Belvedere

MONTE BELVEDERE (m 3014)

Il Monte Belvedere è di fatto una propaggine del più alto Corno Tre Signori e solo di recente è stato segnato il sentiero che ne guadagna il culmine ragion per cui molte cartine ufficiali non ne riportano ancora il tracciato. La quota particolarmente elevata del Passo Gavia permette di raggiungerne la cima con un breve ma splendido itinerario che impegna per meno di mezza giornata permettendo di respirare l’aria d’alta quota senza troppa fatica. Il percorso segue per gran parte una vecchia mulattiera costruita in tempo di guerra ancora oggi in ottime condizioni di conservazione. Se l’itinerario dovesse essere troppo breve non vi sono difficoltà nell’aggiungere altre cime nel circondario come, ad esempio, il Monte Gaviola. I monti Belvedere e Gaviola sono in effetti le elevazioni accessibili con più rapidità dal Passo Gavia. Inutile dire che, trattandosi della salita ad un “3000”, è bene considerarne l’ascensione nei mesi estivi, specialmente in agosto e in settembre quando eventuali residui di neve e ghiaccio sono ormai scomparsi. Il panorama di vetta è indimenticabile, aperto non solo sul prospiciente Corno Tre Signori ma anche sulla sottostante Vedretta della Sforzellina che, nonostante la sensibile riduzione degli ultimi decenni, presenta ancora un campo ghiacciato di discrete dimensioni.

L’escursione in breve:

Passo di Gavia (m 2621) – Monte Belvedere (m 3014). 

Dati tecnici:

Partenza dal Passo Gavia (m 2621): Difficoltà: E (Brevissimo tratto EE tra l’anticima quotata m 2966 e la vetta) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino all’anticima. Dislivello assoluto: m 393. Acqua sul percorso: torrenti nella prima parte del percorso.

Accesso alla partenza:

Si risale con la SS 42 l’intera Val Camonica superando Edolo e Vezza d’Oglio per raggiungere Ponte di Legno. Poco oltre il paese abbandoniamo la statale che procederebbe verso il Passo del Tonale per volgere a sinistra in direzione del Passo Gavia. La strada, a tratti molto stretta ma comunque asfaltata, risale sino ai 2621 metri del valico presso il quale sono presenti i bellissimi Lago Negro e Lago Bianco. Possiamo lasciare l’automobile nel parcheggio in coincidenza del passo sul lato destro della carreggiata. In alternativa si può accedere alla partenza dal versante opposto salendo da Bormio a Santa Caterina Valfurva per proseguire in salita sino al Passo Gavia. Rimarchiamo la pericolosità della strada tra Ponte di Legno e Passo Gavia a tratti strettissima e adatta solo ad utilitarie prestando comunque la massima attenzione ad eventuali incroci con altre auto. Il transito è proibito agli autocarri, agli autobus, alle roulotte e ai camper. Più agevole appare la salita da Santa Caterina Valfurva.

Descrizione del percorso:

Il primo, breve tratto di sentiero, ha inizio proprio in coincidenza del parcheggio ed appare visibilmente artefatto. Inizialmente camminiamo pressoché in piano con magnifici scorci sulle limpide acque del Lago Bianco. Complice la quota, il contesto panoramico appare già molto interessante. Al di là del lago e della statale svetta il roccioso Monte Gavia mentre verso est è il Corno dei Tre Signori a dominare la scena. Più distante possiamo osservare il Ghiacciaio del Dosegù. Spostandoci verso la sponda orientale del lago la vista si estende alla grandiosa struttura del Gran Zebrù e successivamente all’Ortles, massima cima delle Alpi Orientali. Il nostro cammino prosegue sino ad una marcata biforcazione ben evidenziata dai cartelli. Tralasciamo il bivio a destra per il Monte Gaviola mantenendo la mulattiera per il Monte Belvedere segnalato ad ore 1,20 di marcia.

Con percorso pressoché in piano scavalchiamo dapprima uno spacco con un bel ponticello in legno e poco oltre un limpidissimo torrente mantenendo il comodo tracciato artefatto. Cominciamo a guadagnare debolmente quota con vista verso destra su un bel piano verdeggiante in parte impaludato e sovrastato dal Monte Gaviola. Di fronte a noi il paesaggio è dominato dal Corno dei Tre Signori con il Monte Belvedere, decisamente inferiore, che si materializza subito alla sua sinistra. Un ulteriore cartello segnaletico in legno indica la nostra meta ad ore 1,10 di cammino. Alle spalle cominciamo ad osservare dall’alto il Lago Bianco e il Passo Gavia dove la nostra avventura ha avuto inizio. La mulattiera accosta il pendio e comincia a salire più ripidamente con una serie di tornanti che permettono di superare fianchi pietrosi e macereti d’alta quota. Non possiamo che apprezzare come il percorso sia stato ottimamente disegnato evitando qualsiasi difficoltà. Possiamo solo immaginare lo sforzo che comportò, in tempo di guerra, il ricavare il tracciato che in un punto taglia una rupe rocciosa restando sempre abbastanza ampio da annullare completamente l’esposizione.

Passiamo alla fase mediana della salita con paesaggio sempre più imponente e con in evidenza la sagoma aguzza e slanciata del Monte Gavia. Scavalcate alcune pietraie siamo alla base di un vasto canalone detritico dominato dal Monte Belvedere; possiamo osservare il proseguo della nostra avventura: la lunga sequenza di tornanti che permette di risalirlo fino al suo vertice. L’ascesa si articola pertanto con una lunga sequenza di svolte. L’incremento della quota permette di osservare la progressiva scomparsa del manto erboso che lascia infine spazio a caotici ed instabili pendii detritici. Non mancano nevai residui che tendono a permanere sino ad estate inoltrata attribuendo un aspetto ancora più alpestre all’ambiente. Nel settore superiore il tracciato, comunque sempre ben ricavato con muretti artificiali, diviene più stretto e in qualche punto è bene fare una certa attenzione al salto progressivamente più esposto anche se nel complesso la difficoltà resta sempre, con fondo asciutto, ragionevolmente contenuta.

Siamo ormai in vista della cresta che unisce il Corno dei Tre Signori al Monte Belvedere. Nuovi orizzonti si schiudono al nostro sguardo. Scorgiamo per la prima volta il Lago Negro al di là del Passo Gavia mentre a sinistra del Gaviola cominciamo ad intravedere le vette del Gruppo Presanella. In direzione opposta il paesaggio si allarga in direzione della Val Furva. L’ultima frazione è particolarmente bella: dopo aver rimontato il canalone gli spazi divengono ampi con la pendenza che decresce e il tracciato che muove diagonalmente sino a raggiungere un evidente ometto (sono in realtà due allineati) in pieno crinale. Una breve digressione verso sinistra permette, in pochi metri, di guadagnare l’anticima del Monte Belvedere (m 2966) sulla quale è stato posto, erroneamente, il cartello riportante il toponimo e la quota di vetta. Restano in realtà alcuni minuti di ascesa per guadagnare il punto più alto. La deviazione è comunque meritevole in quanto il punto è estremamente panoramico, aperto sulla Val di Gavia e sul Monte Sobretta. Notevole lo scorcio verso il Pizzo Tresero e una parte del Ghiacciaio di Dosegù. Osserviamo il Passo Gavia con entrambi i suoi laghi, il Bianco e il Negro, un chiaro riferimento al colore delle acque. Appaiono ora ben visibili alcune cime del Gruppo Adamello – Presanella.

Dopo la sosta torniamo a ritroso per qualche decina di metri sino ai due ometti in piena cresta. Andiamo ora a guadagnare la sommità vera e propria del Monte Belvedere. Sono pochi minuti di cammino. Manca la segnaletica ma in effetti si tratta di proseguire lungo il sentiero artefatto che si articola a destra della cresta traversando poco al di sotto d’essa. La traccia è evidente per un breve tratto; subito oltre si perde nella pietraia, saliamo pertanto a sinistra, tra massi e detriti instabili, riprendendo subito sopra il crinale sino all’evidente ometto di pietre posizionato appena a sinistra del punto più alto (m 3014 – ore 1,30 dalla partenza).

Nonostante la grande vicinanza all’anticima, la sommità del Belvedere cela e protegge un gioiello magnifico che si rivela solamente una volta raggiunto il culmine vero e proprio. Tra il Belvedere e il Corno dei Tre Signori si apre infatti una profonda conca occupata dai lembi ghiacciati della Vedretta della Sforzellina a degno coronamento della nostra fatica. Purtroppo anche questo ghiacciaio sta risentendo della fase di marcata riduzione del volume di ghiaccio legata al riscaldamento globale come evidente dalle vaste distese detritiche che si sono formate a seguito della riduzione della massa glaciale. Prestando attenzione all’esposizione tutt’altro che indifferente è inoltre possibile osservare sotto la verticale del punto più alto, affacciandosi verso nord, un piccolo specchio d’acqua che tende a rimanere ghiacciato per buona parte della stagione estiva. Repulsiva e selvaggia appare l’affilata cresta rocciosa che sale sino a raggiungere il Corno dei Tre Signori mentre a settentrione si ripete la vista della “triade” composta da Ortles, Zebrù e Gran Zebrù oltre ad ammirare ancora una volta una parte del Ghiacciaio di Dosegù. Il rientro avviene a ritroso per un totale di ore 2,30 di cammino. Chi vuole riempire al meglio la giornata potrà senz’altro rientrare verso Passo Gavia per poi salire al Monte Gaviola, anche in questo caso con uno splendido sentiero segnato costruito originariamente durante la Grande Guerra.

Cenni sulla flora:

L’escursione offre, sviluppandosi per intero oltre i 2500 metri, una ricca flora d’alta quota. Segue una breve lista delle specie più rilevanti osservate in occasione della nostra salita avvenuta all’inizio del mese di agosto.

1)     Primula vischiosa (Primula glutinosa); bellissimo endemismo del nordest dai fiori violetti raccolti in piccoli grappoli. Colonizza i macereti d’altitudine e le rupi.

2)     Peverina dei ghiaioni (Cerastium uniflorum); è una pianta endemica dell’arco alpino dai magnifici fiori bianchi.

3)     Raponzolo minore (Phyteuma globulariifolium subsp. pedemontanum) endemico dell’arco alpino. E’ una pianta nel complesso rara presente nel tratto sommitale dell’escursione.

4)     Senecio della Carnia (Senecio incanus sbsp. carniolicum). Endemico delle Alpi Orientali è presente in abbondanza nella prima parte di cammino.

5)     Androsace dei ghiacciai (Androsace alpina); una delle piante più rare e pregevoli osservabili lungo questo percorso. Endemica delle Alpi, colonizza i macereti alle quote superiori. E’ presente lungo questo itinerario nel tratto superiore compreso tra i 2800 e 3000 metri.

6)     Eritrichio nano (Eritrichium nanum); bellissima pianta endemica delle Alpi che predilige gli sfasciumi e le rupi ad alta quota. Appare inconfondibile per le sue foglie ricoperte da una fitta peluria e per i fiori azzurri che ricordano quello del più comune Nontiscordardime. Lungo il percorso descritto è presente con pochissimi pulvini presso la sommità.

7)     Sassifraga di Seguier (Saxifraga seguieri); endemismo alpico tipico dei valloncelli nivali endemico della zona alpina compresa tra la Valle d’Aosta e il Veneto. Presente con frequenza in Svizzera, è pianta più rara in Italia.

8)     Canapicchia glaciale (Omalotheca supina)

9)     Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

10)  Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri)

11)  Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

12)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

13)  Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

14)  Veronica alpina (Veronica alpina)

15)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

16)  Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia)

17)  Salice erbaceo (Salix herbacea)

18)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

19)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

20)  Spillone alpino (Armeria alpina)

21)  Acetosella soldanella (Oxyria digyna)

22)  Ambretta strisciante (Geum reptans)

23)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

24)  Eufrasia minima (Euphrasia minima)

25)  Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

26)  Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

27)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

28)  Genziana bavarese (Gentiana bavarica)

29)  Giunco di Jacquin (Juncus jacquinii)

30)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

31)  Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

32)  Minuartia ricurva (Minuartia recurva)

33)  Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

34)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

35)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

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