Dosso Marlet - Cresta di Tabaretta

DOSSO MARLET (MARLTSCHNEIDE - m 2539)

CRESTA DI TABARETTA / RIFUGIO JULIUS PAYER (m 3029) 

Il nostro è un sito incentrato sulla descrizione delle vie normali alle cime, esistono comunque delle eccezioni che non squalificano in alcun modo il valore di un’escursione. È il caso del tracciato che andiamo a descrivervi. La salita al modesto ed erboso Dosso Marlet non è il vero obiettivo dell’ascensione. Una volta toccata questa sommità si procede portandosi molto più in quota per raggiungere il Rifugio Payer, un vero e proprio nido d’aquila abbarbicato sul versante settentrionale dell’Ortles. Il raggiungimento di questa struttura è oltremodo remunerativo e ambito dagli escursionisti sebbene non si tratti di una vetta nel senso stretto del termine. Forse non salirete mai in cima all’Ortles, ascensione riservata ad alpinisti esperti nel muoversi su ghiacciaio; la salita al Rifugio Payer, posto lungo la via normale alla vetta, appare tuttavia come uno dei migliori punti dal quale ammirarne le incredibili serraccate e le vedrette che ne ammantano le pendici. Si tratta di un’escursione in grado di proiettare anche i meno esperti nel mondo dei ghiacciai a patto di avere esperienza nel muoversi su fondo un po’ esposto e lungo frazioni attrezzate con funi metalliche. Resta fondamentale, prima di cimentarsi nell’impresa, il dare uno sguardo alle previsioni del tempo scegliendo giornate limpide ed asciutte nel periodo compreso tra luglio e settembre. Sfruttando il giusto varco godrete di un panorama d’alta quota di grandiosa bellezza: uno dei sentieri più spettacolari dell’intero Alto Adige.

L’escursione in breve:

Langenstein (Ristoro K2 – m 2330) – punto basso (m 2270) - Monte o Dosso Marlet (Marltschneide – m 2539) – Rifugio Tabaretta (Tabarettahütte – m 2556) - Forcella dell'Orso (Bärenkopfscharte - m 2871) – Passo della Tabaretta (Tabarettascharte – m 2903) – Rifugio Julius Payer (Payerhütte – m 3029)

Partenza dal Langenstein (Ristoro K2 - m 2330): Difficoltà: EEA (E sino al Rifugio Tabaretta, EE tra il Rifugio Tabaretta e la Forcella dell’Orso per la presenza di tratti esposti non assicurati; EEA tra la Forcella dell’Orso e il Rifugio Payer per la presenza di frazioni attrezzate con fune metallica fissa. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 759; dislivello realmente coperto in salita: m 820. Acqua sul percorso: assente.

Accesso:

Dal paese di Gomagoi si risale tutta la Val di Solda sino all’omonimo paese (m 1860). Nel centro abitato troviamo, sulla destra, la deviazione per la Seggiovia Orso. È un’occasione da non perdere per ridurre il dislivello altrimenti molto forte dell’escursione. Naturalmente consigliamo di informarsi in anticipo sul periodo di apertura e sugli orari della funicolare ferma restante la sua attività nel periodo estivo. L’impianto a fune permette di guadagnare il Langenstein (Ristoro K2 - m 2330) dove la nostra avventura ha inizio.

Descrizione del percorso:

Sin dalla stazione a monte della seggiovia possiamo godere di un eccellente panorama con in evidenza la profonda Valle di Solda e l’omonimo paese mentre sopra la nostra verticale spicca la vetta dell’Ortles.  Sull’esterno del punto di ristoro troviamo i cartelli indicanti il sentiero n° 4 per i rifugi Tabaretta e Payer. Seguiamo questa direzione dapprima su ampia carrareccia in discesa quindi su sentiero più stretto che si articola tra le strutture paravalanghe. In breve siamo ad un nuovo bivio: tralasciamo il sentiero 10 che si separa a destra con indicazioni per il Piano delle Mucche mantenendo il segnavia 4 con cartello indicante i rifugi.

Procediamo tra la prateria d’altitudine toccando la quota minima della nostra avventura (m 2270). Sempre al cospetto della grandiosa parete orientale dell’Ortles andiamo a descrivere un ampio semicerchio tagliando quasi in piano un vasto pendio dapprima erboso quindi detritico in quanto occupato, in un passato non troppo lontano, da una grande lingua glaciale. Restano ben visibili le antiche morene di detrito grigiastro, mute testimoni dei grandi cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo le montagne portando ad un marcato ritiro delle vedrette. Resta visibile l’impressionante strato di ghiaccio presente sulla cresta sommitale dell’Ortles incombendo su di noi in un panorama glaciale impareggiabile. Non vi sono da rilevare difficoltà di alcuna sorte: il buon sentiero indugia lungamente tagliando il detrito modellato dalla vedretta oggi scomparsa. Di fronte a noi cominciamo ad osservare in lontananza il Rifugio Tabaretta, posto su un evidente dosso erboso. Raggiunto il lato settentrionale dell’antica morena ne risaliamo un breve tratto tra sabbie e ghiaie particolarmente fini quindi volgiamo verso destra guidati dai paletti segnavia in legno. Da rilevare l’eccellente scorcio in direzione di Solda e delle grandi cime poste sulla destra orografica dell’omonima valle. Una bella panchina in legno invita ad una piacevole sosta quindi raggiungiamo la base del grande pendio erboso sovrastato dal Rifugio Tabaretta. Per guadagnarne la struttura il sentiero cambia pendenza affrontando ripidamente una lunga sequenza di faticosi tornanti su fondo in ogni caso facile e ben battuto.

Il paesaggio offre scorci alpini di grandiosa bellezza con particolare riferimento alla Vedretta di Marlet che occupa, con i suoi ghiacci, uno stretto canalone discendente dalla vetta dell’Ortles. Il contrasto con il verde del fondovalle offre occasioni per magnifiche fotografie. Siamo ormai in vista del Rifugio Tabaretta che guadagniamo con un’ultima frazione particolarmente ripida. La struttura (m 2556 – ore 1,30 dalla partenza) appare posta a qualche minuto di distanza dalla cima del modesto Monte o Dosso Marlet (Marltschneide – m 2539), un bel poggio erboso raggiungibile senza via obbligata tra dolci pendii. Da rilevare la veduta sulle distanti Alpi Venoste con in evidenza la cima ghiacciata della Palla Bianca.

Entriamo ora nel vivo della nostra ascensione. Abbandoniamo il Rifugio Tabaretta e ignoriamo la deviazione a sinistra per l’omonima ferrata volgendo a destra lungo la traccia con cartelli indicanti la Forcella dell’Orso e il Rifugio Payer. I prati, complice l’altitudine, lasciano spazio ad un fondo detritico che richiede particolare attenzione per la sua instabilità. Il sentiero taglia in lunga diagonale ascendente il pendio con pendenze che restano non eccessive. A richiedere attenzione è il tracciato a tratti piuttosto stretto ed affacciato sulla sottostante Val di Solda. Risulta necessario avere piede fermo sebbene non si affrontino tratti di arrampicata. Da notare come il paesaggio cominci ad includere, alle spalle, la vetta del Cevedale con i grandi ghiacciai che ne caratterizzano il versante settentrionale. In ambiente vasto ed esposto procediamo lungamente doppiando alcuni costoni rocciosi e tagliando, tra ghiaie e detriti, il ripido pendio. In ultimo una grande spalla rocciosa interrompe l’uniformità del sentiero. L’ostacolo è invalicabile, pertanto il sentiero volge d’improvviso verso sinistra evitando le rocce per rimontare con una sequenza di tornantini il costone di sabbie e roccia grigiastra. Da rilevare la vista del Rifugio Payer ancora lontano ma spettacolare nella sua posizione abbarbicata sull’elegante Cresta di Tabaretta e con lo sfondo dell’incredibile sommità ghiacciata dell’Ortles. Sempre con cautela e piede fermo ci portiamo sotto la verticale dell’ampia ed evidente Forcella dell'Orso sovrastata a destra da un caratteristico spuntone roccioso. Con qualche tratto sostenuto da traverse artificiali in legno affrontiamo gli ultimi secchi tornanti che immettono infine nella Forcella dell’Orso (Bärenkopfscharte - m 2871 – ore 1 dal Rifugio Tabaretta – ore 2,30 dalla partenza – ore 2,45 considerando anche la salita al Dosso Marlet).

Come sempre capita quando si raggiungono strette forcelle di cresta, si aprono ai nostri occhi nuovi entusiasmanti orizzonti. Sulla destra siamo sovrastati dal modesto rilievo del Monte dell’Orso mentre verso occidente notiamo a distanza il Passo dello Stelvio con la lunga statale a tornanti che lo raggiunge e lo scavalca unendo Bormio all’Alto Adige. Pochi passi verso sinistra ed ecco una visione artica mozzafiato: l’imponente Vedretta Alta dell’Ortles sembra come sospesa sul sottostante salto con un muro di ghiaccio vivo alto svariate decine di metri. La nostra escursione affronta ora il suo tratto più impegnativo, quello che unisce la Forcella dell’Orso al Passo della Tabaretta. Il sentiero si sviluppa poco a destra dell’articolata Cresta di Tabaretta non essendo possibile seguirne fedelmente gli acuminati ed esposti spuntoni. Dopo un breve tratto su cengia troviamo le prime attrezzature con le funi metalliche che permettono di aggirare una spalla esposta e con traverse in legno per sostenere il fondo del tracciato. Subito oltre osserviamo come il ripido pendio discendente verso destra sia stato lavorato ricavandone una stretta cengia che permette di procedere guidati dalla fune come corrimano. In presenza di bambini o inesperti è senz’altro possibile l’assicurazione con imbracatura e moschettoni. Il traverso termina con un’improvvisa rientranza verso sinistra dove un profondo solco è scavalcato agevolmente grazie ad un provvidenziale ponticello in legno con parapetto. Subito oltre riprende la cengia artificiale calando brevemente di quota sempre assistiti dalle funi metalliche fisse. Le attrezzature terminano poco oltre grazie all’esposizione decisamente inferiore e al tracciato ora un po’ più ampio. Restano le traverse in legno per sostenere il percorso altrimenti soggetto a smottamenti per via del fine detrito che caratterizza il pendio. Riprendiamo debolmente quota su sentiero finalmente privo di difficoltà dominati dalla grande struttura ghiacciata dell’Ortles. Il Rifugio Payer è proprio davanti a noi, abbarbicato su una pronunciata prominenza della Cresta di Tabaretta. Il sentiero volge debolmente verso sinistra toccando il crinaletto in coincidenza del marcato Passo della Tabaretta (Tabarettascharte – m 2903) dove torniamo ad affacciarci verso oriente in una vertiginosa visione della Val di Solda e delle montagne che ne fanno da quinte. Impressionanti appaiono gli spuntoni rocciosi che sovrastano la stretta forcella. Da rilevare il colpo d’occhio sul Rifugio Tabaretta toccato in precedenza.

Ignorata la deviazione a destra per il Rifugio Borletti, andiamo ad affrontare l’ultima frazione della nostra salita. Restano poco più di un centinaio di metri di dislivello per guadagnare il Rifugio Payer. A dispetto delle apparenze non vi sono difficoltà. Nonostante la posizione ardita della struttura il tracciato si rivela un innocuo sentiero ben ricavato tra il detrito e le rocce sommitali. Gli ultimi minuti di ascesa sono per l’escursionista il culmine di una grandiosa cavalcata: i grandi ghiacciai dell’Ortles fanno da sfondo alle rocce scure su cui sorge il bellissimo Rifugio Julius Payer (Payerhütte – m 3029 – ore 0,45 dalla Forcella dell’Orso - ore 1,45 dal Rifugio Tabaretta – ore 3,15 dalla partenza – ore 3,30 considerando anche la salita al Dosso Marlet). Siamo alla descrizione del bellissimo paesaggio che si gode dal rifugio. Essendo una sorta di nido d’aquila offre una visione aerea e spettacolare in tutte le direzioni. Come anticipato il motivo dominante del panorama resta la visione dell’Ortles con i grandi seracchi che ne caratterizzano le vedrette; appare parzialmente occultato dalla vicina Punta Tabaretta che comunque non impedisce la visione del punto più alto. Il cartello in legno sull’esterno del rifugio con la scritta tedesca “Ortler” indica che proprio dal Rifugio Payer ha inizio la via “normale” alla vetta che richiede comunque consolidata esperienza di roccia e ghiacciaio. Più a sinistra e più distante rispetto all’Ortles si scorge il Monte Cevedale anch’esso caratterizzato da grandi vedrette. Ancora più ad oriente sovrastiamo la Valle di Solda con le sue principali cime quali la Croda di Cengles, Cima Vertana e l’Angelo Grande. Volgendo verso settentrione abbiamo in primo piano il Monte dell’Orso mentre distanti appaiono le Alpi Venoste e addirittura il Lago di Resia. Verso occidente si ripete la visione del Passo dello Stelvio con le vicine sommità di Punta Rosa e Piz Minschuns.

Il rientro avviene a ritroso per un totale di 5,40 ore di cammino. Ribadiamo la necessità di prestare cautela alle frazioni attrezzate comprese tra il Passo della Tabaretta e la Forcella dell’Orso. Allo stesso modo è necessario passo sicuro e piede fermo nel tratto in discesa dalla Forcella dell’Orso al Rifugio Tabaretta per la presenza di alcuni tratti esposti privi di attrezzature.

Cenni sulla flora:

La flora osservabile lungo il percorso è quella tipica delle quote più elevate. Oltre i 2500 metri la stagione delle fioriture è brevissima e spesso appare posticipata al mese di agosto a seconda della presenza o meno di neve residua. Segue una breve selezione delle principali specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta alla metà del mese di agosto.

1)    Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

2)    Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

3)    Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia)

4)    Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

5)    Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

6)    Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

7)    Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

8)    Trifoglio bruno (Trifolium badium)

9)    Achillea nana (Achillea nana). É una specie endemica delle Alpi Occidentali e Centrali ricoperta da un inconfondibile tomento lanoso bianco argenteo.

10)  Millefoglio del calcare (Achillea atrata)

11)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

12)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

13)  Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

14)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

15)  Canapicchia glaciale (Omalotheca supina)

16)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

17)  Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

18)  Napello (Aconitum napellus)

19)  Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia)

20)  Valeriana strisciante (Valeriana supina): endemica dell’arco alpino, predilige i ghiaioni rocciosi su substrato calcareo

21)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

22)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

23)  Peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum); è una pianta endemica dell’arco alpino dai magnifici fiori bianchi.

24)  Senecio abrotanino (Senecio abrotanifolius), endemico dell’Illiria e dell’arco alpino.

25)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

26)  Iberidella alpina (Hornungia alpina)

27)  Botrichio (Botrychium lunaria)

    28)  Sedo di Carinzia (Sedum atratum subsp. carinthiacum)

                     VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING

                                              Cookie