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COL RODELLA (COL RODELA - m 2484)
Appartenente al Gruppo del Sassolungo, il Col Rodella (Col Rodela in lingua ladina), è un pronunciato rilievo che offre uno dei panorami più belli sulla Val Fassa e sulle montagne del circondario. Purtroppo la salita è banalizzata dalla presenza della funivia omonima che sale da Campitello di Fassa alla vetta. Anche senza usufruire della funicolare si può raggiungere in auto il Rifugio Passo Sella, appena a valle del valico, riducendo la salita ad un itinerario che si percorre in un’ora scarsa. Tenendo conto dell’impatto a dir poco eccessivo dell’uomo, perché raggiungere questa cima? In realtà, chiudendo gli occhi di fronte allo scempio perpetrato sulle pendici della montagna, è ancora possibile percorrerne i crinali sommitali con un obiettivo che supera, addirittura, quello panoramico che appare comunque di assoluto rilievo. La zona del Col Rodella e i ghiaioni del vicino Sassolungo sono infatti il rifugio per moltissime specie floreali d’alta montagna endemiche o di grande rarità. La concentrazione d’esse, in un’area così limitata, è a dir poco sorprendente. Si cammina in una delle zone più turistiche delle Dolomiti incontrando una flora eccezionale. Non è un caso se la sottostante descrizione include una digressione sui ghiaioni ai piedi del Sassolungo che non prolunga di molto l’escursione ma che concede la possibilità d’osservare ulteriori piante rare. Il Col Rodella appassionerà, nei mesi di giugno luglio e agosto, tutti gli amanti della botanica svelando un tesoro nascosto d’insospettabile ricchezza e valore al quale faremo riferimento con un ampio paragrafo in coda alla descrizione. L’escursione in breve: Rifugio Passo Sella (m 2180) – Rifugio Salei (m 2222) – Forcella Rodela (m 2318) – Rifugio des Alpes (m 2397) – Col Rodela (m 2484) – a ritroso sino alla Forcella Rodela (m 2318) – ghiaioni ai piedi del Sassolungo – Rifugio Passo Sella (m 2180) Dati tecnici: Partenza dal Rifugio Passo Sella (m 2180): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale nella salita al Col Rodella, assente nei prati e nei ghiaioni sotto il Sassolungo tra la Forcella Rodela e Passo Sella. Dislivello assoluto: m 304. Acqua sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Salendo da Canazei si raggiunge Passo Sella seguendo dapprima la SR 48 per poi volgere a sinistra sulla SS 242 che seguiamo sino al valico. Procediamo oltre il passo calando in meno di un km sino al Rifugio Passo Sella che troviamo a sinistra della carreggiata (grande parcheggio a pagamento presso la struttura). Si accede alla partenza anche dalla Val Gardena, sempre con la SS242, raggiungendo il Rifugio Passo Sella senza bisogno di salire all’omonimo valico. Descrizione del percorso: La nostra breve camminata ha inizio presso il Rifugio Passo Sella seguendo l’ampia carrareccia, chiusa al traffico turistico, che conduce, in nemmeno un quarto d’ora e con deboli dislivelli, al Rifugio Salei (m 2222). Procediamo oltre la struttura, tra splendidi prati, cominciando ad osservare davanti a noi il Col Rodella, purtroppo inconfondibile per le antiestetiche antenne poste alla sua sommità. Alla nostra destra godiamo della grandiosa visione della Punta Grohmann, delle Cinque Dita e del Sassolungo. Verso sudest l’orizzonte è occupato dalla Marmolada con il suo ghiacciaio. Diviene più ripida la salita e permette l’accesso diretto alla marcata Forcella Rodela, importante crocevia di sentieri (m 2318 – ore 0,25 dalla partenza). Tralasciamo il proseguo per i rifugi Federico Augusto e Sandro Pertini, nonché la discesa a valle con il segnavia 529. Scegliamo di volgere a sinistra lungo l’ampio tratturo che sale in direzione del versante orientale del Col Rodella con la possibilità di camminare nel prato a sinistra della sterrata. Anche in questo caso si tratta di un percorso assai battuto dagli escursionisti che si trasforma in agosto in un’inimmaginabile processione di turisti. Tutto ciò nulla toglie alla grandiosa visione del circondario con in bella vista il Gruppo Sella, osservando nello specifico la piramide sommitale del Piz Boè, e la grande parete del Sass Pordoi con l’omonimo passo ai suoi piedi. Più distanti appaiono, verso nord, le Odle e il Puez mentre ad occidente notiamo il Gruppo del Catinaccio e addirittura lo Sciliar con le torri Euringer e Santner. Una frazione particolarmente ripida permette l’accesso all’ampia spalla prativa presso cui sorge il Rifugio des Alpes (m 2397 – ore 0,40 dalla partenza). In coincidenza della struttura il percorso cambia bruscamente direzione volgendo a destra su mulattiera cementata che punta con decisione verso la sommità. Sono gli ultimi 80 metri di dislivello con ulteriori scorci sulla Val Fassa e sulla Marmolada sino ad accedere senza difficoltà al punto più alto. In vetta sorge il Rifugio Col Rodela (m 2484 – ore 0,50 dalla partenza), sempre gestito nella bella stagione. L’ampio pianoro sommitale concede il più bel paesaggio della camminata e una delle migliori vedute del circondario complice la posizione isolata della cima stessa. Il rientro alla partenza può avvenire a ritroso consigliamo tuttavia un’interessantissima deviazione che sarà particolarmente apprezzata dagli amanti della flora. Tornati alla Forcella Rodela abbandoniamo la carrareccia seguìta all’andata che ritornerebbe al Passo Sella passando per il Rifugio Salei. Muoviamo invece verso nord, lungo la carrareccia che sfiora l’arrivo di una funicolare funzionante in inverno. Abbandoniamo la mulattiera e cominciamo a traversare su terreno libero, senza via obbligata, tra lembi erbosi e detriti, restando ai piedi delle Cinque Dita e dell’impressionante Punta Grohmann. Ci districhiamo tra grandi massi precipitati dalle pareti soprastanti e i prati d’altitudine. L’assenza di un sentiero segnato rende curiosamente solitaria la zona, nonostante la vicinanza al Passo Sella. A testimonianza di un ambiente appartato si trovano, in questo settore, parecchie piante rare o endemiche alle quali faremo riferimento in coda alla descrizione. In vista del Rifugio Passo Sella cominciamo a calare in sua direzione cercando il più possibile di sfruttare i canali erbosi. In ultimo confluiamo nel sentiero 525 che dalla Forcella Demetz cala al valico. Ne seguiamo il tracciato verso destra sino al termine della nostra fatica, presso il parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto (circa 2 ore complessive di cammino). Cenni sulla flora:
Come anticipato nell’introduzione, la scoperta di questa zona è ampiamente giustificata dalla presenza di una notevolissima concentrazione di piante molto rare o endemiche. Non sarebbe possibile elencarle tutte; ci limitiamo alle più preziose e rilevanti ricordando che difficilmente sono osservabili in fiore tutte contemporaneamente. L’antesi avviene comunque, per tutte, tra giugno e fine agosto. Il settore iniziale, compreso tra il Rifugio Passo Sella e il Rifugio Salei, riserva la prima sorpresa. La zona è una delle più turistiche, nella stagione estiva, dell’intera area dolomitica; nonostante ciò è presente, nei prati, il raro Lomatogonio della Carinzia (Gentianella carinthiaca), la cui presenza in Italia è limitata a pochissime stazioni nelle Alpi Carniche e nelle Dolomiti (Val Gardena, Val Fassa e Pale di San Martino). La sua fioritura, caratterizzata da petali tra il bianco e l’azzurro chiaro, è osservabile nel pieno del mese di agosto estendendosi talvolta fino in settembre. L’ascensione presenta molte altre meraviglie. In prossimità del Rifugio des Alpes la via di salita esegue una sorta di tornante verso destra puntando alla cima del Col Rodella. A destra del percorso il pendio cala ripido in una scarpata detritica spellata dai forti venti d’altitudine. E’ il regno delle piante d’alta quota, in grado di resistere agli estremi climatici della montagna. Tra le specie più rare dobbiamo ricordare la splendida Androsace vitaliana presente nella sottospecie “sesleri” ed inconfondibile per i cuscinetti trapuntati da fiori giallo oro, in fioritura tra giugno e luglio a seconda dell’andamento stagionale. Di poco più tardivo (luglio) è il Doronico nivale (Doronicum glaciale), endemico delle Alpi Orientali. Di grande rarità e non facile da scorgere per le piccolissime dimensioni è la Genziana a dieci punte (Gentiana prostrata), presente in Italia in pochissime stazioni d’altitudine nelle Alpi Orientali. Sorprende trovarla subito a lato della frequentata mulattiera di salita a breve distanza dalla vetta. La corolla è estremamente sensibile alla luce solare aprendosi o chiudendosi rapidamente a seconda della sua presenza. L’abbiamo osservata in fioritura tra luglio e agosto. Un’altra genziana dev’essere citata per la sua rarità e le minuscole dimensioni; si tratta della Genzianella peduncolata (Gentiana tenella) dai petali violetti. Non meno importante è la presenza della particolarissima Motellina pigmea (Pachypleurum mutellinoides) dall’infiorescenza ad ombrella. Nei prati subito a valle del Rifugio des Alpes è da senz’altro da segnalare il Geranio argentato (Geranium argenteum), una splendida quanto rara entità endemica delle Alpi che raggiunge la sua massima diffusione nelle Alpi Carniche e nelle Alpi Giulie. Poche stazioni disgiunte interessano l’Appennino Tosco Emiliano, le Alpi Apuane oltre ad alcuni piccoli areali nelle Alpi Occidentali e Centrali. La fioritura avviene tra giugno e luglio ed è inconfondibile per l’aspetto argenteo delle foglie determinato dalla densa pelosità che ne ricopre la superficie. Abbandonato il Col Rodella l’escursione prosegue nei vasti ghiaioni ai piedi del Sassolungo. Nell’ambito dell’escursione sopra descritta è questo l’unico settore allo stato naturale, non percorso da un sentiero segnato e non è un caso se la concentrazione di rarità botaniche si rivela particolarmente alta. Sulle rocce è da segnalare la splendida Androsace di Hausmann (Androsace hausmannii), la cui fioritura avviene normalmente tra giugno e luglio. Le rocce calcaree sono l’habitat ideale anche per la rara Minuartia cherlerioide (Minuartia cherlerioides) che si distingue dalle altre congeneri in quanto ha solamente quattro petali. La palma della pianta più rara è da assegnare comunque alla rarissima Coclearia alpina (Rhizobotrya alpina): forma piccoli cuscinetti emisferici e i minuscoli fiori presentano petali lunghi appena 2 mm. Alcuni esemplari sono proprio sui grandi massi alla base della Punta Grohmann e delle Cinque Dita. La difficoltà di ricerca risiede nelle ridotte dimensioni di questo raro endemismo esclusivo delle Dolomiti sudoccidentali; la fioritura, complice il riscaldamento climatico, è sempre più anticipata e spesso avviene tra giugno e luglio interessando il mese di agosto solo negli anni più rigidi. Almeno altre tre specie sono meritevoli d’essere indicate. Una è senza dubbio la Sassifraga incurvata (Saxifraga cernua); in Italia è una pianta estremamente rara segnalata in pochissime stazioni per lo più sulle Dolomiti. Deve essere cercata in posizioni molto umide ed ombrose, alla base delle pareti o dei grandi massi calcarei alla base della Cinque Dita. La fioritura avviene solitamente in luglio ed è piuttosto infrequente in quanto non si verifica tutti gli anni. Altra specie rara è la Valeriana gialla (Valeriana elongata), endemica delle Alpi Orientali e tipica di rocce e ghiaioni in posizioni ombreggiate. Da segnalare infine un’orchidea tipica delle alte quote: si tratta della Gramignola alpina (Chamorchis alpina), anche in questo caso non facilissima da scorgere per le limitate dimensioni. Terminiamo la nostra carrellata di specie osservabili ai piedi del Sassolungo citando la Stella alpina (Leontopodium alpinum), la Bonarota comune (Paederota bonarota) endemica del nordest italiano e la Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa), endemica delle Alpi sud orientali. In relazione alla parte iniziale del percorso (fino al Col Rodella), sono inoltre da citare altre piante meno rare delle precedenti quali Genziana punteggiata (Gentiana punctata), Genziana nivale (Gentiana nivalis), Linaiola d’alpe (Linaria alpina), Graminia di Parnasso (Parnassia palustris), Pedicolare a spiga allungata (Pedicularis rostratocapitata) endemica dell’arco alpino e presente nei pascoli e nelle zone detritiche e infine il Raponzolo di Sieber (Phyteuma sieberi) endemico delle Alpi Orientali.
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