad oriente il profilo verdeggiante di Monte Croce.

Il ritorno avviene forzatamente a ritroso: non esistono altre vie ed è ovvio il consiglio di prestare molta cautela in quanto le ferrate sono in genere più impegnative se percorse a scendere.

Osservazioni – Caratteristiche della ferrata:

Qual è la ferrata più antica d’Italia? Molti ricercherebbero la risposta tra gli innumerevoli itinerari attrezzati delle Dolomiti ignorando che la risposta debba essere cercata in Toscana: la via Bruni al Procinto è infatti la prima costruita nel nostro paese. La scaletta iniziale della via è stata posta addirittura nel lontano 1893. A parte questa curiosità si tratta di un itinerario tecnicamente non difficile e nemmeno molto lungo adatto alla maggioranza dei ferratisti. Tra i pregi della via vi è indubbiamente la bassa quota del percorso con la possibilità di cimentarsi in una via attrezzata fuori stagione. Sconsigliabile invece nella stagione estiva per le temperature troppo elevate. Si tratta inoltre di un percorso sicuro e breve, con la possibilità di eseguirlo anche in presenza di cielo nuvoloso senza correre troppi rischi.

E’ una via per neofiti? La risposta non è scontata: sebbene i piedi siano sempre appoggiati la prima frazione della via è in grande esposizione con la forte sensazione per i nuovi di trovarsi abbandonati nel mezzo di una parete verticale. A questo si aggiunga il fatto che la discesa avviene forzatamente a ritroso e tutte le ferrate impegnano più in discesa che non in salita. E’ quindi una via ferrata poco difficile, ma senza dubbio per chi tollera molto vuoto sotto i piedi. Per chi è alla prima ferrata si aprono indubbiamente possibilità più moderate d’approcciarsi a questo sport. Al tempo stesso la ferrata Bruni può essere un buon banco di prova per verificare la propria dimestichezza con il vuoto.

N.B L’escursione nel complesso è breve. Per chi desidera riempire al meglio la giornata, si apre la possibilità di unire la salita su ferrata al Procinto con quella di altre cime del circondario come il Nona, il Matànna e il Monte Croce. Sono cime raggiungibili su comodi itinerari trekking e possono essere risalite utilizzando l’Albergo Alto Matànna come punto di partenza.

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