MONTE GIOVO (m 1991)
PORTICCIOLA (m 1903)
ALTARETTO (m 1927)
GROTTA ROSA (m 1953)
Il Monte Giovo è una delle principali
cime del crinale appenninico Tosco Emiliano nonché una delle più alte.
La vetta è divisa tra le province di Modena e Lucca ed è posizionata tra
l’Altaretto e il Colle della Bruciata. Si tratta della seconda più alta
cima della Lucchesia dopo il Monte Prado che raggiunge i 2053 metri.
Appare tuttavia di particolare imponenza, specie se osservata dal
versante emiliano dove precipita con la sua parete orientale nelle acque
del bellissimo Lago Santo. Dalla sommità, nei giorni più limpidi, si ha
un panorama di eccezionale vastità che raggiunge verso sud-ovest la
catena delle Alpi Apuane e il Mar Tirreno con la Corsica all’orizzonte.
Il percorso che andiamo a descrivere ne permette la conquista seguendo
il bellissimo crinale che si innalza nelle elevazioni della Porticciola,
dell’Altaretto e della Grotta Rosa. E’ un’escursione consigliabile da
maggio inoltrato ad ottobre per via dell’abbondante innevamento
invernale prestando comunque attenzione ai forti venti che spesso
caratterizzano il crinale Tosco Emiliano.
L’escursione in breve:
Parcheggio presso il Lago Santo (m
1460) – Lago Baccio (m 1554) – Passetto (m 1850) – Monte La Porticciola
(m 1903) – Sella della Porticciola (m 1881) - Monte Altaretto (m 1927) –
Sella dell’Altaretto (m 1877) – Cima di Grotta Rosa (m 1953) – bivio con
sentiero 525 (m 1948) – Monte Giovo (m 1991)
Dati tecnici:
Partenza dal parcheggio
presso il Lago Santo (m 1460):
Difficoltà: EEA – Suddivisione in base ai tratti: E sino al Passetto; EE
dal Passetto al bivio con il sentiero 525 con passaggio di 1° grado
attrezzato con fune metallica – E il resto dell’itinerario (Vai
alla scala delle difficoltà).
Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 531 – Dislivello reale
senz’altro maggiore per i numerosi saliscendi. Acqua sul percorso: alla
partenza e poco oltre Lago Baccio (torrente).
Accesso alla partenza:
Si accede alla partenza da
Pievepelago seguendo per un breve tratto la statale in direzione del
Passo delle Radici. La abbandoniamo poco oltre volgendo a sinistra con
indicazioni per il Lago Santo. Superiamo Le Tagliole seguendo la strada
fino al suo termine poco sotto il lago (m 1460 – parcheggio a
pagamento).
Descrizione del
percorso:
Seguiamo la comoda
carrareccia che conduce in pochi minuti al lago. Poco prima di
raggiungere la sponda del Lago Santo, troviamo a sinistra il nostro
sentiero (segnavia 523). In circa 25 minuti di facile cammino su
mulattiera, che si sviluppa nell’ombrosa faggeta, si guadagna la
bellissima
conca del
Lago Baccio
(m 1554) meno noto rispetto al Lago Santo ma altrettanto
alpestre e
pittoresco,
dominato dall’impervio crinale spartiacque dell’Appennino Tosco
Emiliano. Passando su stretto
sentiero
aggiriamo lo
specchio d’acqua
sulla
destra,
quindi lo
lasciamo
alle
nostre
spalle
guadando il
torrente
(acqua potabile) e riportandoci per un breve tratto nel bosco. Poco
oltre siamo definitivamente all’aperto
tra vasta prateria a mirtillo dominata
a sinistra
dalla vetta del Rondinaio Lombardo. Proseguiamo tra ondulazioni erbose e
modesti
avvallamenti
occupati da
piccoli
laghetti
temporanei,
solitamente asciutti
alla fine
dell’estate. La vista appare particolarmente suggestiva ed alpestre
sulla
destra dove
si
sviluppa il
crinale
principale, caratterizzato in questo tratto da
evidenti
stratificazioni
arenacee.
Un’ultima
breve ed
erta
salita permette di raggiungere lo spartiacque in coincidenza del
Passetto (m 1850 – ore 1,40 dalla partenza) con splendido panorama alle
spalle sull’ormai distante
Lago Baccio
sovrastato alla sinistra dal Monte Giovo. Siamo sul confine di regione;
si aprono nuovi orizzonti con la visione, sul
versante toscano,
delle distanti Alpi Apuane che si stagliano a meridione. Alla nostra
sinistra abbiamo in primo piano la pronunciata
piramide
del
Monte Rondinaio
mentre a destra si sviluppa il lungo crinale che farà da teatro al
proseguo della nostra escursione.
Muoviamo pertanto in
quest’ultima direzione seguendo il
sentiero
che segue grosso modo lo
spartiacque
(segnavia 00). Affrontiamo il settore più impegnativo e spettacolare
della nostra ascensione con il
tracciato
che si
riduce
ad un’esile
striscia
scavata
nel manto erboso. Poco oltre, la
cresta
diviene particolarmente stretta e dirupata con l’affioramento di alcune
scoscese balze rocciose. L’ostacolo viene aggirato
sotto crinale
sull’esile
traccia a
destra
(versante emiliano) per poi riprendere lo spartiacque con ampia visione
che
raggiunge
il Monte Cimone.
Saliamo
a rasentare la
sommità
della Porticciola (m 1903).
Il
paesaggio
che possiamo ora ammirare è di particolare suggestione grazie al
vicinissimo ed erto rilievo dell’Altaretto
a dominare la
conca
del
Lago Baccio.
Per guadagnarne la sommità scendiamo dapprima alla sottostante Sella
della Porticciola (m 1881). Da questa forcelletta del crinale, il
raggiungimento della soprastante cima appare illusoriamente difficile ed
esposto. In realtà il sentiero di crinale aggira a sinistra il tratto
più repulsivo del picco risalendone le pendici in pochi minuti.
Nonostante la frazione sia estremamente ripida l’esposizione resta molto
minore delle apparenze sino ad accedere al punto più alto (m 1927). Uno
sguardo alle spalle permette di apprezzare l’erta frazione di sentiero
appena percorsa oltre alla non distante cima del Rondinaio.
Dalla
sommità
dell’Altaretto
il
crinale
prosegue,
progressivamente
più
ampio,
calando senza difficoltà, tra vasti pendii
erbosi,
alla Sella dell’Altaretto (m 1877). Ignoriamo il sentiero 26 che si
separa a sinistra calando nel versante toscano; manteniamo il segnavia
di
crinale
muovendo
verso
l’ormai
prossima
prominenza rocciosa della cosiddetta “Grotta Rosa”. Il percorso si
assottiglia sensibilmente risalendo tra roccette sino al
punto più erto
ed
esposto.
Il passaggio chiave, una
paretina
verticale alta diversi metri, è attrezzato con
funi
metalliche fisse. Gli appigli non mancano e la roccia è buona (1°
grado), ma l’esposizione risulterà per gli inesperti forte ed improvvisa
richiedendo piede fermo e assenza di vertigini. Si accede così alla Cima
di Grotta Rosa (m 1953), a termine delle maggiori difficoltà dell’intero
percorso. Da notare la possibilità, per i meno esperti, di evitare la
parete verticale attrezzata. In questo caso, poco prima delle roccette
della Grotta Rosa si individua,
a destra
(versante emiliano), un’esile
traccia
che traversa nell’erba aggirando, parecchi metri sotto crinale, il
tratto esposto per poi riportarsi in cresta con una breve ma ripida
salita. Si sottolinea che la deviazione non è in alcun modo segnalata.
Riprende la nostra
descrizione dalla sommità della Cima Grotta Rosa. Il
crinale
procede
moderato,
su fondo per lo più
erboso,
concedendo scorci sul sottostante Lago Baccio. Poco oltre ignoriamo il
sentiero 525 che scende a
destra
al
sottostante
Lago
Santo
(m 1948). La
vetta
del Monte Giovo appare ormai non distante. La
cresta
diviene ancora più
ampia
e rassicurante in debole pendenza e tra facili prati d’altitudine. Un
ultimo sforzo e siamo
infine
sul
punto più alto
dal quale apprezziamo la sottostante, ampia conca che accoglie il
Lago Santo
(m 1991 – libro di vetta – ore 1,20 dal Passetto – quasi 3 ore dalla
partenza). Il panorama è grandioso in tutte le direzioni con in evidenza
il crinale appena percorso sino ad inquadrare il Monte
Rondinaio
e la più distante Alpe delle Tre Potenze. Osserviamo nel versante
toscano un ampio tratto della
Garfagnana
sovrastata dalle cime delle Alpi Apuane e addirittura, poco più a
sinistra, un
tratto
di
litorale.
Cenni sulla flora:
L’intera area dei monti Giovo e
Rondinaio è inclusa, a giusta ragione, nell’ambito del Parco Regionale
dell’Alto Appennino Modenese. La presenza di antichi circhi glaciali, la
ricchezza della flora e della fauna giustificano ampiamente
l’istituzione dell’area protetta. Elenchiamo di seguito alcune tra le
piante più rappresentative osservabili dall’attento escursionista.
Piante endemiche:
1) Vedovella delle Apuane (Globularia incanescens).
Endemica delle Alpi Apuane e della fascia di crinale dell’Appennino
Tosco Emiliano, è presente negli strati d’arenaria del Monte Giovo e
poco a monte del Lago Santo. Il nome scientifico della pianta ne ricorda
una particolare caratteristica: i capolini sferici, di un bel colore
azzurro, incanutiscono quando il fiore invecchia divenendo candidi.
2)
Aquilegia
alpina (Aquilegia alpina). Endemica delle Alpi
Occidentali e Centrali fino alla Lombardia, nonché dell’Appennino Tosco
Emiliano dove interessa la fascia culminale di cresta in ambienti
sassosi e battuti dal vento. Splendida appare la grande infiorescenza di
colore azzurro violetto.
3)
Linaria purpurea (Linaria purpurea).
Considerata da molti il simbolo della flora endemica italiana ha una areale
esteso all’intera penisola sino a raggiungere il suo limite settentrionale
proprio nell’Appennino Tosco Emiliano. Alcuni esemplari sono presenti nei prati
in prossimità del Lago Baccio.
Altre piante rare
nell’Appennino Settentrionale:
1)
Astro alpino
(Aster alpinus). Comune sull’arco alpino limita invece la sua
presenza, nell’Appennino Settentrionale, alla fascia culminale dal
parmense al bolognese. Le belle infiorescenze violette rallegrano le
roccette presso la cima del Giovo.
2) Sassifraga etrusca (Saxifraga aspera subsp.etrusca).
Sassifraga aspera, non rara sulle Alpi, è presente nella sottospecie
“etrusca” in poche stazioni dell’Appennino Settentrionale poste nel
Modenese e nel Reggiano. Caratteristiche sono le foglie che presentano
sui bordi numerose piccole spine. E’ osservabile nel tratto di sentiero
compreso tra la partenza e il Lago Baccio: a metà strada la faggeta è
interrotta da un canalone terroso che cala ripido a sinistra. In esso si
possono identificare alcuni esemplari della pianta in questione di
solito in fioritura ad inizio luglio. La piccola taglia la rende non
facilmente visibile agli escursionisti.
3)
Anemone
narcissino (Anemone narcissiflora) presente
nell’Appennino Settentrionale prevalentemente nei prati della fascia
culminale.
4)
Genziana
porporina (Gentiana purpurea); bellissima Genziana ad
alto fusto che in Emilia limita la sua presenza alla fascia di crinale
compresa tra il Monte Bocco nel parmense e il Corno alle Scale nel
bolognese come estremità orientale dell’areale. E’ osservabile, ad
esempio, lungo il sentiero 525 che sale al Giovo direttamente dal Lago
Santo.
5)
Semprevivo montano (Sempervivum montanum); altra
pianta comune sulle Alpi ma sporadica sul crinale tosco emiliano dove
presenta le sue stazioni nel tratto in cresta compreso tra Prato Spilla
nel parmense e il Corno alle Scale nel bolognese.
6)
Draba gialla
(Draba aizioides) dalle magnifiche e precoci infiorescenze
gialle.
7)
Viola palustre (Viola palustris).
Appartiene di diritto alla lista delle piante più rare osservabili nell’intera regione Emilia Romagna. Una bella
stazione è posizionata nell’area torbosa posta sul lato sudoccidentale del Lago Baccio.
8)
Trifoglio fibrino (Menyanthes
trifoliata). Come la precedente è pianta
tipica delle zone torbose o allagate. Molto rara in Emilia Romagna è presente
con alcuni esemplari lungo la sponda occidentale del Lago Baccio.
9) Sassifraga
rossa (Saxifraga oppositifolia
subsp.latina); è una
specie piuttosto comune nelle vicine Alpi Apuane ma molto rara
nell'Appennino Tosco Emiliano dove la sua presenza è limitata alla
fascia culminale del bolognese, modenese e reggiano.
Altre piante di montagna facilmente
osservabili:
1)
Anemone alpino (Pulsatilla alpina)
2)
Pepe di
monte (Daphne mezereum)
3)
Genziana
di Koch (Gentiana acaulis)
4)
Cariofillata montana (Geum montanum)
5)
Viola gialla
(Viola biflora)
6)
Carlina
segnatempo (Carlina acaulis)
7)
Mirtillo
(Vaccinium myrtillus)
8)
Giglio
martagone (Lilium martagon)
POSSIBILI ALTRE VIE DI SALITA AL MONTE GIOVO
1) DAL LAGO SANTO PER IL SENTIERO 525. E’ la via di salita più breve e diretta alla
cima. Un facile sentiero che concede splendide visioni dall’alto dei
laghi Santo e Baccio.
Dati tecnici:
Dal parcheggio presso il Lago Santo per il
sentiero 525: Difficoltà: E
(Vai
alla scala delle difficoltà). Dislivello complessivo: 531 m. Acqua:
solo alla partenza.
Descrizione del percorso:
Dal parcheggio (m
1460) una carrareccia guida in 10 minuti sulla
sponda meridionale del Lago Santo presso il Rifugio Alpino Vittoria
(m 1501). Da qui il segnavia 525 guida, prima tra i faggi, quindi
all’aperto fra pendii erbosi, verso il crinale a sud della cima.
L’ultimo tratto è particolarmente ripido, ma privo di qualsiasi
difficoltà e permette di dominare dall’alto la conca di Lago Baccio.
Raggiunto il crinale, lo seguiamo verso destra raggiungendo in breve la
cima (libro di vetta – ore 1,30 dalla partenza).
2) DAL LAGO SANTO PER IL PASSO DELLA BOCCAIA
Dati tecnici:
Dal parcheggio presso il Lago Santo (m
1460) per il Passo della Boccaia: Difficoltà: E
(Vai
alla scala delle difficoltà). Dislivello
complessivo: 531 m. Segnaletica: totale. Acqua: solo alla partenza.
Descrizione del percorso:
Prendiamo la
carrareccia che conduce in pochi minuti al lago; ne seguiamo la sponda
orientale transitando presso i rifugi
Marchetti e
Giovo. Godiamo degli
ultimi scorci sul bellissimo
Lago Santo quindi, col segnavia 529, penetriamo nel fitto della
faggeta.
Poco più in alto i faggi lasciano spazio ad ampie radure e a gruppi di
abeti. Con scarsi dislivelli raggiungiamo il Passo della Boccaia (m
1587), importante crocevia di numerosi sentieri. Seguiamo il
sentiero
di sinistra (segnavia 527) che esce dal bosco permettendo di osservare
nuovamente
il lago. Tra
pascoli e pietraie guadagniamo
immediatamente quota
innalzandoci spettacolarmente sulla verticale dello
specchio
d'acqua. Infine tra erba e
grandi macigni siamo in
cima
(libro di vetta – ore 2 dalla partenza).
Possibile variante:
Con un tracciato un po’ più lungo, è possibile dal Passo della Boccaia,
continuare a seguire il segnavia 529. Procediamo con scarsi dislivelli
tra verdeggianti spazi prativi sino alla conca dove è presente, tra i
massi, la sorgente del Fontanone (acqua potabile). Proseguiamo con un
tratto nell’intricata boscaglia di conifere sino a raggiungere il
crinale in coincidenza del Colle Bruciata (m 1700). Seguiamo ora, verso
sinistra, il sentiero di crinale (segnavia 00) caratterizzato da un
lungo e uniforme pendio (Colle della Traversata) che alterna tratti
erbosi ad altri sassosi sino a raggiungere direttamente la cima.
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